Biota

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Un Biota analizza delle colonie batteriche.
- Biota: “Non ho capito l'ultimo discorso, lo può ripetere?”
- Docente: “Va bene da qui?”
- Biota: “No, dall'inizio”
- Docente: “La supercazzola prematurata, come se fosse antani, ha il doppio scappellamento a destra”
« È certamente una struttura affascinante, come le tue tette d'altronde »
(Biota su DNA superavvolto)

Il termine Biota proviene dall'abbreviazione della locuzione "Biologo Idiota", e serve a descrivere una categoria ben definita di individuo della specie umana.

Il biota nasce e si manifesta alla fine del percorso scolastico noto come “medie superiori”, e sceglie come ecosistema d'elezione per il suo naturale sviluppo la facoltà universitaria di biologia, o di scienze naturali. Il motivo scatenante che induce il biota a percorrere la sua naturale inclinazione universitaria può essere di duplice natura, e questa peculiare differenza divide il biota in due classi distinte.

Il Biota arrapatone

I sogni di un biota arrapatone.

Altrimenti detto Biota libidinoso, la prima categoria biota comprende quegli individui che scelgono il loro percorso universitario in base al motto: “Biologia è un vespaio di gnocca ed è una cazzata perché non ci sono conti da fare”.

Al libidinoso essenzialmente non gliene frega un piffero né della scienza né della facoltà in sé. Si tratta di una creatura naturalmente portata al camuffamento e al fancazzismo. La sua attrazione verso il sesso femminile e verso altri cinque anni di vita da mantenuto, lo portano all’iscrizione in ambito biologico.

Il biota arrapatone è facilmente riconoscibile dalla cura nell'abbigliamento, dalla sua costante presenza presso i luoghi di ritrovo di giovani biologhe, e dalla sua totale e inevitabile incompetenza universitaria.
Generalmente il biota arrapatone è una creatura dalla breve vita. Dopo un semestre o due ogni libidinoso non sarà già più in grado di sostenere una conversazione con una collega, avendo dato (e fallito) solamente un paio di esami da due crediti. Per questo la maggioranza di essi preferisce ritirarsi e tentare la fortuna in altro genere di facoltà universitarie (generalmente la scelta ricade su scienze politiche).

Una piccola minoranza d'altro canto riesce a sopravvivere lungo tutto il percorso di studi, più che altro tenuti in vita dall'auto convinzione che in cinque anni almeno una collega riescano ad abbordarla.
Lo studio di questi esemplari nel loro habitat tuttavia ha portato alla conclusione che le probabilità di un biota arrapatone di copulare entro la fine dei cinque anni è pari a zero. Questi esseri diventano in breve tempo dei parassiti universitari, evitati dai colleghi, e accolti solamente da altri bioti, troppo stupidi per accorgersi della differenza. Alla fine dei 3 anni (5 per i libidinosi più motivati) i bioti sono pronti per andare a fare danni ovunque vogliano, grazie alla loro magistrale incompetenza.

Il biota purosangue

Il purosangue è il più diffuso in una facoltà biologica (specialmente dopo il secondo anno quando quasi tutti gli arrapatoni hanno già rinunciato), ed è anche il più identificabile.

Il purosangue è motivato da un’irrefrenabile passione verso il mondo scientifico, e biologico in particolare... ma per sua sfortuna non possiede le adeguate capacità psico-intellettive per poter coronare i suoi sogni.
Ogni biota purosangue spera un giorno di poter diventare un ricercatore di fama mondiale, un guru della Scienza che vive in eremitaggio su qualche monte sperduto in qualche sperduto deserto, oppure il fortunato vincitore del premio Nobel. Questo senza sapere di possedere il quoziente intellettivo di un paracarro.

