Muro di Berlino

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Checkpoint nei pressi del muro.
« Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l'unione Sovietica e l'Europa dell'est, signor Gorbaciov venga a questa porta, apra questa porta e abbatta questo muro. »
« Ronnie, oggi non posso. Comunque le chiavi sono sotto lo zerbino. »
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Muro di Berlino

Il Muro di Berlino (chiamato Berliner Mauer dagli abitanti della RFT; Antifaschistischer Schutzwall dai compagni della RDT; "Oh cazzo! E ora come ci arrivo al negozio?!" da un calzolaio di Bernauer Straße) era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est (filorussa) per impedire che le persone di Berlino Ovest rubassero falci e martelli appartenenti alla Santa Madre Russia.
Questa "Barriera di protezione antifascista" divenne, durante il periodo della la guerra fredda, il simbolo della Cortina di ferro, che impediva ai tedeschi orientali di andare a sciare a Cortina d'Ampezzo.

« Stando agli americani la caduta del muro è dovuta a Reagan, secondo i russi a Gorbaciov, per tanti altri a Karol Wojtyla.
Se non si fa manutenzione poi è facile fare lo scaricabarile. »
(Un manovale di Cosenza.)

Contesto storico

I vincitori si apprestavano a spartirsi l'Europa, da bravi alleati leali.

Alla fine della Seconda guerra mondiale i vincitori si sedettero attorno a un tavolo nella hall dell'Hotel Miramare di Jalta e, armati di compasso, righello e taglierina, si accinsero ad affettare l'Europa per dividersela più o meno equamente. La città di Berlino fu a sua volta divisa in due zone, che per comodità si possono definire rispettivamente "est" e "ovest". La prima, più estesa e più vicina a Mosca, finì sotto il controllo dell'Unione Sovietica; la seconda, nella quale si concentravano i migliori bordelli e tutti i coffee-shop dell'intera città, finì sotto il controllo delle potenze occidentali tra le quali, è bene ricordarlo, non figurava l'Italia. Per coerenza, anche la Germania fu divisa in due parti, anch'esse definibili rispettivamente "est" e "ovest". Tuttavia, emerse subito un'incongruenza che dapprincipio non era stata considerata: Berlino, divisa in due, era collocata nel bel mezzo della Germania Est: la sua parte occidentale e capitalista, come un grosso brufolo, spiccava sulla liscia superficie della Germania orientale e comunista. Come era potuto accadere? Ma era inutile recriminare: entrambi i blocchi di potere dovevano accaparrarsi Berlino ad ogni costo per questioni di principio, non solo perché era piena di figa.

Inizialmente ai cittadini di Berlino era permesso di circolare liberamente tra tutti i settori, ma con lo sviluppo della Guerra Fredda i movimenti vennero limitati; il confine tra Germania Est e Germania Ovest venne chiuso nel 1952 e l'attrazione dei settori occidentali di Berlino per i cittadini della Germania Est aumentò. Circa 2,5 milioni di tedeschi dell'est passarono ad ovest tra il 1949 e il 1961. Le autorità sovietiche si resero conto di non avere quasi più nessuno da angariare e decisero di fidelizzare i residui residenti di Berlino Est attraverso apposite campagne di sensibilizzazione. Ma prima dovevano assicurarsi di avere ancora qualcuno da fidelizzare. Per questo motivo fu iniziata la costruzione di un muro attorno ai tre settori occidentali, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, quando tutti i cittadini dormivano pensando all'imminente ponte di ferragosto.

La costruzione

La tecnica Toilettenpapier consentiva di costruire in spazi esigui ampie porzioni di muro che poi sarebbero state srotolate lungo i confini in tre petosecondi.
« Nessuno ha intenzione di costruire un muro! »
(15 giugno 1961, Walter Ulbricht capo di Stato della DDR e Segretario del Partito Socialista Unitario della Germania.)

Si tratta di una citazione unica nel suo genere, poiché è stata pronunciata da un politico colto durante un rarissimo momento di sincerità: il primo sbarramento posto in essere era costituito da filo spinato, che non risultò gradito ai berlinesi perché provocava grossi strappi al loro vestiario, durante i tentativi di sconfinamento. Le lamentele della popolazione furono prontamente accolte: era inammissibile perdere tempo e denaro dal sarto. In pochi giorni il filo spinato scomparve e al suo posto apparvero i primi segmenti del muro, accolti da un generale sollievo.

