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* il più giovane ed impressionabile dei fratelli Savi, Alberto, si mette a piangere e si fa la [[pipì]] addosso, costringendo la banda a una sosta forzata presso il primo [[autogrill]].
* il più giovane ed impressionabile dei fratelli Savi, Alberto, si mette a piangere e si fa la [[pipì]] addosso, costringendo la banda a una sosta forzata presso il primo [[autogrill]].
Il colpo frutta appena £ 1.300.000, l'equivalente di un loro stipendio. Ciò spingerà la banda ad intensificare il lavoro notturno. Nei due mesi successivi vengono compiute dodici rapine ad altrettanti caselli. Nell'ambiente del Gioventù bruciata divennero dei miti in quanto, a forza di buttarci dentro monetine, finirono tutti cinque volte i sedici giochi presenti nella sala. Il suo proprietario iniziò a farsi vedere in giro a bordo di una [[Ferrari]] e placcò in [[oro]] le maniglie e la rubinetteria dei [[cesso|cessi]]. In quel periodo beveva solo Perrier e Dom Perignon e si abbigliava come un [[Lele Mora]] ''ante litteram''. Quando la banda fu sgominata cadde sul lastrico e ci rimise anche i denti. Oggi fa il [[lustrascarpe]] a [[Calcutta]].
Il colpo frutta appena £ 1.300.000, l'equivalente di un loro stipendio. Ciò spingerà la banda ad intensificare il lavoro notturno. Nei due mesi successivi vengono compiute dodici rapine ad altrettanti caselli. Nell'ambiente del Gioventù bruciata divennero dei miti in quanto, a forza di buttarci dentro monetine, finirono tutti cinque volte i sedici giochi presenti nella sala. Il suo proprietario iniziò a farsi vedere in giro a bordo di una [[Ferrari]] e placcò in [[oro]] le maniglie e la rubinetteria dei [[cesso|cessi]]. In quel periodo beveva solo Perrier e Dom Perignon e si abbigliava come un [[Lele Mora]] ''ante litteram''. Quando la banda fu sgominata cadde sul lastrico e ci rimise anche i denti. Oggi fa il [[lustrascarpe]] a [[Calcutta]].

Nell'ottobre dello stesso anno la banda decide di diversificare l'attività lanciandosi in una [[joint-venture]] con un autorivenditore [[Rimini|riminese]], organizzando un'[[estorsione]] ai danni di quest'ultimo. Il piano è semplice e preciso: spedire una [[lettera minatoria]] e attendere gli sviluppi. Ecco il testo della lettera:
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Cappitto ci hai? Percché se non hai cappitto te lo risppiegghiammo, cappitto hai?

Asppetta alttre isttruzzionni e risppetta i limmitti di velloccittà.}}


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Versione delle 18:08, 16 gen 2014

La banda della Uno bianca fu un'organizzazione criminale operante in Emilia Romagna, composta per lo più da poliziotti. Nel 1987 Piergiorgiomaria Bruciafichi, all'epoca questore di Bologna, incaricò l'assistente capo Roberto Savi di costituire un nucleo di Polizia Criminale, ci fu un evidente fraintendimento.

« Se vogliamo catturarli dobbiamo mettere un posto di blocco sulla provinciale per Modena. »
(Roberto Savi che consiglia ai colleghi poliziotti cosa fare.)
« Se vogliamo farla franca dobbiamo evitare la provinciale per Modena. »
(Roberto Savi che consiglia ai colleghi banditi cosa fare.)

La banda operò fino all'autunno del 1994 e commise 103 azioni delittuose, provocando la morte di 24 persone ed il ferimento di altre 102 (e per fortuna che erano agenti di pubblica sicurezza, altrimenti poteva andar peggio). Il nome deriva dall'automobile generalmente utilizzata per le azioni criminali, una Fiat Uno di colore bianco. La scelta del veicolo era motivata da tre logiche ragioni:

  1. era facile da rubare;
  2. era difficile da individuare per la sua estrema diffusione;
  3. chiamarsi la Banda della Fiat Ritmo Celestina avrebbe fatto veramente cagare.

In un'intervista un giornalista insinuava che dietro la banda si celassero in realtà i servizi segreti, Fabio Savi (uno dei componenti) rispose così:

« Dietro la Uno bianca c'è soltanto la targa, i fanali e il paraurti. »
(Fabio Savi che vuole fare lo spiritoso.)
« ...e i Carabinieri che vi corrono dietro! AHAHAH!!! »
(Il giornalista che fa la battuta e si sganascia assieme al Savi.)

