I figli di Húrin

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La copertina dell'edizione americana.
« Alla fine del libro i due protagonisti, dopo essersi sposati ed aver avuto un figlio, scoprono di essere fratello e sorella e crepano. »
(Il solito guastafinali su I figli di Húrin.)
« Tingle, Tingle, Kooloo-Limpah! »
(Re Tingle sotto gli effetti del Blumele.)


I figli di Húrin (titolo originale: Nåhern iœch el abdul Hurinæ) è un romanzo posticcio dello scrittore inglese Giovanni Rinaldo Walkie Tolchien, pubblicato dal filglio Cristoforo che da anni continua a sfruttare la fama del suo defunto padre per fare quattrini.

Trama

Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Gli spoiler rendono il testo più aerodinamico aumentandone la velocità, quindi attenzione ai colpi d'aria.

Tingle, il gaio signore del Doriath.

L'infanzia

Il romanzo racconta la storia di Turìd Turambar figlio di Húrin figlio di Gayldor che era in classe con Sauron e di Morwen Coscialunga. Egli ebbe una vita tormentata a causa dell'aura di sfiga da cui era circondato e che durante i suoi viaggi non fece altro che procurare la morte a chiunque gli stesse troppo vicino. Quand'era ancora un fanciullo, la sua sorellina Lalletta (trad.:Riso, il cereale) muorì a causa di una pestilenza causata dai peti oscuri del nord. Dopo qualche anno, durante la Battaglia delle Innumerevoli Caccole, suo padre Húrin venne catturato dalla malvagiua Margot che lo fece sedere sulla punta di una montagna e lo costrinse a guardare Amici di Belladonna Tuc fino alla fine dei suoi giorni. Dopo questi terribili avvenimenti, Morwen decise di mandare il piccolo Turìd in campeggio nel Doriath, le terre di Tingle, lontano da quelle lande pericolose dov'era nato; dopodiché sfornò un'altra marmocchia: Gnegnor, futura moglie di Turìd, che schifo!

Le crisi adolescenziali

Essendo un guerriero, Turìd non si preoccupava del proprio aspetto.

Qui cominciano i casini, quelli grossi. Dopo essere scappato dal suo paesello, Turìd venne accolto nel Doriath dal Re Tingle, che gli offrì donne, vino e tanta erba. Qui conobbe Beleg Francoforte, con cui strinse un rapporto più che amichevole. Tutto filava liscio, solo che Turìd era un tipo assai incazzusu. Un giorno, uno degli schiavetti di Tingle si prese gioco di Turìd a causa delle sue condizioni igieniche pietose; egli, di tutta risposta gli tirò in faccia un busto di Giulio Cesare rompendogli il naso. L'elfo, naturalmente, volle vendetta e fece un agguato a Turìd nella foresta. Ma Turìd ebbe la meglio e dopo aver sconfitto il suo avversario lo fece correre per tutta la foresta con le chiappe al vento, solo che l'elfo, correndo, non si era accorto di essere vicino al Grand Canyon e vi cadde dentro, sfracellandosi.

Il periodo da fuorilegge

Ordunque, visto tutti i casini che aveva provocato nel Doriath, Turìd pensò che fosse meglio tagliare la corda, e così fece. Ma nel bel mezzo della via, l'errabondo Turìd incappò in una banda di bikers appiedati che, con fare spavaldo, minacciarono di ucciderlo per poi rubargli le scarpe. Ma Turìd disse: «Chi non ha scoreggiato, tiri la prima pietra!» e, approfittando della confusione mentale degli altri, scagliò un sasso contro uno dei bikers e lo ammazzò. Resisi conto di quanto era cazzuto Turìd, i briganti lo presero come loro capo. Fu in questo periodo che Turìd cambiò il proprio nome in Nathan Never, che significava "L'incazzusu". Nel frattempo, il suo amico Beleg Francoforte partì alla sua ricerca e lo trovò grazie alla scia di cadaveri che Turìd si lasciava alle spalle. Lo trovò presso il Monte Calvo, dove stava conducendo un festino a base di erbapipa assieme al Diavolo e un nanetto di nome Mîm. Beleg tentò di riportare Turìd sulla retta via, ma ogni suo tentativo fu vano poiché il suo amico era talmente strafatto e paranoico che credeva che sarebbe stato ucciso dagli Schlümpfe.

