Ciclomotore

Da Condiclodepia, l'onciclepadia disclesica.
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Ciclomotore con piccole elaborazioni si immette in strada dal passo carraio di un IPSIA
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Ciclomotore

Il ciclomotore, motorino, o cinquantino[1] è un veicolo a due o tre ruote che però tutto sommato è così poco veicoloso che il Codice della strada ne consente l'uso ai bimbiminkia con più di 14 anni, oltre che agli anziani con regolare cappello con più di 70. Per favorire la pratica della camporella acrobatica sin dalla più tenera età, ad essi sono equiparate le Macchine 50.

A norma di legge, per essere considerato tale, deve avere una cilindrata massima di 50 cc (indicativamente, quella di un tosaerba), velocità massima in discesa libera di 45 km/h, accelerazione da zero a detta velocità in un minuto, marmitta sufficiente per cucinare per un reggimento dell'Esercito italiano e una serie di orpelli inutili quali frecce, specchietti, freni e clacson: in verità chiunque elabora il proprio, così che possa raggiungere velocità ragionevoli come i 100 km/h, il tutto in pochi decimi di secondo, condito da un freno da bicicletta e una livrea kitsch ispirata a quelle del MotoGP.

Secondo i Carabinieri, queste norme servono per la sicurezza, poiché i ciclomotori son mezzi leggeri e guidati da persone inesperte, ma la reale ragione è la solita: lo Stato ladro fa pagare più tasse ai motocicli, guidandone uno vestito da ciclomotore si froda il Fisco[2], lasciando il governo senza soldi per i propri importanti programmi sociali.

Storia

Il ciclomotore nasce dall'unione di una delle peggiori invenzioni dell'umanità - la bicicletta - con una delle migliori - il motore a scoppio - e fu un'invenzione spontanea: varie persone, stanche di pedalare sui ridicoli velocipedi dell'epoca, attaccarono un motore da far lavorare al posto loro. Il nome stesso viene dall'unione di "ciclo", ossia "bici", con "motore", ossia "motore".

Il primo ciclomotore come lo conosciamo oggi fu la Piaggio Vespa, inventata nel Dopoguerra come mezzo proletario, dunque comunista: il nome deriva dal suono maestoso, dalla rottura di scatole che è e dall'elevata letalità, soprattutto nei confronti di bambini e categorie a rischio. Per anni comunque bici con motore incollato come il Ciao erano in uso, specie tra i poveri.

Più avanti l'arrivo dei giapponesi porta a scooter di derivazione prettamente motociclistica, così che i ragazzini possano prepararsi psicologicamente più facilmente allo spalmarsi su un guard rail non appena ottenuta la patente A2. Il più famoso di questi scooter è il Booster, così denominato per il boost all'ego che dava a chi lo guidava rispetto ai predecessori, prodotto in così grandi quantità da renderlo valuta di scambio per il resto, similmente a francobolli, caramelle e goleador.

Gli anni 2000, oltre alle bellissime[senza fonte] macchine 50 hanno visto anche scooter a tre ruote, perché le ruote sono esattamente come le palle, più sono, meglio è. [3]

L'acquisto del ciclomotore

Il casco che verrà indossato dal giovane centauro una volta ottenuto il ciclomotore

Solitamente, l'acquisto del ciclomotore viene proposto da un giovane tredicenne che non vede l'ora di poter scorrazzare per la città e a sostenere la motorizzazione del bocia[4] vi sono il padre, che ricorda le sue ragazzate a bordo di un Ciao così elaborato da poter competere con le Formula 1 del tempo, e dal nonno, che racconta di come ai suoi tempi, grazie alle normative liberali del Duce, potesse andare, a 8 anni, a scuola a 100 km di distanza con un motocarro sul quale poi offriva piaceri sessuali in cambio di poche lire per comprarsi la benzina.

Ad opporsi strenuamente è la mamma, con i seguenti argomenti:

  1. MOTO = MORTE
  2. Tu sei troppo irresponsabile per guidare una moto
  3. Non è che non mi fido di te, sai, ho paura di come guidano gli altri
  4. Una mia collega ha un'amica il cui cugino ha impennato, è caduto, ha picchiato la testa ed è morto
  5. Io fino a 18 anni andavo a scuola con tre bus, due tram, una corriera e un pezzo a dorso di mulo e non sono mai morta...
  6. Chissà in che brutti giri entri, con le motogang...
  7. Mettiti le pantofole che ho appena pulito![5]

Al che, il ciclomotorando si comporterà bene per qualche settimana, prendendo sempre voti alti, pulendo la casa, andando a far volontariato in parrocchia e rinunciando alla paghetta, così da smuovere la genitrice. Se proprio non si riesce, si passa alle minacce: di farsi bocciare, di farsi trasportare da loschi amici che bevono come dei cammelli, in sostanza, ci si arriva per sfinimento.

Così, si giunge all'incontro chiarificatore, dove la mamma, il papà e magari anche l'amante accettano di acquistare il motorino, a patto che:

  1. Venga usato responsabilmente solo per andare dove autorizzati
  2. Si indossi sempre il casco, rigorosamente omologato e allacciato
  3. Non venga in alcun modo elaborato
  4. Si rispetti pedissequamente ogni norma del codice della strada, incluse quelle riservate al traffico dei furgoni nelle autocamionali

Ovviamente, appena ottenuto il mezzo a due ruote, esso verrà elaborato allo sfinimento, il suo motore sostituito con quello di un dragster e utilizzato in gare illegali con elmetti militari della Jugoslavia in piena autostrada.

