Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio in onore al luogo in cui ha compiuto il suo primo omicidio, è stato il più bellicoso e feroce pugile italiano del '500.

Ragazzo morso dalla voglia di fare un assolo
Olio su tela, 65,8 x 52,3 cm, 1596, Reparto Bricolage della Galleria degli Uffizi, Firenze
« Io culattone? Ma che cazzo dici! Io ti ammazzo, stronzo! Vieni qua che ti taglio la gola, figlio di cagna impestata! »
(Caravaggio smentisce le voci sulla sua presunta omosessualità e conferma implicitamente quelle sul suo carattere di merda)
« Michelagnolo Amerighi fu uomo satirico e altero; e usciva tal'ora a dir male di tutti li pittori passati e presenti per insigni che si fussero, poiché a lui parea d'aver solo con le sue opere avanzati tutti gli altri della sua professione.
Anzi presso alcuni si stima aver esso rovinato la pittura, poiché molti giovani ad esempio di lui si danno a imitare una testa del naturale, e non studiando nè fondamenti del disegno e della profondità dell'arte, solamente del colorito appagansi, onde non sanno mettere due figure insieme, nè tessere istoria veruna, per non comprendere la bontà di sì nobil'arte. »
(Il pittore Giovanni Baglione critica con astio Caravaggio dopo che quest'ultimo gli ha dedicato un sonetto tutto incentrato sulla rima "Baglione-coglione")
« Frocio! Capra ignorante! Raccomandato! »
(Vittorio Sgarbi su Caravaggio)
« Caravaggio è morto per te... »

Erroneamente considerato da molti un pittore a causa del suo vezzo di dipingere quadretti usando il sangue degli avversari appena sconfitti, Caravaggio è stato uno dei maggiori esponenti della scuola di boxe barocca, il cui motto è: "Finta di gambe e mira alla bocca".

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Caravaggio

Biografia

 
Certo che nei suoi dipinti Caravaggio riusciva a far sembrare un bastardo persino Abramo...

Nato in un paesino bergamasco nel 1571, Michelangelo Merisi all'età di cinque anni scappò di casa dopo aver appiccato il fuoco all'asilo del paese. Una volta catturato, si giustificò dicendo che le suore erano cattive e che lui il sonnellino pomeridiano non lo voleva fare.

Il futuro Caravaggio venne quindi spedito in riformatorio, ma dato che allora non esistevano i carceri minorili si optò per rinchiuderlo nella prigione romana del Regina Coeli. Qui Michelangelo sviluppò il suo amore per la pittura e per il sesso anale; una volta con un cucchiaio cavò un occhio a un detenuto che a mensa aveva provato a rubargli una pagnotta.

Tornato in libertà all'età di sedici anni, e visto che i suoi genitori avevano ormai affittato la sua camera a uno studente dell'Erasmus, Michelangelo decise di rimanere a Roma e di cercare lavoro come apprendista pittore in qualche laboratorio. Inizialmente il suo praticantato fu caratterizzato da un continuo pellegrinaggio di bottega in bottega, in quanto gli artisti che Caravaggio si ritrovava come maestri o non sapevano tenere in mano un pennello o ci provavano con lui.
Nell'ordine il giovane Michelangelo ebbe come insegnanti:

  • Mons. Pandolfo Pucci, detto Monsignor Insalata perché si vantava di riuscire a infilarsi nell'ano un cespo di lattuga di ragguardevoli dimensioni.
  • Lorenzo il Siciliano, un mafioso che usava la bottega di pittore come copertura per i suoi traffici di stupefacenti e che costringeva Caravaggio a dipingere solo teste di santi e a portare la coppola.
  • Antiveduto Grammatica, un pittore manierista il cui bizzarro nome era dovuto alle due passioni della madre: la Settimana Enigmistica e l'LSD. Caravaggio lasciò la sua bottega in seguito agli screzi avuti con i due figli di Antiveduto, Antisentito e Antiparlato.
 
Caravaggio era solito usare come modelli di riferimento per i suoi dipinti i personaggi più biechi e disadattati.

