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==La rivoluzione nelle conoscenze geografiche a seguito dei viaggi di Vasco da Gama==
==La rivoluzione nelle conoscenze geografiche a seguito dei viaggi di Vasco da Gama==


Prima di Vasco da Gama la geografia era una materia secondaria, tipo Educazione fisica e Religione; dopo l’immenso patrimonio portato in dote dal navigatore portoghese ha raggiunto il rango di [[Musica]] e [[Condotta]].<br />Durante il [[Medioevo]] si era creduto che la terra fosse piatta e che al di là delle [[Colonne d’Ercole]] ci fosse la fine del mondo, e quindi il vuoto.<br />Vasco da Gama dimostrò, senza possibilità di dubbio, che a lui non gliene importava un accidente
Prima di Vasco da Gama la geografia era una materia secondaria, tipo Educazione fisica o Religione; dopo l’immenso patrimonio portato in dote dal navigatore portoghese ha raggiunto il rango di [[Musica]] e [[Condotta]].<br />Durante il [[Medioevo]] si era creduto che la terra fosse piatta e che al di là delle [[Colonne d’Ercole]] ci fosse la fine del mondo, e quindi il [[Francesco Rutelli|vuoto]].<br />Vasco da Gama dimostrò, senza possibilità di dubbio, che a lui non gliene importava un accidente di andare a controllare ed era molto meglio fidarsi e navigare in direzione opposta dove magari non c'erano ricchezze, ma perlomeno non si rischiava di cadere nel [[nulla]].<br />D'altronde, sosteneva de Gama, [[Emilio Fede|''Quello là, come si chiama, quello col cappello a punta, Crisquocolo Colomfobo, Pristiforo Polombolo, Crismofono Cobombolo, con le sue stronzate di andare a cercare l'India dalla parte opposta è riuscito solo a coprirsi di ridicolo andando a sbattere contro uno scoglio in mezzo al mare'']].<br />Un vero grande contributo Vasco lo fornì alla Teoria della Navigazione per il sapiente uso che seppe fare degli scarsi mezzi che l'epoca metteva a disposizione. È assodato che non sia mai riuscito a capire a cosa servissero, non dico il sestante o l'ottante, ma nemmeno le vele o il timone; ciononostante fu il precursore della Navigazione alla Sperindìo che ancora oggi possiamo ammirare nella navi della Tirrenia.


==Voci correlate==
==Voci correlate==

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Vasco da Gama all'età di ventotto anni.
« Dunque, se fosse vera l'assurda teoria che la terra è una sfera e Colombo sarebbe potuto andare in India navigando verso ovest, io potrei provare a tornare a casa per cena navigando verso est... Mi pare che il ragionamento non faccia una piega. »
(Vasco da Gama appena prima di andare a sbattere sulla banchina del porto di Lisbona da dove sarebbe dovuto partire per l'India.)


Roberto da Crema, meglio conosciuto come Vasco da Gama (Gama 1469 - Crema 1524) fu, insieme ad Amerigo Vespucci, Giovanni Soldini e il TomTom, uno dei grandi navigatori a cavallo del Cinquecento.
Certamente, navigare a cavallo era complicato, ma non con le speciali bisacce galleggianti che l'astuto Vasco aveva applicato al suo purosangue.
Fu il primo europeo a navigare fino in India passando per Bordighera.

Biografia

Figlio del nobile portoghese Don Rigoberto de Mecojones e del lama tibetano Antonella Vaccarozzi, il giovane da Gama venne avviato allo studio dell'arte marinaresca presso la prestigiosa Scuola Radioelettra di Torino allo scopo di farne uno dei grandi navigatori a cavallo del Cinquecento.
Appena diciottenne, riuscì a conseguire la licenza media senza peraltro aver mai visto il mare né tantomeno una nave, dato che la Radioelettra era una scuola per corrispondenza. Il titolo di studio gli permise comunque di fare il figo al bar disquisendo di fasci e sartiame, senza sapere nemmeno lui di cosa stesse parlando.
Esaltato dalle gesta di Colombo, che si diceva avesse scoperto l'uovo nel 1492, chiese al padre di comprargli un pacchetto di caravelle, perché anch'egli potesse andare all'avventura e scoprire nuove terre, nuovi continenti, nuovi pianeti. Il padre gli rispose sisì e riprese a leggere Libero lasciando il povero Blasco come uno stocafisso.

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Fortunatamente l'intraprendenza non gli faceva difetto e, per racimolare i denari sufficienti ad acquistare una caravella, improvvisò un fiorente commercio di pus dei brufoli che in capo a pochi anni gli fruttò la bellezza di trecentomila fiorini pari, al netto dell'inflazione del periodo e tolte le spese di produzione, a 1 euro e 40 centesimi attuali.
Con questo malloppo si recò dal caravellivendolo che per quel tanto potè dargli solamente un cazzotto sui denti.
Intanto su Sky Marco Polo avevano annunciato che Bartolomeo Diaz aveva doppiato il Capo di Buona Speranza e aveva buone possibilità che il Capo non lo raggiungesse più. Vasco da Gama rosicò come un castoro.
Ma la dea bendata[citazione necessaria] gli venne incontro: si seppe che Manuele I, appena assunto come re del Portogallo dopo una vita passata a fare lo spaventapasseri nei campi di granturco dell'Algarve, cercava un idiota da mandare allo sbaraglio alla ricerca delle Indie che tra l'altro erano state scoperte circa cinquemila anni prima ed erano collegate con Lisbona da voli giornalieri della TAP.
Sentendosi perfetto per il ruolo, Vasco si fece ricevere dal re preceduto dalle sue credenziali e da una lettera di raccomandazione di Mastella, e ottenne l’incarico.

