Status symbol

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
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« Fino a ventun anni mi sono fatto vestire e spogliare dal cameriere; il conte Lello Mascetti s'è fatto un viaggio di nozze di tre anni e mezzo con moglie e un orso di due metri al guinzaglio. »
L'era del Rolex sul polsino è oramai tramontata, oggi gli status symbol sono altri.

Uno status symbol è un elemento caratteristico dell'aspetto e del comportamento (spesso l'acquisto di un oggetto di consumo costoso o raro) che tende a mostrare esteriormente che il possessore ha raggiunto un determinato status sociale, ossia un livello di ricchezza personale o di potere.
Nel caso in cui l'individuo non possa effettivamente permettersi certi lussi, o che ostenti beni falsi, o pagati in 320 comode rate mensili, verrà etichettato probabilmente come "er caghetta"[1]. È invece nella masnada dei depravati del finto lusso che alcuni esemplari assurgono a gloria eterna. Ci scoviamo infatti figure paradossali come la zingara con la borsa di Gucci, la badante polacca con le scarpe di Prada e il negro che mette a posto i carrelli del supermercato con la maglietta D&G, che probabilmente sta per "Daje Gabon!".
Poi ci sono quelli che ostentano una ricchezza che non hanno, solitamente il loro conto corrente è talmente in rosso che il direttore della banca ha emesso una taglia sulla loro testa. Ma la categoria migliore è quella dei "veramente ricchi ma scemi", che acquistano cose assurde per una ostentazione fine a se stessa.

Tizio 1 : Mi sono comperato la Hummer 2 Hd, 7000 e spicci di cilindrata. Pensa che ci puoi anche guadare un fiume!
Tizio 2 : Ma tu non abiti nel centro storico di Siena?

Storia

L'espressione status symbol è apparsa la prima volta nel 1955 ma è chiaro che il concetto, pur non avendo questo nome, esisteva già. I primi homo sapiens vestivano con pelli di animale per dimostrare la loro abilità nella caccia, più pelli avevano addosso e più erano tenuti in considerazione dagli altri. Tuttavia venivano schifati dalle femmine, perché puzzavano come una carcassa di dromedario morto dopo una settimana di esposizione al sole del Sahara. Dal canto loro le donne andavano in giro nude, perché far vedere tette e culo è da sempre la strategia vincente per acchiappare i "pesci migliori".
Le patrizie romane mostravano invece il loro alto rango girando in lettiga, il numero dei portantini faceva la differenza. La nobildonna Fulvia Domizia Scrausa, moglie del pretore di Tor Bella Monaca Camilio Aspro, andava in giro con dieci aitanti giovanotti di colore, che non riuscivano però a sincronizzare i movimenti. Il risultato era che nella lettiga sembrava di stare sul tagadà e ci si doveva fermare ogni sei minuti per vomitare. Grazie a questo, Domizia Scrausa conservava una linea invidiabile che faceva schiattare di rabbia sua cugina Vespasia Pomponia, inoltre era sempre allegra e rilassata.
Nel Medioevo la posizione sociale era testimoniata dal castello, più era posto in alto e meglio era, questo perché il possedimento si estendeva (secondo legge normanna) fin dove si poteva spingere l'occhio. L'avido marchese Fumone da Passalacanna aveva eretto il suo maniero sulle pendici del Monte Rosa, a quota 4.554 metri. Per colpa della scarsa ossigenazione al cervello il nobile uscì di senno, tanto che durante una visita al vescovo di Cuneo gli saltò addosso chiamandolo "vecchia baldracca". L'ira dell'alto prelato non si fece attendere, se non non altro perché gli aveva strappato la sottoveste di organzino, Fumone fu accusato di aver infranto il privilegium canonis, e finì per beccarsi una scomunica col riporto di due, firmata direttamente da Papa Gelasio II.
In epoca rinascimentale lo sfarzo dei palazzi e delle ville toccò l'apice. Arazzi, quadri, statue e giardini con fontane, facevano bella mostra dello status sociale del proprietario. Avere dei pavoni sul prato era molto chic, voliere con falchi ed aquile ancora meglio, un'arena per il combattimento dei licaoni il massimo. La dimora non doveva avere meno di venti stanze o eri considerato un pezzente. Luigi I d'Este, marchese di Scandiano e di altri due o tre posti, costruì a Modena una villa di novantatre stanze. Nel tentativo di raggiungere il bagno a pianterreno, per un impellente bisogno notturno, si perse e il suo cadavere non venne mai trovato. Da allora la dimora è ritenuta infestata dagli spiriti, nelle notti di luna piena si ode distintamente il rumore di uno scroscio d'acqua.

