Antropologia
L'antropologia è una scienza che studia. Tra le altre cose l'antropologia ha una branca gemella siamese: l'altropologia.
La scienza in questione studia i diritti dei granchi di fiume di attraversare le gallerie delle montagne neozelandesi. Incidentalmente, cioè nei periodi di vacche magre, oggetto dell'antropologia può diventare anche quello che dicono nel paragrafo antropologia della pagina sull'Homo sapiens. Quando questo avviene, l'oggetto d'elezione di questa pseudoscienza, viene analizzato dal punto di vista culturale, fisico e dei suoi comportamenti sociali.
In poche parole i giornalisti, i preti, i paparazzi, gli insegnanti, le suocere, gli esattori delle tasse, i politici, gli psicologi, gli avvocati, i salumieri e i controllori di volo Alitalia, sono tutti antropologi.
Introduzione
L'antropologia, come abbiamo già detto è una scienza. E che nessuno si azzardi a pensare il contrario! E per di più è una scienza che studia e si applica, non come te.
Essa è propensa ad appoggiare o meno coloro che sostengono, secondo le previsioni meteorologiche della Cina Tibetana, l'una o l'altra teoria.
Per fini scientifici è bene considerare che le discipline antro/altropologiche non contemplano affatto la possibilità che, sempre scientificamente parlando e per fare un esempio, l'area del triangolo sia più o meno probabile della teoria che la genera.
Un po' un'ipotesi del corollario dell'appendice; che si possa citare in bibliografia, insomma.
Gli inizi
Già ai tempi dell'antica Mongolia alcuni storici e filosofi aiutati dai bagnini di Lido Marinella iniziarono a confrontarsi con gli abitanti dei territori confinanti. Tra questi va sicuramente citato Frodoto, che viaggiò attorno alla muraglia cinese riportando i costumi da bagno degli altri popoli. Egli viene comunemente considerato il primo antropologo per due motivi: innanzitutto per il viaggio, durato 34 anni prima che qualcuno gli dicesse: "Guarda che è la quarta volta che passi di qui".
Infatti lo studio sul campo, effettuato per esercitare una visione comparativa, è una caratteristica fondamentale dell'antropologia (metodo etnografico simpatico); in secondo luogo Frodoto fu il primo a evitare di esprimere un giudizio di valore sui "selvaggi", usando come metro la propria cultura (razzismo colto, cioè eurocentrismo). Era infatti per Frodoto impossibile considerare "selvaggi" gli altri popoli, dato che lui amava girare coperto di sterco di yak azzannando ogni carogna sul suo cammino al solo scopo di augurarsi la buona fortuna.
L'antropologia, però, fu effettivamente scoperta per caso solo agli inizi-fine del 1700 da un ricercatore gesuita, assunto con contratto CO.CO.DÈ dall'ANAS, nome in codice che la Nasa usa solo per progetti segreterrimi. Scopo iniziale della ricerca era trovare una cura non letale per l'acne cistica da cui erano affetti tutti quei selvaggi, sanguinari e buzzurroni degli Indios amerindi; cura che non violasse i diritti dell'uomo, del cormorano e delle lavoratrici sudamericane dell'Opus Dei.
L'integerrimo prelato, il cui nome è protetto da segreto istruttorio, girovagando in stato di trans mistica[1] tra i cessi di Machu Picchu, si imbatté appunto nell'antropologia. Avendola scambiata inizialmente per il corpo astrale della sua maestra delle elementari, il pio uomo tentò a più riprese di sconfiggerla bombardandola con acqua benedetta mista a Pulirapid e Cif Ammoniacal. Ripresosi in seguito dallo spavento, colse la portata della sua scoperta: da allora in avanti nessuno avrebbe più potuto dire che alla facoltà di Lettere si iscrivono solo ritardati mentali incapaci di distinguere la costante di Planck da un guardrail della Milano-Laghi.
Fu così che l'antropologia divenne una scienza e i suoi studiosi poterono chiedere sovvenzioni statali per pagare i viaggi di nozze della nonna e spacciarli per viaggi di studio di carattere scientifico, cosa che ogni buon cristiano sa fare.
Scuole e tradizioni
- Antropologia culturale
- Antropologia social-comunista
- Etnodemonologia applicata
Antropologia culturale
Antropologia di origine texana, deve la sua notorietà principalmente alla pragmaticità dei suoi primi e maggiori esponenti, scelti minuziosamente tra i primi dieci mormoni che riuscirono a vincere per tre volte di seguito la corsa dei sacchi che annualmente si svolgeva a Canicattì.
Vinti contestualmente i premi messi in palio [2], gli eroici capostipiti della moderna antropologia culturale se ne servirono per guadagnarsi la fiducia dei soliti barbari Indios. In cambio, visto che proprio non si riusciva a convincerli che non c'era bisogno di ricambiare, i nostri prodi, con l'ausilio dei candidi conquistadores, accettarono oro, smeraldi, argento, pomodori, melanzane e la tua trisavola Gelsomina [3].
