Utente:Retorico/sandbox/1: differenze tra le versioni

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La '''Prima Guerra Mondiale''' ([[Sarajevo]] [[1914]] - [[Versailles]] [[1918]]) fu uno degli eventi più tragici degli ultimi cento anni, secondo solo alla nomina di [[Minzolini]] alla direzione del [[TG1]]. <br />Scoppiata per futili motivi e conclusa per ragioni ancora più futili, fu una delusione per tutti gli spettatori che si aspettavano ben altro da un colossal del genere. E il 3D era fatto malissimo.
La '''Prima Guerra Mondiale''' ([[Sarajevo]] [[1914]] - [[Versailles]] [[1918]]) fu uno degli eventi più tragici degli ultimi cento anni, secondo solo alla nomina di [[Minzolini]] alla direzione del [[TG1]]. <br />Scoppiata per futili motivi e conclusa per ragioni ancora più futili, fu una delusione per tutti gli spettatori che si aspettavano ben altro da un colossal del genere. E il 3D era fatto malissimo.
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== Contesto storico==
== Contesto storico==

Versione delle 06:48, 21 set 2010

La Grande Guerra

"Ehm, comandante! Parigi è da quella parte."
Luogo: Caporetto e dintorni.
Inizio:

Era una notte buia e tempestosa del 1914

Fine:

Un mattino radioso del 1918

Esito:

La Svizzera vince a sorpresa con una sneutralizzazione fulminante al 90° minuto

Casus belli:

Panino con mortadella troppo caro.

Fazioni in guerra

Cattivi
Cattivissimi
Pacifisti
Ottomani

USA
Italia
Franscia
Inghilterra

Comandanti
« Sei un porco! Un porco, maiale! Non farti rivedere mai più, tra noi è finita! »
(La Germania all'annuncio italiano della relazione con l'Intesa)
« Non è come potrebbe sembrare, posso spiegarti! »
(Il Belpaese cercando di tenere il piede in due scarpe)
« Abbiamo vinto! »
(Vittorio Emanuele III durante la commemorazione dei milioni di morti italiani.)

La Prima Guerra Mondiale (Sarajevo 1914 - Versailles 1918) fu uno degli eventi più tragici degli ultimi cento anni, secondo solo alla nomina di Minzolini alla direzione del TG1.
Scoppiata per futili motivi e conclusa per ragioni ancora più futili, fu una delusione per tutti gli spettatori che si aspettavano ben altro da un colossal del genere. E il 3D era fatto malissimo.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Retorico/sandbox/1

Contesto storico

Giugno 1914: ecco come si presentava il mondo prima che iniziassero i conflitti.

Dopo il Congresso di Vienna, che riportò gli equilibri europei allo status pre-napoleonico, l'Europa conobbe un secolo di pace interrotto solo da qualche decina di carneficine minori.
Nella speranza malaugurata e remota ipotesi di una nuova guerra e per divertirsi nei ritagli di tempo, molti paesi si unirono in coalizioni:

  • la Triplice Alleanza: Franscia, Regno Unito e Regno Disunito, ai quali si aggiunsero in seguito Russia e Italia a tratti;
  • la Triplice Intesa (pour homme): Austria, Germania e Prussia più Italia sporadicamente;
  • la Triplice Neutrale: Norvegia, Benelux e Svizzera con tentativi di inserimento dell'Italia;
  • la Triplice Indecisa: Italia, Italia e Italia più l'Italia di tanto in tanto.

La causa del conflitto

La scintilla che fece scoppiare il conflitto fu, come detto, piuttosto futile: l'arcimegaduca Francesco Ferdinando d'Austria, in visita di cortesia a Sarajevo, venne truffato da un pizzicagnolo serbo che gli fece pagare due euro e cinquanta un panino con la mortadella. Il papà di FF[citazione necessaria], il re d'Austria, non ci vide più dalla rabbia e dichiarò guerra alla Serbia che peraltro nessuno sapeva esistesse.

I primi focolai

La scintilla.

Trovato un pretesto abbastanza valido e risolto il problema austriaco di capire dove diavolo fosse la Serbia, le grandi potenze europee si unirono a casaccio ai due belligeranti adducendo i motivi più svariati.