Al termine dei lavori, 155 km di muro circondavano Berlino Ovest. Nel giugno 1962 venne costruito un secondo muro all'interno della frontiera, perché erano avanzati alcuni milioni di mattoni dal muro precedente: gli ordinativi erano stati compilati un po' alla carlona da un ragioniere dedito allo sniffamento clandestino di trielina. Nacque così la cosiddetta "striscia della morte", così detta perché nessuno si preoccupava di dare acqua alle piante ivi presenti. Tra i due muri concentrici si era quindi creato uno spazio arido, secco e privo di vita: chi ci capitava moriva non già per le pallottole dei cecchini, bensì a causa della precoce disidratazione. In seguito il primo muro fu abbattuto e i suoi resti andarono a costituire le banchine di ormeggio del porto di Gioia Tauro. Nel 1965 si diede inizio alla costruzione del muro 3.0, che avrebbe soppiantato i precedenti. Il "muro di quarta generazione", iniziato nel 1975, era in cemento armato rinforzato con vitamina C, alto 3,6 metri e composto di 45.000 sezioni separate, a loro volta composte da altre 45.000 sotto-sezioni, a loro volta composte infinitamente più semplici da assemblare rispetto al muro di terza generazione, composto da 36 sezioni. per un costo di poco più di 16.000.000 di panini del lurido. Per fare un confronto, un panino al tempo costava 1,04 marchi della Germania Est. A partire dal 1975 il confine era anche protetto nella "striscia della morte" da recinzioni autopungenti, 105,5 km di fossato anticarro agricolo, 302 torri di guardia con altrettanti Testimoni di Geova, 20 bunker per festini a luci rosse e una strada illuminata di 177 km per il pattugliamento, con 177 curve tutte nello stesso senso.

Inizialmente, c'era solo un punto di attraversamento per gli stranieri e i turisti, in Friedrichstrasse. Ma non c'erano stranieri, né turisti. Le potenze occidentali avevano altri due posti di blocco, a Helmstedt sul confine tra Germania Est e Ovest e a Dreilinden sul confine sud di Berlino Ovest, ma al massimo pizzicavano qualche Goggomobil senza assicurazione. Per i berlinesi erano inizialmente disponibili 13 punti di attraversamento, 9 tra le due parti della città e 4 tra Berlino Ovest e la DDR. Com'è noto, il numero 13 porta sfiga e la sfiga è sempre di sinistra[citazione necessaria]: con un atto simbolico, l'attraversamento della porta di Brandeburgo fu chiuso e i punti di attraversamento diventarono magicamente 12. I posti di blocco vennero battezzati con i nomi fonetici: Alpha, Bravo e Charlie, alla presenza di un pastore protestante, un pope ortodosso e un predicatore americano che sviene la gente.

Tentativi di fuga

Durante il periodo di esistenza del muro vi furono molti tentativi di fuga verso Berlino Ovest, circa 5.000 coronati da successo. Il numero di quelli andati falliti non è quantificabile, nella "striscia della morte" hanno piantato le croci in modo disordinato e contarle è praticamente impossibile. Inoltre, i soldati di guardia avevano ordine di recuperare sia i feriti che i morti, e farli sparire.

« Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via ma rimanga con noi. »
(28 aprile 1989, Erich Mielke Ministro per la Sicurezza della DDR.)
Jürgen Mühlbächer, un fabbro di Paulaner Straße, catturato mentre tenta di ingannare la sorveglianza con un diabolico travestimento.

La cosa aveva senso, era imperativo evitare che il mondo sapesse che dal comunismo la gente avrebbe voluto scappare, e un cadavere parla troppo, anche tacendo. La soluzione venne in mente all'ammiraglio Ljubomir Grišin: tutte le postazioni di sorveglianza perimetrale furono dotate di cannoni lancia-arpioni, provenienti dalle baleniere di classe Mobdičkov. Finché il muro non fu completamente edificato e fortificato, le fughe furono messe in atto con tecniche casalinghe, di cui si deve comunque ammirare lo sforzo creativo.

  • 8 gennaio 1961 - Helmut Däbritz scava un tunnel partendo dalla sua abitazione. Per distrazione capovolge la mappa, buca l'argine della Sprea e si ritrova alla deriva nello scantinato. In compenso non dovrà fare il bucato.
  • 22 luglio 1964 - Ernst Blumöschner tenta di passare il confine travestito da alpaca. Una delle guardie si insospettisce perché, durante il controllo, non ha sputato nemmeno una volta.
  • 6 ottobre 1969 - Rudolf Fleßers tenta di scivolare lungo i cavi elettrici dell'illuminazione stradale, da un pilone all'altro. Purtroppo inizia a piovere proprio mentre si stacca uno dei cavi. Nove isolati finiscono al buio e Rudolf viene catturato ancora vivo, mentre recita l'undicesimo canto del Paradiso rivolto ad un gatto.
  • 17 aprile 1971 - Matthias Fahrenhorst sorvola il muro con una mongolfiera fatta in casa. Utilizza una tuta in latex appartenente a Frau Blücher, una sadica dominatrice di cui si serve di tanto in tanto, gonfiata a quattro atmosfere. Dopo due settimane torna indietro, le donne dell'Ovest frustano in modo troppo delicato.

