Odissea

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"Ma certo che ho una mappa precisa per arrivare a Itaca! Mi prendete per un babbeo?"
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Odissea
« Scusi... per Itaca? »
(Ulisse chiede indicazioni.)
« Per il suo compleanno gli regalo un navigatore satellitare. »
(Penelope su Ulisse)
« Finché la barca va... »
(Ulisse e gli allegri compagni.)
« Cantami o mu... O mia musa narrami... da quell'immobil cielo che tu... Ei fu... »
(Omero cerca inutilmente ispirazione)
« Vecchia baldracca di una musa, perché non mi canti?! »
(Omero, poco ispirato, impreca alla musa)
« Non preoccuparti tesoro, vado a prendere le sigarette e torno subito! »
(Ulisse a Penelope appena prima della partenza)
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσε »
(Omero, molto molto ubriaco)

L'Odissea è un poema epico che narra le avventure del bello e gagliardo Ulisse, noto consulente vacanziero vissuto nel XI sec. a.C., famoso per la sua fissazione per cavalli di legno giganti e per la sua incapacità nell'orientarsi. Quest'ultima caratteristica gli costò un viaggio di qualche mese per un tragitto facilmente percorribile in autostrada in meno di ottanta minuti.

Autore

Il merito di aver scritto l'Odissea viene attribuito al poeta Omero, visionario dei tempi antichi al pari di figure moderne quali Zack Snyder e Willy Wonka. Si dice che dopo aver terminato il poema, Omero si concesse una goliardica cena con gli amici, dalla quale uscì visivamente brillo e poco conscio del mondo reale. Dopo aver percorso diversi chilometri barcollando in cerca di un'editoria ed essersi reso conto che ancora non esistevano, Omero tornò a casa e pubblicò la storia sul proprio blog su MySpace, per poi buttarsi tra le coperte e svegliarsi alle quattro di pomeriggio con una sbornia pazzesca e un travestito nel letto.

Alla domanda "Ma è lei l'autore de l'Odissea?" Omero ha risposto così:

« Βοηθήστε τη Φρικηπαίδεια συνεισφέροντας! Δημιουργήστε ένα κωδικό! »

Purtroppo, poiché questa è Nonciclopedia e non Frikipèaìdeia, non siamo in grado di tradurre. Accontentatevi di sapere che in seguito alla domanda, Omero ha scacciato di casa il giornalista con un fucile a pallettoni.

Trama

L'isola di Ogigia. Non c'è da stupirsi che il pacchetto vacanze abbia un costo così basso.
« Ma unn'è nemmen'un rotholo! »
(Omero difende la propria opera dalle accuse di eccessiva lunghezza)

La guerra di Troia è ormai conclusa da dieci anni a causa dell'immane stupidità del popolo troiano. La moglie di Ulisse, Penelope, e il figlio, Telemaco, conducono una vita tranquilla sull'isola di Itaca. La moglie lava e stira tutto il giorno sospirando e attendendo il ritorno dell'amato, con qualche pausetta il pomeriggio per godersi una manciata di telenovelas quali L'isola degli dei e Tutti matti per Achille.

Il figlio, dal canto suo, è libero di uscire con la fidanzata e di partecipare a sconsumati festini da camera con più ospiti, senza contare il fatto che può riempirsi di hamburger del McDonald's nella camera del padre godendosi le partite dell'Olympiakos.

Ulisse intanto si gode una meritata vacanza sull'isoletta di Ogigia, dove trascorre buona parte della giornata ad abbronzarsi sorseggiando delicati drink ai frutti tropicali, per poi trascorrere feroci serate di sesso con l'amante Calipso, da poco conosciuta.

Intanto, in questo clima di assoluta tranquillità, gli Dei meditano sul da farsi per accrescere il proprio divertimento, notevolmente diminuito dopo che gli umani hanno smesso di ammazzarsi a vicenda davanti alle mura di Troia per un furto di motorino ai danni del re Agamennone.

Zeus: «Poseidone, dobbiamo trovare qualcosa da fare per divertirci. Comincio ad annoiarmi»

Poseidone: «Ti sei già stancato di rovinare la vita ad Enea

Zeus: «Quell'uomo ha troppe risorse. È più irritante di Achille»

Poseidone: «Ma lui è morto»

Zeus: «Ah già (ride). Com'è successo, a proposito?»

