Napoleone Bonaparte

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Napoleone al San Bernardo, autovelox su tela, multa di 250 euro.

Napoleone Bonaparte, Ei per gli amici (addiaccio, 15 agosto 1769[1]Isola di Sant'Elena, 5 maggio 1821[2]) è stato un francese, un megalomane, un politico, un generale, un dittatore, un imperatore, ma soprattutto è stato colui che ha praticamente buttato nel cesso tutto quello che era stato conquistato con la rivoluzione francese: difatti grazie a lui, dopo la disfatta di Waterloo, la Francia è stata riconsegnata a quella dinastia di deficienti conosciuta anche come Borboni.

È stato il primo creatore dell'impero francese dopo Carlo Magno ed è tuttora considerato il simbolo della Francia rivoluzionaria, della Francia repubblicana, della Francia imperiale ma non della Francia monarchica, nonostante fosse praticamente il successore al trono di Luigi XVI. Amato dai francesi, odiato dagli inglesi, schifato dai tedeschi, apprezzato dagli italiani, ignorato dai tibetani, sconosciuto ai giapponesi - che altrimenti ne avrebbero fatto sicuramente un manga - è considerato il più importante francese della storia francese, dopo Asterix, Giovanna d'Arco, Zinedine Zidane e Catherine Deneuve.

Primi anni e carriera nell'esercito

Nato all'addiaccio da due immigrati di origine italiana il 17 spuzzettaio del 20° anno dell'era pre-giacobina (o anno 0 dell'età napoleonica) in un'isola del Mediterraneo che lui stesso fonderà e chiamerà Corsica, appena partorito dichiara guerra a due culle vicine e ne conquista altre 15. A tarda sera tutto l'ospedale sarà suo, con le ostetriche che lo acclamano primario e dirigente della ASL. A 6 anni comincia gli studi, che terminerà grazie alla sua precoce intelligenza a 7 anni.

A 15 anni entra nella Scuola Militare di Parigi Charles de Gaulle, dove impara la strategia bellica allenandosi a Risiko e a Age of Empires.

Allo scoppio della rivoluzione nel 1789, Napoleone si trovava sul cesso e si prese un enorme spavento. Per fortuna riuscì a completare la sua opera senza gravi conseguenze. Così, ventenne e ufficiale del re Luigi XVI, fu inviato in Corsica dove, alla faccia della fedeltà, si unì al movimento rivoluzionario dell'isola e al movimento separatista corso, divenendo anti-monarchico, anti-francese e antipatico. Con il tempo Napoleone aderì sempre più agli ideali della rivoluzione, come "Figa per tutti", e si mise definitivamente dalla parte dei rivoluzionari. Nel 1793 cacciò i realisti dalla città di Tolone, mostrando così il suo precoce genio militare: difatti fece credere ai realisti che avrebbe attaccato la città dalle montagne, per attaccare poi dall'altro versante. Ma a Tolone non ci sono montagne, per cui l'esercito realista si spostò in paranza fino alle Alpi lasciando la città sguarnita. Napoleone entrò nella città acclamato da due pescatori e un salumiere, mentre il resto della cittadinanza si chiedeva: ma dove cazzo sono gli altri?

Robespierre.

La vittoria gli diede grandi onori e, rientrato a Parigi, entrò a far parte dell'élite rivoluzionaria giacobina, costituita da personaggi del calibro di Robespierre e Marat, cioè tutta gente vestita come Bertinotti e che parlava sempre della rivoluzione dall'alto del loro stipendio borghese. Insomma radical chic del cazzo. Il 13 spippettaio del 1795 (26-eieieisimo anno dal nuovo inizio, 6° anno dell'era giacobina, anno 892 nel calendario arabo, 32 luglio 1418 del calendario gregoriano) Napoleone venne nominato "Comandante della Piazza di Parigi"[3]. Cominciò così a fare multe per sosta vietata ai monarchici, costringendoli alla ritirata e sventando un nuovo colpo di stato.

