Poesia epica: differenze tra le versioni

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== Canto III ==
== Canto III ==
[[File:Ettore e Andromaca2.jpg|Ed ecco Ettore contro Achille, una delle scene più memorabili dell'Iliad... ma no, ma cazzo! Mai un'immagine giusta che sia una!]]
Ma Omero sprovvisto di vista<br>
Ma Omero sprovvisto di vista<br>
da quegli empi non fecesi impressionare<br>
da quegli empi non fecesi impressionare<br>

Versione delle 16:21, 21 dic 2009

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Proemio

Ho detto poesia epica, non poesia ippica!

La storia, l'origine, il senso e il perché
della poesia epica, incubo dei ginnasiali
e di chi studia poesia epica, che ben sa
in che pasticcio s'è ficcato, e per giunta
solo e soltanto per colpa sua gravissima,
a scriver m'accingo, principio a narrare.
O Amministratori che i niubbi bannate
e Chuck Norris, calciorotatore supremo,
e tu, Germano bestemmiatore, padrone di Youtube,
la mia man ferma e sicura lasciate
nel tale storia a volte noiosa cantare;
ch'io non possa ACFC commettere,
ch'io nelle BTA penose non incappi,
ch'a me tormentoni ripeter non capiti,
se non soltanto in tal proemio e invocazione,
che tale articolo gioia, riso e divertimento
nella testa e nel cuore dei lettori dal grande umorismo
possa portare. Quindi ora dal principio
dicendo le cose per ordine, e senza
nulla tralasciar per della narrazione l'irta strada
pronuncio alate e fuggevoli parole
e la storia a narrar vo cominciando.

Canto I

Quando in un tempo, non troppo lontano,
prima che fosse inventata la televisione,
portatrice d'immagini, fabbrica di sogni,
quando la radio ancora l'azzurro aere
non disturbava con le sue emissioni,
quando il cinema non ancora
dai due Lumi fratelli, in Terra di Froci,
concepito era stato, con grande fortuna,
quando insomma, per farla corta e breve,
niente c'era d'interessante, niente di utile,
niente che agli uomini portasse ristoro
alla lunga giornata passata nei campi,
e quindi dir pensare ardire si può
che un cazzo da fare proprio ci fosse,
l'uomo la sera si trovava ad un bivio,
come Ruggeri andava predicando,
prima che “Mistero” su Italia Uno conducesse:
o con la propria donna chiavare
o in paese andare a far piazza
a narrarsi le gesta dei tempi antichi.
Se portare a ciò un esempio conviene
celebre è la storia di quel pescatore,
che un giorno l'alto mare aperto prese
e nel profondo del pelago immenso
un giorno, per grazia di Poseidone divino,
un pesce, perciò “Ed era lungo così!”
tornato alla casa, cintata di mura,
alla famiglia e agli amici ripeter soleva.
Ma a lungo andare, anche s'è strano,
anche chiavar la sposa ricchi doni
stufa ed annoia, se fai solo quello,
e le storie di carpe lunghe sei metri
alla fin della fiera somigliano a balle,
e quando la sera distende il suo manto
di nuovo potente lo svacco ritorna.
Ahi, grande noia, che nessuno risparmia!
Sconfiggerti è dura, se non s'ha diversivi!
Lo sbadiglio aumenta, diventa possente
simil diventa a gracidar di rospi,
tanto si muta in profondo lamento:
come l'acqua che a stento una diga trattiene
se trova una falla più non si ferma,
e la valle inonda di flutti e tutto devasta,
e non risparmia la foresta e il villaggio,
ma tutto squarcia con orribile rombo,
così parimenti lo sciallo imperversa.

Canto II

Non intendevo questo Omero, razza di cret... vabbè, fa niente, alla fine non se ne accorgerà nessuno, qui sono tutti una manica d'ignoranti...

In una situazione sì tanto annoiante,
giusto all'uomini parve e convenne
di non sol narrar più vicende di vita
ma anche storie di tempi lontani,
di dei, di eroi, elfi, nani e ballerine,
di politici onesti e donne virtuose,
retaggi d'un tempo che forse mai fu.
Così là dove Borea gelido soffia,
cioè, per chi non capisce - ahilui, su al Nord,
là dove i Vichinghi lunghe barbe vivono
e dove Victoria grosse tette si fa plastiche,
alle seghe le saghe s'alternaron gloriose,
portando agli ottici rovina grande e bancarotta.
E dove consuetudine era consolidata
che l'uomo più vecchio il più giovane amasse
una sorta di pedofilia, ma più chic,
un cieco, uno sguercio, Omero,
senza donne e mano lesta,
causa nefasta di buio nell'occhio
a cantare principiò storie esemplari,
perché è risaputo che chi è cieco
tutti gli altri sensi donatici dagli dei acuisce,
e s'è ver che l'onanismo la vista gli tolse
altrettanta bella voce gli concesse
alla maniera, diciamo, di Ray Charles
(che però più sventura ebbe, in quanto negro),
senza contar poi che ai ciechi danno pel danno compensare
un bastone ch'è meglio non dir com'è.
E diressesi Omero senza donne e mano lesta,
verso una città alte mura, sogno dei writers,
e con fare solenne, se così si può definire
del cieco un passo, zigzagante ed incerto,
alla reggia del re signore d'uomini,
che quella città in pace e in guerra reggeva,
ché in effetti per quello era pagato,
perché se sei re non è che sperano
che tu cose diverse da ciò faccia,
ed entrato nell'ampia sala, chiese cortese
la degna attenzione ed ottennela.
E tutti gli astanti, figli d'eroi, simili a dei,
presero parola, dissero alate parole:
"Oh, tu, cieco, che nel futuro vedi,
cosa te portò a questa città alte mura,
sogno dei writers che tutto imbrattano,
chi sei, chi ti generò, chi fu il tuo nobile padre,
chi la nobile madre, e quale il tuo codice fiscale?"
A questi replicò con frasi fugaci Omero senza donne e mano lesta:
"Nobili commensali, figli d'eroi, simili a dei,
vengo al punto, senza giri di parole,
Omero mi nomo, e della vista son privo,
e per corti e per regge vo cantando,
storie d'eroi, di dei d'un tempo lontano,
sì lontano che neanche Andreotti, il divo Giulio
ancora in politica i primi passi non movea."
E i nobili commensali, piede veloce e cervello fino
a ingiuriarlo presero con male parole:
"Sei cieco e canti? E chi sei, Andrea Bocelli?"
E con simili parole riempivanlo di scherno.