Le uniche fughe al contrario, cioè da Ovest a Est, sono quelle registrate nel tentativo di raggiungere l'abitazione di Ilda Barufka, una prostituta di origini moldave di cui si narrano imprese che sfiorano il mito, come quella che la riterrebbe capace di leccarti l'ano mentre la stai sodomizzando. Rainer Allgöwer, catturato e rispedito indietro settordici volte, scoprirà solo nel 1997, dopo l'apertura dei fascicoli secretati della Stasi, che la Barufka era un'invenzione sovietica, un subdolo trucco per fare pari e patta con i flussi migratori.

Il triangolo di Lenné

Due punk berlinesi intenti a contemplare il triangolo di Lenné, o magari quella "bella topona" di Gertrud.

Proprio in mezzo alla città, a Potsdamerplatz, c'era un terreno di circa 4 ettari che apparteneva a Berlino Est ma che si trovava al di fuori del muro. Questo appezzamento triangolare (compreso tra Lenné, Bellevue e la Ebertstrasse) era rimasto fuori per contenere le spese, giacché: se non avessero tirato dritto col muro, per stare nel budget facendo l'angolo avrebbero dovuto risparmiare sui materiali, ossia utilizzare il cartongesso al posto del cemento. Si venne a creare una situazione paradossale:

  • chi voleva protestare contro il governo di Berlino Est si metteva di poco all'interno del triangolo e faceva il medio alle guardie sul muro, che rosicavano di brutto perché non potevano uccidere cittadini occidentali, e comunque erano fuori tiro;
  • chi era contro il governo di Berlino Ovest entrava nel triangolo, si calava i pantaloni e mostrava le chiappe alla propria polizia, che ovviamente non poteva entrare nei territori Est per manganellarli a dovere;
  • quando si incontravano le due fazioni, i medi dei primi finivano nelle chiappe degli altri, e tutti erano contenti.

Nel marzo del 1988 i due governi si accordarono per uno scambio di terreni, in seguito al quale il triangolo di Lenné sarebbe diventato territorio di Berlino Ovest, in cambio Berlino Est avrebbe ottenuto tre campi pieni di cicoria e due damigiane di olio d'oliva per ripassarla. Per i contestatori la pacchia stava per finire, per altri stava per cominciare (sempre che fossero riusciti a procurarsi l'aglio).
Finché l'accordo non entrò in vigore l'area rimase extraterritoriale e alcuni punk vi eressero un villaggio di baracche, luogo in cui rifugiarsi in caso di sbirri alle calcagna. In quell'angolo di paradiso, putroppo con data di scadenza prossima, ci sarebbero volentieri vissuti per sempre. Si organizzavano continuamente grigliate, la droga circolava liberamente, l'alcol scorreva a fiumi e la birra analcolica veniva usata solo per lucidare gli anfibi. Ogni tanto qualcuno usciva a fare un giro, si procurava mezza quintalata di hashish, la sventolava davanti ai poliziotti e si faceva rincorrere fino all'accampamento. Una volta al sicuro dietro la linea di confine, scattavano le linguacce e la perculata generale di tutta la baraccopoli. Dopo tre mesi di questa "giostra" gli sbirri erano incazzati come faine.
La mattina del 1 luglio, corrispondente all'entrata in vigore dell'accordo, circa 900 poliziotti occidentali si diressero al triangolo Lenné armati di manganelli e gas lacrimogeni, decisi a fargliela pagare. Giunti sul posto lo trovarono però disabitato, gli occupanti avevano scavalcato nottetempo il muro in direzione Est, accolti dalle truppe di frontiera della DDR con cappuccino e maritozzo con la panna. Li videro radunati assieme ai soldati sulle torri di guardia, quei bastardi mentre facevano "la zuppetta" si calarono i pantaloni e gli gridarono contro: "SUKA!"
Dopo il controllo dei documenti i punk furono rimandati a Ovest, di nascosto, attraverso diversi passaggi di frontiera.