La campagna d'Italia

Nel contesto di un mega partitone a Risiko tra Francia e Impero Austroungarico, l'11 fioraio del 31° anno dell'era rivoluzionaria Napoleone partì per l'Italia al comando di 38.000 uomini, 2 muli e un pedicurista, che come potete immaginare aveva un sacco di lavoro da svolgere. L'obiettivo era togliere almeno un territorio agli austriaci, possibilmente la Manciuria, ma Napoleone conquistò molti più territori usando un esercito mal equipaggiato, in inferiorità numerica e anche un po' ricchione. Dalla sua l'abilità, l'astuzia, il coraggio e, diciamocelo, un bel po' di culo: tutte le battaglie furono vinte per il rotto della cuffia degli avversari. Nella prima battaglia gli austriaci si dimenticarono le munizioni, nella seconda non suonò la sveglia del capitano, che si ritrovò così le truppe francesi nella tenda mentre si stava ancora lavando i denti. La terza fu contro i Piemontesi armati di gianduiotti, e c'è poco altro da aggiungere. Napoleone costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni, ricattandolo con dei video che lo ritraevano in atteggiamenti promiscui con un transessuale, concessioni ratificate con la Pace di Parigi (15 beltempaio), che assegnava alla Francia la Savoia e Nizza. Pochi giorni dopo Napoleone vinse definitivamente gli austriaci, che in realtà si erano sconfitti da soli dopo l'ennesima rissa con i lombardi, e entrò trionfalmente a Milano.

Costretto il Piemonte alla resa ed occupata Milano, Napoleone ricevette dal Direttorio carta bianca e Napoleone la usò per pulirsi il culo. A questo punto gli fu affidato il compito più arduo: sconfiggere l'esercito austriaco e il suo primo supernemico, Francesco Giuseppe Carlo d'Asburgo-Lorena, detto Lorena, Imperatore del Sacro Romano Impero, Arciduca d'Austria, Re d'Ungheria, Re di Croazia, Slovenia e Dalmazia e presidente della provincia di Triste. Dopo una serie di scontri parziali, le forze armate francesi e austriache si fronteggiarono, il 5 caldodoro, nella Battaglia di Castiglione. Napoleone vinse solo perché a capo delle truppe austriache c'era uno tipo di Belluno che quando parlava i soldati non capivano una ceppa. Quando ordinava di attaccare, gli austriaci si guardavano tra loro chiedendosi "ma che cazzo ha detto?" Tale strategia permise a Napoleone di attaccare i nemici indisturbati, anche se dal lato sbagliato, senza armamento adeguato e con tutti i soldati feriti. Ma vinse lo stesso.

Il 17 tempodimerdoro Napoleone, con una mossa a sorpresa, addormentò tutti e firmò il trattato di Cloroformio falsificando le firme dei generali austriaci che intanto dormivano. Tale trattato stabiliva che la Francia acquisiva i Paesi Bassi e gli Austriaci inglobavano i territori della Repubblica di Venezia. Il tutto senza avvisare né i Paesi Bassi né Venezia, che da un giorno all'altro si ritrovarono con un altro governo, un'altra lingua e soprattutto con un sovrano straniero tra le palle. Come se non bastasse, Napoleone si fregò i leoni di Piazza S. Marco e li portò a Parigi dove li mise al posto dei nani da giardino nella sua dimora.

La campagna d'Egitto e di Siria

La Campagna d'Egitto (forse), Jacque Louis David (forse), 1790 (forse).

