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===Allenatore===
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Finita la carriera da giocatore, tornò dietro il bancone da macellaio. Ma nel pieno della [[Seconda guerra mondiale|guerra]], la carne scarseggiava, e per continuare come minimo doveva vendere i suoi arti.<br />
Finita la carriera da giocatore, tornò dietro il bancone da macellaio. Ma nel pieno della [[Seconda guerra mondiale|guerra]], la carne scarseggiava, e per continuare come minimo doveva vendere i suoi arti.<br />
Finita la guerra, liberata l'[[Italia]], ricominciava finalmente il [[Serie A|campionato di calcio]]. A Rocco fu affidata la panchina della Triestina, che l'anno prima era arrivata ultima in serie A, salvo poi essere ripescata durante l'estate. Il "''Paròn''" (così veniva chiamato) che accettò di lavorare i primi mesi gratis, probabilmente perché aveva firmato il contratto in bianco. La stagione fu esaltante, e si chiuse con il secondo posto dei friulani. Trieste era in festa, e Rocco divenne il personaggio più popolare della città (e anche l'unico ad essere conosciuto al di fuori del Friuli). Tuttavia il rapporto tra lui e il presidente si inasprì, e alla fine Rocco decise di abbandonare non solo la Triestina, ma il mondo del [[calcio]] in generale.<br>
Finita la guerra, liberata l'[[Italia]], ricominciava finalmente il [[Serie A|campionato di calcio]]. A Rocco fu affidata la panchina della Triestina, che l'anno prima era arrivata ultima in serie A, salvo poi essere ripescata durante l'estate. Il "''Paròn''" che accettò di lavorare i primi mesi gratis, probabilmente perché aveva firmato il contratto in bianco. La stagione fu esaltante, e si chiuse con il secondo posto dei friulani. Trieste era in festa, e Rocco divenne il personaggio più popolare della città (e anche l'unico ad essere conosciuto al di fuori del Friuli). Tuttavia il rapporto tra lui e il presidente si inasprì, e alla fine Rocco decise di abbandonare non solo la Triestina, ma il mondo del [[calcio]] in generale.<br>
Però, uno che nella vita ha fatto solo calcio, se rinuncia a quest'ultimo, cosa può mai fare? Fu così che alla prima chiamata (quella del [[Treviso]]) rispose subito con un ''sì''. Dopo una stagione non esaltante, però, decise di ritornare a Trieste, dove allenò per un altro anno, prima di andarsene definitivamente dalla squadra friulana.<br />
Però, uno che nella vita ha fatto solo calcio, se rinuncia a quest'ultimo, cosa può mai fare? Fu così che alla prima chiamata (quella del [[Treviso]]) rispose subito con un ''sì''. Dopo una stagione non esaltante, però, decise di ritornare a Trieste, dove allenò per un altro anno, prima di andarsene definitivamente dalla squadra friulana.<br />
Ad aspettarlo c'era il [[Padova]], una squadra completamente a pezzi. Tuttavia Rocco saprà ricostruirla, armato di pazienza, reclutando nella formazione veneta gli scarti della serie A. Una politica di mercato non eccezionale, ma che garantiva l'acquisto di giocatori a poco prezzo. Fu così che arrivarono a Padova: Rosa (scartato addirittura dalla [[Sampdoria]]), Hamrin (uno che la Juve non ha mai capito dove l'ha preso), Blason (solito [[Pippa|bidone]] interista) e Brighenti (dal Modena).
Ad aspettarlo c'era il [[Padova]], una squadra completamente a pezzi. Tuttavia Rocco saprà ricostruirla, armato di pazienza, reclutando nella formazione veneta gli scarti della serie A. Una politica di mercato non eccezionale, ma che garantiva l'acquisto di giocatori a poco prezzo. Fu così che arrivarono a Padova: Rosa (scartato addirittura dalla [[Sampdoria]]), Hamrin (uno che la Juve non ha mai capito dove l'ha preso), Blason (solito [[Pippa|bidone]] interista) e Brighenti (dal Modena).

Versione delle 17:35, 21 giu 2009

furbox

File:IlPadrino.jpg
Marlon Brando durante il film. Come potete vedere le riprese vengono fatte in luoghi chiusi e in penombra, per mascherare la sua prominente ciccia.

Il Padrino

« Ti farò un offerta che non potrai rifiutare »
(Macellaio a don Vito Corleone)

Il Padrino è un film di Francis Ford Coppola, con Bernardo Provenzano, Totò Riina, e Luciano Moggi, primo di una trilogia di due film, tratti dall'omonimo romanzo di Mario Pizzo.[1]

Il film è considerato un vero cult movie, nonostante ciò che rappresenti sia pura fantasia. Perché la mafia non esiste, ricorda.

"Il padrino" è stato premiato con il premio Oscar una serie infinita di volte, il che ha spinto il regista a girare il sequel: "Il padrino parte II", l'ennesimo successo ha permesso la regia anche di un terzo film: "Il padrino parte III". Nonostante il film sia stato una cagata, Coppola ha deciso di girare anche un "padrino parte IV", dove don Vito resuscita (ooops! forse non dovevo dire che è morto), e che vedrà la partecipazione del cast di Harry Potter (insomma, bisogna incassare. È lo showbusiness).

