Sacro Romano Impero

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Sono un gatto di antico lignaggio. Questa è una pagina feudale.
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AVVISO

Salve, felini. Mi chiamo Silvestro MCCXI e discendo per linea diretta da Silvestro I, gatto della real cucina della reggia di Salerno di Federico II. Ho scritto il seguente articolo divulgativo su quegli anni ruggenti con l'intenzione di fare un passo avanti nello studio della enigmatica razza umana, pur consapevole della illusorietà di tale progetto. Se sei una gattina contattami al seguente indirizzo di posta elettronica: SilvestroMCCXI@miaomiao.com.

« Ah, così voi non avete mai assaggiato il sacher romanische reich, va bene, continuiamo così, facciamoci del male »
(Nanni Moretti rivolto ad una baby gang che lo sta malmenando)
« Sacro a chi? Io, il potere ecclesiastico lo faccio a fettine »
(Sacro Romano Impero durante un'intervista)
« Sì, sono il difensore della fede e la mia sacralità imperiale è garantita dalla eccelsa Chiesa Romana »
(Sacro Romano Impero durante la stessa intervista, due righe più in basso)
« Passa un cesaropapista con la pipa in bocca, guai a chi la tocca »
(Bambino innocente che gioca in un orfanotrofio gestito da inquisitori domenicani)
« Né Sacro né Romano né Impero  »
(Voltaire demolisce anni di credenze popolari)
Anche all'epoca del Sacro Romano Impero, la Ferrari era uno status symbol, anzi un imperus symbol.

Il Sacro Romano Impero fu una delle più importanti istituzioni medievali, insieme alla Chiesa, lo ius primae noctis, gli elmi cornuti dei vichinghi e la spada nella roccia nella versione di Walt Disney. Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica (in tedesco: Cartofen Pataten Imperen Oktoberfest) fu un agglomerato di escrementi medioevale di territori dell'Europa centrale, occidentale e occipitale che nacque durante l'alto Medioevo a Bergamo alta e si dissolse in un Puff! nel 1806. La data di inizio dell'Impero è il 962, quando Ottone I di Sassonia si fece incoronare da papa Giovanni XII come imperatore dell'orticello dietro casa che ereditava in gran parte dal padre Bronzo V di Sassari, Imperatore carolingio ma senza più la parte occidentale comprendente Baguettaland. Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica raggiunse l'apice della propria potenza nel corso del Basso Medioevo e costituì, insieme al Papato, uno dei due poteri universali incontrastabili: l'altro rimane sempre la figa.

Dinastie

Le tribù germaniche che fondarono il Sacro Romano Impero inizialmente eleggevano democraticamente il loro capo. Questo sistema però alla fine non permetteva la trasmissione del potere ai propri figli se questi erano dei grossi deficienti. Per superare questo inconveniente fu inventato il sistema delle dinastie, cioè la trasmissione del potere di padre in figlio.

Ottoni

Dopo un periodo di decadenza successivo alla morte di Carlo Magno, dovuto all'uso dei Franchi di spaccarsi reciprocamente la testa come segno di benvenuto, una famiglia di nobili tromboni provenienti dalla lontana Eubea, gli Ottoni, decise di ricostruire l'Impero d'Occidente. Il primo ad avere questa idea fu Enrico l'Uccellatore, che diffuse la notizia di un suo incarico in tal senso da parte di un certo Geronimo Stilton. Già a partire dal suo epiteto potete capire che non fu preso sul serio.

Ottone I

Il Sacro Romano Impero nel 1212: i confini sono chiarissimi.
   La stessa cosa ma di più: Ottone I.

