Julio Cruz

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Julio Ricardo Cruz, felice di tornare al suo antico mestiere (come calciatore era una zappa lo stesso).

Julio Ricardo Cruz (Santiago del Estero, 10 ottobre 1974) è un ex calciatore argentino, di ruolo attaccante. Le formazioni in cui ha militato sono: Banfield, River Plate, Feyenoord, Bologna, Inter e laz lazie laziett (non ce la faccio perdonatemi) "La squadra romana che non è la Roma".

È soprannominato El Jardinero (Il giardiniere). Secondo le fonti ufficiali, il soprannome fu assegnato a Cruz quando tagliava l'erba del campo di allenamento del Banfield (una modesta squadra argentina).
Una seconda versione, smentita dal giocatore, vuole che il nomignolo gli sia stato dato da Suor Mansueta, delle "Oblate Ospitaliere Francescane", insegnante della scuola elementare "Nuestra Señora de Loreto de Sùra" della sua città. La suora aveva incaricato l'allora tredicenne Julio di accudire i pomodori coltivati nel convento e lui, dimostrando una fantasia notevole, si era messo nudo davanti ai pomodori per farli arrossire. Suor Mansueta lo apostrofò "Jardinero Sucio!!!" (giardiniere sudicione), poi aggiunse sottovoce "...pero usted tiene un buen paquete!" (però c'hai un bel pacco!) e si fece il segno della croce prima di smanett perdonarlo.
Si è ritirato nel 2010 a 36 anni. In seguito a successive disavventure finanziarie (il commercialista gli ha venduto pure i tatuaggi), ha tentato il rientro in una squadra argentina di calcio a 5.

« "Il Giardiniere è rimasto al verde!" Avvilente rentrée di Julio Cruz con l'Atletico Pamperos. »
(Dalla prima pagina di Olé (22 giugno 2012).)

Inizi

Julio Ricardo Cruz, durante i provini col Banfield, guarda perplesso una curiosa sfera rotolante.

Il padre è Hilario Cruz, un contadino che produceva la qualità di banane giganti "Pilón". La madre è Alfonsina Lugones, eletta "Casalinga più felice della Pampa" per cinque anni consecutivi. Nella famiglia di Julio si parla solo il dialetto Quechua, ottimo per conversare con un Inca, ma del tutto inadatto per la moderna scuola argentina. I suoi voti, nella pagella del 2° trimestre, assomigliano molto alle temperature registrate sulla Cordigliera delle Ande nel terribile inverno del '61.
I suoi idoli, come per molti ragazzi dell'epoca, sono Diego Armando Maradona e Pablo Escobar, curiosamente accomunati dall'avere un fottio di soldi e dalla passione per una sottile polverina bianca. Nonostante il parere avverso del padre, che preferiva un mestiere legato alla coltivazione, Julio sceglie di seguire le orme del primo.
Durante le medie, i suoi compagni oramai lo chiamano Jardinero, il professore di ginnastica (noto burlone) lo allena per correre i 3000 siepi. Quando capisce che era una "presa per il culo", pianta la scuola.

Nel 1991 si trasferisce a Banfield da sua zia Ana Emilia Lugones, con la quale si incontra solo durante la cena. Lei di lavoro fa la batt sempre il turno di notte e Julio, per sbarcare il lunario, di giorno taglia il prato della locale squadra di calcio. Victoria Orozco, moglie del presidente del Banfield, passando nello spogliatoio "per caso", nota la borsa di Julio con la scritta "Pilón". Incuriosita sbircia nelle docce e capisce che non tutti i "piloni" vengono per nuocere, anzi.

1992-1997: In Argentina

Cruz contrastato da Torricelli nella Coppa Intercontinentale 1996. Alla Juventus, oltre al trofeo, il premio giocatore più brutto in campo per lo stesso Torricelli.

Cominciò la sua carriera calcistica nel Club Atlético Banfield, con cui disputò il campionato delle giovanili nel 1993 e giocò nella massima serie fino al 1996, collezionando 65 presenze, 16 gol e 1472 orgasmi della signora Orozco.
Durante una premiazione sportiva a Buenos Aires, conosce Evita Pintado (figlia del presidente del River Plate). Passa tutto il weekend a sfond convincerla delle sue doti atletiche. Alla fine, ottiene di far parte del prestigioso club per la stagione 1996-1997, diventando il miglior attaccante della squadra con 17 gol in 29 partite.

« Mia figlia dice che Julio Cruz è uno che sfonda! »
(David Pintado intervistato durante la campagna acquisti da "Fútbol en Vivo".)

La relazione tra Evita e Julio arriva però alle orecchie di Pintado. Il presidente non vede di buon occhio la loro frequentazione, anche perché sentir vociferare che: "se Evita allarga le cosce il vento ti spettina!" sono cose che a un padre non fanno piacere. Vende immediatamente il giocatore in Olanda, per un mazzo di tulipani e sei bottiglie di Château Haut-Brion del '73.