La campagna d'Egitto presenta un clima caldo torrido tendente al desertico. Nel 133° anno prima dell'era fascista, il Direttorio voleva liberarsi della scomoda figura di Napoleone, ossia un manichino gigante che lo raffigurava messo nel bel mezzo del consiglio. Gli fu così ordinato di conquistare l'Inghilterra e portarsi con sé il manichino gigante. Ma Napoleone sbagliò rotta e arrivò in Egitto, cominciando così la cosiddetta Missione Africa. Dopo aver occupato Malta avendola scambiata per l'Irlanda si diresse alle foci del Nilo-Tamigi, giunse alle Piramidi e le occupò scambiandole per Buckingham Palace. Passò così tutto il pomeriggio all'interno delle piramidi alla ricerca della regina d'Inghilterra. Fu così che scoprì la famosa Stele di Rosetta, uno scontrino di pietra del 2000 a.C. che secondo Napoleone consentiva di tradurre gli antichi scritti druidici. Dopo aver perso tempo con gli inutili reperti, Napoleone decise di attaccare i Mamelucchi durante il tè delle cinque, poiché sapeva che gli inglesi non interrompono MAI il tè delle cinque. Peccato però che i Mamelucchi non sono inglesi. Nonostante questo inconveniente etnico, la fortuna volse di nuovo dalla parte di Napoleone, poiché l'attacco avvenne durante il Ramadan, per cui i Mamelucchi furono sterminati senza avere la possibilità di opporsi. Intanto la flotta francese, che era rimasta parcheggiata in doppia fila alle foci del Nilo, fu sequestrata dall'ammiraglio Nelson, che con queste parole commentò la vittoria:

« Ah-ah! »
(Nelson in una puntata dei Simpson.)
La stele di Rosetta.
Seduta sul trono, Rosetta.

Napoleone rimase quindi in Egitto nell'attesa di riprendere le navi sequestrate dalla Guardia costiera. Intanto si dedicò alle cose che più gli piaceva fare: governare, conquistare e depredare tutti i reperti archeologici per usarli come sottobicchieri o posacenere. Fece qualche riforma in Egitto, come quella che istituiva Napoleone eroe nazionale, Faraone dell'alto e basso regno e discendente di Cesare che aveva dominato su Cleopatra. Poi tentò di conquistare la Siria dicendo di essere il discendente di Alessandro Magno, ma non ci riuscì. Allora ci riprovò dicendo di essere il discendente di Abramo, ma non funzionò neanche questa volta. Capito che gli arabi non erano scemi come i francesi, Napoleone decise di tornare nell'amata Francia, assediata dalle potenze straniere e con forti contrasti interni. Al Direttorio serviva un uomo forte, carismatico, un uomo da usare per riportare l'ordine e di cui liberarsi quando tutto era fatto. Fu così che scelsero Napoleone, uomo forte, carismatico, che portò l'ordine e che usò il Direttorio per raggiungere il potere, per poi liberarsi dello stesso chiudendo tutti nel cesso e tirando lo sciacquone. Nonostante fosse tornato su una zattera, sconfitto da Nelson, sconfitto dai Siriani e sconfitto da un gabbiano che lo aveva infastidito durante tutto il viaggio, Napoleone fu accolto come Salvatore della Patria, un pescatore siciliano che era emigrato nei pressi di Marsiglia. Risolto l'equivoco, Napoleone fu accolto da eroe: si vantò di aver sconfitto i Mamelucchi, di aver evitato la disfatta contro Nelson e di aver costruito le Piramidi. Inoltre portò con sé la Stele di Rosetta, presentandola come l'anello mancante tra gli antichi egizi e i druidi bretoni, e la pose nel suo giardino come lapide per il suo gatto.

Il Consolato

Guerra in Europa e Impero

Autoincoronazione in Notre-Dame

La conquista dell'Europa

La campagna di Russia

La sconfitta di Lipsia, l'abdicazione e l'esilio all'Elba

I "Cento giorni"

L'esilio a Sant'Elena e la morte

Teorie alternative sulla morte di Napoleone

  • Fondazione di Napoli
  • La diffusione del sistema metrico

Note

  1. ^ Fonte: Carta d'identità trovata a Elba
  2. ^ Fonte: attestato di morte trovato a Sant'Elena
  3. ^ Pippo Baudo, Napoleone l'ho scoperto io!, Catania, Edizioni Inesistenti, 1998, ISBN 331 25 34 753.