Suo figlio Ottone I si impegnò e portò a termine il sogno del padre. Per prima cosa sconfisse gli Ungheresi, che a quel tempo erano amanti della buona musica, dei veri musicofili, al punto da programmare le devastazioni informandosi preventivamente sul nome dei cantanti che si sarebbero esibiti sul luogo della strage. Saputo ciò, Ottone I si presentò sul campo di battaglia con una tromba ed iniziò un concerto di tre ore, alternando un la be molle a un sol diesis. Fu un successo strepitoso. Gli Ungheresi deposero le armi e si prenotarono per le altre date della tournée, provocando un overbooking clamoroso.
Ottone I, finita la tournée, ci diede dentro nel costruire il suo impero. Per fare prima, gli antichi castelli furono costruiti con le carte da gioco, gli acquedotti, le strade e tutto il resto fu costruito con i Lego o con gli stuzzicadenti.
Ovviamente la musica aveva un ruolo primario nella vita di corte. Ad esempio chi chiedeva udienza all'Imperatore per una richiesta, una supplica o una protesta, doveva prima ascoltare una suite per tromba e trombone, causa principale del suicidio di diversi ambasciatori e di alcune odalische. Le proteste durante il regno di Ottone furono quasi inesistenti.
La dinastia degli Ottoni proseguì con Ottone II, Flauto Flautolente XI, Trombone III e Kazoo I. Kazoo I era un hippie ante litteram. Invece di seguire gli affari di stato insieme ai camerlenghi, suonava il kazoo a tutte le ore del giorno e della notte ed ormai la real casa aveva difficoltà persino a reperire i camerieri.
Durante un concerto per arpa e kazoo, i camerlenghi ritennero che la misura era colma. Gli fecero ingoiare il kazoo e un'altra cosa dal nome simile e poi lo dileggiarono con queste famose parole: "Ora non suoni più, imperatore del kazoo?".

Salici

Alla morte di Kazoo I seguirono tempi bui, poiché l'Enel di allora, la Società Energia Bovina (SEB), aveva tagliato i fili della corrente a molti Ottoni morosi. Dal buio spuntarono i Salici, che erano veramente superbi, attaccabrighe e dotati di nodosi randelli ricavati appunto dai salici che proliferavano nella loro terra natale, la Salicia. Gli ultimi residui della dinastia degli Ottoni, in tutto otto persone, furono assunti come banda municipale di Aquisgrana e i salici misero radici nell'impero, indisturbati per secoli e secoli (praticamente qualche anno).
I salici sono soprattutto ricordati per via della famosa lotta per le investiture.

Lotta per le investiture

   La stessa cosa ma di più: Lotta per le investiture.
Enrico IV riempie di mazzate Gregorio VII.

Con la dizione "lotta per le investiture" si intende ricordare uno scontro cavalleresco fra il campione del papato Gregorio VII e il campione dell'impero Enrico IV. La lotta inizialmente era quella greco-romana, ma essendo Enrico IV più giovane e palestrato vinceva sempre lui e i tifosi della Chiesa iniziarono a disinteressarsi della contesa.
Per ravvivare il match e la sottostante florida economia delle scommesse clandestine, alcuni ecclesiastici "scoprirono" un documento: "la vestizione di Teofrasto il catecumeno". In questo antico documento venivano fissate in modo inequivocabile le regole cavalleresche dello scontro fra impero e papato, disciplinato attraverso una gara vinta da chi si fosse vestito per primo. Infatti la dizione originaria era "lotta per le vestiture", poi storpiata in lotta per le investiture.
In questo stesso documento si enumeravano gli indumenti che doveva indossare l'imperatore e quelli che doveva indossare il papa. L'imperatore doveva indossare nel più breve tempo possibile le mutande di ferro, la canottiera d'acciaio di Jeeg robot, i pantaloni magici di Isildur, gli speroni dello gnomo, i guanti dell'elfo ubriaco, l'elmo dell'urlo raccapricciante, la corona del martirio benedetto, la spada di Wisgram, lo scudo del morto vivente, il mantello dell'oscurità senza nome, la cintura Arachnid, l'armatura Enigma su Archon Plate per poter condurre i Baalruns, gli stivali Marrowwalk, l'amuleto Mara perfect, due Nagelring Perfect per findare, la torcia del Paladino e Anni high. Il tutto rigorosamente non dupato. Il papa doveva indossare le mutandine del sacro pizzo e basta.
Accettato il regolamento, fu molto più agevole per il papa ottenere sempre migliori punteggi fino a sfiorare l'ingresso in Champions league, dove avrebbe trovato come sfidante il metropolita di Bisanzio, che si aggiudicò effettivamente il titolo fino alla caduta di Costantinopoli per mano dei Saladins Lakers. Enrico IV rischiò in più occasioni di scivolare negli imperi di serie B e solo il pessimo campionato della Lazio lo salvò da una ignominiosa retrocessione.

