Agamennone

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« Sarà una guerra lampo. »
(Agamennone su guerra di Troia)
Agamennone in battaglia. È nudo perché Achille gli ha nascosto l’armatura per dispetto. Ah, la goliardia!
« L'invasione di Troia è necessaria! I nostri satelliti hanno individuato delle armi di distruzione di massa qui, qui e qui... »
(Agamennone, indicando punti casuali su un tovagliolo sporco di sugo, su armi di distrazione di massa)

Agamennone Atride di Argo, Anax Andròn (cioè, per gli amici, AAAAA) è considerato unanimemente il modello che ogni buon figlio, fratello, padre, marito, re e comandante di esercito dovrebbe seguire per essere al top delle proprie performance. Peccato che però lui non lo sapesse, perché magari così in vita sua si sarebbe comportato un po' meno da stronzo.

Agamennone, chi era costui?

Agamennone era il Re, il signore di eroi, il pastore di eserciti, il boss, il capoccia, l'Oscuro Sire, il pezzo grosso, il potere forte, la longa manus dietro tutti i complotti, l'Andreotti dell'Antica Grecia, il Re di Micene e di Argo, il generalissimo, il Conte di Brabante, il Califfo di Baghdad, il Lord dell'Ammiragliato, il Presidente della Repubblica, l'Amministratore delegato, lo zar di tutte le Russie, il duce, l'allenatore, l'imperatore, il capopopolo, il Gran Maestro dei Templari, il caporalmaggiore, il caudillo, il Padrino, il premier, il ministro plenipotenziario ad interim, il cardinale camerlengo, il dittatore, il despota, il Primo Console, il feldmaresciallo, il regista, il sindaco, il Capitano della Nave, il tribuno della plebe, il leader, il Principe di sangue, il primario dell'ospedale, il Signore degli Anelli, il rabbino capo e il Granduca Monocolao. Grossomodo diciamo che egli governava un sacco di roba. Ecco, Agamennone era costui.

Ma per meglio capire come abbia potuto diventare così potente e riuscire a gestire tutto il suo potere risultando soltanto arrogante e odioso a tutti è tutto da chiarire. E perciò verrà ora chiarito.

Biografia

Un ottimo background famigliare

Diciamolo, se potessimo scegliere la famiglia in cui nascere, seglieremmo tutti la famiglia di Agamennone. È con queste parole che si apre il verbale della conferenza "Noi che amiamo il masochismo" ed è con queste parole che s'intende aprire la trattazion riguardo alla vita di Agamennone. E in effetti, come non invidiare la famiglia di Agamennone? Vediamone i membri più illustri:

Agamennone insieme al suo destriero, il celeberrimo[citazione necessaria] cavallo trasparente di Agamennone.
  • Tantalo, bisnonno di Agamennone; a parte che secondo wikipedia ha due padri e quattro madri, è famoso perché organizzava festini tra gli dei a base di suo figlio. Gli dei però asserirono che non era stato tagliato bene e tosto lo punirono tra atroci sofferenze. Morale, era un cannibale e un pusher di bassa lega. Al giorno d'oggi fortunatamente sono i figli che si sniffano i padri, come mostra eloquentemente il caso di Keith Richards.
  • Pelope, nonno di Agamennone. Dopo essere stato ricomposto dagli dei, divenne per un po' l'amante di Poseidone[1]. Poi cambiò parrocchia e decise di puntare subito in alto, corteggiando la figlia vergine e infelice di un re psicopatico e omicida. Questi, chiamato Enomao per la sua vibrante opposizione al regime di Pechino, sfidava i pretendenti della figlia (ma pure i suoi pretendenti) a una gara di carri, li batteva e poi li ammazzava. Pelope risolse brillantemente il problema ammazzando il vecchio malvissuto durante la gara, ripassando più volte sopra il suo corpo esanime, bruciando tutte le sue statue e uccidendo tutti i testimoni presenti sulla scena. Poi conquistò tutta la Grecia meridionale e per modestia la chiamò Peloponneso.

La moglie di Pelope si chiamava Ippodamia, poiché era stata partorita in un ippodromo, e da Pelope ebbe due figli: Tieste[2] e Atreo, partorito nell'atrio dell'ospedale. Ma mentre la Ippodamia faceva la buona donna di casa, condizione che nell'antica Grecia si riassumeva nella formula augurale donna schiava, chiava e lava, Pelope, evidentemente entusiasta della sua riscoperta eterosessualità[3] spargeva allegramente il suo seme a destra e a manca, con le ragazze di tutte le stazze. E così, come capita in questi casi, figliò come un coniglio, ma tra tutti i figli che ebbe privilegiò senz'altro Crisippo. Ciò dispiacque molto alla sua famiglia vera. Ippodamia cadde in crisi per Crisippo. Tieste era molto triste. Atreo molto tetro. Sicché i tre, di comune accordo, decisero di regalare a una vacanza a Tebe, dove egli finì per diventare oggetto delle amorevoli cure del laido re Laio, tali da indurgli il suicidio.