1997-2003: dal Feyenoord al Bologna

Cruz è allergico alla noce moscata, nel passaggio al Bologna è dimagrito 15 kg mangiando tortellini.

Dal 1997 al 2000 giocò in Olanda con il Feyenoord (86 presenze e 44 gol), giocò in Champions League nel 1998 e, grazie ad una sua doppietta, gli olandesi sconfissero 2-0 la Juventus[1]
i bianconeri arrivarono comunque alla finale ma la persero per la seconda volta consecutiva[2]

Successivamente si trasferì in Italia e vestì la casacca del Bologna.
All'inizio della sua avventura bolognese subì un netto e repentino dimagrimento, a causa di un'allergia alla noce moscata contenuta nei tortellini. Questa almeno secondo la versione ufficiale.
Moira Zampogni (detta l'Idrovora di viale Pompei), intervistata da "Novella 2000", racconta invece della passione ossessiva di Julio per la seconda specialità bolognese. Questo, lo portò anche a soffrire di una certa debolezza, più tardi il suo rendimento migliorò e il suo bottino fu di 30 gol in 98 partite.

2003-2009: l'Inter

Cruz manca clamorosamente il pallone tentando il colpo della vanga rovescia. L'episodio gli causa la rottura dei legamenti crociati del ginocchio destro ed una elongazione del polpaccio sinistro.

Nell'estate del 2003 fu acquistato dall'Inter per sostituire il partente Hernán Crespo. L'enorme vuoto lasciato da Crespo andava colmato, come dichiarato dalla cognata del presidente Moratti. Infatti è proprio su consiglio di Letizia (abbonata di lunga data a "Novella 2000"), che Massimo decide di prendere il giocatore. A convincere Julio è in particolare l'ambiente rassegn sereno che si respira in casa nerazzurra.

« Mi trovo bene all'Inter, non vincerò mai niente ma, quando Letizia Moratti imita Stanlio e "Bobo" Vieri fa Ollio, ci facciamo matte risate! »
(Cruz sulla Gazzella dello Sport: 15 luglio 2003.)

Il "vezzo morettiano", di acquistare una decina di attaccanti ogni stagione senza vincere una minchia, lo confina però inevitabilmente in panchina. Da allora, in molte occasioni in cui è entrato in campo dalla panchina, ha risolto le partite con gol spesso decisivi. Tanto da guadagnarsi il titolo di "Tuterone Sculato 2006".
In sei anni all'Inter segna 49 gol, una media di 8 reti a stagione. Roba da far quasi rimpiangere Darko Pančev. Decide di non rinnovare il contratto, a Roma hanno aperto la "Casa di Cura per Anziani Claudio Lotito" e l'aria umida di Milano gli ha riacutizzato i reumatismi.

2009-2010: lazie[3]

Julio Cruz raggiante durante le visite mediche, meno quando ascolta il referto.

Svincolatosi dall'Inter, il 31 luglio 2009 firma per il presidente Lotirchio, col quale conquista subito il primo trofeo in maglia biancoceleste, giocando gli ultimi scampoli della finale di Supercoppa italiana a Pechino, proprio contro l'Inter. Molti si saranno chiesti il perché di questa singolare "location". La spiegazione va ricercata nell'attenta gestione dei bilanci, nell'ottimizzazione delle risorse e nel rispetto del fair play finanziario.
Infatti la scelta di Pechino era motivata da queste esigenze:

  • Lotito aveva un'accordo con la "Triade's Movie" per girare, in quei giorni, il film porno "El Jardinero Sucio!"[4],
  • la famiglia Lotito aveva da tempo desiderio di vedere la Grande Muraglia Cinese,
  • qualche giocatore cinese, quarantenne ma ancora in forma, si poteva sempre trovare,
  • come fanno gli involtini primavera da quelle parti non li trovi di sicuro a Roma.

Con la "seconda squadra romana in ordine di importanza" segna 4 reti in tutta la stagione, confermando che quei soldi era meglio spenderli per una pizza a tutto lo staff.
Il 7 settembre 2010 il suo agente conferma la decisione di Cruz di ritirarsi dal calcio giocato, pur avendo avuto concrete possibilità di rientrare, dati gli interessamenti della Bassano Virtus, del Borgomanero e del San Felice Normanna. Con quest'ultima si è andati molto vicino ad un accordo, i sei quintali di mozzarelle di bufala come compenso non hanno però soddisfatto Cruz, ne voleva sette.

Nazionale

Ha partecipato alla Copa América 1997 e ai Mondiali di Germania 2006. In totale 22 presenze e 3 gol con la Nazionale argentina. Superando le due reti di Nicolás Burdisso (che però è un difensore e della Roma).

Voci correlate

Note

Cioè, stai davvero leggendo le ♪♫note♫♪?? Pazzesco!! Peraltro fai bene.
  1. ^ Son cose che riconciliano col calcio.
  2. ^ Son cose che fanno amare il calcio.
  3. ^ Chi corregge peste lo colga!
  4. ^ Non sto qui a dirvi chi era l'interprete maschile, per motivi di privacy.


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