Willy Wonka

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Geografia fisica

Napoli sorge quasi al centro dell'omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dai Campi Flegrei con Monte di Procida, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

La città storica è andata sviluppandosi prevalentemente sulla costa. Il territorio di Napoli è composto prevalentemente da colline (molti di questi rilievi superano i 150 metri d'altezza per giungere fino ai 452 m della collina dei Camaldoli), ma anche da isole, insenature e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

Il territorio urbano, limitato a occidente dal complesso vulcanico a crateri multipli dei Campi Flegrei, ed a oriente dal Somma-Vesuvio,[1] ha una storia geologicamente complessa. Il substrato su cui poggia la città ha origine eminentemente vulcanica, ed è il prodotto di una serie di eruzioni dei due complessi. Per quanto riguarda il gruppo dei Campi Flegrei, avvenute nel tardo Pliocene o inizio Quaternario. I diversi autori distinguono tre periodi di attività, denominati Archiflegreo, ciclo antico (che portò alla formazione del caratteristico tufo giallo napoletano) e ciclo recente dei Campi Flegrei.[1]

I materiali vulcanici costituiscono l'unica fonte litogenetica dell'area, dato che anche i depositi alluvionali, o quelli provenienti da ambiente di spiaggia, non sono altro che il risultato del rimaneggiamento delle rocce eruttive. Da un punto di vista strettamente petrografico, i materiali possono essere classificati nei tre macrogruppi: lave, materiali piroclastici lapidei e materiali piroclastici sciolti. Le lave possono essere grossolanamente suddivise in lave di origine flegrea e lave di origine vesuviana; i piroclasti lapidei comprendono tufo grigio campano, piperno, tufo giallo stratificato e tufo giallo caotico; i piroclasti sciolti comprendono invece una serie di elementi di varia origine, che al di là delle distinzioni litogenetiche possono essere classificati in rimaneggiati e non rimaneggiati.[1]

Secondo la classificazione sismica nazionale, Napoli è ubicata in zona 2 (sismicità medio-alta), così come esposto nell'Ordinanza PCM n. 3274 del 20 gennaio 2003.[2]

Clima

   La stessa cosa ma di più: Clima di Napoli.

Napoli gode di un clima mediterraneo, con inverni miti e piovosi e estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno.[3] La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo, comunque, è tale da fare in modo che la città possieda al suo interno differenti microclimi, con la possibilità quindi di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri. Ad esempio, più continentale rispetto al centro della città risulta essere la zona di Capodichino, al pari della maggior parte dei quartieri della zona nord del capoluogo, come Poggioreale o Secondigliano. Anche la zona dei Camaldoli, a causa della maggiore altitudine, si caratterizza per un clima leggermente più freddo nei mesi invernali, ed un clima meno afoso in quelli estivi. Non sono mancati però anche episodi di gelo (gli ultimi nel marzo 2005 e nel febbraio 2012).

Secondo la classificazione climatica italiana, Napoli è ubicata nella zona C.[4] Template:ClimaAnnuale

Storia

   La stessa cosa ma di più: Storia di Napoli.

Preistoria e protostoria

Particolare del calco di arature di età neolitica rinvenuto in via Diaz.

A Napoli, allo stato attuale delle conoscenze, le più antiche tracce di frequentazione sono quelle del Neolitico Medio tipo Serra d'Alto trovate a piazza S. Maria degli Angeli (cioè tra l'acropoli e la necropoli di Parthenope, la parte interna - opposta al mare - della collina di Pizzofalcone[5][6]), ove è noto anche un interessante livello dell'Eneolitico Antico e un altro del Bronzo Antico\Medio; l'Eneolitico Medio, tipo Gaudo, è noto più all'interno di quest'ultima dai vecchi rinvenimenti di Materdei, mentre il Bronzo Antico o meglio Medio Iniziale è presente fuori dal luogo dove sorse Parthenope, a piazzale Tecchio[7], che si può considerare l'inizio dell'area flegrea (e anche in altri siti minori); infine il Bronzo Finale è noto da rinvenimenti nell'area costiera del porto di Napoli[8].

Età antica

   La stessa cosa ma di più: Parthenope (storia).