Dopo aver messo un annuncio sul giornale, Michelangelo riuscì finalmente a trovare un maestro come si deve: Giuseppe Cesari, detto il Cavalier Rampino perché era monco di una mano e usava un rampino per tenere la tavolozza dei colori. Ben presto però la severità di Cesari e la sua disgustosa abitudine di togliersi i pezzi di cibo dai denti usando il rampino portarono Caravaggio all'esasperazione, tanto che una sera si ubriacò e fece a pugni con un cavallo: vinse l'equino, anche se ai punti. Di punti di sutura invece ne occorsero un bel po' a Caravaggio, che rimase in terapia intensiva per mesi: in tutto quel tempo Cavalier Rampino non andò mai a trovarlo, e solo una volta gli mandò un biglietto di auguri. Sopra c'era scritto:

« Caro Michelangelo, le spese per le tue cure le sto detraendo dal tuo stipendio. Rimettiti e torna in forze perché dovrai lavorare gratis vent'anni per risarcirmi. Con affetto, il tuo maestro. »

Per tutta risposta Caravaggio fuggì dall'ospedale e si mise a truffare la gente col vecchio giochetto del sasso e dei tre bicchieri. Una sera riuscì a spennare un alto prelato particolarmente stupido, il quale si giocò gli anelli, il rosario, il mantello di pelliccia e i reggicalze prima di capire di esser stato raggirato: quel prelato era il cardinal Francesco Maria Del Monte, un grande appassionato di boxe. Del Monte rimase estasiato dalla scaltrezza del giovane lombardo e dopo averlo fatto pestare dai suoi tirapiedi, gli offrì di entrare nella sua scuderia di pugili. Da allora niente fu come prima.

Carriera pugilistica

 
Caravaggio risponde con diplomazia a un critico d'arte che aveva definito i suoi quadri delle "croste inguardabili".
« Giuro, non pensavo che il suo collo si sarebbe spezzato così facilmente! »
(Caravaggio sull'omicidio commesso)

Nel periodo di collaborazione con Del Monte Caravaggio diede nuova linfa all'arte del colpire sotto la cintola, e scrisse forse le pagine più sporche belle della storia del pugilato. Arrivò ben presto al record di cinquantacinque vittorie ottenute per resa e/o decesso dell'avversario, e sconfisse uno dietro l'altro campioni del calibro di:

  • Girolamo Stampa da Montepulciano, campione toscano della categoria pesi medi; Caravaggio lo sconfisse nel '600 grazie alla sua proverbiale astuzia: durante un momento di distrazione dell'arbitro si infilò un mattone nel guanto destro e con quello centrò lo Stampa con un uppercut micidiale.
  • Giovanni Baglione, un pugile arrogante che Caravaggio non solo ridusse allo stato vegetale, ma a cui spezzò anche le dita e di fatto la carriera. Dopo il fatto Baglione divenne ricco organizzando corsi postali di dattilografia senza mani.
  • Mariano Pasqualone, un peso massimo che ne prese così tante che alla pausa del terzo round non si accorse nemmeno che Caravaggio stava limonando con sua moglie tra gli sguardi divertiti del pubblico.
  • Pietro da Fusaccia, un garzone di osteria che aveva osato rispondere sgarbatamente a una sua domanda. Merisi reagì cavallerescamente all'offesa: si limitò a strappare i baffi al garzone con un colpo secco, colpirlo al volto con un piatto di carciofi e ad annegarlo dentro un barile di birra.

La sfolgorante carriera di Caravaggio si interruppe bruscamente nel 1606 con un incontro disputato a Las Vegas: dopo aver messo al tappeto in pochi minuti il suo avversario Ranuccio Tommasoni da Terni, Merisi si fece prendere la mano e per far scena cominciò ad avvolgere le corde del ring attorno al collo del pugile caduto. Vuoi perché l'atmosfera di Las Vegas lo elettrizzava, vuoi perché quando combatteva era sempre sbronzo, vuoi infine perché effettivamente era un bastardo patentato, Caravaggio continuò a stringere le corde finché un sonoro CRAC raggelò l'aria: il collo di Tommasoni si era spezzato come un tonno. Ma il colpevole non era il grissino.
Il verdetto del processo per il delitto fu severissimo: Caravaggio venne squalificato a vita, gli fu impedito di rimettere piede nel Nevada, gli sponsor stracciarono i contratti pubblicitari e il cardinal Del Monte lo abbandonò per puntare tutto su un pugile più giovane e mansueto, un certo Mike Tyson.

