Marco Amelia

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« Non mi pesa assolutamente venire convocato in Nazionale e finire sempre in panchina perché gioca Buffon. Gigi è il miglior portiere al mondo e io sono onorato di poter imparare qualcosa da lui. »
(Marco Amelia nel prepartita)
Marco Amelia mentre giura amore eterno al Livorno.
« MUORI, BASTARDO! MUORI! »
(Marco Amelia, mentre trafigge una bambolina vudù raffigurante Gigi Buffon)

Marco Amelia è un particolare tipo di sedimento calcareo che vive in simbiosi con le panchine e, nei suoi esemplari più evoluti, con le tribune dei campi da calcio.
In seguito all'appendicite che ha colpito Gianluigi Buffon nel 2007 ha rivestito il ruolo di portiere della Nazionale per alcune partite, sfoderando una sontuosa prestazione contro il Lussemburgo (appena otto reti subite e un rigore parato con i denti). Convocato da Marcello Lippi come decimo portiere ai Mondiali del 2006, contribuisce a suon di barzellette sporche alla vittoria della competizione assieme ai suoi compagni di reparto Angelo Peruzzi e Simone Barone.

Carriera

Roma

Marco Amelia impegnato in un'acrobatica parata.

Marco Amelia muove i primi passi nel mondo del calcio nelle giovanili della Roma. È un centrocampista abile con i piedi (sa infilarsi in bocca l'alluce), ma così lento che non riesce a scartare neppure tua madre. L'allenatore plurinfartuato Carlo Mazzone, tra una bestemmia in aramaico antico e l'altra, decide di arretrarne la posizione in campo e di schierarlo prima nel ruolo di sagoma delle punizioni e successivamente in quello di portiere.
Amelia dimostra di possedere tutte le doti necessarie per diventare un ottimo estremo difensore: senso della posizione, riflessi eccezionali e un grado d'istruzione non superiore alla quarta elementare.
Inspiegabilmente però la Roma preferisce far giocare la salma di Francesco Antonioli e nel 2001 Amelia viene dirottato al Livorno, società all'epoca militante nella serie B e nel Partito Comunista.

Livorno

Con la maglia amaranto Amelia compie dei miglioramenti incredibili e impara a cucinare il cacciucco. A fine stagione la squadra centra la promozione in massima serie e il portiere viene premiato al Gran Galà del Calcio come Miglior oggetto decorativo situato sulla linea di porta.
Il mattatore della serata è però il presidente labronico Aldo Spinelli, che esegue uno straordinario numero di mimo reso ancor più indimenticabile dai suoi guanti gialli.
Durante il Governo Prodi il Livorno riesce a raggiungere numerose e tranquille salvezze, grazie all'apporto di Amelia e di talentuosi prodotti del vivaio labronico come Igor Protti, giovanissima seconda punta, e Cristiano Lucarelli, centravanti comunista col conto in banca alle Isole Cayman. Con la salita al potere di Silvio Berlusconi, però, la società toscana si ritrova nei bassifondi della classifica e retrocede matematicamente già a ottobre.

Palermo

Un galvanizzato Marco Amelia riceve i plausi del pubblico dopo aver capito in quale porta deve mettersi.

Marco Amelia decide di non seguire il Livorno in Serie B e si trasferisce al Palermo, scatenando l'astio dei tifosi livornesi che lo tacciano di ingratitudine. A queste accuse il giocatore, che nel frattempo ha cominciato a parlare di sé in prima persona plurale e costringe chiunque a chiamarlo "Sire", risponde con un signorile:

« Vaffanculo. »

La stagione di Marco è di altissimo livello, con appena 50 reti subite in 34 partite. Si segnala per alcune prodezze tecniche, come quando a San Siro riesce a scaccolarsi senza togliersi i guanti. Nel derby contro il Catania subisce un gol da metà campo e chiede all'arbitro di non convalidarlo appellandosi al legittimo impedimento: al momento del gol era infatti chinato a raccogliere una moneta da cinque centesimi.
Dopo l'episodio riceve calorosi attestati di stima dagli ultras palermitani, per lo più sotto forma di bombe carte dirette contro la sua auto.

Genoa

Spinto dall'ambizione bruciante di giocare nelle coppe europee e dal bisogno fisiologico di comprarsi un'altra Lamborghini, Amelia lascia Palermo e passa al Genoa in cambio di Rubinho, di una batteria per auto e di un canestro di frutta. Morta.
Con i rossoblu comincia alla grandissima: 16 reti subite in 8 gare, di cui 13 soltanto nella sfida contro l'Inter, gara in cui sfoggia il repertorio classico del buon portiere saponetta (rinvii sbilenchi, assist agli avversari, uscite a farfalle, tuffi dalla parte sbagliata, craniate contro i pali) e ottiene la definitiva consacrazione come erede di Valerio Fiori. Conclude l'anno con 48 gol subiti in 30 partite e passa l'estate a rosicare contro Federico Marchetti, reo di avergli soffiato il posto di pippa a Sudafrica 2010:

« Se c'ero io di gol dalla Slovacchia ne prendevamo almeno cinque! »
(Amelia mentre alza minacciosamente un pugno all'indirizzo del televisore)

Milan

Fortemente voluto da Berlusconi, alla ricerca di un nuovo portiere per Villa Certosa, passa al Milan nell'ambito di una trattativa che porta a Genova Marco Borriello, Belen Rodriguez e centocinquanta paparazzi. In rossonero Amelia riesce nell'impresa di fare da riserva a Christian Abbiati, che ha quarantacinque anni e a sua volta era la riserva di Dida.
Marco esordisce in Champions League in Real Madrid- Milan, partita in cui subisce 2 gol pur essendo stato schierato come attaccante. Durante la festa per lo scudetto 2012-13 viene rinchiuso dai suoi compagni nell'armadietto di Clarence Seedorf e ci risulta che non sia ancora riuscito a liberarsi.

Curiosità

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  • Marco Amelia quando ha sonno non conta le pecore, ma i goal subiti.
  • Nel 2006 ha segnato una rete durante un incontro di Coppa UEFA contro il Partizan Belgrado, avvenimento che ha spinto la NATO a bombardare a tappeto la Serbia.
  • È riuscito a prendere tre gol dalla Nuova Zelanda.
  • E anche dalla vecchia.