Template:Nota

Monte Echia, luogo dove sorse Parthenope
Una colonna del Tempio dei Dioscuri di Napoli, incorporata nella facciata della Basilica di San Paolo Maggiore

Parthenope venne fondata dai Cumani nell'VIII secolo a.C., secondo la logica di una creazione di approdi e capisaldi nel golfo (epineion).

La città seppe prematuramente differenziarsi dalla metropolis, ossia dalla città madre, ed assumere una posizione competitiva rispetto ad essa. [9]

Con l'avvento dell'aristocrazia cumana espulsa dal tiranno Aristodemo di Cuma dopo la vittoria di Aricia nel 507 a.C.[10][11], la città venne rifondata come Neapolis (città nuova)[12].

La "città nuova" seppe in breve tempo sia sostituirsi a Cuma nei commerci marittimi sia assumere il controllo sul golfo.[13] Grazie al rapporto privilegiato con Atene diventò tra i più importanti porti del Mediterraneo, producendo uno sviluppo urbanistico che rimase immutato fino alla metà del I secolo a.C.

Alla fine del V secolo a.C. Neapolis si alleò con la popolazione osca, suscitando le ire di Cuma. Nel 326 a.C. venne conquistata dai Romani, conservando tuttavia la lingua greca almeno fino al II secolo d.C. In questo periodo la città costituì il punto focale della filosofia epicurea ed il luogo e residenza del ricco patriziato romano che trascorreva qui le pause di governo. Anche gli imperatori stessi, come Claudio e Nerone, trascorsero a Neapolis le loro pause dal governo dell'Impero.

Nel 2 a.C. Augusto la scelse come sede dei giochi Isolimpici, sul modello di Olimpia, poiché era la città più "greca d'Occidente"[14][15][16].

Con il termine dell'età antica e l'incalzare delle invasioni barbariche, la città si chiuse nelle sue mura. Le zone un tempo meta dell'aristocrazia romana caddero preda delle razzie e dell'incuria.

Nel 476 l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo, al tempo villa romana fortificata.

Età medievale

Il Ducato di Napoli

   La stessa cosa ma di più: Ducato di Napoli.
Il ducato autonomo di Napoli, provincia bizantina sopravvissuta fino al 1139

Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[17] anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, che era stata conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.

In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del Traetto (in arabo ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli da papa Giovanni VIII.

Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un lato lo sviluppo delle industrie tessili[N 1] e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro.[N 2]

Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e Papa Gregorio II, ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti, tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli rimase fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia ecclesiastica intorno al 990, e Sergio II ne fu il primo arcivescovo.[18]

Il periodo normanno-svevo

   La stessa cosa ma di più: Regno di Sicilia.
Statua marmorea di Federico II di Svevia, posta all'ingresso del palazzo Reale di Napoli

Nel 1139 i normanni di Ruggero II d'Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi e acquisì grande importanza grazie al porto, che le permise di essere l'unica città italiana facente parte della lega anseatica.[19]

Passato il Regno di Sicilia in mano sveva sotto gli Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, continuando ad accrescere la propria importanza come centro culturale dell'area. Tale processo culminò con la fondazione, avvenuta il 5 giugno 1224 ad opera di Federico II, dell'Università di Napoli. Si tratta del più antico istituto europeo del suo genere, vi si insegnarono fin dal principio diritto, arti liberali, teologia e medicina. Essa fu concepita come scuola indipendente dal potere papale, avendo fin dall'inizio lo scopo di formare i funzionari dello Stato ed in particolare giureconsulti esperti che servissero l'imperatore nelle dispute dinastiche.

Il periodo angioino

   La stessa cosa ma di più: Regno di Napoli.
San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò (dipinto di Simone Martini)

Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento; e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratrie dell'epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.

In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani, causati anche dallo spostamento della capitale da Palermo a Napoli) e il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo, Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli.