Poseidone: «Gli hai perforato un tallone»

Zeus: «Giusto, giusto! (ride). Bella scena! Hai visto lo sguardo di Briseide? LOL»

Poseidone: «Ah! Ah! Ah! Memorabile! Comunque, rompiamo un po' le palle a Ulisse?»

Zeus: «Non ti sei ancora stancato? Bah, contento tu... io vado a mettere incinta qualche vergine, ci vediamo dopo»

Poseidone: «Ti aspetto per cena»

Ulisse: delfino curioso!


Fu così che mentre Zeus si concedeva alle più belle fanciulle della Magna Grecia, Poseidone incaricò il postino Ermes di consegnare un messaggio a Ulisse.


Giunto su quello scoglio che era Ogigio, Ermes chiamò a gran voce l'uomo:

« Ulisse! Gli dei vogliono che tu torni ad Itaca. »

«E non potevano farmi uno squillo?» rispose lui

« Ulisse, non dire cazzate e parti immediatamente! »
« Ma scherzi? Qui ho tutto quello che voglio. Una bella casa, tranquillità e una bellissima donna. Che dovrei volere di più? »
(Ulisse)

Poco dopo Poseidone folgorò la casa e trasformò Calipso in un uomo grasso e barbuto. Ulisse afferrò di corsa due tartarughe e se le legò alla pancia, pronto a partire alla volta di nuove avventure.

L'arrivo a Scheria

Ulisse navigò per un giorno e mezzo, occupando il suo tempo giocando allegre partite di rubamazzo con le anguille. Giunse poco tempo dopo nei pressi di Itaca, non fosse che quel bastardo di Poseidone, memore della volta in cui Ulisse aveva rigato la sua macchina nuova col motorino, gli scaraventò contro un uragano.

« Poseidone, non possiamo parlarne? »
(Ulisse, in balia delle acque)
« No! »
(Poseidone)

Ulisse finì così trascinato tra le acque tumultuose del Mar Mediterraneo, dove ingurgitò talmente tanta acqua da riempire l'intera produzione giornaliera di bottiglie della Ferrarelle. «Uccidimi pure!» urlò Ulisse con la bocca impastata di cetrioli di mare «Sono assicurato contro l'affogamento!»

Successivamente per tutta risposta venne ingoiato da un'orca assassina.

Ulisse riprese conoscenza sulla spiaggia dell'isola di Scheria con una piovra in testa e svariati salmoni in bocca. «Oh no!» pensò Ulisse mentre si liberava la gamba da una murena «Ora mi verrà la salmonellosi»

Ulisse nei momenti di difficoltà si affidava ai consigli dei più esperti di lui.

Poco dopo Ulisse si dedicò all'esplorazione dell'isola sconosciuta. Scoprì ben presto un gruppo di tredicenni intente a spettegolare su chi fosse più bello degli attori di Twilight tra Edward Cullen e Jacob Black. Ulisse si avvicinò al gruppo con aria incerta, rendendosi conto di aver perso tutti i vestiti nella tempesta solo quando una delle ragazze incominciò a urlare con aria scandalizzata puntando il dito verso di lui e due poliziotti lo aggredirono picchiandolo con dei manganelli.

«άσχημος παιδεραστή σκατά!», letteralmente "brutto pedofilo di merda!" gridavano i due agenti mentre randellavano il coccige del poveretto.

Ulisse intanto mormorava scuse miste ad una sfilza di imprecazioni da far impallidire persino Germano Mosconi. Cercò poi di rabbonire i due federali chiedendo pietà e baciando loro i piedi.

I due agenti si fermarono e lo guardarono zoppicare. Poi ripresero a dargliele di santa ragione.

«άσχημος παιδεραστήτ σκατά!», letteralmente "brutto piedofilo di merda!" gridavano i due agenti.

Il povero Ulisse, pieno di acciacchi, venne poi vestito con un cartone di pasta Barilla e portato alla corte di re Alcinoo, dove gli viene consegnata una fisarmonica e l'incarico di allietare il re con una bella storia.

L'uomo decise allora di raccontare come era finito in quella situazione, esigendo però in cambio le ferie stipendiate e un regolare contratto come senzatetto.

Gli verrà rifiutato tutto, concedendogli però un generoso bicchiere di chinotto che Ulisse si rovescerà addosso cercando di leggere l'ora.