La reazione di Pelope fu tremenda. Maledisse Laio, che in effetti un po' se lo meritava. Maledisse Ippodamia, che però era semplicemente in menopausa e perciò molto irascibile/depressa. Maledisse l'agenzia di viaggi Thebes Adventure che, a dirla tutta, non aveva specificato di che avventure si occupasse. E maledisse pure Atreo e Tieste, non tanto perché li sospettasse colpevoli di qualcosa, ma perché alla notizia della morte di Crisippo avevano organizzato un rave party nella stanza del trono. Poi, contento di aver sperimentato anche la gioia di scagliare maledizioni a destra e a mancina[4] schiattò.

Chi doveva diventare il nuovo re? Io, disse Atreo. No, io!, disse Tieste. Fatto sta che erano gemelli. E nemmeno gemelli come Zack e Cody di Disney Channel, dove uno è uscito prima dell'altro, no! Erano nati INSIEME, erano gemelli siamesi, cosa che a suo tempo aveva fatto sospettare a Pelope che Ippodamia andasse a fare vacanze in Oriente con le amiche non tanto per cercare una nuova spiritualità, bensì con lo stesso progetto che hanno i moderni giovani europei quando partono per l'Erasmus. Ma torniamo in atrio... ehm, a Trieste. Eh, scusate, volevo dire ad Atreo e Tieste. Per prima cosa contattarono un chirurgo per staccarsi l'uno con l'altro, senza rendersi conto di attuare così la prima parte della maledizione paterna: "Sarete divisi su tutto!".

Vabbè, per farla breve: Tieste ruba il regno ad Atreo;
Atreo ruba il regno a Tieste;
Tieste scappa ad Hammamet per non essere processato lasciando i suoi figli però in patria;
Atreo, sdegnato per questo comportamento sì poco paterno, lo richiama per un pranzo di pace. "Ci saranno anche i tuoi figli!" gli dice... E non mente: difatti glieli serve per pranzo, nella migliore tradizione di famiglia.
Tieste però non apprezza più di tanto questa tradizione e, soprattutto, reputa il cibo poco cotto.

Gli anni passano, Atreo regna spudoratamente e, già che c'era, pensa pure di sposarsi. E sposa una donna il cui nome è ai fini della storia irrilevante, ma che è figlia di un uomo il cui nome tanto irrilevante non è, in quanto si chiama Catreo. Insomma, Atreo è genero di Catreo. E da questa famiglia così ben assortita, chi volete che sia potuto venir fuori? Ecco, appunto.

Agamennone e la sua felice infanzia

Achille mentre telefona a Briseide dal campo di battaglia. Purtroppo gli risponderà un Agamennone tutto ansimante. È l’inizio della discordia!

Da Atreo e dalla sua moglie senza nome son venuti fuori due fior di figlioli, vale a dire Menelao, il minore, e Agamennone, il maggiore. Sin dall'infanzia i due fratellini mostravano già alcuni tratti distintivi della loro personalità: Agamennone spadroneggiava su tutto, dai peluches, ai giochi del computer, alle fidanzatine dell'asilo, mentre Menelao subiva passivamente, felice di avere un fratello tanto figo e spadroneggiante. Atreo, che sarà stato pure un pluriomicida cannibale e fratricida ma che comunque era un buon padre, li guardava lieto crescere secondo i suoi principi: forte e prepotente il maggiore, debole e un po' sfigato il minore. La madre invece faceva le solite tre cose in croce, cioè lavare-chiavare-cucinare. Ma questa idillicaca situazione stava per avere una bruschissima battuta d'arresto.

Tieste, triste per le sue recenti sventure, aveva escogitato un piano geniale per rifarsi dei torti subiti: violentò di nascosto sua figlia. Sì, avete capito bene, non la figlia di Atreo, ma la propria, che viveva nella reggia dello zio. A salvare Tieste dalla potenziale figura di cretino che si meritava per questo colpo di genio, ci pensarono la memoria e l'utero di detta figlia: la prima perché la povera figliola non si ricordò una beneamata mazza di chi fosse stato il suo amante d'una notte; il secondo perché, seguendo le tappe che trasmissioni quali La vita segreta di una teenager americana c'hanno insegnando ad amare, in capo a nove mesi sfornò un bel frugolino. Il fatto che fosse frutto di un'unione incestuosa tra un intrigante assassino e discendente da una famiglia di macellai e della sua figlia rincoglionita non devono portare a cattive conclusioni: il piccino fu, almeno per i primi tre mesi di vita, un bambino neonato, tanto che Atreo lo considerò pressoché suo figlio e gli diede come nome Egisto.