La caduta del muro

NOTA: Sembra incredibile, ma i fatti riportati qui sotto non sono inventati, sono veri! A volte la realtà mette la freccia e supera la fantasia...
Chissà perché le foto del passato sono sempre in bianco e nero, anche quando le foto a colori erano già diffusissime.

Alla fine degli anni 80 il comunismo si stava evolvendo in... in... in... in qualcosa. Comunque non era più comunismo e certe sue caratteristiche dovevano per forza venir meno con esso. Ciò accadeva nella Grande Madre Russia come in tutti i suoi Paesi satelliti. I suoi stessi dirigenti iniziavano a non prendersi troppo sul serio:

« L'esistenza del muro è assicurata per altri cent'anni... muhuahahahahahah! »
(Erich Honecker, leader della DDR, gennaio 1989)

Il 23 agosto 1989, l'Ungheria rimosse le sue restrizioni al confine con l'Austria e a partire dall'11 settembre 1989 più di 13.000 tedeschi dell'Est scapparono verso l'Ungheria. Fu allora che gli ungheresi iniziarono a pensare a loro volta a un muro di contenimento per i flussi migratori, che sarebbe stato effettivamente edificato solo nel 2015. All'annuncio che non sarebbe stato consentito di attraversare la Cortina di ferro ai cittadini non ungheresi, i profughi occuparono le ambasciate tedesco-occidentali a Budapest e Praga. In pochi giorni la puzza di piedi divenne insopportabile all'interno delle ambasciate. Dopo giorni di svenimenti, fu finalmente permesso che i profughi arrivassero in Occidente, ma con l'obbligo di riattraversare inizialmente la frontiera tedesco-orientale. Così, tanto per fare un giro largo e ammirare il paesaggio. La scelta si rivelò un boomerang fatale per l'immagine stessa della Germania comunista: i treni contenenti i rimpatriati attraversarono senza fermarsi le stazioni tedesco-orientali, tra lo sconcerto dei concittadini.

Le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est iniziarono al passaggio dei primi treni provenienti dall'Ungheria e dalla Cecoslovacchia, nell'autunno del 1989: i treni facevano un fracasso d'inferno. Era l'inizio della fine. Il governo decise di concedere ai cittadini dell’Est permessi per fare la spesa nella Germania dell’Ovest. Günter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di dare la notizia; però egli si trovava in vacanza prima che venisse presa questa decisione e non venne a conoscenza dei dettagli delle nuove "regole di viaggio".

Con la caduta del muro, le abitudini dei berlinesi dell'est non sarebbero più state le stesse.

Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa convocata per le 18, gli fu recapitata la notizia che il Politburo aveva deciso che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero potuto attraversare il confine con un apposito permesso, ma non gli furono date informazioni su come trasmettere la notizia. A dir la verità non gli fu nemmeno detto di trasmetterla. Dato che il provvedimento era stato preso poche ore prima della conferenza, esso avrebbe dovuto entrare in vigore nei giorni successivi, dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine. Alle 18,53 il corrispondente ANSA da Berlino Est chiese da quando le nuove «Reiseregelungen» ("regole di viaggio") sarebbero entrate in vigore. Schabowski cercò inutilmente una risposta nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea precisa, azzardò:

« Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (...) Se sono stato informato correttamente quest'ordine diventa efficace immediatamente! »

Non aveva ancora terminato la frase che decine di migliaia di berlinesi dell’Est si precipitarono, intasando i varchi d'accesso e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le guardie di confine, sorprese, iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma erano misteriosamente tutti al cesso. Furono allora aperti i checkpoint e, visto il gran numero di berlinesi, nessun controllo sull’identità fu eseguito. Gli estasiati berlinesi dell’Est furono accolti in maniera festosa dai loro concittadini dell’Ovest, spontaneamente i bar vicini al muro iniziarono a offrire birra gratis per tutti[peccato non esserci].

Il muro, rimasto improvvisamente solo, collassò su se stesso.

Risvolti sociali

:- JFK: “Sono un Berlinese!”
- Gente: “Noi siamo i Dallas Cowboys!”
« Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner! »
(26 giugno 1963, storico discorso di JFK tenuto a Berlino.)
« Ich lieber eine Zypresse! (Io invece sono un cipresso) »
(Una delle numerose ed ironiche contestazioni provenienti dal pubblico.)