« Signor professore, la prego voler giustificare l´entrata in guerra della Germania al fianco dell´Austria per motivi familiari »
(La mamma della Germania.)
« Gentile signor Preside, le comunico che la Svizzera non parteciperà a codesta esimia Guerra per una fastidiosa influenza che ha contagiato un po´ tutti in famiglia. »
(Il papà della Svizzera.)
« Onorevolissimo e Autorevolissimo Professore, si pregi di voler preventivamente scusare eventuali tentennamenti della mia adorata figlia particolarmente sensibile ai cambi di direzione del vento. »
(Suo devotissimo, il padre dell´Italia.)

La Germania si alleò così l'Austria, i francesi e gli inglesi con la Serbia, il Congo belga e i Ricchi e Poveri con l'impero asburgico, mentre l'Italia fece finta di non aver capito e se ne andò fischiettando. L'impero Ottomano, al primo turno, si rinforzò di tre carrarmati e passò i dadi al generale tedesco Schiefflen, un maestro di tattica militare che azzardò un attacco "Germania vs. Resto del mondo" pur sapendo che Ozil era infortunato.

Il Piano Schlieffen

La battaglia sulla Marna in una disastrosa sequenza di viuleeeenza.

Il piano Schlieffen consisteva in una rapida mobilitazione al fronte, ai confini dell'Europa, con manovre di tattica offensiva in Russia e in Francia e pausa merenda alle 15.00. I primi attacchi avvennero sul fronte francese: Schlieffen aveva intenzione di conquistare l'Alsazia-Lorena e da lì l'Olanda, il Lussemburgo e l´Argentina se le sue reminescenze geografiche erano corrette. Le prime battaglie furono una totale disfatta, tanto che Schlieffen, ritirandosi in una casupola di campagna con lussi sfrenati e danzatrici Hawaiane, lasciò il comando dell'esercito al generale Milhouse Von Matke. Purtroppo a quel punto l'esercito si era ridotto a dodici tiratori scelti, sette bersaglieri, e una guardia pretoriana avanzata dalle guerre puniche. Come ovvio che fosse, durante la prima battaglia sul Marna, Von Matke subì una grave sconfitta che lo costrinse a un'umiliante ritirata e al pagamento di duecento dobloni d'oro a Otto Von Tèttete, con il quale aveva scommesso sulla vittoria dei tedeschi.

La battaglia della Marna

Questa battaglia che segnò giustappunto il fallimento del piano Schieffel, ebbe la durata di ben 7 giorni. Se ne deduce che quel mattacchione di Milhouse Von Matke, prima della battaglia, probabilmente vide una cassetta che non avrebbe dovuto vedere. Gli scontri avvennero presso il fiume Marna, ma si trattava principalmente di offese verbali poichè all'epoca non c'era alcun ponte che collegasse una sponda del Marna all'altra. L'errore principale fu commesso la notte del 12 settembre 1914, quando Von Motke decise di costruire delle trincee presso il fiume. Purtroppo la corrente in piena sommerse tutte le trincee e gli scavi dei soldati tedeschi, che morirono sotto i rifiuti velenosi e gli scarichi tossici del Marna. Gli inglesi e i francesi, pur non avendo contribuito alla vittoria, festeggiarono con champagne e pudding la clamorosa vittoria. L'unico fra i crucchi a salvarsi fu il comandante Von Motke, che ritornato in patria fu preso a schiaffi e sottoposto a spiacevoli tirate d'orecchie dai superiori.

I tedeschi avevano perso una battaglia, ma non la guerra![ma anche no]

Il ruolo dell´Italia

Soldato francese al fronte.