Normativa

Ingegnere della motorizzazione si congratula con dei giovani che hanno appena conseguito la patente AM

Patenti

Nel ventesimo secolo, chiunque avesse due occhi, due braccia e più di 14 anni poteva condurre un ciclomotore, il che andava bene quando erano delle biciclette con attaccato il motore di una lavatrice che decollavano spontaneamente una volta toccati i 30 km/h, ma quando tali veicoli hanno cominciato a divenire un po' più seri si è deciso di imporre ai minorenni di ottenere il Certificato di idoneità alla guida del ciclomotore[6], un inutile foglio verde ottenibile superando un test teorico delle patatine San Carlo, che viene poi imposto nel 2005 anche ai maggiorenni.

Solo nel 2013, dopo numerosi ricatti dell'Unione europea e numeri da bollettino di guerra in Afghanistan, viene imposto l'obbligo di una patente apposita per il ciclomotore, denominata AM (Attentato alla Mobilità), da ottenersi previo superamento di esame teorico e pratico. Viene mantenuta un'esenzione speciale per chi è in possesso di regolare Piaggio Ape.

In Svizzera, siccome nel Paese è vietato divertirsi, il ciclomotore può essere guidato solo con patente A1 a 15 anni, dai 14 è possibile, con la patente M, guidare bici elettriche, nel senso che se si viola qualsiasi norma della Legge federale sulla circolazione stradale si viene colpiti da una scarica elettrica da 1291 Volt.

Targhe

In principio, era il cielo e la terra. E i ciclomotori erano equiparati alle bici, ossia senza targa ovunque, meno che in Svizzera, ove era obbligatoria una targa assicurativa annuale da 10 CHF con massimale di 500 mila barrette di cioccolato della Lindt. Con il crollo del Muro di Berlino, che obbligava l'Occidente a vivere secondo un liberalismo senza freni per fare invidia oltrecortina, nel 1993 viene reso obbligatorio il targhino a cinque lettere, individuale e legato alla persona. Nel 2006, al fine di ridurre l'uso di ciclomotori per scippi in una nota città, viene inserita la targa a sei lettere, che prevede una vera e propria omologazione, con certificato di proprietà e libretto, come per i veicoli veri.

In futuro verrà introdotto un mastodontico targone, che permetterà ai ciclomotori di funzionare a vela rinunciando al motore, tornando cicli e dunque senza necessità di targa se non per la locomozione.

Limitazioni

Ai ciclomotori è fatto divieto:

Ai conducenti dei ciclomotori è fatto obbligo:

  • Di rispettare tutti i divieti
  • Di assicurarsi che il mezzo sia in condizioni di circolare e che la decalcomania del 46 sia in buono stato
  • Di non elaborare il mezzo ma, se proprio devono farlo, che sorridano all'agente di polizia per evitare la multa
  • Di sgasare e impennare alla vista di una bella ragazza, al fine di asserire dominanza sui beta a piedi e sui castrati in bici
  • Di inserire un impianto hi-fi truzzo al posto dell'imbottitura del sellino, a costo di trovarsi le emorroidi in gola

La gravità di un ciclomotore

« Abbiamo un tabellone che noi riportiamo i pezzi ... manomessi dei ciclomotori più gravi e trovati ... in circolazione a ... velocità alte »
(Poliziotto svizzero che, dopo una vita passata a parlare in dialetto ticinese, si cimenta in diretta TV con la lingua italiana)
Un normale controllo della regolarità dei ciclomotori

L'elaborazione dei ciclomotori (in gergo truccamento) è intimamente legata alla cultura ciclomotoristica ed è anche legale, se il mezzo viene usato solo in pista: per questa ragione è lecito vendere pezzi elaborati che, se installati, rendono immediatamente illecito il mezzo, con conseguenti sanzioni quali la multa, il fermo del mezzo, la confisca e la conseguente fustigazione da parte dei genitori.

L'elaborazione può avvenire in vari modi, tra cui:

  • La rimozione dei fermi, ossia delle componenti meccaniche che riducono il passaggio di carburante o di aria
  • La sostituzione della manopola del gas, solitamente bloccata, con una senza limiti
  • Il cambio della marmitta, con una che non sembra un trombone immerso nella marmellata
  • Per i più arditi, è possibile sostituire il motore con uno di maggiore cilindrata
  • Altrimenti, è possibile aggiungere direttamente un motore jet

Nessuno però si degna di potenziare i freni, portando a frenate a 120 km/h che teletrasportano il povero conducente stile trabocco medievale.

La qualità di un'elaborazione si misura col parametro della gravità: se piccole problematiche possono essere classificate come difettosità e sanate con una semplice riparazione, con la modifica di pezzi si entra nel campo del grave, con modifiche che impattano la velocità che possono essere considerate gravissime. Nella Confederazione Elvetica, i mezzi più gravi vengono smontati ed esposti al pubblico ludibrio, chi li guida viene portato nelle scuole con le orecchie da asino a spiegare come mai non si deve mai contravvenire alla legge[7] e non potrà ottenere altre patenti sino ai 25 anni. In Italia, invece, le forze dell'ordine solitamente chiudono un occhio o due o anche tutti e tre, e si limitano a multare per piccole infrazioni, tranne quando vengono presi per il naso o si prova a scappare, in tal caso è prevista una multa salatissima, il fermo amministrativo del mezzo per millanta giorni con obbligo di riportarlo alle condizioni originali e passare per revisione, la sospensione della patente e, se minorenni, la crocifissione in aula magna nella propria scuola.

Segnali per ciclomotori

Note

  1. ^ da "cinquanta", il valore in euro quando si prova a venderne uno usato
  2. ^ Pratica molto amata dai motociclisti
  3. ^ entro un ragionevole limite di quattro
  4. ^ o cinno o gnaro o cito o guaglione
  5. ^ Detto soprattutto se balena l'idea di conservare il ciclomotore in casa
  6. ^ Detto patentino
  7. ^ tranne quella sull'elusione fiscale