Spartaco

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« Zì, Badrone. »
(Saluto romano degli schiavi romani.)
La felice infanzia di Spartaco.

Spartaco (in latino Spartacus, in spartano SPARTAAAAAAAAAAAACO) fu un antico sindacalista della VIL (l'odierna UIL) famoso per aver organizzato un gigantesco sciopero dei lavoratori del settore dell'intrattenimento, proprio come avviene oggi. Quella sollevazione portò in piazza centinaia di manifestanti che chiedevano migliori condizioni di lavoro, proprio come avviene oggi. Da quello sciopero però non si ottenne un cazzo, anzi gli aderenti allo sciopero vennero puniti dai dirigenti in modo da non provarci mai più. Proprio come avviene oggi.

Spartaco è stato considerato dalla repubblica romana come un terrorista, un eversore, un facinoroso, insomma un rompicoglioni. Egli tentò di sovvertire il sistema economico romano proponendo l'abolizione della schiavitù e presentando come alternativa la schiavitù dei neri. Ciò darà a Spartaco pessima fama presso i movimenti di attivisti a favore dei diritti dei neri nel XX Secolo, tanto che Martin Luther King così commenterà la sua controversa figura storica:

« Spartaco? E chi cazzo è?! »

Vita

Vissuto in un'epoca in cui la vita di uno schiavo valeva meno della vita di due schiavi, nacque da padre schiavo e madre schiva, aveva due fratelli schiavi e un cane schiavo. Sua sorella era libera, ma aveva il colera, mentre sua nonna era morta di schiavismo[1].

Bandiera degli eserciti anti-schiavisti.

Spartaco ricevette il diploma da schiavo nel 90 a.C. con il massimo dei voti, nell'87 vinse il premio Miglior Schiavo Emergente e nell'86 il premio Miglior Schiavo dell'Anno, premio che gli valse ben dodici frustate. Nell'85 ricevette il patentino per gladiatori e cominciò a svolgere attività presso Capua, come dipendente di Franco Battiato[2].

La prima protesta

Nel 73 a.C. organizzò uno sciopero con i colleghi, a causa delle cattive condizioni di lavoro che non prevedevano TFR, assicurazione sanitaria e maternità. In pochi giorni la situazione degenerò e lo sciopero si trasformò in occupazione dell'anfiteatro di Capua. Intervennero i pretoriani per arrestare i dissidenti, ma l'esercito di schiavi si rifugiò sul Vesuvio ricacciando indietro le forze dell'ordine al grido di "10, 100, 1000 Canne" che, pur sembrando uno slogan antiproibizionista, incitava invece alla disfatta di Canne.

La diffusione della protesta

Spartaco riuscì a convincere sempre più schiavi ad unirsi a lui, promettendo loro dieci schiavi a testa. In Campania l'esercito di Spartaco cominciò una serie di espropri proletari saccheggiando raccolti, villaggi e supermercati. Il senato inviò più volte eserciti guidati dai consoli, ma furono tutti vinti. I soldati prigionieri furono tutti ridotti in schiavitù e furono costretti a pesanti umiliazioni, come portare il caffè a Spartaco o ballare la macarena in grembiule da cucina.

Fu così che il senato decise di far intervenire Marco Licinio Crasso, generale e supereroe romano, che sconfisse più e più volte Spartaco e torturò brutalmente gli schiavi ribelli, crocifiggendoli, poi arrostendoli sulla brace e infine ri-crocifiggendoli indorati e fritti (quindi "crocifriggendoli"). La brutalità della reazione di Crasso fece venir la cagarella ai compagni di Spartaco: cominciarono le prime diserzioni, diserzioni che Spartaco puniva con le frustate, la crocifissione e la gotta: secondo Plotino, Spartaco aveva proprio la cazzimma[3]. Gli schiavi oramai non sapevano se fosse peggio consegnarsi a Crasso o rimanere con Spartaco.

La fine di merda della protesta

Presso il fiume Sele, in Lucania, ci fu lo scontro definitivo tra Spartaco e Crasso: da vero leader, Spartaco sparì nel nulla poco prima della battaglia e il suo corpo non fu mai rinvenuto. Secondo Plutonio[4], prima dello scontro finale Spartaco sarebbe partito con tutte le ricchezze raccolte dai suoi schiavi alla volta di Sharm el-Sheikh, dove avrebbe vissuto come un nababbo e sarebbe diventato un importante commerciante di schiavi.

Spartaco da vecchio mentre si finge paladino dell'uguaglianza e della libertà.

I dissidenti sopravvissuti alla furia barbara di Spartaco e catturati da Pompeo furono tutti crocifissi lungo la Via Appia, proprio come prevedeva il nuovo piano di arredo urbano delle vie consolari.

Secondo Plutone[5], i pochi superstiti che riuscirono a scampare alla furia di Spartaco e alle armi di Crasso incapparono invece nell'esercito di Pompeo, il quale ne uccise solo tre ma si prese comunque il merito di aver vinto la guerra servile[6]. Per tale ragione Crasso fece scompa con Pompeo e non si riappacificarono finché non arrivò Giulio Cesare a farli diventare di nuovo amicici. Ma questa è un'altra storia[7].

Voci correlate

Fonti

  1. ^ Vite di stronzi, Plutarco
  2. ^ È risaputo che, duemila anni prima di dedicarsi alla musica, fosse il proprietario di società di gladiatori
  3. ^ Vite di eroi, Plotino
  4. ^ Vite di chimici, Plutonio
  5. ^ Vite di pianeti, Plutone
  6. ^ Vite di servi, Platone
  7. ^ Vite da cani, Pluto