Flashback fighissimo e Guerra di Troia

La battaglia per la conquista della città di Troia non dava cenno di voler finire. Ogni mattina i soldati greci assaltavano le mura cercando di raggiungere le sommità o di sfondare il portone.

Ogni tentativo risultava tuttavia inutile, i Troiani cospargevano le mura di Vinavil rendendo impossibile scalarle e dipingevano portoni finti sui muri cosicché i greci ci si schiantavano contro con gli arieti.

Ulisse venne allora chiamato a rapporto dal re greco Agamennone che cercava un modo per vincere la guerra in fretta, in modo da poter utilizzare i bagni troiani. Erano ormai anni, infatti, che i greci se la tenevano nelle mutande.

- "Ulisse, allora; hai trovato un modo di vincere la guerra?"

- "No, stavo guardando i Pokèmon" si giustificò Ulisse

- "Almeno hai scoperto un punto debole nelle mura?"

- "Ho fatto un'indagine con Google Maps. Niente di niente"

- "Qualcosa di utile l'avrai scoperto, no?"

- "Effettivamente sì. Da quello che dice questo tizio su Yahoo! Answers, i Troiani temono l'aglio."

- "Eccellente! Ottimo lavoro, Ulisse!"

L'indomani, l'esercito greco ricominciò l'assedio della città di Troia, lanciando collane di aglio sull'esercito nemico.

Verso sera l'esercito si ritirò, pieno di acciacchi e fratture multiple.


- "Ulisse, cretino!" esordì Agamennone il giorno dopo "L'aglio non gli ha fatto un cazzo!"

- "Non c'è bisogno di insultare" replicò Ulisse offeso "Cercavo di aiutare"

- Per tua fortuna ho escogitato un metodo per la vittoria. A quanto ho letto sul blog di Priamo, pare che egli collezioni Gormiti giganti in legno. Quindi, costruirò una statua in legno che raffiguri un cavallo e ci sistemerò dentro i miei guerrieri migliori. Quando Priamo la vedrà, la porterà dentro e noi agiremo."

- "Ottima idea! Ma chi costruirà il cavallo?"

- "Non lo immagini?"


Data la mancanza di fondi, Ulisse si era dovuto arrangiare come poteva...

Fu così che Ulisse si spezzò la schiena per i mesi successivi raccattando legname dalle imbarcazioni distrutte in modo da costruire la statua. Durante la costruzione racimolò una frattura scomposta al perone e diversi slogamenti del polso.

Mentre la città di Troia veniva saccheggiata e data alle fiamme, Ulisse si godeva l'episodio finale di Grey's Anatomy sul televisore LCD Samsung nella propria tenda. All'improvviso fece irruzione nell'abitato Agamennone, che raccontò all'uomo di aver perso il proprio Rolex nella città e gli ordinò di andare a recuperarlo.

-"Ma la città è stata presa. Non puoi aspettare e prendere l'orologio di un troiano?"' cercò di ragionare l'uomo.

« No. E ora fila »
(Agamennone)

Fu così che Ulisse trascorse la serata a cercare orologi per le vie zeppe di cadaveri. Lungo il tragitto incontrò la sacerdotessa cieca, Cassandra, che correva disperata tra le vie della città assediata. "Maledetti greci!" urlò lei inveendo contro un cactus.

Solo quando la mattina sorgeva sull'ormai distrutta Troia e i greci uscivano dai loro sacchi a pelo in pelle di troiano, Ulisse poté finalmente tornare a casa. Stanco, mal rasato e ricoperto di cenere, gli venne affidato il comando di una nave e fu così congedato dall'esercito greco con dieci mezzelune e quattro striscette. Che poi non significano niente, ma lui era tutto contento.

L'isola dei giganti

Ulisse e la sua ciurma partirono l'indomani di buona mattina per raggiungere Itaca, patria di molti valorosi guerrieri e dei maggiori prezzi scontati sui corn flakes.

A onor del vero va detto che Ulisse, durante l'imbarco, spezzò una parte della chiglia e fece salpare l'imbarcazione ancora ancorata al molo. Eccetto questi piccoli incidenti fu una partenza tranquilla.

Verso mezzogiorno, giunsero nei pressi di un'isola sconosciuta, non segnata sulle mappe. Nonostante l'esitazione dei compagni, Ulisse scese tranquillamente dalla barca e prese ad esplorare la zona.

