Governo

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Il capo del governo italiano
« Vieni qui che ti governo! »
(Rocco Siffredi a Selen nel film Rocco rifà la Costituzione)
« Ma quanto sei triste, divertiti ogni tanto. »
(Governo Balneare su governo)
« È caduto il governo? No? Che palle... »
(Emilio Fede fuori onda sul governo Prodi)

Il governo è il componente attivo di un rapporto anale il cui componente passivo, comunemente definito cittadino, è spesso non consenziente.

Le diverse forme di governo

Tra le principali forme di governo ricordiamo:

  • Monarchia: un solo membro attivo (il monarca, da non confondersi con il menarca né con il monorchismo, che pure ha afflitto alcuni monarchi) stabiliva a suo piacimento l’identità dei cittadini governati degni delle sue attenzioni nonché tutti gli aspetti dell’agenda di governo, ossia ora, luogo e modalità del rapporto.
  • Oligarchia: evoluzione della monarchia. In sostanza, il monarca concedeva ad alcuni suoi amici (detti aristocratici, oligarchi o nobili oppure ancora stronzi con la puzza sotto il naso) il diritto di essere componente attiva del rapporto e di scegliersi qualche suddito da governare. Solitamente, comunque, il sovrano manteneva il diritto di scegliere per primo i sudditi di suo interesse e di regolare il traffico nelle stanze in cui ha luogo l’attività di governo.
  • Teocrazia: nello Stato della C.H.I.E.S.A. la parte attiva spettava ai sacerdoti, che minacciavano le pene dell’inferno a chi non accettava il pene del governo. Nei paesi cristiani in cui ancora vige questa forma di governo c’è un indubbio vantaggio rispetto al mondo islamico: le stanze di governo sono gradevolmente profumate d’incenso e i governati possono almeno ubriacarsi per sentire un po’ meno bruciore.
  • Fascismo: il manganello e l’ascia bipene (detta, per errore, bipenne) erano gli espliciti emblemi della schietta brutalità di questa forma di governo, che è stata in auge per un ventennio quasi esatto dal 1922 al 1943. L’uso di vaselina era stato bandito in nome di un ritorno agli antichi e virili usi dell’Impero Romano, tutt’al più le componenti attive (Duce e gerarchi) potevano concedere ai cittadini di posizionarsi a cucchiaio. Il cittadino, nel corso del rapporto di governo, era inoltre obbligato a gridare “Sì! Mi piace! Ancora!”
  • Democrazia: originale forma di governo, secondo la quale i cittadini scelgono da chi essere governati attraverso libere elezioni indette ogni 5 anni. I vantaggi sono spesso illusori: basti pensare che il governo più lungo e dur(atur)o dell’Italia democratica è stato il Berlusconi II (2001-2005). La speranza, che ciascuno può coltivare, di diventare un giorno membro attivo del governo è la base psico-ideologica che ha consentito la sopravvivenza, ormai sessantennale, di questa forma di governo (definito il governo della repubblica dei fichi d'india, non essendo presenti in Italia le piante di banano).
  • Comunismo: secondo l’utopica idea di Marx, in questa forma di governo non ci sarebbero state componenti passive. La maggioranza degli italiani l’ha sempre avversata chiedendosi semplicemente: “e allora chi si diverte?”.
  • Dittatura militare: variante atlantica del Fascismo (v. sopra) di cui avrebbe rappresentato un remix ottenuto cambiando il colore delle divise dei membri attivi, abbandonando le reminescenze antico-romane e abolendo l’obbligo da parte dei cittadini di esprimere gradimento durante il rapporto. Non venne realizzato a causa dell’incapacità da parte dei cospiratori di utilizzare l’alfabeto muto per le comunicazioni.
  • Anarchia: nessun governo, ovvero liberi tutti di governare e farsi governare da chi pare loro. In Italia non ha mai avuto successo perché gli italiani amano le abitudini e tendono ad affezionarsi ai loro governanti, chiunque essi siano (Andreotti, Craxi, Amato, Berlusconi ecc.)
  • Bushismo: ideologicamente simile a una dittatura, questa forma di governo rappresenta la più bassa forma di controllo delle masse. I cittadini vengono schedati, incarcerati, pressati, rincoglioniti e infine stesi dalla raffinata dialettica del mentore supremo.

Altri significati della parola governo

  • "giel'hai dato i' governo a' polli?" frase celebre fra allevatori di volatili da giardino in Toscana;
  • "questa barca non la governo" (Magellano)
  • "stasera non la riGOVERNO", storpiatura della parola governo, dall'uso dialettale toscano RIGOVERNARE che vuol dire sciacquare, lavare i piatti; in questo caso (non la rigoverno) trattasi di persona cosciente del proprio stato di ubriachezza e quindi non più in grado di governarsi.

Voci correlate