L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna

Il Regno aragonese Utriusque Siciliae

   La stessa cosa ma di più: Corona d'Aragona.
Alfonso il Magnanimo

Nel 1442 anche Napoli cambiò di mano, diventando una delle città più influenti del dominio aragonese. Sotto il regno di e Alfonso il Magnanimo (1442-1458), la città divenne una delle più importanti della Corona d'Aragona[20]. Nonostante alcuni episodi di insofferenza come la Congiura dei Baroni, il regno di Alfonso fu caratterizzato dall'ampliamento della città, la cui popolazione crebbe notevolmente fino a renderla la città più popolosa d'Occidente[21]. In questo periodo furono anche costruiti importanti monumenti cittadini, come l'Arco del Maschio Angioino (iniziativa che diede origine al cosiddetto Clima dell'Arco), Palazzo Filomarino, Porta Capuana, Palazzo Como.

Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina ed alla fondazione dell'Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell'Umanesimo e del Rinascimento.

Il Viceregno spagnolo

   La stessa cosa ma di più: Repubblica Napoletana (1647).
Pedro Álvarez de Toledo

A partire dal 1501, in conseguenza delle Guerre d'Italia, Napoli perse la sua indipendenza. Dopo essere stata brevemente in mano francese fino al 1504, passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato dalla storiografia, specie di stampo crociano, un periodo oscuro e di regresso[22]. In effetti, esso lasciò tracce profonde sia nella lingua napoletana[23], che soprattutto nell'assetto urbanistico della città. Fu ad esempio sotto il viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga che fu aperto il famoso asse viario omonimo, e furono costruiti i Quartieri Spagnoli.

Nel 1647 la città vide la famosa rivolta di Masaniello, partita da quella stessa Piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia, e nata a causa del malgoverno spagnolo. Sei mesi dopo vi fu la nascita di un'effimera repubblica indipendente sotto la guida di Gennaro Annese e del nobile francese Enrico II di Guisa. La città fu messa sotto assedio e riconquistata dagli spagnoli, e successivi tentativi francesi di riconquistarla non ebbero buon esito.

Fu in questo periodo storico che Napoli e il suo territorio dovettero subire (oltre alla terribile eruzione del Vesuvio del 1631 e alla suddetta rivolta di Masaniello del 1647) anche la gravissima epidemia della peste che si diffuse nel 1656 e durò fino all'anno successivo. Nella sola città di Napoli per il contagio ci furono circa 240.000 morti.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Il periodo borbonico e la parentesi francese

   La stessa cosa ma di più: Regno delle Due Sicilie, Repubblica Napoletana (1799).
Ferdinando II delle Due Sicilie, metà del XIX secolo

Template:Nota Sotto la dinastia dei Borbone di Napoli, la città rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal regno di Sardegna. Napoli fu abbandonata da Francesco II di Borbone per "garantirla dalle rovine e dalla guerra ... risparmiare a questa Patria carissima gli orrori dei disordini interni e i disastri della guerra civile"[24], e fu tentata una prima difesa con la battaglia del Volturno e quindi con l'assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al regno d'Italia e perse il proprio status di capitale. Come conseguenza, le strutture di governo statale presenti in città furono smantellate. Con l'unità anche le attività industriali andarono in rovina, furono trasferite o fortemente ridimensionate (come nel caso delle officine di Pietrarsa)[25], innescando una profonda crisi socioeconomica. Si riporta, a tal proposito, un giudizio di Gaetano Salvemini:

« Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone. »
(Gaetano Salvemini, Scritti sulla questione meridionale, 1896-1955[26])

Il tesoro del Regno delle Due Sicilie, per la maggior parte custodito nel Banco omonimo,[N 3] fu utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna, che era vicino al fallimento, e degli altri territori annessi, del pari indebitati. Il sistema fiscale piemontese fece aumentare vertiginosamente le tasse a carico dei napoletani; questo aumentò la crisi sociale ed industriale napoletana, mentre l'industria ed il commercio piemontese ebbero la possibilità di essere incrementati.[27]

Età contemporanea

« Insomma, fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare? »
(Michele Bianchi, segnale convenuto per la Marcia su Roma[N 4])

La povertà dei quartieri popolari, iconicamente descritti da Matilde Serao in Il ventre di Napoli, fu all'origine, a fine secolo XIX, di una profonda trasformazione urbanistica. A seguito dello scoppio di una grave epidemia di colera nel 1884, fu promulgata la legge per il Risanamento di Napoli. Essa diede attuazione ai numerosi ma inattuati progetti di risistemazione urbanistica della città concepiti durante il periodo borbonico. In questo periodo furono demoliti numerosi palazzi popolari, costruiti nuovi edifici borghesi detti umbertini ed aperte le arterie di via Duomo e del Rettifilo.

