Utente:Furbone/Sandbox2

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MEDIOEVO

Il medioevo, secondo la storia d'Europa, è quel periodo che parte dalla caduta dell'Impero Romano d'occidente fino alla scoperta da parte di Cristoforo Colombo delle Indie.[1]

La scelta della fine del medioevo è sempre stata varia a seconda delle nazioni. Per alcune, tipo la Germania, il medioevo finisce con la nascita del protestantesimo, e quindi quando la nazione tedesca era al centro dell'interesse. Per alcuni italiani, tra cui lo storico Federico Moccia, il finale del medioevo non può che essere uno scontato happy end, come la fine della Guerra dei cent'anni. Per gli spagnoli invece la fine del medioevo è concordata con la conquista totale della spagna islamica e della conseguente unificazione della Spagna nel 1492, cosa di cui però a nessuno importa. Per i turchi invece... vabbè ma 'sti cazzi dei turchi. Andiamo avanti.

Il medioevo è detto anche età buia o epoca di merda, per i suoi eventi non sempre eccezionali come il rafforzamento del potere della chiesa, che lo eserciterà secondo la dottrina del rispetto e della fratellanza, o per il fatto che, apparte verso la fine con la Divina Commedia, non ci sia stato neanche un baluardo culturale. Neanche a pagarlo tutto l'oro che i feudatari fregavano al popolo.

Il termine medio evo, proviene da medius + evus (notare l'incredibile sviluppo della lingua latina, sempre più vicina a quel punto di autodistruzione chiamato "Italiano"), che significa "età di mezzo", o "terra di mezzo", o "età del cazzo", o "età del mazzo", o "età del palazzo", o "età del ragazz... vabbè basta, comunque il termine sta a significare che il medio evo è un'epoca in mezzo tra l'età antica e l'età moderna, come se tu ti mettessi tra Mario e Giorgio, secondo il calcolo Errore del parser (errore di sintassi): {\displaystyle x + y=mc(2)¼3} , tu saresti in mezzo. Come abbiano fatto i medioevali a capire che sarebbero stati in mezzo non si sa. Forse perché erano stupidi. Del resto, credevano che il mondo sarebbe finito nell'anno 1000[2].

Storia

La storia del medioevo si divide in:

  • Alto medioevo: la chiesa comanda. I feudatari sono padroni assoluti, i servi della gleba devono subire, le condizioni economiche sono disagiate ma nonostante questo i padroni si accaparrano tutto. L'Italia si divide tra Stato della Chiesa e le invasioni barbariche. Gli Arabi conquistano mezzo mondo, l'arte faceva schifo e dall'Asia arrivano gli Unni invasori. Per fortuna che adesso la chiesa non influenza le decisioni dello stato. Il presidente non è padrone di giornali, TV, sport, o banche, e i più poveri ora hanno tutti i diritti. L'economia va a gonfie vele, l'Italia è più unita che mai, e l'islam non è più un problema. Infine l'arte, ha trovato il suo momento di massimo splendore, e dall'Asia, specialmente dalla Cina, non arriva nessun materiale tarocco, o qualche cinese che apre un negozio. Insomma, la gerarchia è rispettata, e tutto va come deve andare.
  • Basso medioevo, o ritardato medioevo: il sistema feudatario è in crisi. Cominciano a svilupparsi nuove forme di governo come la signoria, il vassallaggio, o l'anarchia. I servi cominciano a chiedere i loro diritti (20 ore lavorative al giorno, viveri, ed eliminazione della tassa sul doppio idrogeno e l'ossigeno) e gli abitanti dei borghi escono finalmente dai castelli: nascono le prime città, ed il centrosinistra comincia subito a lamentarsi dell'operato della giunta di centrodestra.

Questo è, secondo le fonti storiche, il medioevo. Ci piace ricordarlo così: estroverso, sempre alla moda, pronto a rinnovarsi ogni volta, capace di essere sempre al servizio di tutti... scusate, mi sono fatto prendere la mano...