Fiduciosi del proprio Genio incompreso si iscrivono perciò in facoltà come Biologia, Scienze naturali, Biotecnologie o Medicina. L’ambiente biotecnologico o medico tuttavia non è compatibile con la vita biota, e per questo motivo dal secondo anno in poi tutti i purosangue si ritroveranno stipati nella facoltà di Biologia.
La massiccia presenza di bioti all’interno di questa facoltà ha portato a un progressivo abbassamento del livello globale di preparazione offerto dalla stessa, e contemporaneamente spiega la strabordante abbondanza di iscrizioni ogni anno.

Il biota purosangue si riconosce facilmente, in quanto condivide con gli altri alcuni tratti distintivi:

  • Il biota si produce in domande durante le lezioni. In continuazione. Recenti studi hanno dimostrato che la quantità industriale di domande posta al docente da un biota sia imputabile alla loro incapacità di comprendere anche i concetti più semplici, come anche alla loro smania di mostrare a tutti i costi di essere dei geni ponendo di frequente domande intelligenti.
  • Il biota non fa mai domande intelligenti. Generalmente queste si limitano alla richiesta di rispiegare con altre parole concetti monosillabici, curiosità riguardo al layout delle slide o dei colori utilizzati durante la presentazione, o la proposta di “nuove teorie e possibilità” che il docente aveva già rimarcato come imbecilli nella lezione precedente.
  • Il biota possiede un tratto distintivo che lo rende unico. I più sfruttati sono un tono di voce ridicolo, e/o un abbigliamento di “buffa ispirazione”.
  • Il biota compra/fotocopia tutto. È infatti risaputo che la sua quasi completa incapacità nel comprendere le materie di studio, lo porti inevitabilmente a procurarsi il maggior numero di materiale a riguardo, fra libri, dispense ed appunti, sperando che per la legge dei grandi numeri in mezzo a tutte quelle fonti ce ne sia almeno una che riesca a rimanergli in testa.
  • Il biota è onnipresente. Alcuni Bioti hanno sviluppato una dipendenza morbosa per l’ambiente universitario, cercando di mostrarsi disciplinati e interessati in ogni ambito, seguendo tutti i corsi possibili e immaginabili, andando perciò a rompere le balle con le loro domande anche agli ignari studenti di altre facoltà.
  • Il biota non conosce la biologia, ma ne parla perché fa figo. Allo stesso modo il biota si atteggia da scienziato, pur mancando delle più elementari conoscenze che potrebbero perlomeno farlo sembrare tale. A titolo esemplificativo, il biota crede che la gravità sia una forza, e va in crisi se gli viene posta la domanda di cosa sia un gene.
  • Il Biota non si laurea mai in corso. Alcuni di loro vivono in università da tempi immemori, cristallizzati in usanze e modi d’altro tempo ed epoche lontane, rischiando di manifestare nel corso degli anni vere e proprie crisi di identità (spesso associate a personaggi storici)

Il biota nel suo ambiente

Un biota al raggiungimento della Laurea. Si noti il tipo copricapo accademico.

Il Biota è una figura ai margini del microcosmo universitario, schivato e deriso dalla quasi totalità degli studenti, eccezion fatta per i suoi simili. La sorprendente abbondanza di questi individui all’interno della facoltà fa sì che acquisiscano la forza necessaria per sostenersi a vicenda e non morire durante i lunghi anni di permanenza universitaria.

Dunque i bioti vivono in branchi. Si cibano cacciando gli appunti di qualche collega "sano", o mendicando l’aiuto di qualche biotecnologo (se di sesso femminile e provviste di un aspetto appetibile) ignaro della sorte a cui sta andando incontro.

Questo docente ha appena ascoltato l'ennesima domanda di un biota.

Il biota, in assenza degli altri elementi del branco, non riesce a stare quieto e sente il bisogno irrefrenabile di andare ad asciugare qualcuno. Di preferenza qualche bella ragazza, ma molto più spesso il primo che capita a tiro. I docenti hanno sviluppato nel corso dei secoli un innato senso anti-biota, e ormai sono capaci di filtrare qualunque commento a sproposito o qualunque domanda idiota il biota di turno dovesse produrre. Tuttavia alcuni professori fra i più intolleranti, si ostinano a rispondere a tono a ogni domanda, sperando che tramite il loro intervento pedagogico, lo studente riesca a comprendere che forse è meglio per lui darsi all’ippica. Fra i commenti più sfruttati anche se purtroppo non così efficaci come potrebbero sembrare, troviamo i sempreverdi "Si risponda da solo" oppure "Questa domanda non ha senso" o ancora "Sì, ma non ce ne frega niente".