File:Mussolini adunata napoli 1922.jpg
24 ottobre 1922, adunata delle camicie nere di Napoli, Mussolini sul palco delle autorità

Nei primi anni venti del XX secolo, Napoli fu sede di uno dei più importanti Fasci di Combattimento italiani, ad opera in particolare di Aurelio Padovani, Raffaele Tarantini, Domenico Miranda, Luigi Ricci, Alberto Navarra, e Nicola Sansanelli. Il 24 ottobre 1922 La città fu teatro della grande adunanza di camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma. I dettagli della Marcia furono discussi e decisi dal Consiglio del partito Nazionale Fascista all'Hotel Vesuvio di via Partenope.

Nel 1926 il territorio comunale venne ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Chiaiano ed Uniti, Pianura, Secondigliano e Soccavo[28].

File:Quattrogiornate2.jpg
Uno «scugnizzo» armato durante le Quattro Giornate di Napoli

Data la sua natura di porto strategico per le attività navali nel Mediterraneo, Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) dal 1940 al 1944, principalmente da parte alleata, di cui ben 181 soltanto nel 1943 e con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25 000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.[29][30]

Dopo la resa del regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Tale movimento, guidato dalla popolazione civile, con l'apporto di militari fedeli al cosiddetto regno del Sud, riuscì a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche.

L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione nazista, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.[31]

La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico.

Simboli

   La stessa cosa ma di più: Stemma di Napoli.
File:Napoli-Logo.png
Logo della città di Napoli, con lo stemma rosso e oro posto in alto
« troncato d'oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l'iscrizione in oro «Comune di Napoli» »

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso. Secondo un'ipotesi, già dichiarata infondata dallo storico Bartolomeo Capasso,[32] l'oro simboleggia il sole, mentre il rosso la luna.[33][N 5]

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino.[34]

Onorificenze

Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata infatti la prima città a liberarsi con le sue sole forze dall'occupazione nazi-fascista e quindi insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle quattro giornate di Napoli.

Template:Onorificenze

Template:Onorificenze

Ricorrenze

  • Inaugurazione anno giudiziario, data da scegliere di volta in volta in base all'ultima settimana di gennaio;
  • San Vincenzo Ferreri (5 aprile);
  • San Gennaro (19 settembre), la chiesa cattolica e altre chiese cristiane ricordano la morte di San Gennaro;
  • Inaugurazione stagione sinfonica al teatro San Carlo (30 settembre);
  • Quattro Giornate di Napoli (1º ottobre);
  • Plebiscito di adesione al Regno d'Italia (21 ottobre);
  • Inaugurazione stagione lirica al Teatro San Carlo (18 novembre).

Monumenti e luoghi d'interesse

   La stessa cosa ma di più: Centro storico di Napoli, Monumenti di Napoli.
Il centro storico visto da castel Sant'Elmo. In evidenza, il monastero di Santa Chiara, Spaccanapoli e il centro direzionale

Template:UNESCO Napoli è una delle città a maggior densità di risorse culturali e monumenti nel mondo, che ne testimoniano l'evoluzione storico-artistica. Il centro storico, nel 1995, è stato inserito dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità con la seguente motivazione:

« Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di là dei confini di questa. »

Esso è il risultato di sovrapposizioni di stili architettonici racchiusi in circa 2 800 anni di storia, testimoniando così le varie civiltà che vi hanno soggiornato. Tutti fattori questi che gli hanno donato un valore universale senza eguali.[35] Su un territorio relativamente poco esteso sono presenti, tra gli altri, un grande numero di castelli, residenze reali, palazzi monumentali, chiese storiche e resti dell'età classica. L'eredità di questa storia millenaria si può comunque ammirare anche in tutta la città e nei suoi dintorni, che rendono la città di Napoli un museo a cielo aperto a tutti gli effetti.