Il Muro di Berlino ebbe ovviamente un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino e della Germania, ma anche nel resto del mondo. Gli abitanti di Torrevecchia, zona periferica di Roma, si chiesero immediatamente perché non fosse stato innalzato un muro alto sei metri attorno al campo nomadi, piuttosto che lasciarli rubare liberamente in giro per la città. La risposta era fin troppo ovvia: il muro di Berlino aveva separato famiglie, coppie e amicizie; nell'altro caso gli zingari avrebbero continuato a moltiplicarsi, accoppiandosi tra consanguinei all'interno del perimetro. L'unica vera soluzione sarebbe stato il napalm, ma non venne adottata. A Berlino il muro dava invece buoni frutti:

  • Manfred Ballack, contadino di Berlino Ovest, si ritrovò la stalla con le vacche nella parte Est. Otteneva regolarmente il permesso per andare a nutrirle, quando doveva mungerle invece non c'era verso. Nel frattempo le guardie orientali s'ingozzavano di milkshake.
  • Jörg Bauer, giovane parroco di Sfahum Straße, aveva la chiesa attraversata dal muro. Il crocefisso era proprio nel mezzo e il vedere un braccio del Signore uscire dalla parete faceva sbellicare dal ridere i presenti. Cosa non proprio carina durante un funerale.

Aspetti culturali

Il 30 novembre 1979 i Pink Floyd pubblicano The Wall, in tutto il mondo si leva un coro di approvazione: "Finalmente qualcuno si è deciso a criticare aspramente l'assurda divisione di Berlino". L'album però c'entra col "muro" quanto la coratella inzuppata nel latte al posto dei corn flakes. I fun passano notti insonni a cercarci un qualche riferimento: ascoltano il disco al contrario, leggono i testi una parola sì e una no, provano a tradurli in cabardo e poi in senegalese, ma niente. Un insegnante di astrofisica di Princeton ottiene il risultato migliore, prende le parole seguendo la successione di Fibonacci e ottiene una frase che lo lascia sgomento: "Ma non avevi un cazzo da fare?"
Nel dicembre del 1985 Roger Waters annuncia la sua separazione dal gruppo, il pensiero dei fan è unanime: "Fanculo i Pink! Ora che è libero dai vincoli di riservatezza finalmente sapremo!" Invece, durante un'intervista nel luglio del 1989, Waters ribadisce che non c'entra una minchia, ma aggiunge che: se mai il muro fosse caduto, avrebbe eseguito l'opera dal vivo. Mentre diceva questo si grattava le palle perché, scozzese da parte di nonna, sapeva bene che sarebbe dovuto essere del tutto gratuito. Neanche sei mesi e il muro va giù, Roger inizia a fare i prelievi al bancomat, tra una bestemmia e l'altra. Per risparmiare tenta di coinvolgere nel progetto altri artisti di fama mondiale, come Peter Gabriel, Bruce Springsteen, Eric Clapton, Joe Cocker e Rod Stewart. La risposta è quasi sempre la stessa: "La prossima volta impari a startene zitto". Dopo aver escluso un ritorno con i Pink Floyd, e di far finta di morire come Jim Morrison, annuncia che il concerto si terrà il 21 luglio 1990, e avrà ospiti del calibro di Bryan Adams, Fausto Papetti, Thomas Dolby & The Surround, Alan Sorrenti, Jerry Hall[1], l'Orchestra Casadei, Cyndi Lauper, Scialpi, gli Scorpions, Pupo e altri vari artisti.
Il concerto richiama circa 350.000 spettatori e le televisioni di tutto il mondo, soprattutto per l'occasione di poter inquadrare la Hall. Viene trasmesso in diretta televisiva in 52 paesi, compreso il Benin dove (come risaputo) non hanno apparecchi televisivi, ma descrivono minuziosamente le chiappe della signora Jagger via radio. Nel corso dell'opera viene abbattuto un muro, momento che viene accolto con un festoso lancio di ossa umane, facilmente reperibili scavando pochi centimetri nel sottosuolo di Potsdamer Platz.


Curiosità

  • Dopo la caduta, il muro di Berlino fu sminuzzato in tanti piccoli pezzettini.
  • Detti pezzettini sono stati venduti in tutto il mondo come souvenirs.
  • Uno di questi pezzettini si trova in casa di mio cognato.
  • Mio cognato non è mai stato a Berlino.
  • Alcune porzioni di muro sono state lasciate in piedi, per consentire ai berlinesi, finalmente riuniti, di pisciare il cane in tutta tranquillità.
  • Anche i bipedi umani possono pisciare sul muro.

Note

  1. ^ Non impazzire, è la moglie di Mick Jagger. Come sarebbe a dire "Chi è Mick Jagger?!"