La camera iperbarica, a seconda degli usi chiamata anche camera di decompressione o cameretta di Michael Jackson, è un bombolone altamente infiammabile nel quale rinchiudere palloni gonfiati, palombari, grandi ustionati e altri pazienti affetti da robe assai strane.
Lo scopo è quello di aiutare chi è costretto a servirsene, escludendo i primi che invece necessitano di essere costretti. In quel caso, la terapia consigliata è quella di aumentare la pressione finché non compaiono sugli oblò i bulbi oculari, di norma sparati via a grande velocità dalle orbite.
Tale apparato è in grado di sopportare una pressione di aria al suo interno maggiore di quella atmosferica; il perché lo faccia non è chiaro, magari è solo per vantarsi con uno pneumatico di saperlo fare anche lei.
La sua invenzione è derivata dalla necessità da parte dei palombari di effettuare le soste di decompressione, puerile scusa per perdere tempo e crogiolarsi nel fancazzismo a spese della società. Subito dopo è stata introdotta in campo medico, perché costa uno sproposito e un macchinario del genere implica una mazzetta sontuosa.

Camera iperbarica da viaggio.
« Wrooommmm... mm.. m... put put put... »
« Wrooooooommmm... mm.. m... put... mm... put put... »
« Wro... mm... Wro... Wrooooooooooom... put put put... »
« Put... put... puttana maledetta! P... p... parti b... bastarda! »
(Dottore balbuziente che non riesce ad accendere il compressore della camera iperbarica.)

Storia

 
Due ex palombari oggi cherubini.

Il palombaro nel corso dell'immersione respira gas a circuito aperto, questo comporta che è soggetto alle leggi fisiche di Dalton, di Henry e di Boyle-Mariotte, che solo per impararle ci fai notte[1]. Simon Stevin, un fisico nato in Belgio che cambiò nome in Simone Stevino per essere preso sul serio, in seguito agli esperimenti che decimarono la sua discendenza formulò la legge che porta il suo nome:

« La pressione esercitata da una colonna di fluido con densità costante ρ, in un suo punto di profondità h, si incrementa in modo direttamente proporzionale alla profondità totale Δz e al valore medio del campo gravitazionale terrestre. »
(Legge di Stevino, Fondamenti di fisica ed equazioni lineari senza se e senza ma, Bruges (1588), Ed. Alfons Delbecque.)

Quello che ai fisici dell'epoca parve da subito un severo monito, fu abbondantemente sottovalutato da chi faceva immersioni per campare. La maggior parte era analfabeta e, come se non bastasse, nessuno di loro poteva contare sull'istruzione della propria moglie, che di solito imparava a leggere in seguito, sulla lapide del marito. Stevino aggiustò il tiro:

« Ogni 10 metri di profondità la pressione aumenta di 1 atm. A tirarci le cuoia è un attimo. »
(Legge di Stevino 2.0, La fisica spiegata a mio nipote, Bruges (1592), Ed. Gérard Bourgeois.)

Questo diede finalmente un senso a due gravi patologie connesse alle immersioni.

  • La MDD: chiamata anche malattia dei cassoni, a cui andavano incontro gli operai che lavoravano nella fondazione di moli avvalendosi di cassoni a tenuta stagna. Con irritante frequenza, questi ultimi venivano usati direttamente come bare, perché aprirli e guardarci dentro faceva vomitare.
  • La EGA: la cosiddetta risalita a pallone, nella quale il palombaro tornava in superficie col vestito completamente gonfio, per l'appunto come un pallone. L'epilogo era spesso funesto: oltre ai numerosi casi di embolia gassosa arteriosa, si doveva essere rapidi ad afferrare il palombaro prima di vederlo sparire all'orizzonte, assieme ad una fragorosa pernacchia. Spesso, per consegnare almeno un corpo alla vedova, venivano arpionati prima che svolazzassero altrove.

Quando il WWF inserì i palombari nell'elenco "Mammiferi a rischio di estinzione" uno di essi, che rispondeva al nome di Alberto Gianni (o indifferentemente a uno dei due) ebbe l'idea giusta. Nel 1916 costui inventò la cassa disazotatrice, facile da trasportare e collocare a bordo di imbarcazioni. Ovviamente, non riuscì a venderne una finché quel mentecatto non si decise a chiamarla camera di decompressione, a quel punto arrivarono i soldi veri.