Il viaggio

La San Rafael, la San Gabriel e la San Taché

La San Rafael, la San Gabriel e la San Taché salparono da Lisbona nel luglio del 1497 e mentre Colombo, Vespucci e Joachin Cortèz si dirigevamo verso le Americhe a fare incetta di oro e pietre preziose, l'anticonformista Vasco da Gama faceva rotta verso le Indie per provare a farsi vendere qualche confezione di tè.
Convinto che i predecessori fossero degli imbecilli, fu il primo capitano nella storia a navigare in alto mare invece che sottocosta, secondo lui per sfruttare i venti migliori. Tempo due giorni e l'esplosiva combinazione tra venti migliori e perizia al timone di Vasco da Gama condusse la San Rafael alla deriva in Groenlandia, la San Gabriel a Molfetta, la San Taché in una nota discoteca di Ibiza.
Proprio mentre fingeva di svolgere complicatissimi calcoli con l'astrolabio e il sestante per convincere l'equipaggio inferocito che per andare a Calcutta si passava proprio da Qaanaaq, gli venne il dubbio che forse non aveva chiuso il gas e dovette tornare di corsa a Lisbona per controllare.

Vasco da Gama al timone della San Rafael

.

Per fortuna l'aveva chiuso, così poté ripartire tranquillo alla volta dell'India.
Questa volta lasciò perdere le sue idee e si apprestò a navigare come tutti gli altri sottocosta. Prima di essere arrivato a Gibilterra era già andato a sbattere contro due fari, aveva investito tre sub e finito tutte le scorte di cibo. L'equipaggio lo pregò di sbarcare e proseguire a piedi.

« Se vedemu a Calcutta, comandante »

Ci volle tutta la sua abilità diplomatica rafforzata da una telefonata in piena notte di Berlusconi che assicurava Vasco de Gama fosse il nipote di Mubarak, perché l'ammutinamento rientrasse e a Vasco fosse riconsegnato il timone che, tra l'altro, non sapeva nemmeno da che parte andasse impugnato.
Con la buona sorte che aiuta gli audaci e, nel nostro caso, anche gli incapaci, le tre caravelle poterono proseguire senza intoppi significativi se si eccettua che dovevano fermarsi ogni cinque minuti perché Vasco de Gama voleva fare pipì.

In verde il mare. Almeno secondo quanto ha capito Vasco de Gama.
« No, no e no! Farla nei cessi delle navi mi ha sempre fatto schifo. »
La reazione di Vasco de Gama appena scoperto di essere sbarcato all'autogrill di Roncobilaccio.

Finalmente, dopo tre mesi di navigazione toccarono terra.

Vasco de Gama : Nel nome di Manuele I, re del Portogallo e di tutte le Indie, prendo possesso di questa terra, la chiamo modestamente India de Gama, e vi ordino di consegnarmi tutto il tè che avete.
Barista : A parte che queste non sono le Indie ma l'autogrill di Roncobilaccio, il tè costa un euro e sessanta la tazza.

Insomma, ci vollero un altro paio di mesi, ma alla fine, a rimorchio di una nave Costa crociere Vasco da Gama arrivò in India.
Andò nel supermercato più vicino e, astutamente, barattò con gli ingenui indigeni cinquanta confezioni di tè con una sola banconota da 50 €. Quando stava tornando a bordo della San Rafael, gli sembrò di aver fatto un affare troppo vantaggioso e tornò indietro per lasciare agli indigeni altri 20 €.
Soddisfatto per il successo della missione, fece vela verso il Portogallo dove certamente lo avrebbero accolto con gli onori riservati ai grandi eroi.
Un po' perché non gli piacevano le cose semplici e un po' perché lesse la carta nautica al contrario, per tornare in Portogallo passò dal Giappone che, tra l'altro, era convinto si trovasse a metà strada tra il Corno d'Africa e lo stadio del Manchester City.

La rivoluzione nelle conoscenze geografiche a seguito dei viaggi di Vasco da Gama

Prima di Vasco da Gama la geografia era una materia secondaria, tipo Educazione fisica o Religione; dopo l’immenso patrimonio portato in dote dal navigatore portoghese ha raggiunto il rango di Musica e Condotta.
Durante il Medioevo si era creduto che la terra fosse piatta e che al di là delle Colonne d’Ercole ci fosse la fine del mondo, e quindi il vuoto.
Vasco da Gama dimostrò, senza possibilità di dubbio, che a lui non gliene importava un accidente di andare a controllare ed era molto meglio fidarsi e navigare in direzione opposta dove magari non c'erano ricchezze, ma perlomeno non si rischiava di cadere nel nulla.
D'altronde, sosteneva de Gama, Quello là, come si chiama, quello col cappello a punta, Crisquocolo Colomfobo, Pristiforo Polombolo, Crismofono Cobombolo, con le sue stronzate di andare a cercare l'India dalla parte opposta è riuscito solo a coprirsi di ridicolo andando a sbattere contro uno scoglio in mezzo al mare.
Un vero grande contributo Vasco lo fornì alla Teoria della Navigazione per il sapiente uso che seppe fare degli scarsi mezzi che l'epoca metteva a disposizione. È assodato che non sia mai riuscito a capire a cosa servissero, non dico il sestante o l'ottante, ma nemmeno le vele o il timone; ciononostante fu il precursore della Navigazione alla Sperindìo che ancora oggi possiamo ammirare nella navi della Tirrenia.

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