Alto Medioevo

Con la morte di Massimino il Truce[3], sale al trono Romolo Augustolo, che non era un settenano, bensì un imperatore romano, il quale, a diciassette anni, aveva cervello e guardaroba come DJ Francesco. Bisogna ricordare però che al tempo, l'Impero d'Occidente, era stato per la maggior parte conquistato dai barbari, perciò ne rimaneva solo la Tunisia, l'Italia, metà Gallia, San Marino e Malta.
Non riuscendo comunque a gestire uno stato grande quanto casa sua, Romolo Augustolo riuscì ad attirarsi tutte le antipatie del popolo: dopo aver ucciso e deificato Mondo Marcio, ed aver eretto una statua a 50 Cent e Spitty Cash, abolì il latino dalle scuole, perché aveva preso 4 all'interrogazione. Non potendo imparare il latino, la loro lingua, i romani si ritrovarono in una situazione di caos.
Ad approfittarne fu Teodorico, re degli Ostrogoti, il quale entro in Italia con la scusa che doveva fare la spesa, e fece uccidere Romolo.

Note

  1. ^ All'inizio sembrò strano far finire un'epoca storica con la scoperta di un paese già scoperto, ma quando si accorsero che quella popolazione indigena, che non aveva gli occhi a mandorla, che non parlava indiano, che tutti coloro che erano stati in India erano pronti a giurare che non era l'India quel paese, allora capirono di aver scoperto un nuovo continente, e si poté far finire il medioevo!
  2. ^ Quando invece lo sanno tutti che finirà nel 2012.
  3. ^ Questa battuta l'avranno capita solo quelle poche persone che ci capiscono di storia.



ALESSANDRO MAGNO

Alessandro Magnaccia fu un famoso dittatore macedone, chiamato così per via delle sue famose abbuffate, per i suoi precedenti penali, per aver avuto rapporti con la mafia e per il fatto che, nonostante ciò, sia rimasto sul trono fino alla morte.
Tuttavia le fonti primarie su di lui sono andate tutte perdute, perciò ci rimangono solo scritti postumi di storici, che ne esaltano l'eroismo,


NUMA POMPILIO


« Idea! Creiamo una religione di stato, così possiamo dare la colpa agli dei! »
(Numa Pompilio su religione)
« Ho istituito il calendario così non convochiamo più il senato a cazzo di cane! »
(Numa su istituzione del senato)

Numa Pompilio fu il secondo re di Roma. La sua storia è un compenso di sei righe nei libri di testo scolastici, che lo descrive come un fanatico religioso bigotto e vecchio arzillo che cercava di emulare i più giovani seguendo il loro modello di vita. Ovviamente con risultati scarsissimi. Morto, non fu neanche deificato, perché... perché... insomma... l'idraulico alle sei, poi alle sette accompagnare il figlio in piscina... Se lo so' dimenticato.

Si dice fu allievo di Pitagora, che tuttavia visse cent'anni dopo, come dire che io sono stato allievo di Kant.
Ma la verità non arriverà mai a galla, per via delle fonti scarsissime, che furono poi oscurate da Livio per scrivere la sua assurda storia romana, anche se Little Tony ci può dare la risposta:

« Siamo figli di Pitagora »

Mica allievi, e se lo dice lui.


APARTHEID

da fare Sì


MICHAEL SCHUMACHER

Michalel Schroeder Schulz Schopenauer Schumacher (Bayern Monaco, 3 gennaio 1969) fu un noto pilota tedesco. Nella sua decennale carriera, ha vinto tutto, battendo chiunque e vincendo ovunque, rendendo la Formula 1 più noiosa di quanto lo fosse già.
Si calcola infatti, che la percentuale di ascolti delle gare di F1 quando c'era lui, fosse dello 0,0000000001%. Ovvero: non se lo vedeva neanche sua madre.