Hohenstaufen

A seguito della figuraccia ottenuta con il papa, la dinastia salica appese le scarpette al chiodo e si diede all'ippica. Nel frattempo, ad un'asta semideserta si aggiudicò l'Impero una casata di parvenu, gli Hohenstaufen.

Federico Barbarossa

   La stessa cosa ma di più: Federico Barbarossa.

Il primo Hohenstaufen ad essere incoronato fu Federico Barbarossa, per tutti il Barba, cugino del pirata Barbanera e del killer seriale Barbablu. Era inoltre un parente alla lontana del casato dei Barbapapà.
Il Barbarossa era un tipo bonario, dalla risata grassa e una buona forchetta. Amava però fare degli scherzi pesanti, come quella volta che tagliò le orecchie a tutti gli invitati al cenone di capodanno.
L'imperatore, inoltre era un tipo sempre impegnato: scendeva in Italia e sconfiggeva la lega di Pontida, poi tornava in Germania e sposava morganaticamente una contessa del Baden-Wurtenberg. Faceva una capatina a Treviri, dove perdonava l'anima di un vescovo ribelle e gli tagliava per sicurezza la testa. Proclamava una crociata, ma visto che nessuno lo seguiva andava a Zara a farsi una mangiata di pesce con il suo amico d'infanzia Olaf.

Federico II

L'abate Dell'Uomoduro in una rara miniatura alto-medievale.
   La stessa cosa ma di più: Federico II di Svevia.

Federico II Hohenstaufen fu l'imperatore più enigmatico del medioevo, probabilmente a causa del fatto di essere nato a Jesi. Non a caso fra i suoi innumerevoli epiteti annoveriamo anche quelli di "stupor mundi" e "rebus inviolabilis". Sua madre, Costanza d'Altavilla, prima di morire, lo affidò al papa e questa non fu una scelta positiva per il fanciullo. Il suo precettore Ugolino dell'Uomoduro gli fece il lavaggio del cervello con frasi tantriche di questo genere:

la Chiesa è buona, il papa è buono, la Chiesa fa i miracoli e protegge i più deboli

l'impero fa schifo, l'imperatore è un peccatore, l'impero colpisce ancora.

Inoltre il suo approccio militaresco alla pedagogia lo aveva motivato ad affibbiargli un nomignolo oltraggioso: "sphera lardis", ossia "cicciobombo in canottiera".
Al compimento della maggiore età, Federico si emancipò dalla tutela della Chiesa, si comprò una Ferrari trainata da quattro cavalli bianchi e iniziò a fare il figaccione nelle province più remote del suo impero dove non aveva grossi problemi a rimorchiare, nonostante la gobba, una calvizie incipiente e una folta peluria che insisteva su tutto il corpo.
Ormai afflitto dai reumatismi, si ricordò di aver ereditato da un lontano prozio anche il Regno di Sicilia e si stabilì a Palermo, che allora, senza il sacco edilizio e la mafia, doveva essere stupenda.
Proprio in quel periodo la Chiesa si accorse della mancanza della mafia e cercò di rimediare. Iniziò così a ricattare Federico II, minacciandolo di spifferare a tutti che da piccolo era stato vestito da bambina da un alto prelato di cui non si può fare il nome per motivi di privacy. Federico II reagì massacrando alcuni benedettini assolutamente ignari della lite in corso. La Chiesa emanò dunque la Bolla "Intimatio vera fides", nella quale si condannava la violenza commessa e si deplorava il pizzetto non alla moda di Federico II. Federico II, con un piano prestabilito, occupò militarmente l'abbazia di Montecassino e utilizzò il Priore come scendiletto personale.