Prima dello scoppio della guerra, l´Italia aveva stretto forti legami con le nazioni della Triplice Alleanza e in particolare aveva assicurato tutte le automobili con la loro compagnia. Si era perfino impegnata, a fronte di uno sconto sul versante degli infortuni al conducente, di entrare in guerra a fianco dell´Austria qualora un pizzicagnolo serbo avesse truffato Francesco Ferdinando d´Austria. Però, anche i rapporti con i paesi dell´Intesa erano più che amichevoli, ed erano frequenti gli scambi commerciali con Francia (export di rane e import di profumi), Inghilterra (export di allenatori di calcio e import di mode stupide) e Russia (export di calze velate e import di mignotte).
Quando arrivò il momento, peraltro non richiesto, di schierarsi da una parte o dall´altra, l´Italia si trovò spaccata tra interventisti, non interventisti e centralinisti. Prevalsero i non interventisti, almeno fino a che non prevalsero gli interventisti e l'Italia decise di entrare in guerra.
Il problema che si poneva a questo punto era con chi schierarsi, tutto sommato, sia da una parte che dall'altra c'erano degli amici. A risolvere la situazione ci pensò il re Vittorio Emanuele III con un'analisi che metteva insieme sagacia politica e lungimiranza sociale: l' ambarabacicicocò. Dopo aver ripetuto la litanìa una sessantina di volte perchè si sbagliava sempre alle civette sul comò, alla fine toccò allearsi con l'Intesa e dichiarare guerra all'Austria che, ricevuta la dichiarazione dall'ambasciatore, rispose:

« Sticazzi! »

e si mise in marcia verso l'Italia incazzata come una biscia.

Caporetto

Vostra Maestà Vittorio Emanuele III di Savoia re d'Italia,
mi Kongratulo per la felice scelta di skierarVi kontro la Nostra Gloriosa Austria, e Vi preko voler inviare un Vostro esercito domani all'alba a Kaporetto.

Kon kordialità

Kuglielmo II di Sassonia, re d'Austria.


Vostra Maestà Guglielmo II di Sassonia re d'Austria,
mi scuso per aver infine scelto di dichiare guerra alla Gloriosa nazione austriaca e al suo fiero popolo, ma nella vita non si sa mai e ci sto già ripensando: non vorrebbe per caso averci al Vostro fianco? Vabbè, poi ne riparliamo. Intanto, domani all'alba a Kaporetto manderò il generale Cadorna con un esercito agguerrito.
Con affetto

Vittoriuccio Emanuelino Terzino di Savoietta reuccio d'Italietta.


All'alba del 24 ottobre 1917, mentre tedeschi e austriaci era già schierati sul campo di Caporetto, il generale Cadorna e tutto il suo esercito erano ancora imbottigliati nel traffico di Udine pieni come otri di prosecco dalla notte prima. Il generale tentava invano di creare il panico fra gli automobilisti minacciando di portarli con sè al fronte o, in alternativa, di scrivere sui muri che le loro madri erano zoccole.
Non fosse bastato il traffico, anche il GPS smise di funzionare e per arrivare a Caporetto dovettero seguire un contadino che, a piedi, si recava da quelle parti.
Arrivarono alle due del pomeriggio.
Un milione di soldati italiani da una parte, un milione e uno austro-tedeschi dall'altra, arbitro il signor Paparesta di Bari. Questa disparità di forza fu fatale alle truppe tricolore e, nonostante il coraggio dimostrato in battaglia, morirono tutti. Tutti meno il generale Cadorna che poco prima del fischio d'inizio disse che si era dimenticato una cosa importante a casa, doveva andare a recuperarla, ma sarebbe tornato subito. I quattro morti che ci furono tra i nemici dimostrarono a imperitura memoria l'orgoglio col quale i nostri si batterono.

File:Panzerfiat.jpg
Il generale Cadorna in rotta verso Caporetto.

Il Piave e Vittorio Veneto

Il Piave mormorò
Non passa lo straniero!
Zan zan.

Il generale Cadorna fu promosso caporale di giornata e sostituito a capo dell'esercito dalla scuola Armando Diaz di Genova.
I quattordici soldati rimasti si piazzarono orgogliosamente lungo le sponde del Piave, nei pressi di Pavia, decisi a non far passare nessuno. Peccato che la guerra fosse stata da tutt'altra parte, altrimenti sarebbe stata una bellissima vittoria.
La vittoria vera non tardò però ad arrivare, fu a Vittorio Veneto e segnò la fine della guerra sancendo il successo italiano. Gli avversari furono un reggimento di bambini austriaci in colonia estiva e furono fatti tutti prigionieri. A Diaz fu assegnata una medaglia d'oro, resi gli onori militari e regalato l'abbonamento per un anno al Corriere dei piccoli.