L'area interessata dalla tutela comprende 14 quartieri. Avvocata, Montecalvario, San Giuseppe, Porto, Pendino, Mercato, Chiaia, San Ferdinando, [[Rione Sanità|Stone di chirurgia plastica per realizzare il suo grande sogno: divenire l'uomo più alto del mondo. Sfortunatamente però, l'operazione lo renderà certamente altissimo, ma praticamente bidimensionale. Morirà suicida due anni dopo.

Il bambino povero

Accompagnato dal nonno Turbo, è un giovane intraprendente a capo di una banda di mafiosi che ha come componenti principali i quattro nonni, che a causa della loro età sono più rimbambiti che esperti. Per riportare in auge la sua banda di depravati minaccia il signor Wonka di denunciarlo, e il poveretto è costretto a cedergli la fabbrica. Avvelenerà Willy Wonka pochi giorni dopo.

Umpa-Lumpa

Suoi ex compagni di classe, schiavizzati e maltrattati per inventare canzoncine divertenti sui bambini. 8 secondi prima di morire Wonka li licenziò tutti, senza pietà, senza nemmeno la cassa integrazione o la liquidazione. In seguito divennero bravi nelle tecniche di lotta e insegnarono il Teletrasporto a Goku. Vennero assunti dalla Capsule Corporation per la costruzione di Cocomeri killer.

La fine

Willy Wonka morirà, chiuso nella sua solitudine, dopo aver assaggiato un macropezzetto del suo cioccolato, che gli ha distrutto l'apparato digerente.

Intanto la sua fabbrica era stata chiusa poiché un Umpa-Lumpa lo aveva portato in tribunale.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • Viene chiamato anche Carla Bruni, ma Sarkozy non lo sa ancora.
  • Nel 2006 ha avuto una relazione con Fergie, che se ne approfitta prendendo in "affitto" la fabbrica per girare il video di Fergalicious... in cambio di un fellatio.
  • È anche soprannominato WilliPEP: attenzione alle bombe atomiche petali e la misoginia avanzata, potrebbe esservi letale!
  1. ^ 1,0 1,1 1,2 Template:Cita web.
  2. ^ Template:Cita web
  3. ^ Template:Cita web.
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  5. ^ Archemail.it
  6. ^ Beniculturali.it
  7. ^ Tecnoin.it
  8. ^ Mediterranee
  9. ^ Academia.edu
  10. ^ Daniela Giampaola (Sopraintendenza archeologica di Napoli e Caserta), Bruno D'Agostino, Noctes Campanae, Napoli, Luciano Editore, 2005
  11. ^ Academia.edu
  12. ^ M. Lombardo e F. Frisone, Colonie di colonie. Le fondazioni sub-coloniali greche tra colonizzazione e colonialismo, Atti del Convegno Internazionale, Lecce 22-24 giugno 2006, Galatina 2010 p. 198
  13. ^ Template:Cita libro
  14. ^ "Nel generale decadimento dell'ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, istituzioni, di culti e di costumi di vita, poteva essere considerata nella prima età dell'Impero, la metropoli dell'ellenismo d'Occidente." Amedeo Maiuri, Sport e Impianti Sportivi nella Campania Antica, Tipografia Artistica Editrice, Roma, 1960
  15. ^ Tacito riporta “Neapolim, quasi Graecam urbem” (Tac. Ann. 15.32.2), mentre Strabone descrive la sua ostinata voglia di vivere alla greca (Strabo, 5.4.7 e 6.1.2)
  16. ^ Isolimpia.org
  17. ^ Francesco Luzzati Laganà, Il ducato di Napoli. In Template:Cita.
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  20. ^ Template:Cita web.
  21. ^ Template:Cita libro
  22. ^ Template:Cita libro
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  24. ^ pag 63, Giordano Bruno Guerri, Il sangue del Sud, Mondadori, 2011
  25. ^ Fondazione FS, storia del museo: 1875
  26. ^ Template:Cita.
  27. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Gleijeses
  28. ^ Template:Cita web.
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