In quell'isola viveva il ciclope Polifemo, grosso come un SUV e puzzolente il doppio. Alloggiava lì ormai da decenni, da quando da adolescente era stato rifiutato dal cast di Amici perché, così aveva detto la giuria, "era aggraziato quanto un alce zoppo". Per l'umiliazione, il povero Polifemo si era ritirato in una delle grotte dell'isola, insieme ai suoi quarantatré gatti e ad altri giganti, rifiuti de il Grande Fratello e La Fattoria.

Ulisse giunse perciò davanti alla grotta dove il gigante passava le sue giornate.

Chi c'è? tuono la possente voce di Polifemo.

Nessuno! rispose istintivamente Ulisse.

Benvenuto, allora, Nessuno. Mi piacerebbe offrirti un , ma ho finito le spezie per insaporirlo.

Ulisse pensò allora che sarebbe stato scortese presentarsi a casa sua senza un regalo. Non c'è problema. Prendi pure due dei miei compagni per insaporire il tè. disse allora.

Oh grazie mille, Nessuno, non dovevi scomodarti esclamò il ciclope con un gran sorriso, mentre afferrava i due malcapitati e li intingeva nella teiera bollente.

Nessun disturbo. continuò Ulisse, e mentre pronunciava quelle educate parole uno dei gatti del gigante saltò fuori da sotto il divano atterrando sulla testa dell'uomo.

Ulisse, spaventato, raccolse un grosso sasso da terra e lo scagliò contro il felino, colpendo però la teiera di Polifemo che si rovesciò nell'unico occhio del ciclope. Quest'ultimo, muggendo di dolore, incominciò a calpestare la terra intorno a lui, mancando di poco Ulisse che nel frattempo se l'era già data a gambe.

I giganti delle zone circostanti arrivarono di corsa.

« Polifemo, amico mio, cosa ti è successo? »
(Ciclope)
« Nessuno mi ha accecato! »
(Polifemo, accecato e dolorante)

E allora che cazzo vuoi? esclamarono loro tornandosene a casa.

Ulisse intanto aveva raggiunto di corsa la nave, dove i marinai avevano cercato inutilmente di partire senza di lui. Correndo come un ossesso con un gatto attaccato ai testicoli, l'uomo si precipitò sulla barca, che salpò l'istante dopo.

Con un ruggito di dolore, Ulisse si rese conto poi di aver lasciato l'iPhone in casa del gigante.

L'incontro con Eolo

Ulisse aveva altri progetti per il futuro...

Durante il viaggio Ulisse fece una breve sosta alla reggia di Eolo, dio dei venti, famoso perché si dava un mucchio di arie. I due avevano fatto conoscenza in una festa hippie, quando il dio portava ancora una bizzarra capigliatura afro e fumava così tanto che pareva Artemide. Quella sera Eolo era troppo fatto per arrivare a casa vivo e Ulisse gli aveva dato un passaggio con il proprio chopper. Tuttavia durante il viaggio, il dio aveva starnutito, provocando accidentalmente un uragano. Si erano ritrovati entrambi incastrati tra i rami di un albero, Ulisse con contusioni e fratture varie e Eolo completamente illeso.

Nonostante l'incidente il dio si era molto divertito, anche se con rammarico di Ulisse, non abbastanza da pagare la fattura di riparazione del chopper.

Da quel giorno, comunque, i due avevano stretto amicizia.


Eolo accolse con gioia il vecchio amico e i due si intrattennero in una discussione sulla bellezza dell'arte ellenica, per poi passare ad un acceso dibattito su quali fossero le tattiche che l'AEk Atene avrebbe dovuto utilizzare per vincere la Champions League.

Ulisse lasciò il palazzo del dio verso le tre di notte, brillo come un contadino di campagna e portando con sé il dono che l'amico gli aveva offerto: un'otre contenente tutti i venti della terra firmato Dolce&Gabbana.

Eolo gli aveva dato il regalo con due raccomandazioni:

Ulisse era tuttavia troppo ubriaco per dare retta al dio. Percorse il sentiero che lo separava dalla nave barcollando come un tonno fuor d'acqua, cantando I believe, I can fly e tenendo la giara come se stesse ballando un valzer.