Componenti della banda

L'arresto dei tre fratelli Savi. Roberto si reca in questura in modo tranquillo (come faceva tutti i giorni). Fabio viene catturato al confine con l'Austria, nel disperato tentativo di aggregarsi al terrorismo altoatesino. Alberto viene arrestato nel commissariato di Rimini, da un collega che sembra il suo gemello.
  • Roberto Savi (Forlì, 1954): poliziotto presso la Questura di Bologna. Dopo essere stato per molti anni operatore in volante, dal 1992 opera come operatore radio nella centrale operativa[1]. Possiede una collezione di armi, regolarmente registrate su un foglio di carta della pizza, fra cui due Beretta AR 70, una lupara, qualche fucile d'assalto, due dozzine di coltelli e un cannoncino da 40mm, in dotazione ai dragamine jugoslavi classe "Pojvic". È la mente del gruppo, gli inquirenti lo definiscono un Al Capone col cervello di Lorenzo de' Medici, ma anche negli anni '90 sparavano cazzate assurde. Il 3 agosto 2006 ha fatto richiesta di grazia, ottenendo però solo una Graziella.
  • Fabio Savi (Forlì, 1960): fratello di Roberto e cofondatore della banda. Un lieve difetto alla vista gli preclude la carriera di poliziotto, senza occhiali non distingue sua madre da un autobus. È l'unico componente presente a tutte le azioni criminali della banda, ha un carattere aggressivo e durante le rapine, per incutere maggior timore, indossa sempre un fratino della Guardia di Finanza.
  • Alberto Savi (Cesena, 1965): fratello minore di Roberto e Fabio. Presta servizio presso il Commissariato di Rimini. Debole di carattere, subisce la personalità dei fratelli maggiori. Viene utilizzato dalla banda per togliere le multe, passare l'aspirapolvere nel covo e preparare un'ottima coratella.
In un disperato tentativo di sviare le indagini, i Savi arrestarono la Banda Bassotti.
  • Pietro Gugliotta (Catania, 1960): non partecipa alle azioni omicide del gruppo. Anche lui è operatore radio presso la questura, ha l'idea di acquistare i telefoni cellulari (all'epoca costosissimi) utilizzati per guidare i complici durante la fuga. Viene scarcerato nel 2008 grazie all'indulto, finirà di pagare le rate dei telefonini nel 2035.
  • Marino Occhipinti (Santa Sofia, 1965): membro minore della banda e vice-sovrintendente della sezione narcotici della Squadra mobile. Prende parte all'assalto ad un furgone della COOP, durante il quale muore una guardia giurata. Per questo motivo, viene soprannominato dai complici RoboCoop e si becca l'ergastolo. Nel 2012 gli viene concessa la semilibertà e un lavoro, evitare che le vecchie che fanno la spesa si portino via i carrelli di un supermercato.
  • Luca Vallicelli: è agente scelto (non si sa da chi) presso la Polizia Stradale di Cesena. Partecipa solamente alle prime rapine, quelle ai bigliettai della A14, che si concludono senza omicidi (anche perché definire "vivi" i casellanti sarebbe una forzatura). Patteggia la pena di tre anni e otto mesi, attualmente è un uomo libero, ancorché destituito dalla Polizia di Stato[2].

Principali azioni criminali

La banda inizia le sue scorrerie notturne nel 1987, inizialmente solo per pagarsi interminabili partite ai videogiochi. I membri erano infatti grandi appassionati e assidui frequentatori della sala giochi "Gioventù bruciata" di Castenaso. I casellanti dell'autostrada A14 sono i loro bersagli preferiti. La prima rapina viene effettuata il 19 giugno di quell'anno al casello di Pesaro. La tecnica è ancora sperimentale e in via di perfezionamento:

  • l'auto usata per il colpo è la Fiat Regata grigia di Alberto Savi, la cui targa era stata opportunamente modificata disegnandoci sopra un paio di baffi a manubrio;
  • la rapina non provoca alcuno spargimento di sangue;
  • il più giovane ed impressionabile dei fratelli Savi, Alberto, si mette a piangere e si fa la pipì addosso, costringendo la banda a una sosta forzata presso il primo autogrill.

Il colpo frutta appena £ 1.300.000, l'equivalente di un loro stipendio. Ciò spingerà la banda ad intensificare il lavoro notturno. Nei due mesi successivi vengono compiute dodici rapine ad altrettanti caselli. Nell'ambiente del Gioventù bruciata divennero dei miti in quanto, a forza di buttarci dentro monetine, finirono tutti cinque volte i sedici giochi presenti nella sala. Il suo proprietario iniziò a farsi vedere in giro a bordo di una Ferrari e placcò in oro le maniglie e la rubinetteria dei cessi. In quel periodo beveva solo Perrier e Dom Perignon e si abbigliava come un Lele Mora ante litteram. Quando la banda fu sgominata cadde sul lastrico e ci rimise anche i denti. Oggi fa il lustrascarpe a Calcutta.

Nell'ottobre dello stesso anno la banda decide di diversificare l'attività lanciandosi in una joint-venture con un autorivenditore riminese, organizzando un'estorsione ai danni di quest'ultimo. Il piano è semplice e preciso: spedire una lettera minatoria e attendere gli sviluppi. Ecco il testo della lettera:

Buonasero. Siammo dell'Annonnimma Ssarda e se non vvuoi che ti seqquestriammo tutte le mmacchinne e gli ttaggliammo tutti gli sspecchietti rettrovvissorri ddevvi ddarcci tutti i ssolddi cche tti chiedderremmo. E sse pprovvi a ffarre il ffurbbo pubbliccherremmo su ttutti i ggiornnalli ddelle ffotto in ccui
T'hanno visto bere a una fontana
che non ero io
t'hanno visto alzare la sottana
la sottana fino al pelo. Che nero!

Cappitto ci hai? Percché se non hai cappitto te lo risppiegghiammo, cappitto hai?

Asppetta alttre isttruzzionni e risppetta i limmitti di velloccittà.


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Rapinare le banche è molto più semplice, grazie ad un geniale modus operandi ideato da Roberto Savi.

  1. Entrano in banca e con feroci minacce si fanno consegnare i soldi.
  2. Gridando "Altolà, polizia!", si qualificano come agenti e si arrestano a vicenda.
  3. Portano via il bottino come prova, rilasciando "regolare" ricevuta al direttore, che si complimenta con loro per il tempestivo intervento.

Grazie alle lungaggini dell'iter burocratico, necessario a disporre il dissequestro della refurtiva, agiscono indisturbati per diversi anni. Il Credito Romagnolo ne sta ancora aspettando la restituzione.

Le condanne

Roberto Savi era un freddo calcolatore.

Note

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  1. ^ è tutto vero, non è colpa mia!
  2. ^ e vorrei vedere altrimenti!

Voci correlate