Catturato dagli orchi, oh my Eru!

Così Beleg Francoforte tornò a mani vuote da Tingle, però poi decise di andare a cercare di nuovo Turìd. Allora perché era tornato? Perché non riusciva a fare la cacca nei gabinetti pubblici. Nel frattempo, in preda ai fumi dell'alcol, il nano Mîm tradì il suo compagno di spippate Turìd; forse a causa dello stato di incoscienza o forse per il fatto che questi aveva ammazzato i parenti del nano. Ma come fu e come non fu, il ragazzo fu preso dagli orchi e scarrozzato in giro per il Beleriand, con l'intenzione di portarlo al cospetto della terribbile Margot. A questo punto, Turìd avrebbe di certo fatto la fine della quaglia, se non fosse stato che il suo amichetto Beleg lo stesse ancora cercando. Infatti una notte questi trovò l'accampamento degli orchi e li uccise tutti con la sua Miracle Blade. Sicché, giunto per svegliare Turìd (che non si era accorto di niente, perché dormiva con l'iPod) fu sorpreso dalla sorpresa che ebbe Turìd nell'essere sorpreso nel sonno e fu soppresso da un colpo inferto involontariamente dal suo amico. Ecco che ne muore un'altro. Ma io dico, se sai che porti tutta questa sfiga, vattene a fare l'eremita! Quando Turìd si accorse di quello che aveva combinato disse: «Arciderbolina!» dopo di che cancellò tutte le impronte digitali dalla scena del e crimine svanì nel nulla.

Turìd nel Narcotrond

Una ricostruzione verosimigliante di Petolung.

Dopo un lungo errare, il baldo giovine giuse presso il Narcotrond, dimora di Re Orodreth e tappa d'obbligo per chiunque cercasse dei narcotici. Qui cambiò nuovamente il suo nome in Agarwaen ovvero "Toccate ferro" e conobbe Finduilas, la figlia di Orodreth, che si innamorò di lui. Lui però, sapendo che non ci si prova mai con la figlia del capo, le disse di essere attratto solo dalle nane. Naturalmente il suo nuovo nome non servì a tenere lontana la sfiga da tutti quelli che lo circondavano. Infatti egli diventò un grande trafficante nel Narcotrond, e al suo seguito vi erano centinaia di altri trafficanti. Ora, egli fece costruire un bel ponte di pietra all'entrata del Narcotrond di modo che i carretti di cocaina potessero passare in tutta comodità ma ecco che la sfiga si avventò sul regno di Orodreth proprio a causa di quel ponte. Fu infatti in quel periodo che Margot mandò il suo fetido drago Petolung presso il Narcotrond ed egli poté entrare in città grazie al ponte fatto costruire da Turìd. Ma arciderbolina! Ma secondo te i fossati che li fanno a fare? Così Petolung distrusse il Narcotrond e gli orchi rapirono Finduilas. Mentre Turìd cercava di combatterlo egli gli soffiò in faccia un intero carretto di cocaina che fece precipitare Turìd in uno stato di sballo-catalessi. Inoltre Petolung approfittò dello stato confusionale di Turìd per convincerlo che sua madre e sua sorella stessero soffrendo a causa sua perché erano rimaste senza carta igienica.