Alla domanda dei marinai "che c'è dentro quell'otre?" Ulisse ripose come segue:

« Boh. Apriamolo! »
(Ulisse)

Con quel gesto idiota Ulisse liberò così i venti racchiusi nel recipiente, che spazzarono via la nave per poi andare a farsi una birra.

Ulisse tentò disperatamente di chiamare Eolo con il proprio cellulare. Quest'ultimo era però troppo arrabbiato per l'uso sconsiderato del suo dono, tanto che non rispose allo squillo e cancellò Ulisse dalla sua lista di amici di Facebook.

I Lestrigoni

« GENTE! GUARDATE! I Lestrigoni! Andiamo a salutare i nostri amici Lestrigoni! Di sicuro ci daranno ospitalità e affetto! »
(Odisseo su giganti pakistani infuriati che inseguono i marinai.)

Nonostante l'incidente con la giara dei venti e i conseguenti 17 morti e 24 feriti, la nave continuava a procedere imperterrita per raggiungere Itaca. Era il terzo giorno di navigazione, quand'ecco che sul ponte risuonò il grido di Ulisse:

- «Oh no! Ho perso la bussola

- «Abbiamo smarrito la rotta?» esclamò allarmato uno dei marinai.

- «No, l'ho persa e basta. Mi è caduta nel succo d'arancia» replicò Ulisse.

- «Cosa? Sei un idiota, Ulisse»

- «Bada a come parli, sono il tuo capitano!» ribatté Ulisse, e lo scaraventò giù dalla nave con un poderoso calcio nel ventre.

Una raffigurazione di una scena dell'Odissea: Ulisse viene legato all'albero maestro dai compagni per farlo stare zitto. La presenza delle donne alate potrebbe probabilmente significare che l'uomo aveva voglia di alette di pollo.

Fu a quel punto, tuttavia, che la ciurma incominciò ad avvertire il bisogno di fermarsi a terra. Dopo aver localizzato un lembo di terraferma, perciò, i marinai chiesero a Ulisse di ancorare la nave e di interrompere per qualche ora la navigazione.

Ulisse si rifiutò fermamente, ma dopo che i marinai minacciarono di buttare a mare la sua riserva di Kinder Pinguì, fu costretto a cedere alle loro richieste e ad accontentarli.

Ciò che i marinai non sapevano, era che l'isola era abitata dai Lestrigoni, un gruppo di pakistani immigrati clandestinamente in Italia che attiravano le navi vicine a sé in modo da indurre la ciurma ad acquistare le loro merci, che andavano da inutili enciclopedie a basso costo a portacellulari della Nutella.

La ciurma si rese conto del terribile errore troppo tardi, quando i Lestrigoni localizzarono i marinai, corsero tutti verso di loro, mostrando la loro mercanzia in valigette di pelle e suonando i bonghi per richiamare il resto del villaggio.

Buona parte dei marinai di Ulisse venne sopraffatta dall'ondata caotica di Lestrigoni che si riversava su di loro al grido di vù cumprà, vu cumprà, tuttavia alcuni di essi, Ulisse compreso, riuscirono a mettersi in salvo sulla nave e a tagliare gli ormeggi prima dell'inevitabile.

L'imbarcazione prese così il mare, mentre i Lestrigoni sulla spiaggia guardavano la barca allontanarsi urlando Nùn andà, cùmpra 'el mio ùmbrela esibendo stupidi braccialetti fatti a mano di color celeste.

L'evocazione dei morti

Dopo essere scampati ai temibili Lestrigoni, Ulisse e la sua ciurma si diressero per l'ennesima volta verso Itaca. Passarono due giorni di noia assoluta navigando tra le acque del mare apparentemente infinito, giorni in cui l'avvenimento più interessante fu la caduta di un marinaio nelle acque salmastre in seguito ad una scivolata provocata da una salvietta bagnata inavvertitamente lasciata da Ulisse sul ponte di bordo.

Ulisse raggiunse il suo massimo nella vita: un'intera parte di spiaggia verrà dedicata alla sua persona

L'entusiasmo dei marinai cominciava a venire meno, tanto che presto svariati membri dell'equipaggio proposero di legare Ulisse ad un'incudine e buttarlo in mare. Poiché l'idea cominciava ad avere largo consenso, Ulisse si vide costretto ad organizzare pallosissime serate di karaoke all'aperto nella speranza di riconquistare la fiducia dei compagni.