Dalla tipica faccia tedesca che prenderesti a schiaffi, Schumacher aveva proprio l'aria del bastardo che amava sbeffeggiarsi delle sconfitte altrui, e non si può certo dire che l'apparenza inganni: dopo ogni vittoria infatti, Schumacher amava continuare a gareggiare per poter doppiare per l'ennesima volta ogni pilota. Inoltre, è famoso per i suoi gesti dell'ombrello, rivolti a qualsiasi pilota che si trovava a sorpassare.


MILAN

L'A.C. Milan (nome completo: Avanti Cristo Milan, per via dell'età dei suoi calciatori), è una squadra di calcio, tra le più antiche e gloriose d'Italia. Nonostante ciò, vanta da anni un organico di vecchi e decrepiti (ex) campioni, che hanno fatto del team una vera e propria casa di riposo. Anche se i dirigenti preferiscono chiamarla «squadra comunque competitiva[citazione necessaria]».

Formazione

Portiere

Giovane promessa del Milan.

Unico elemento della squadra apparentemente normale, ha cominciato a decadere quando in porta è arrivato Nelson Dida, para-farfalle di prim'ordine, che nel tempo è stato sostituito dal Zeljko Kalac, arrivato a un certo punto, non si sa da dove. Per la stagione 2008-2009, invece, il Milan ha deciso di puntare sul fresco vincitore del Bingo di Natale Christian Abbiati, salvo poi scoprire che era già suo, in un modo o nell'altro.

Difesa

Perno di tutta la formazione è la difesa: questa, negli anni, riesce a rimanere sempre la stessa. Secondo l'esperto Mario Tozzi, i difensori del Milan sono animali molto sedentari. La loro permanenza nelle file rossonere può durare non anni, ma decadi. Da Maldini a Collovati, da Baresi a Maldini jr, da Maldera a Zagatti, non è un caso che i capitani del Milan siano quasi tutti difensori.

Centrocampo e attacco

Il bilancio in rosso ha fatto sì che il centrocampo milanista diventasse come la difesa: è un decennio infatti, che si mantiene sempre sugli stessi giocatori, e i risultati sono disastrosi. I protagonisti di questo film horror sono: Andrea Pirlo, regista, nei suoi momenti d'oro è stato capace di portare avanti la squadra da solo, ora viene portato in campo con la barella; Clarence Seedorf, ha vissuto il suo momento migliore nel '98 con il Real Madrid, ora è solo comunque competitivo[citazione necessaria]; Massimo Ambrosini, si calcola che al suo arrivo nel Milan l'Italia fosse ancora divisa.
L'attacco, invece, è sempre stato la patria dei più grandi goleador stranieri: Nordhal, Liedholm, Gren, Altafini, Schiaffino, Van Basten, Gullit e Savicevic sono i più famosi. Negli anni, tuttavia, il calcio è diventato sempre più uno sport-business, e il Milan, che del resto ha come presidente solo l'uomo più ricco d'Italia, dormendo sugli allori con l'acquisto di Kakà, si è potuto permettere i peggiori campioni in decadenza come: Ronaldinho, Shevchenko, Emerson, Ronaldo, Vieri, Rivaldo. Oggi l'attacco si avvale di giocatori come Pato, che, seppur giovane, sembra aver preso l'abitudine di tanti vecchi: non segnare spesso, ma in occasioni sporadiche, che ha sicuramente imparato dal compagno Filippo Inzaghi, che ogni tanto resuscita, e Marco Borriello, che non si sa né dove sia, né cosa faccia.

Storia

Dalla fondazione al dopoguerra

Franco Baresi, che in quegli anni cominciava la sua lunga carriera al Milan.