I doni furono accettati, logicamente, solo in nome della scienza: l'obiettivo era dimostrare che il simbolismo è alla base di ogni cultura! Se poi i simboli dell'altra cultura, portati a casa tua, ti fruttano un fracchio di soldi! Oh, non è che li hanno obbligati! Cheticredi, ignorante!
Tutto il resto delle cose che si raccontano sono leggende al pari della teoria della Terra cava, delle scie chimiche e della pericolosità del cianuro di potassio.
Antropologia social-comunista
La Sorella minore focomelica dell'antropologia culturale; nata, cresciuta e pasciuta in quel di Bergamo. Suo principale obiettivo è far credere a qualcuno, senza ipnotizzarlo, che in fin dei conti chiunque è uguale a chiunque altro in qualunque parte del mondo ambedue si trovino.
Accusata spesso di bieco populismo e di avere l'alitosi, l'antropologia social-comunista ha recentemente ripreso la strada dei gulag per difendersi da tali accuse. E dire che per poco non convinceva persino te di somigliare a Costantino Vitagliano! Tra le sue fila si annidano pericolosi malviventi come comunisti, fascisti,-isti, gente che al posto del secondo nome ha un numero romano, panettieri, vigili del fuoco e bambini delle elementari.
Si vocifera che l'antropologia social-comunista abbia partorito la maggior parte delle subculture urbane e non. Per intenderci, gentaglia tipo tifosi di calcio, fan di Renato Zero, gente iscritta a Badoo e a 100% Animalisti. Adesso sai con chi prendertela: smettila di picchiare la mamma e vai a lavorare in miniera!
Etnodemonologia applicata
Appartenente al ramo ciociaro dell'antropologia d'origine sasso-texana [4], fu cacciata di casa perché si lavava, e pure poco, col sapone per i piatti e non sapeva giocare a poker. Fu accolta in Italia [5]ma dove dovette sostenere aspre lotte contro i Papa boys per dimostrare che non era stata messa incinta da Buddha e nemmeno da Lenin.
Determinante, in queste circostanze, fu l'intervento di un terremotato abruzzese sfollato, che si trovava a passare di lì. Dedicatasi agli studi sul folklore, la nostra eroessa [6]si guadagnò la riammissione alla vista di quelli che hanno come secondo nome un numero.
Da allora in poi si dedicò all'organizzazione di orge a base di Tavernello caldo, tarantole, Prozac e liturgia della parola. A tali proficui incontri partecipano spesso emeriti studiosi in grado di parlare contemporaneamente, e seduti sulla clavicola, lingue misteriose e sconosciute ai più. Per intenderci, idiomi come il latino, l'aramaico e il sardo.
Ultimamente l'etnodemonolgia applicata ha avuto problemi non da poco: pare che non si riesca a spiegarle che esser posseduti da Satana non è un motivo valido per non pagare l'ICI.
Principali esponenti
Vi siete sempre chiesti come ci si sente a parlare di individui che conoscete solo voi e qualche professore della Sorbona in crisi d'astinenza da Serenase? Vi siete chiesti a chi si è ispirato Cesare Ragazzi e perché ci ha fatto tutto questo? Ma soprattutto, vi siete chiesti come fa Moccia a vendere tanti libri e chi sono quelli che li comprano?
Non ve lo siete chiesti? Questi uomini, sì. E l'hanno pagata cara.
Quindi non fate troppe domande.
Henry Lewis Carroll Morgan
Noto agli amici col nome di "Morgana", nacque ad Alba Adriatica e morì annegato nella salsa Worcester che aveva appena insegnato a preparare a una popolazione da lui ritrovata nel bel mezzo del Nebraska.
Non si hanno notizie della sua vita; si sa solo che per vivere faceva lo spingitore di locomotive nel selvaggio West.
Notevoli i suoi studi sul sistema di consanguineità tra le marmotte del Nuovo Messico.
Bronislaw Malinowski
Nato a Cracovia, fu subito abbandonato in strada dal padre. Si seppe poi che il tale era fuggito a Roma e viveva di elemosine.
Bronislaw entrò a far parte delle SS all'età di due anni. A tre ne venne cacciato perché accusato di sevizie sui compagni di gioco: pare che non volesse mai star sotto a nascondino.
Si laureò in un fine settimana e iniziò il suo peregrinare alla ricerca di nuovi amichetti. Peregrinare che alla fine lo condusse nel Pacifico del sud. Lì, si dice, visse serenamente fino a quando gli indigeni locali non si stancarono di sopportare la sua invadenza [7].
Il suo corpo fu usato per festeggiare l'arrivo del Carnevale locale.
Ernesto de Martino
Era italiano. Che ne parliamo a fare? È stato inserito per un residuo di idiozia campanilistica.