Il sesto giorno di navigazione le cose sembravano andare tirandosi per le lunghe. Ovunque guardassero, i marinai vedevano mare, mare, mare e Ulisse. E ognuna delle viste non era particolarmente gradevole.

Poiché il malcontento continuava a serpeggiare, Ulisse si ricordò del consiglio datogli dal padre Laerte il giorno del suo matrimonio:

« Figliolo, se mai ti ritrovassi sperduto in mezzo al mare senza sapere la rotta per casa, sbarca su un isola qualunque, immola un capretto agli dei e cospargilo di vino rosso, chiedendo ai morti aiuto. Loro ti aiuteranno. In caso contrario, sei fottuto. »
(Laerte.)

Ulisse decise di seguire il consiglio e sbarcò su un isola a caso, accompagnato dall'unico amico che aveva sulla nave, Eurioleo.

Dopo aver camminato per dieci minuti buoni, i due si fermarono in una radura. Il primo problema sorse subito: come immolare un capretto se di capretti non ce n'era neanche l'ombra? Ulisse risolse in fretta la questione immolando Eurioleo.

Il secondo passo fu il vino rosso. Poiché Ulisse ne era sprovvisto, innaffiò l'amico con una birra Moretti del '92, invocando l'aiuto dei morti

Per i primi istanti non successe niente, poi all'improvviso si fece avanti uno sciame di defunti, ombre che si aggiravano con versi strazianti alla ricerca di un tozzo di pane o ancora meglio di un Happy meal.

Ulisse li osservò mentre sciamavano verso il pasto. Riconobbe tra di loro alcuni volti noti:

  • Achille, che salutò con un Ehi, come va? Curiosamente, l'uomo non sembrò gradire il saluto;
  • Agamennone, che gli ordinò di trovare il Rolex perso sull'isola. Ulisse trascorse due ore buone a cercarlo;
  • La nonna, che lo rimproverò di non aver portato il maglione di lana Nell'Ade fa freddo, sciocchino!
  • L'indovino Tiresia, che con una predizione gli annunciò un viaggio lungo e pieno di morti e pericolo. Tuttavia Ulisse non lo ascoltò, poiché era impegnato a cercare l'orologio di Agamennone:
  • Eurioleo, che lo guardò molto male.

Al termine del deprimente colloquio, Ulisse era in possesso delle informazioni necessarie. Tornato di corsa sulla nave, ignorò le domande Che cos'è successo?, Dove sei stato? e Dov'è Eurioleo? e corse nella sua cabina per guardare Tom e Jerry

Le Sirene e Scilla & Cariddi

Il povero Ulisse dovette sorbirsi le più orribili e disparate canzoni della storia della musica
« GENTE! GUARDATE! Scilla e Cariddi! Attraversiamo lo stretto di Scilla e Cariddi! Di sicuro Scilla e Cariddi ci daranno ospitalità e affetto! »
(Odisseo su commettere più volte lo stesso errore.)

La nave si rimise presto in viaggio verso Itaca, questa volta con le giuste indicazione stradali grazie ad un vigile urbano incontrato nell'Ade.

L'equipaggio passò momenti terribili sulla via del ritorno; come prima cosa dovettero affrontare le terribili sirene. Quest'ultime avevano delle voci orribili, capaci di rompere i timpani, e non solo, ad ogni essere umano.

Ulisse, legato all'albero maestro per la penitenza di obbligo o verità? fu costretto a sorbirsi le disarmoniche melodie delle sirene. I marinai, più furbi, optarono per dei vaporosi paraorecchie rosa.

- Imparate a cantare, brutte troieeEEE!! urlava Ulisse in preda al dolore.

Passati gli scogli delle sirene, se la dovettero vedere con Scilla e Cariddi. Cariddi era un gorgo particolarmente bastardo, che prima faceva affogare gli ignari marinai che capitavano nell'antro, poi scattava loro una foto, e infine inviava codeste foto ad amici e parenti del defunto.

Scilla, dal canto suo, era un orribile mostro dalle innumerevoli teste creato da un consumo eccessivo dello shampoo Neutro Roberts.

Ulisse ebbe tuttavia un'idea, raccontò a Scilla che Cariddi l'aveva sputtanata in un centro commerciale di Piacenza e a Cariddi che Scilla aveva raccontato in giro che non si lavava i capelli. Quindi scappò in tutta fretta, lasciando le due a battibeccare.