Caratteristiche e funzionamento

La camera iperbarica è come una specie di un fatti conto che sia, ma con più bulloni.
Di essa possiamo ammirare l'estrema semplicità ingegneristica, pochi pezzi ma assemblati con stile frivolo.

 
Una macchina tutto sommato elementare.
  1. Il coso che serve a qualcosa: di forma arrotondata e sapientemente retroilluminato. Un piacere per gli occhi.
  2. Il coso che serve a qualcos'altro: da non confondere col precedente, del quale comunque ha grossa stima.
  3. Il coso che fa Bip: che ha sostituito in fase di progettazione quello che faceva Sbirideng-Strapum, quasi sicuramente per problemi legati all'assemblaggio.
  4. Il modulo A: corpo principale della macchina. È realizzato in lega sampietrino-cartongesso, che garantisce allo stesso tempo flessibilità e robustezza.
  5. Gli oblò antipanico: indispensabili per chi soffre di claustrofobia. In caso di malessere basta appicicare la propria faccia ad uno di essi, richiamando l'attenzione del tecnico con una perfetta imitazione de L'urlo di Munch.
  6. Il modulo B: inserito per fini estetici e per smaltire una partita di proiettili all'uranio impoverito avanzati dalla guerra in Kosovo.
  7. Il modulo C: alias del precedente usato per gonfiare il capitolo "voci di spesa".
  8. Il modulo D: alias del precedente usato per giustificare un prezzo di vendita così alto.
  9. Le ruote grosse: che conferiscono manovrabilità durante gli spostamenti.
  10. Le rotelle piccole: per dare stabilità e sicurezza a chi usa la macchina le prime volte, poi si possono togliere.
  11. Un indicatore di pressione: più che altro un vezzo, ma utile per evitare che l'apparato si accortocci su se stesso con le persone dentro.
  12. Il bottone rosso: da non pigiare assolutamente, tanto se la tragedia arriva è improvvisa e non si salva nessuno.

Per quanto riguarda il suo funzionamento, possiamo affermare con assoluta certezza che attaccando la spina si accende. Quasi sempre.
Altra cosa molto importante: evitare assolutamente di generare fiamme o scintille al suo interno. A quanto risulta, il fuoco è irresistibilmente attratto dall'ossigeno, specie se molto concentrato, tanto da conferirgli uno stato euforico che sfocia spesso in un'esplosione di gioia.

Uso in medicina

Così come avviene per l'ippoterapia, che non serve a una beata minchia se non ad ottenere i finanziamenti europei per gli allevatori di cavalli, l'ossigenoterapia iperbarica viene usata come scusa per giustificare l'acquisto del bombolone pressurizzato negli ospedali. Nel 1986, in piena corsa al raggiungimento del livello "bianco che più bianco non si può", Michael Jackson ne compera una per dormirci dentro. I bene informati sostengono che sia per curare l'ustione della sua mano, ottenuta grazie ad una pirlata fatta durante un concerto nel quale stava provando il suo nuovo passo: il Muzio Scevola Walk. Si scopre in seguito che l'artista voleva semplicemente umiliare Madonna, che lo aveva appena superato nella classifica "Gente che spende i soldi a cazzo di cane" grazie all'acquisto di una bisarca, usata per trasportare la Jeep di Barbie di sua figlia. L'episodio era però destinato a fare scuola. Nel 2006, alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche basate su sperimentazioni che ne hanno esaltato l'indubbio valore terapeutico, le camere iperbariche sono arrivate ovunque. Nel centro AVIS di Manate sul Labbro i donatori vengono pressurizzati a circa 9 atmosfere, il vantaggio è indubbio: da zero a mezzo litro di sangue estratto in 7 secondi netti. Per il resto, le terapia è indicata nei seguenti casi:

 
Uno status symbol per pochi.

Note

  1. ^ rima necessaria per ragioni che è tedioso spiegare

Voci correlate