Alla ricerca della mammina e della sorellina

Dopo essere sfuggito dalle grinfie di Petolung, Turìd andò a comprare un pacco di carta igienica nel primo Conad che trovò e subito si diresse verso la sua vecchia casetta al nord pensando di trovarci qualcuno. Ma, indovinate un po', Morwen e Gnegnor erano da tutt'altra parte: esse si stavano rilassando presso la corte di re Tingle ubriacandosi di vino. Quando però Morwen lesse dul Corriere che il Narcotrond era stato distrutto prese sua figlia e se ne andarono dritte nel covo del vermone per cercare Turìd ma mentre si avvicinavano al Narcotrond accompagnate da una nutrita scorta, furono attaccate proprio da Petolung che asfissiò tutti con le sue flatulenze demoniace. La scorta venne trucidata, Morwen vennè trascinata via dal suo cavallo che cercava un po' d'aria e Gnegnor rimase sola col vermone. Sapendo che la ragazza era la sorellà di Turìd, Petolung gli incasinò il cervello grazie al suo alito pestilenziale e la lasciò andare via senza che ricordasse nemmeno chi fosse.

Nel frattempo Turìd arrivò a casa sua ma fu preso dallo sconforto trovandola vuota e senza nemmeno un qualcosa da mangiare nel frigo. Poi scoprì che un tizio di nome Brodda si erà sposato sua cugina e andrò a trovarlo per chiedergli informazioni e un piatto di pasta. Questo Brodda non se lo cacò per niente è lo trattò come un barbone (in effetti era quello che sembrava). Turìd, incazzoso come il solito e anche un po' razzista, ammazzò lui e tutti gli Esterling e se ne andò a cercare Finduilas che era stata rapita dagli orchi. Presto però incontrò degli uomini del Brethil che gli dissero di aver ammazzato gli orchi e quando lui gli chiese della ragazza uno di essi disse ad un suo compagno: «Te lo dicevo che quella non era un orco femmina!» e Turìd capì che fine aveva fatto e perse i sensi accasciandosi a terra, non per il dolore ma perché nessuno lo aveva fatto mangiare. Così gli uomini del Brethil lo adottarono ignari della sua maledizione e lui cambiò di nuovo il suo nome in Torumbu, una chiara minaccia a chiunque gli avrebbe dato fastidio.

L'incesto e la morte

Il terribile Petolung si avvicina.

Un giorno Torumbu stava passeggiando per i boschi del Brethil in cerca di funghi quando scorse una ragazza tutta nuda e lorda delle proprie feci in stato confusionale. Tra i due scattò subito la scintilla e lui se la portò a casa, la sposò ed ella fu presto incinta. Era sua sorella, ma non lo sapeva.
Nel frattempo Petolung, che si stava annoiando, decise di attaccare proprio il Brethil e questo mise in allarme Torumbu che escogitò un piano per liberarsi una volta per tutte di quel vermone. Per arrivare dove doveva arrivare, Petolung avrebbe dovuto attraversare una gola in cui passava un fiume e questo lo avrebbe costretto a lasciare scoperta la sua pancia su cui soffrifva terribilmente il solletico. Torumbu ottenne queste informazioni dal suo Bookmaker di fiducia e la notte in cui Petolung avrebbe dovuto attraversare la gola egli si calo nel fiume e stette ad aspettare finché il vermone passò du si lui e potè fargli Bubusettete con la sua spada. Petolung, colpito a morte, si attorcigliò a terra che sembrava morto. Torumbu allorà fece per riprendersi la sua spada che gli era costata assai, ma del sangue fetido gli schizzò in faccia e lui svenne che sembrava morto anche lui. Allorché sua moglie arrivò lì e quando vide che Torumbu si era macchiato la camicia che li gli aveva appena lavato si gettò nel fiume. Nel frattempo Torumbu si riprese e Petolung, con un ultimo rantolo, gli disse che aveva sposato sua sorella e che lei si era scordata di giocargli la schedina del lotto e che i numeri erano usciti e allora Torumbu si suicidò a sua volta. Fine.

La trama è finita, leggete in pace.


Critiche e accoglienza

Il libro è stato accolto abbastanza bene, anche se qualcuno ha osato muovere delle critiche negative del tipo:

« Ma... ma... questa storia c'era già nel Silmarillion! »