Circe

L'ottavo giorno Ulisse stava prendendo la tintarella sull'albero maestro della nave, quando avvistò una terra abitata all'orizzonte. Terra! TERRA! Urlò Ulisse alla ciurma, e per l'eccitazione scivolò e cadde rompendosi il femore contro la chiglia della nave.

Scoprirono presto che l'isola era abitata dalla maga Circe, masochista repressa che non cercava altro che un rapporto con qualche giovane voglioso. Ma Ulisse, fermamente contrario al sesso prima del matrimonio, respinse la richiesta di fermarsi oltre in quel posto.

Per i marinai fu l'ultima goccia, afferrarono Ulisse, lo bastonarono in testa e lo riempirono di detersivo. Quindi lo cosparsero di cibo per pesci e lo gettarono nella acque tumultuose sottostanti urlando Hai finito di romperci le palle, stronzo!

Ulisse tentò di ragionare. Fatti non foste a viver come bruti disse, e loro per tutta risposta presero a lanciargli pietre. Solo e in balia delle acque, l'uomo si rivolse al cielo.Salvami Zeus! pregò.

Purtroppo in quel momento Zeus era in bagno. Indovinate chi lo sostituiva?

Poseidone, che era un gran burlone, che sguinzagliò un branco di tonni che spinsero il povero Ulisse ventisette miglia lontano da Itaca, fino a farlo arenare su un'isola deserta, per la precisione sull'unico scoglio aguzzo del posto. Qui venne trovato da Calipso, che inizialmente lo scambiò per uno scarto della Rio Mare e cercò di ributtarlo in acqua e poi, accortasi che era un essere umano, lo portò in casa. E qui sappiamo com'è finita.

Fine del flashback fighissimo - ritorno a Itaca

Ulisse terminò così il racconto delle proprie avventure. Re Alcinoo lo scrutò impassibile per un istante, poi scoppiò a ridere. Tu hai fatto tutto questo? Ma non dire minchiate! esclamò. Poi continuò:

« Possiamo darti un passaggio noi a Itaca, ma te lo devi guadagnare. »

Nessun problema, esclamò Ulisse tutto contento.

Fu così che Ulisse passò il mese successivo a lavare il ponte di comando della nave dei Feaci e a lustrare le maniglie delle cabine dei marinai per pagarsi il viaggio. Una volta arrivati a Itaca, il capitano della nave gettò l'uomo giù dall'imbarcazione con un calcio nel sedere. E non farti più vedere, pirla! gli urlò dietro

Ulisse si diresse così verso la propria casa per salutare il padre, ma quella stronza di Atena lo trasformò in un mendicante, così che quando quest'ultimo lo vide, afferrò il fucile a pallini e gli corse dietro bestemmiando.

Vattene via, barbone! urlava, mentre scorticava il sedere di Ulisse con una scarica di sale.

Fuggito dal padre, Ulisse si diresse allora verso la cuccia del suo vecchio cane Argo. Giunto davanti a lui sfoderò un sorriso a trentadue denti. Argo, vecchio amico mio, non riconosci il tuo padrone Ulisse?

Il cane, memore di tutte le volte che il padrone l'aveva bastonato o gli aveva riempito la ciotola dell'acqua di colorante in modo da farlo urinare verde, gli azzannò una caviglia e corse via.

Mentre guardava il cane correre lontano verso i campi e riposare all'ombra di una mietitrebbia in funzione, Ulisse camminò diretto verso la casa della moglie Penelope. Questa, una volta riconosciuto il marito, corse verso di lui raggiante.

- Penelope: «Tesoro, finalmente sei tornato!»

- Ulisse: «Già, è stato un bel viaggetto. Conto di rifarlo l'anno prossimo»

- Penelope: «Sapessi quanto sono stata in pensiero. I Proci continuavano a dire che eri morto, che dovevo sposare uno di loro. Gli ho detto che avrei scelto una volta finito il sudario per mio suocero, ma di notte lo disfacevo di nascosto!»

Ulisse, che come al solito non aveva capito niente, esclamò:

« Sono stato via per vent'anni e ancora non hai finito di fare quella tela? Io non ci torno a Troia a comprarne un'altra, eh! »
(Ulisse)

Detto quest'ultima scemenza, uscì a farsi una birra. Vado da Boe disse infine.

Voci correlate