L´intervento americano

Con la guerra concentrata in Europa e nessuno che se li filava, gli Stati Uniti decisero che era ora di esportare un po' di democrazia da qualche parte. Il presidente George Bush super senior (nonno di George e padre di George senior), citando un rapporto di Duffy Duck, accusò l'Austria di possedere armi batteriologiche e la Germania di non possederne, e si apprestò a bombardarle entrambe.
Non fu però facile, per gli strateghi americani, scoprire dove si nascondessero quegli stati canaglia. Gli toccò bombardare il Sudamerica, il Portogallo e la Namibia, prima di scovarli proprio al centro dell'Europa, dove nessuno pensava potessero essersi mimetizzati.

Nella prima guerra mondiale morirono ben due persone.

La guerra si concluse con la sconfitta della Germania, dell'impero Austro-Ungarico e di Wyl Coyote ancora una volta beffato da Beep Beep. Alla Germania furono imposte condizioni durissime quali il pagamento dei danni di guerra e la garianzia che avrebbero recitato la parte dei cattivi anche nella Seconda guerra mondiale.

Elenco morti


Voci correlate

Note

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Il Koala: sostituto naturale del cuscino
« Silvia riposa dentro la stanza, con una mano sotto il cuscino, mentre di fuori spunta il mattino che tra non molto la sveglierà »
(Vasco Rossi usa la metafora del cuscino per le mutande.)
« Me l'ha detto il mio cuscino! »
(Tipica frase che equivale a "L'ho letto sulla Treccani".)


Il cuscino è un'appendice del corpo umano molto diffusa tra la popolazione adolescente.
Diversamente dal pisello e dalla coda che sono appendici definitive, il cuscino è provvisorio e fa la sua comparsa per non più di dodici ore al giorno nei periodi di massima presenza che coincidono suppergiù con l'estate.
Da una complessa dimostrazione matematica ideata da Gauss, si evince la proporzionalità inversa tra il periodo in cui è aperta la scuola e il tempo di permanenza del cuscino sul corpo adolescenziale; anche in questi mesi, tuttavia, il distaccamento prematuro del cuscino non segue le leggi naturali, ma viene indotto dalle onde sonore ad altissima frequenza emesse da individui di sesso femminile che si aggirano spettinati per casa.


Struttura del cuscino

Tecnologicamente piuttosto primitivo, il cuscino può essere descritto come un sacco ripieno.
Il sacco è di iuta negli esemplari più poveri e in seta in quelli più ricchi, ma nella stragrande maggioranza dei casi[citazione necessaria] è di cotone. Molto più variegata è la farcitura che và dalle piume d'oca[1] ai chiodi arruginiti[2], dal crine di cavallo al gatto che deve essere preferibilmente grasso e possibilmente morto[3].

Utilizzo del cuscino

Un cuscino di foggia artigianale fotografato da Helmut Newton.

Il cuscino ha diverse funzioni che variano a seconda dell'età del soggetto utilizzatore:

  • Da 0 a 1 anno serve per morire soffocati durante il sonno.
  • Da 1 a 13 anni per dormire.
  • Da 14 a 35 anni per masturbarsi[4]
  • Da 36 a 39 anni per i giochi erotici con il proprio partner.
  • Da 40 a 65 anni, accuratamente ripiegato su se stesso, per appoggiare la testa e leggere in santa pace mentre la moglie lavora all'uncinetto.
  • Dai 65 anni in poi per abituarsi alla postura all'interno della bara.


Noterelle

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  1. ^ Adatto ai viziosi.
  2. ^ Per i fachiri in erba
  3. ^ Andrebbe bene anche un gatto in agonia, che non si muova troppo, ma il rantolo potrebbe disturbare il sonno.
  4. ^ Gli esemplari di sesso femminile usano inserire all'interno del cuscino degli accessori tipo asciugacapelli, doccini dismessi, porta disegni.