Tempi moderni

Per poter dire di essere in cima, basta solo copiare lo stile di qualcuno o serve anche leccargli il culo?

Saltando a piè pari un paio di secoli di guerre, in cui l'unico statu symbol era rappresentato dalle medaglie che avevi sulla divisa da parata[2], e dalle stampelle per aver perso una gamba[3], arriviamo al periodo del boom economico. Negli anni '50 e '60 si affermarono le dinastie industriali, gente operosa decisa a ricostruire il tessuto sociale ed economico del proprio paese, e diventare schifosamente ricchi. Tra loro vale la pena citare Rockefeller, Onassis e il nostro Agnelli. Con loro il concetto di status symbol ricalca più o meno il vecchio modello, espresso dal possedere un grattacielo, un panfilo lussuoso o una squadra di calcio, ma vengono introdotti elementi nuovi e personali, come il caratteristico Rolex sul polsino dell'Avvocato. È chiaro che chiunque può imitarlo, magari con un Rolex falso e una camicia sintetica, ma c'è una bella differenza tra possedere una Fiat Ritmo e tutta la FIAT. Infatti, intervistato da un giornalista che gli chiedeva proprio di quel suo ornamento stilistico, Agnelli sentenziava:

« CeVto caVo, tutti possono imitaVmi... ma io so io, e voi non siete un cazzo! »
(Gianni Agnelli, 1964.)

Ai nostri giorni

Ieri: Rolex sul polsino e camicia bianca.
Oggi: Cappello da scemo e polvere bianca.
Due uomini, due periodi, due stili, un idiota.

Oggi il teatro di scontro si è molto allargato, in qualsiasi fascia sociale possiamo trovare uno status symbol proporzionato alla stessa. Anche una bambina di dieci anni possiede un cellulare che fotografa, chatta, twitta e a volte riesce anche a telefonare, la battaglia si gioca sul costo del modello. Se comperi il modello Gold ha le stesse funzioni di quello standard, però è colorato di giallo e costa il triplo. C'è il pericolo di essere considerati degli emeriti coglionazzi ma, essendolo veramente, è probabile che questa considerazione non bazzichi[4] assolutamente dalle parti della scatola cranica. Anche pagare 120 euro per un paio di scarpe da tennis costruite per due dollari al giorno da bambini di 5 anni non è il massimo della furbizia, ma a quanto pare (ed anche a questo non c'è una spiegazione logica) con quelle ci "cucchi" le ragazze, acquistandole dai cinesi ti fai le seghe.
Per soddisfare questo enorme bacino di utenza di decerebrati, l'industria dei falsi viaggia a gonfie vele. La maggior parte delle persone crede che siano facilmente riconoscibili, non tenendo conto però che non sono poi così rari i casi in cui il falso viene venduto in un negozio vero. Quando vengono scoperti, i gestori finiscono sui giornali e "al fresco", poi pagano la cauzione e sono fuori. Uscire dalla sensazione di essere stupidi, per aver fatto l'incauto acquisto, è invece molto più dura, se poi non ci fossero gli "amici" a ricordartelo ogni due ore si farebbe prima.

Ragazzo 1 : Fico! Abbiamo le stesse scarpe! Le hai comperate anche tu da Foot Loacker con l'offerta a 140 euro?
Ragazzo 2 : No le ho comperate da Abdul con l'offerta libera, gli ho dato 10 euro.