La fine ingloriosa: più solo e dimenticato perfino di Gigi Sabani

 
Davide tiene comportamenti aggressivi nei confronti dei compagni di classe, olio su olio, 125 x 101 cm, 1610, come nuovo, 800 € trattabili.

Come tutte le celebrità finite nel dimenticatoio, anche Caravaggio tentò di ricostruirsi una credibilità (o quantomeno un cospicuo conto in banca) grazie alle ospitate in televisione: ma nemmeno le comparsate a Sanremo o i corsi di pittura per bambini riuscirono a ridare smalto alla sua immagine.

Nel 1607 partì per Malta, dove tentò la carriera di muratore. Qui venne accettato con calore ed entrò anche in contatto con il Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, un certo Corto Maltese, che gli assegnò la prestigiosa carica di scemo del villaggio. L'idillio tra Caravaggio e gli abitanti dell'isola ebbe però breve durata perché il pittore lombardo fece una battutaccia sconcia su Elisabetta Canalis e la città di La Valletta: i maltesi si incazzarono come bestie, cacciarono Merisi tirandogli sassi e uova marce e strapparono la sua adesione al Rotary Club definendolo "membro fetido e putrido".

Fuggì allora in Sicilia, dove il suo carattere fumantino fece scoccare una rissa con dei ragazzi locali: uno di loro, un giovane studente di lettere di nome Andrea Camilleri, a causa dei colpi ricevuti riportò orrende deformazioni maxilo-facciali e danni permanenti alle corde vocali.

Dalla Sicilia Merisi passò poi a Napoli, città che allora come oggi traboccava di monnezza; proprio le esalazioni tossiche che si levavano dalla spazzatura minarono il corpo di Caravaggio e lo intaccarono col germe della malaria. Dopo giorni passati in bilico tra la vita e la morte, la pesante cura a base di pummarola 'ncoppa e canzoni melodiche sembrò avere i suoi effetti, ma il pittore rovinò tutto perché per far vedere che aveva il fisico volle a tutti i costi fare il bagno in mare subito dopo aver mangiato.

Caravaggio morì sulla spiaggia di Porto Ercole, in preda a una lancinante congestione intestinale e sguazzando nella propria merda. Proprio come Mario Merola.

Stile pittorico-pugilistico

 
Celebre natura morta caravaggesca.

La particolare tecnica pittorica e combattiva di Caravaggio fu la chiave principale del suo successo, se si esclude il trascurabile fatto che il cardinal Del Monte gestiva il più grande traffico di incontri clandestini truccati del Belpaese.

Fino al suo avvento nella nobile arte della pugna, lo stile che caratterizzava la maggior parte degli altri boxeur era estremamente pulito e accademico, con forti influssi derivati dai grandi protagonisti rinascimentali della boxe, su tutti le figure di Primo Carnera, Rocky Marciano, Michelangelo e Raffaello

La rivoluzione di Caravaggio consistette proprio nella geniale intuizione di portare la sua esperienza di attaccabrighe da locanda nel mondo platinato del pugilato: i suoi trucchetti da guappo, il suo torpiloquio, le sue scorrettezze da carcere a vita, la sua fulminea agilità temprata dopo anni a scansare coltellate nelle risse da strada a Roma si rivelarono armi micidiali e misero in difficoltà anche i campioni più affermati. Caravaggio e Del Monte arrivarono addirittura a pagare un complice affinché sabotasse l'impianto di illuminazione durante gli incontri più difficili. Nel corso delle scazzottate notturne infatti il pugile lombardo aveva via via sviluppato una vista perfetta anche al buio che gli permetteva di massacrare facilmente i suoi avversari, inermi nell'oscurità. Lo stratagemma fu ampiamente dibattuto dai maggiori cronisti sportivi dell'epoca, tra cui Vittorino Andreoli che nel suo Storie di brutta gente da Caravaggio ad Annamaria Franzoni (Rizzoli, 2003) si espresse come segue:

« [...] i match del Caravaggio sembrano quadri in cui lo sfondo è inglobato dal buio, e Michelangelo Merisi è una figura infernale che emerge plasticamente alla luce per prendere a badilate sulle gengive il suo sventurato antagonista. »