Trama

Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Gli spoiler rendono il testo più aerodinamico aumentandone la velocità, quindi attenzione ai colpi d'aria.

New York, 1946. Vito Corleone è un immigrato siciliano, che, dopo anni di discriminazioni, è finalmente diventato, grazie a giochi clandestini e racket di lavavetri, "il padrino", ovvero il capo della mafia della Grande Mela. La sua azienda, chiamata Famiglia Corleone in un attacco di fantasia, coinvolge il figlio Sonny[2], vero mariuolo e degno erede del padre, e Fredo, che, al contrario del fratello, è un nerd mammone che a trent'anni vive ancora con i genitori. Ma la vera pecora nera della famigghia è Michael, il quale non solo non fa parte dell'azienda è addirittura fidanzato con una ragazza non siciliana!

Note

Template:Legginote

  1. ^ In realtà il vero nome era Mario Puzo, ma doveva farsi un po' di pubblicità...
  2. ^ Il vero nome era Santino, ma si preferisce far chiamare Sonny, a causa delle continue prese per il culo che gli riservavano i suoi compagni di liceo («Santino? E dov'è finito il presepe?», questa tralaltro detta dalla sua professoressa).



NEREO ROCCO

Nereo Rocco(Trieste, Impero Austro-Ungarico, 20 maggio 1912 - Trieste, Italia, 20 febbraio 1979) è stato un allenatore italian Austro-Ungarico. Lega il suo nome al Milan con il quale vinse scudetti e coppe regalate come punti del latte.
Fu l'inventore del "catenaccio", ovvero: tutti in difesa, appena arriva la palla lanciamola, e che Dio ce la mandi buona.

Carriera

Nato da una famiglia di macellai, sin da piccolo la sua passione è il calcio. Tuttavia si trova di fronte l'opposizione dei genitori, che lo vogliono in futuro dietro l'affettatrice. Resistendo all'osteggiamento della madre e al machete del padre, Rocco a 17 esordisce in serie A con la Triestina.

Giocatore

Pur non essendo un campione, Rocco riuscirà ad esordire anche in Nazionale, dove collezionò una presenza, dando la colpa al suo matrimonio se giocatori come Ferrari e Meazza, futuri campioni del mondo, abbiano preso poi il suo posto in attacco tra gli azzurri. Insomma, aveva voglia di scherzare.
Rocco gioca altre 6 stagioni alla Triestina, dove colleziona ben 54 francobolli, e nel '37, il presidente del Napoli Achille Lauro, uno che amava spendere molti soldi per qualsiasi giocatore, un po' come Moratti oggi, sborsa la bellezza di 160mila lire per un giocatore che nessuno aveva né visto né sentito. Dopo una stagione conclusa al decimo posto, il Napoli fallisce, e Rocco se ne va a Padova.
Fu proprio lì (dove giocò gli ultimi anni della sua carriera) che Rocco imparò il cosiddetto "catenaccio": il suo allenatore, lo sconosciuto cecoslovacco Banas, aveva infatti pensato che una squadra dove gli attaccanti facevano schifo, faceva bene a chiudersi in difesa. Fu così che nacque il catenaccio, e Rocco pensò bene di rubare l'idea a Banas, sapendo che questi sarebbe rimasto uno sconosciuto, e che nessuno l'avrebbe scoperto.

Allenatore

Finita la carriera da giocatore, tornò dietro il bancone da macellaio. Ma nel pieno della guerra, la carne scarseggiava, e per continuare come minimo doveva vendere i suoi arti.
Finita la guerra, liberata l'Italia, ricominciava finalmente il campionato di calcio. A Rocco fu affidata la panchina della Triestina, che l'anno prima era arrivata ultima in serie A, salvo poi essere ripescata durante l'estate. Il "Paròn" che accettò di lavorare i primi mesi gratis, probabilmente perché aveva firmato il contratto in bianco. La stagione fu esaltante, e si chiuse con il secondo posto dei friulani. Trieste era in festa, e Rocco divenne il personaggio più popolare della città (e anche l'unico ad essere conosciuto al di fuori del Friuli). Tuttavia il rapporto tra lui e il presidente si inasprì, e alla fine Rocco decise di abbandonare non solo la Triestina, ma il mondo del calcio in generale.
Però, uno che nella vita ha fatto solo calcio, se rinuncia a quest'ultimo, cosa può mai fare? Fu così che alla prima chiamata (quella del Treviso) rispose subito con un . Dopo una stagione non esaltante, però, decise di ritornare a Trieste, dove allenò per un altro anno, prima di andarsene definitivamente dalla squadra friulana.
Ad aspettarlo c'era il Padova, una squadra completamente a pezzi. Tuttavia Rocco saprà ricostruirla, armato di pazienza, reclutando nella formazione veneta gli scarti della serie A. Una politica di mercato non eccezionale, ma che garantiva l'acquisto di giocatori a poco prezzo. Fu così che arrivarono a Padova: Rosa (scartato addirittura dalla Sampdoria), Hamrin (uno che la Juve non ha mai capito dove l'ha preso), Blason (solito bidone interista) e Brighenti (dal Modena).