Status symbol nel mondo

A questo punto, una rapida carrellata degli status symbol più apprezzati in alcuni paesi.

Qualche volta si esagera.
  1. L'iPhone 5S Gold: chip a 64 bit, fotocamera esagerata e l'esclusivo sensore di identità a impronte digitali. Qualora lo perdiate e sia rinvenuto, anche da una persona onesta, non riusciranno a restituirvelo perché non potranno mai accedere alla rubrica.
  2. Cappello da dittatore militare ghanese: molto in voga negli esclusivi party di Beverly Hills, dove ha sostituito dallo scorso anno il cappello da asino.
  3. Spilla-Orologio Re Sole: realizzata in ottone massiccio, messa sul taschino del blazer conferisce un tocco di classe inimitabile e, grazie al suo peso, una scoliosi idiopatica non operabile.
  4. Ghepardo della Rhodesia: un morbido ed esclusivo cucciolotto che adora farsi le unghie sui sedili in pelle.
  5. La Ausquillo: una escort-autista in grado di rendere indimenticabile una coda sulla Salerno-Reggio Calabria.
  6. Yacht con equipaggio: per chi vuole far vedere al vicino che tratta sua moglie come una regina.
  7. Bagagliaio con mogli: per chi vuole far vedere al vicino che riesce a camparne più d'una.
  8. Jet privato con troia: per chi non vuol far vedere alla moglie cosa sia effettivamente un Annual International Meeting.
  9. Schiavi: l'intramontabile status symbol per eccellenza, per chi vuole dimostrare agli altri che può tranquillamente permettersi di pagare 180.000 dollari di multa per aver pisciato sulla tomba di Abramo Lincoln in pubblico.

Questi ultimi, oggi non sono più utilizzati nelle piantagioni di cotone, ma sono sfruttati[5] nei call center, come commesse nei supermercati, come operai nelle fabbriche e come braccianti agricoli.

Campionario da fiera

Paese che vai, status symbol che trovi.
Vuoi mettere un iPhone con un AK-47?
Un tizio che sfoggia una giovane moglie e uno che ostenta una giovane troia. Lo sposato è quello a dest sinistra... almeno credo (poi mi informo meglio).
Due modi di ostentare ricchezza: l'arabo che gira con un corteo di bisarche perché non si separa mai dalle sue auto; il pappone cubano con una serie di accessori che farebbero morire d'invidia Lady Gaga.


Aspetti psicologici

In effetti...

Per capire meglio il meccanismo che genera la pulsione ad acquistare uno status symbol, l'abbiamo chiesto al professor Sölvi Ottenskaffiegurðsson, autore del saggio Per quale cazzo di motivo ti sei comprato un Jet se hai paura di volare?!

Prof. odwedfsdsdr...sson : Gli individui con personalità meno sicure li utilizzano per affermarsi, omologarsi, farsi accettare dallo strato sociale a cui appartengono o nel quale desiderano inserirsi. Tuttavia ne restano comunque a margine.
Intervistatore : Ci spieghi meglio.
Prof. ozxxfafahdr...sson : Gli sfigati restano tali anche incartati con l'oro.
Intervistatore : Ora è chiaro, grazie professore.

Va anche sottolineato il fatto che, quasi sempre, il valore intrinseco dell'oggetto acquistato è di gran lunga inferiore al prezzo pagato, lo status symbol assolve quindi una funzione del tutto simbolica. Lo stesso Agnelli spiegava ad un giornalista:

« Un Volex Daytona da venti milioni segna la stessa oVa di un Casio da 10.000 liVe, ma lo fa in modo molto più convincente. »
(Gianni Agnelli, 1979.)

Note

  1. ^ che l'ha fatta fuori del vasino, ossia che ha fatto il passo più lungo della gamba
  2. ^ gli ufficiali
  3. ^ i soldati semplici
  4. ^ bazzicare: passare o sostare in un luogo
  5. ^ per un tozzo di pane

Voci correlate