Da questo comodo sgabello Irnerio mutò parere, condannando Gregorio IX alla pena capitale.

La Chiesa, di fronte a questa escalation, si attrezzò e indisse il Concilio di Parnasso, "che a Federico gli venga un collasso". Il Concilio dichiarò Federico decaduto dal suo titolo di imperatore ed assegnato alle latrine vaticane, in qualità di "Addetto sacro alla pulizia dei vespasiani superiori". Inspiegabilmente Federico rifiutò questo avanzamento di carriera, raccolse una decina di supereroi fra cui l'Uomo Tigre e conquistò Gerusalemme. Il papato fu preso alla sprovvista e decise di acquistare uno stock di giureconsulti, fra cui Irnerio il leguleio, Bartolo il legume e il divino Otelma. I giureconsulti, dopo aver interpretato il volo degli uccelli, dopo aver glossato alcuni volumi del Digesto ed aver falsificato altri documenti, emisero la sentenza: Federico II doveva essere decapitato e il suo corpo dato in pasto ai canarini del Vaticano. Purtroppo Federico II disponeva di un esercito di 3000 cavalieri teutonici accampati a Sassuolo, i quali scesero a Bologna e rapirono i giureconsulti. La loro successiva sentenza rovesciò clamorosamente la precedente: Gregorio IX doveva essere decapitato e il suo corpo dato in pasto ai pesciolini rossi della Reggia Imperiale di Bamberga.
Il papa reagì a questa notizia con intrepida fermezza e intraprese un viaggio spirituale in Eritrea per confermare l'amicizia con i cristiani copti, ignorati nei precedenti sette secoli. Al ritorno del papa, Federico II si era scordato già tutto, ma il papa, come noto, non perdona. Lo convocò a conclave a San Pietro e gli consegnò l'enciclica "Deus perdona, ego non". Successivamente alla consegna dell'enciclica, l'imperatore notò un aumento di boccacce e di linguacce quando passava con il cocchio imperiale.
Mentre stava rimuginando sulla situazione, gli Ogri, i Varalli, i Camunei e i Cazzhari si ribellarono all'Impero e presero a devastare le belle valli della Ogria, della Varallia e della Camunea. In Cazzharia, invece, un'etnia fedele a Federico II, i Nonci, riuscirono a riportare l'ordine. Mentre Federico II si apprestava ad affrontare i ribelli, fu chiamato dalla regina Arwen che lo avvisò: era finalmente pronto per lui il vascello che lo avrebbe condotto nei rifugi oscuri insieme ai quei due tipi ambigui, Frodo e Legolas. Federico II indossò le mutande di latta e si avviò per il suo ultimo viaggio.
Il potere fu così trasmesso al figlio Corradino, che evidentemente non era tagliato per governare: il suo sogno era quello di fare il presentatore e si trasferì quindi nel Centro di produzione teatrale di Firenze 2, insieme ad alcuni avventurieri, Silviesco Berluscante, Fedelino Confalconiero e Marcello Dellutresco.

Gli altri

Dopo gli anni gloriosi dei primi imperatori la dinastia proseguì nel seguente modo:

La grande peste mentre si diffonde in un mercato medievale.
  • Ataulfo il Bistrattato: era alto poco più di un metro e nessuno lo considerava. Quando provava a dire qualcosa doveva alzare la mano e chiedeva il permesso per parlare, permesso che veniva concesso solo raramente.
  • Giovannino il Pocodegno: fu un imperatore lussurioso, riformò lo ius primae noctis in ius primo annus. Morì giovane a causa di una complicazione da malattia venerea sopravvenuta ad una malattia venerea in corso.
  • Renzullo il Caduco: fu incoronato e morì nello stesso giorno, riuscendo così a vincere una scommessa che non poté ritirare per cause sconosciute.
  • Ornello il Malaticcio: durante il suo regno dovette fronteggiare la Grande Peste del 1348. In quell'anno infatti nacque Pierino, un monello che ne faceva di tutti i colori. Una volta prese la parrucca dell'imperatore e la buttò in mezzo al letame. A causa dei continui atti di bullismo, molti sudditi morirono e altri si trasferirono in Oriente, preferendo l'oppressione saracena agli scherzi di Pierino.
  • Bridenengo il Golosone: un raffinato gourmet che si cibava esclusivamente di carne umana frollata a dovere da cuochi mantovani.
  • Costanzione il Sonnolento: Costanzione dormì così tanto che non riuscì a generare figli e così la dinastia degli Hohenstaufen terminò.

Decadenza del sacro romano impero

L'ultimo Imperatore, Armandillo II, von Lanzickeneck.

La decadenza dell'impero fu determinata dalle richieste sempre più avide del clero a cui facevano da contrappunto quelle ancora più esose dei vassalli. Inoltre si voleva sempre più respirare aria di nuovo, qualsiasi cosa, anche una bella dittatura andava bene, ma gli imperatori non andavano più di moda, erano considerati solo dei matusa con idee retrive che indossavano buffi cappelli. L'imperatore, messo alle strette, concesse progressivamente ai vassalli e al clero numerosi diritti: il diritto di avere un proprio esercito, di esigere proprie tasse, di poter battere moneta, di poter battere le proprie donne, di poter tapparsi le orecchie quando parlava l'imperatore, fino al diritto di poter rapire le sue figlie e le sue cugine.
Al termine di questo processo di spoliazione, l'imperatore possedeva solo un bilocale in usufrutto ad Aquisgrana e una vigna colpita dalla filariosi a Ratisbona. Per raggranellare moneta l'imperatore fu costretto a concedere titoli nobiliari che inventava a spron battuto: signore della Mantelletta del Ratto Glorioso, Gran Cavaliere della Scarpetta Fosforescente, Sacro Untore del Cavallo Coronato, Menefreghista Camerale dell'Ordine dei Puttanieri e così via. L'inflazione dei titoli comportò anche la moltiplicazione delle Signorie e una grande richiesta di doganieri.
Ci pensò, infine, un altro imperatore, Napoleone, a dare la spallata finale al Sacro Romano Impero, procurandosi, tra l'altro, una lussazione alla spalla.

La quotidianità ai tempi dell'impero

La vita quotidiana ai tempi del Sacro Romano Impero non era granché. Il cinema non esisteva, la discoteca neppure, il sesso era alquanto mal visto e un'avventura sentimentale poteva tranquillamente concludersi con il taglio di alcuni organi usualmente locati nella zona inguinale.
Per trascorrere il tempo fra buoni amici era concesso lavorare fino allo sfinimento per i potenti di allora, laici o clerici che essi fossero, e ringraziarli per l'augusto tono arrogante che esprimevano naturaliter.
La scalata sociale, come nell'Italia di oggi, era possibile solo abbracciando il banditismo.
L'igiene era reputata poco importante e per questo motivo i bambini vivevano felici nel Sacro Romano Impero. Gli odori che si spandevano a quel tempo erano poco edificanti e si sviluppavano nello spettro compreso fra i valori dati da "letame fresco di maiale affetto da meteorismo" e "rutto abominevole di mendicante scabbioso e forforoso". Fu in quell'epoca che un brillante inventore, Cadmio Armonicus, inventò la maschera antigas.
Il cibo era diviso in modo equo. Ai servi della gleba bastava un pasto a base di erbette di campo e minestrone di sabbia, mentre ai nobili e all'alto clero era ritenuto giustamente indispensabile, per poter esercitare al meglio le loro importanti funzioni, mangiare cibi raffinati, esotici e costosissimi.

Un testimone di Geova decanta le delizie del paradiso, disponibili per chi si farà giustiziare dall'Inquisizione.