Canto III

Ed ecco Ettore contro Achille, una delle scene più memorabili dell'Iliad... ma no, ma cazzo! Mai un'immagine giusta che sia una! Ma Omero sprovvisto di vista
da quegli empi non fecesi impressionare
e prese a cantar con voce soave,
storie d'eroi, di dei d'un tempo lontano,
sì lontano che neanche Andreotti, il divo Giulio
ancora in politica i primi passi non movea
e con maestria che a ogni effetto
più che Bocelli il Cantafiabe ricordava
delle Fiabe Sonore, di cultura dispensatrici,
di come la Grecia intera per una troia si mosse
che a Troia era giunta, per curiosa omonimia,
dell'ira d'Achille, il Pelide che come un bambino
viziato a lungo dalla nobile madre, specie se figlio unico,
i capricci fa per un nonnulla, grande lite intraprese,
con l'Atride Agamennone signore d'eroi,
di come il sire Odisseo, dal multiforme ingegno
l'atlante stradale perse, e persesi perciò anche lui
e per dieci anni vagò simile a un pirla,
e tornando alla casa del vecchio padre
invece di scusarsi grande strage commise,
cantò dinanzi al rapito pubblico.
E inutile è dire, ma forse non troppo,
che grande successo, portator d'eccessi
specie per attori e grandi rockstar
per tutta la Grecia il poeta riscosse.
E come quando dopo l'avvento glorioso
di Elvide il Pelvide, re delle rocce,
per ogni dove, pel vasto mondo,
che l'ampio Oceano con l'acque sue circonda
imitatori spuntaro, razza malsana,
che come lui si vestivano, come lui cantavano,
come lui parlavano, come lui si pettinavano,
così anche per Omero dalla vista offuscata
tristemente avvenne, e così è tutt'ora.
E per tutti i secoli a venire,
con la poesia ch'epica fu nomata
cimentaronsi in così tanti, d'illustri poeti
che del mare la sabbia i tanti granelli
il confronto non reggono, vengono meno.

Canto IV

Amministratori, dal potere di banno,
che con un rollback ristabilite
quanto un vandalo in una serata,
da odio tremendo e gran furore accecato,
modificò e cancellò in segno di sfida
di raccontare senza falla alcuna,
chi Omero senza donne e mano lesta
stimò e imitò, da Muse ispirato,
di raccontar permettetemi, se a voi piace e/o arrapa.
Primo a cantare gesta d'eroi
dopo ch'Omero fatto lo ebbe,
sorse Esiodo, grande copione,
perché, guarda caso, anch'egli scrisse
solo due libri, proprio come il cieco Omero:
nel primo narravasi di come gli dei
- detto terra terra - sesso facean,
di come essi le dee obbligavano
nel talamo superbo nuziale a entrare
e tanti figli quanti conigli partorire;
un giornale di gossip a tutti gli effetti,
prima del tempo in cui essi nacquero:
questo il gran merito di Esiodo copione.
Il secondo libro, lungo anche questo,
di campi parlava, e d'altre amenità: di come seminare e quando farlo;
di cosa pescare e quando farlo;
di cosa cacciare e quando farlo;
si può dunque dire, anzi affermare,
che Le Opere e i Giorni, quest'era il titolo
un primo tentativo, in tempi non sospetti,
fu di rivista specializzata, come tante ce n'è.
Come oggigiorno abbiamo Cioè, delle bimbominkia la bibbia,
e Io Donna per chi di esse cresce,
oppure Men's Health, tesoro di troiate,
tanto fu per gli antichi Le Opere e i Giorni:
questo il gran merito di Esiodo copione.
E passaron i secoli, e i due poeti,
lo sguercio e il copione ovviamente s'intende,
i soli due grandi modelli a lungo restaro,
perché benché tutti poetar volessero
caga avean d'esser meno di que' due
cosa che in effetti possibilissima era.
Sol un altro greco, folle tra' mortali
provòcci a far di meglio, stolto:
Apollonio Rodio il suo nome, Argonautiche l'opera
ma visto che era uno sfigato
niun se lo filò, nessuno lo fila,
e su di lui forse al liceo classico due parole
si spendono, che forse son già troppe.
Così la poesia epica i giorni passava
a esser letta, studiata e ammirata
ma mai rinnovata, al massimo masterizzata,
là dove di pelle gialla gl'abitanti sono,
perché controvento pisciaronsi, anche le donne.