Tommaso Rocchi: differenze tra le versioni

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Versione delle 03:37, 6 apr 2013

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Tommaso Rocchi prima di scendere in campo
« Questo non vincerà mai niente »
(Luciano Moggi su Tommaso Rocchi)

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« Questo non vincerà mai niente »
(Tutti su Tommaso Rocchi)

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« Mmm...che bella pettinatura! »
(Ruud Gullit su Tommaso Rocchi)

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« Ehi! ma è più pelato!?  »
(Claudio Bisio su Tommaso Rocchi)

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Tommaso Rocchi (Ponte di rialto,1770) è un vecchio e tristo gondoliere della laguna veneta che da sempre vorrebbe essere un grande calciatore ma che non essendolo rosica! Ha vinto la UEFA Champions League con la Juventus nel 1996 senza mai scendere in campo (se non nelle amichevoli) e questo gli brucia ancor di più.

Storia

L'esatta data della nascita di Tommaso Rocchi è antica e sconosciuta, alcune fonti attendibili hanno però dimostrato che egli sia uno dei tanti figli illegittimi di Giacomo Casanova.

Partorito direttamente dal Ponte di rialto, la prima cosa percepita dal principino mozzarellato fu proprio l'acqua della laguna. Povero e non riconosciuto il giovanotto in questione iniziò a esercitare l'attività di gondoliere fino a che non venne inventato e diffuso il Giuoco Calcio, da allora cominciò ad appassionarsi nei decenni del novecento finché, negli anni novanta, non decise di farsi un lifting in modo da presentarsi a un provino della Juventus.

La Juve e la Champions League (vinta grazie a lui)

Grazie al preciso lifting facciale Tommaso Rocchi venne scambiato per un giovanissimo under-17 e cominciò così a fare la trafila nelle primavere senza mai giocare una partita. Nel 1995 Marcello Lippi riconobbe nel lifting di Tommaso un che di geniale e decise così di convocarlo in prima squadra. Tommaso Rocchi in quella stagione giocò solamente la partita Bagna cauda FC-Juventus mostrando le sue inesistenti qualità e convincendo Lippi a tenerlo per il restante anno in panchina, seduto a guardare la sua squadra vincere una Champions League.

La triste carriera e la Lazio

Da quel momento Tommaso Rocchi dirà addio a tutta la gloria che aveva potuto annusare, difatti l'anno dopo venne mandato (con annesso calcio in culo) alla Pro Patria in serie C.

Il tristo Tommasino ricominciò così a fare la trafila in squadre fortissime come la Fermana, il Saronno o il Como giungendo poi un giorno, come d'incanto, nell'Empoli e trovando una casa accogliente e una famiglia. Con la casacca azzurra, Tommaso trovò le soddisfazioni della sua vita quali vedere le partite di serie A dalla panchina e poter chiedere gli autografi a tutti i campioni che erano diventati ciò che lui non era.

Dopo qualche anno passato a riscaldare la panchina, Tommasino il giovanotto cominciò a sentire i suoi anni, l'ambiente giovane e toscano era diventato oramai troppo stressante e il vecchio lagunaro sentiva il bisogno di vivere più all'antica, tra la gente semplice e campagnola. Fu così che passò alla Lazie.

Nella Lazio Tommasino si guadagnò la fascia di capitano (in quanto giocatore con più esperienza) e tuttora sbraita sulla sedia a dondolo contro tutti i nuovi talenti che hanno un futuro promettente. Scende di tanto in tanto in campo con l'ausilio di due stampelle e la flebo.