Dispute religiose

Le dispute religiose erano frequenti anche a causa dell'assenza di altri passatempi, come la playstation. Al giorno d'oggi si litiga per argomenti ben più importanti, come ad esempio, chi è il tronista più bello o se quel goal è stato realizzato in fuorigioco oppure no. Allora invece tutti erano ossessionati dalla religione. Si litigava su cosa era lecito mangiare e quando, se era lecito accendere un cero, su come erano vestiti gli apostoli a Cafarnao, su cosa avesse fatto Caino per meritarsi un nome del genere.
Molto di moda erano le sette eretiche. I fondatori delle sette di solito erano quattro amici che si incontravano all'osteria e dopo una partita a Risiko cominciavano a parlare della transustanzazione dell'ostia consacrata. Se i loro discorsi giungevano fino al domandarsi perché dovevano lavorare gratuitamente per l'abate, scattava subito la denuncia per eresia maggiore e venivano giustiziati attraverso una esecuzione che potevano liberamente scegliere fra le seguenti: stimolante impalamento con un tronco di puro acero, allegra bevuta di ferro fuso o festante squartamento con successivo rogo purificatore e dispersione delle ceneri sulla sommità del Vesuvio.

Sessualità

In quell'epoca la sessualità era un vero e proprio campo minato. Non si poteva guardare la donna d'altri, non si poteva pensare alla donna d'altri e fornicare con la donna d'altri era considerata pura fantascienza. Anche con la propria donna legittimamente sposata vi erano molti problemi da risolvere su questo spinoso versante. Infatti non si poteva fornicare nei giorni di ringraziamento ai vari beati, santi e pesi massimi della spiritualità. Non si poteva fornicare durante la visita del vescovo, non si poteva fornicare prima del tramonto e dopo l'alba, non si poteva fornicare seduti o in piedi, non si poteva fornicare in nessun modo tranne che nella posizione del missionario, approvata sia dal sacro sinodo dei Domenicani che dalla congrega dei frati giulivi.
Durante l'amplesso la donna non poteva né gemere, né parlare, né muoversi, né pensare. L'uomo invece, durante l'amplesso era incoraggiato a giocare a carte con gli amici oppure a sostenere una discussione politica in difesa dei guelfi. Dopo l'amplesso non si poteva fumare una sigaretta perché non ancora inventata ma si doveva invece correre dal curato per confessare il terribile peccato commesso.
I nobili e l'alto clero potevano evitare di seguire questi precetti pagando una multa oppure sacrificando ad un dio pagano un loro servo anziano.

Tommaso d'Aquitania e il suo laido consigliere, Ruffo.

Vita intellettuale

La comunità intellettuale ai tempi del Sacro Romano Impero fu molto facilitata dai predicatori religiosi. Ecco quello che diceva Tommaso d'Aquitania, rivolgendosi ad alcuni studiosi alla ricerca della razionalità:
"Presuntuosi. Credete che la ruota giri perché è rotonda. No. Essa gira perché il Signore ha deciso che girasse, con il suo sacro fiato la conduce dove Lui vuole" e concludeva "In verità, in verità vi dico, c'è più saggezza in questo sasso che vi tirerei volentieri in testa che in tutti i vostri libercoli."
Detto questo Tommaso d'Aquitania, che era sempre accompagnato da 20 robusti inquisitori, prendeva a caso un mite studioso di Ippocrate e lo annegava. Poi, asciugandosi le braccia riprendeva il discorso:
"Ecco, studiosi. Ora, voi che sieti dotti, resuscitatelo, se potete." Detto questo scoppiava in una risatina sinistra, rapiva alcune studentesse e riprendeva il giro delle Università.
In questo tollerante mondo accademico si costituirono anche i goliardi, studenti girovaghi che scrivevano poesie, raccolte nel famoso volume "Carmina Burana". La sezione goliardi di Narni, a seguito di una scisma, raccolse invece una selezione delle proprie poesie nel volume "Carmina Burini".


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