Il biota non fa della sua condizione un hobby, bensì una professione. Questo lo spinge perciò a trovare passatempi, che di norma spaziano dal giardinaggio, alla composizione di poesie nichiliste.
Alcuni di loro trovano dilettevole il militare in forze sociopolitiche all’interno dei vari schieramenti che si vengono a formare, e contrapporre, all’interno dei vari ambienti universitari. Il loro zelo propositivo verso ciò che considerano ormai la loro casa da decenni (ovvero la struttura universitaria) li porta a essere sempre presenti nella realizzazione di sit-in, punti informativi sotto i gazebo, volantinaggio e propaganda nei periodi di maggiore subbuglio politico, come in concomitanza delle elezioni universitarie, o politiche nazionali. Nonostante la loro buona volontà l’effetto prodotto è quello di allontanare ogni forma di vita nel raggio di 100 metri, a scapito dell’immagine della fazione che intendono rappresentare. Gli unici esseri che occasionalmente osano avvicinarsi sono le matricole, ignari agnellini che non conoscono ancora la proverbiale e molesta parlantina del biota socialmente illuminato. Ma dopo essersi scottati la prima volta, anche loro avranno imparato a riconoscere il nemico e non si avvicineranno mai più. Salvo ovviamente i bioti.

Il nemico del biota

I bioti hanno un nemico giurato nella figura del Biotech. Questi predatori metodici e calcolatori hanno presto imparato ad agire con lucida freddezza per impedire che il loro stile di vita venisse inquinato in qualche modo dall’agire biota.

Un OGM di produzione biotech durante una missione anti-biotica.

Ogni nucleo di studenti Biotech, com’è nella natura di questi esseri, si organizza in una struttura sociale interna dove un presidente dirige e coordina l’offensiva verso la minaccia biota, offrendo le linee guida del corretto agire biotech. Ogni altro membro dell’organizzazione possiede lo stesso potere di ogni altro (come in una proverbiale tavola rotonda) e guidati dalla saggezza del presidente agiscono nell’interesse della categoria, operando azioni di sabotaggio e/o sfruttamento nei confronti delle ignare vittime.

Ogni Biotech è perfettamente consapevole che la sua specie e quella biota non sono interfertili, e per questo motivo non si lasciano ammaliare dalle lusinghe delle Biote, se non per motivi puramente “ludici”.

Simbolo ufficiale della Caccia al biota.

L’acume mentale del Biota medio, dal canto suo, non gli permette di riconoscere nel Biotech una minaccia, incapace di comprendere l’ordinato complotto che vige alle sue spalle. Ciò nondimeno il biologo idiota è spesso inconsciamente consapevole della sua situazione, e questo si ritraduce in un complesso di inferiorità verso il Biotech, anche se alcuni sono così assuefatti dal proprio Genio Incompreso, da credere di poter sostenere un discorso alla pari con i loro arcinemici. Solitamente questi esemplari non vivono a lungo.

Esiste inoltre una sorta di legge non scritta, un muto patto che si viene a instaurare fra i docenti e la segreta organizzazione anti-biota dei Biotech. Visto il comune senso di insofferenza verso la stupidità ostentata, i docenti hanno maturato l’abitudine di favorire e circondarsi di studenti di biotecnologie, soprattutto in vista degli stage, dove la presenza biota abbonda. Questi agenti di prima linea sono utilizzati per la supervisione dell’operato all’interno dei laboratori, al fine di impedire danni a cose/persone o peggio, al lavoro di anni, inferti dall’inopportuno zelo biota.

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