In una fredda notte del 1898, un gruppo di inglesi e di italiani che si erano ritrovati in un bar, ubriachi fracidi, decisero di fondare il Milan Footbal and Cricket Club. Per chi non lo avesse capito, Milan è il corrispondente inglese di Milano, ecco la risposta alla domanda che tutti si facevano: «Ma perché Milan e non Milano?».
Dopo la fondazione, vennero fatti portare dall'Inghilterra i peggiori scarti di tute presenti negli sgabuzzini; alla fine furono scelte quelle a strisce nere e rosse, che prevalsero sui pois azzurri. Reclutati alcuni giocatori, il Milan si iscrisse al Campionato di calcio, che a quel tempo comprendeva Torino, Genoa, Juve e... qualche altra squadra tuttora dimenticata da Dio. Con poche avversarie di fronte, venne anche per il Milan il momento del primo scudetto, che vinse in un anno che precisamente non me lo ricordo, ma non fu il primo; ne vennero anche altri, insomma i rossoneri erano forti. Tuttavia un giorno venne alzata una questione dificile: tesserare o no i giocatori stranieri. Si formarono così due blocchi: da una parte gli italiani, che erano a favore del tesseramento, dall'altra gli inglesi, che erano contro. La cosa si risolse in una partita, che ovviamente vinsero gli inglesi, che al tempo ancora si credevano i maestri del calcio, e quando gli italiani gli fecero capire che così se ne sarebbero dovuti andare, gli anglosassoni offesi decisero di fondare un club a sé: l'Inter, libero di tesserare tutti gli inglesi e gli stranieri che volevano. Liberati dai contro-tesseramento, gli italiani poterono quindi liberamente reclutare gli stranieri per la loro squadra: il risultato? Ora abbiamo due squadre a Milano: un doppio giramento di coglioni.
Dopo l'ammutinamento interista, la squadra divenne un pippa, ma così, all'improvviso... vabbè, sta di fatto che fino alla guerra non è successo niente di particolare, anzi, il nome da Football and Cricket Club divenne Football Club, perché... insomma... parliamoci chiaro... qualcuno sa cos'è il cricket?

Gli anni '50: si tona a vincere

Lasciando stare gli anni '40, dove vinceva solo il Torino, negli anni '50 il Milan andò come tutti a cercare talenti in Scandinavia. Già, sembra incredibile come la terra dove sono nati Poulsen e Tomasson, un tempo sia stata terra di conquista, ma era così. E il Milan fu fortunato: bisognava esserlo, del resto era come una roulette russa: o ti ritrovi un Van Basten o ti ritrovi un Luther Blissett.

Gunnar Gren, bello come il sole, si mette in posa per Men's Health.

I rossoneri riuscirono quindi a scovare campioni del calibro di Gunnar Nordahl, centravanti che appena toccava la palla, entrava in porta, ma che fu dimenticato da tutti, forse perchè era svedese, Gunnar Gren, che non serviva a niente, ma era bello, e Nils Liedholm, detto anche "il Terence Hill della Svezia" per via della sua pacatezza e dei suoi movimenti lenti, dei suoi scatti lenti, dei suoi tocchi lenti, delle sue fluidificazioni lente... Insomma, tre talenti che insieme formarono il Gre-No-Li, un modo semplice e veloce di chiamarli senza dover impegnarsi. Con il G-N-L, il Milan vinse finalmente uno scudetto nel '51, dominando il campionato dall'inizio alla fine. Il motivo di questa vittoria era che se il Milan era stato fortunato nel trovare i giocatori giusti, la campagna acquisti di Juve e Inter fu disastrosa: i milanesi puntarono tutto su Skoglund, un impronunciabile bidone di dimensioni assurde, mentre la Juve cercò in Danimarca. Ma cosa diavolo ci va a fare in Danimarca? A comprare il pesce?
Dominatore in Italia, il Milan si concentrò sulla Coppa Latina, una parente sfigata della Champions League. La vittoria della suddetta coppa passò inosservata, nessuno si ricorda di quella gloriosa vincita. Pazienza.
Nonostante queste grandi[citazione necessaria] vittorie, il Milan incappò in un periodo negativo. Ad approfittarne fu la Juve del solito sciacallo Boniperti, che da solo con il suo culo valeva più di mille svedesi. Ma il Milan si fece forza, e, abbandonato il Gre-No-Li, puntò sull'Al-Ta-Fì, mentre in difesa stava sicuro con il Mal-Di-Nì. Dopo aver vinto uno scu-det-to... ehm, scusate... uno scudetto, puntò decisa verso la vittoria della Coppa dei Campioni, accantonando definitivamente la Coppa Latina (che gli avevano rifilato di nuovo, nel '56, pur senza partecipare). Tutto andava per il verso giusto, e nel '58 arrivò finalmente la finale, che tuttavia perse ai supplementari col Real Madrid, che all'epoca vinceva tutto (sì, pure la Coppa Latina).

Gli anni '60: arriva Rocco!

Nel 1961, alla guida del Milan fu chiamato Rocco, emergente tecnico friulano, capace di esprimersi solo con il suo incomprensibile dialetto, grande promotore dello sfondamento, sì, perché Rocco, di sfondamento se ne intende.

Rocco si gode la vittoria dello scudetto con un fiasco di vino e un chilo di prosciutto.

Grazie all'ausilio di un traduttore, Rocco fu subito in sintonia con la squadra. La sua formazione era questa: in porta, Qualcuno, non importa chi; in difesa Maldini e Trapattoni, che in quell'anno festeggiarono 10 anni di coppia titolare insieme e di fossilizzazione nella difesa del Milan; a centrocampo quel nonnetto di Liedholm, accompagnato da un giovane Giovanni Lodetti, che aveva il compito specifico di sorreggere lo svedese, mentre in attacco c'era Altafini, mezzo italiano mezzo brasiliano e mezz'ala, che come Ruben Sosa in tempi recenti, aveva la sola qualità di fare un sacco di goal. Eppure si sentiva che mancava qualcosa: un giovane belloccio che dia alla squadra un tocco di freschezza, senza essere per forza un campione. Rocco intuì queste qualità in Gianni Rivera, al tempo ancora dodicenne, e lo fece esordire titolare.
I risultati non tardarono ad arrivare: dopo lo scudetto, il Milan si aggiudicò finalmente la Coppa dei Campioni, vabbè che in finale col Benfica ci vincono tutti, però fidatevi al tempo era veramente forte. Rocco, tuttavia, come tutti gli allenatori, per fare lo sborone, lasciò il Milan subito dopo aver vinto. E i problemi non erano pochi: Maldini e Trapattoni erano veramente vecchi, e non come diceva la dirigenza, «comunque competitivi», Liedholm non ci vedeva quasi più e perdeva continuamente la dentiera, mentre Rivera pretendeva di essere trattato come un giocatore vero. In una situazione di completo caos, prese in mano la squadra lui, Nereo Rocco, tornato al Milan dopo aver capito che col Torino non ci ricavava nulla. Prese in mano la squadra, il friulano, che adottò decisioni drastiche per un rinnovamento della squadra: Rivera poteva giocare, in attacco, dove il fatto che non gli riusciva di correre tanto si notava di meno, Maldini e Trapattoni vennero riciclati, da loro ne ricavarono le borracce, e Liedholm fu rispedito in Svezia. Nel vero senso della parola. Con posta celere.
Il rinnovamento si fece sentire e diede gli effetti sperati, tanto che il Milan vinse qualcosa, sì, mi pare uno scudetto... pure una Coppa delle Coppe credo... Forse anche una Coppa Latina... Vabbè, chissene frega.

Gli anni '70: quando ci si mette la sfiga...

Sicuramente tra i periodi meno prolifici della storia rossonera, gli anni '70 si possono dividere in due periodi:

  • la prima metà, dove il Milan riuscì a farsi sfuggire all'ultima giornata la bellezza di ben tre titoli consecutivi.
  • la seconda metà, dove a malapena riuscirono a raggiungere la salvezza.

La vittoria dello scudetto era assai importante per la squadra rossonera: sarebbe stato, infatti, la vittoria numero 10, ovvero quella che avrebbe garantito la stellina sullo scudetto. Inter e Juve erano già riuscite ad ottenerla, e questo certamente non andava giù ai rossoneri.