E gli anni passarono, tanto per cambiare, e Agamennone e Menelao ed Egisto, oltre alla pletora di figli illegittimi che immancabilmente costellano una reggia reale, crescevano felicemente e senza contrasti interni. Ma come avete facilmente intuito, questa situazione idilliaca degna di Playhouse Disney non può durare più di tanto, in una narrazione riguardante un glorioso eroe: questo perché secondo le Convenzioni Eroiche del 1367 a.C., stipulate a Messene da un manipolo di gloriosi militi, un glorioso eroe può esser detto tale solo se ha subito nella sua vita almeno cinquantasette disgrazie. E allora vediamo che disgrazia oscena e deplorevole gli si parò davanti, alla stregua di un ufficiale giudiziario quando ti deve notificare una denunzia.

Fatto sta che Tieste, che s'era dato alla macchia per alcuni anni, tornò di punto in bianco a Micene, alla reggia di Atreo e come al solito provocò uno sfacelo: entrò dalla porta di servizio per non farsi sgamare, andò da sua figlia Pelopia, gli rivelò di essere il padre di Egisto oltre che il nonno, la spinse con questa notizia al suicidio[5] e si rivelò poi ad Egisto, ordinandogli di vendicarlo uccidendo Atreo. Si svolse allora questo dialogo:

- Egisto: “Non sono sicuro di volerlo fare...”
- Tieste: “Perché no, scusa? Dov'è finita l'obbedienza dei figli verso i padri? Dove gli antichi eroi? Dove i bei tempi andati? Scusa, mi son lasciato prender la mano...”
- Egisto: “Beh, insomma, non capisco perché dovrei ubbidirti... cioè, tu ricompari dopo anni, mi racconti che sei il mio padre/nonno e che devo ammazzare chi mi è stato sempre vicino? E perché dovrei farlo?”
- Tieste: “Egisto, insisto!”
- Egisto: “Ah, vabbè, allora va bene... ti voglio bene, papà!”
- Tieste: “Lo so...”

Il resto della vicenda è eloquentemente spiegato sulla Wikipedia greca:

« Ο πατέρας του Αγαμέμνονα, Ατρέας, δολοφονήθηκε από τον Αίγισθο, ο οποίος κατέλαβε το θρόνο και βασίλευε από κοινού με τον πατέρα του, Θυέστη, αδερφό του Ατρέα. Εν τω μεταξύ, ο Μενέλαος και ο Αγαμέμνονας κατέφυγαν στον Τυνδάρεω, βασιλιά της Σπάρτης, όπου παντρεύτηκαν τις κόρες του: ο Mενέλαος παντρεύτηκε την Ελένη κι ο Αγαμέμνονας την Κλυταιμνήστρα.
Ο Μενέλαος διαδέχτηκε τον Τυνδάρεω ως βασιλιάς της Σπάρτης, ενώ ο Αγαμέμνονας, με τη βοήθεια του αδερφού του, κατάφερε να ανατρέψει το Θυέστη και τον Αίγισθο και να επανακτήσει το βασίλειο των Μυκηνών. Κατάφερε μάλιστα να επεκτείνει το βασίλειό του κι έτσι έγινε ο ισχυρότερος αρχηγός της Ελλάδας. »

Perciò possiamo passare oltre.

Dici donne e dici danno per dieci anni

« E ringrazia che a forza di pugnette m’è venuto un crampo al polso, se no te davo un punio che te spaco la testa! »
(Ettore, il temibile nemico di Agamennone, mentre fa le prove con la propria armatura delle scuse da inventarsi per non combattere contro Achille)
E ti credo che l’hanno vinta ‘sta guerra!

Ancora una volta si credeva che tutto sarebbe andato bene. Questo perché evidentemente perché gli Atridi credevano di vivere in un cartone animato tratto da un fumetto della Marvel: si sa, gli eroi di questi cartoni iniziano ogni nuovo episodio facendo tabula rasa di tutti gli infausti eventi avvenuti nell'episodio precedente e giammai li sfiora l'idea che una nuova catastrofe provocata da un supermalvagio possa colpire loro e in generale la città di New York. Così pure i due prodi fratelli, che adesso erano re ed erano accasati con due fighe da paura. L'unico inconveniente per Agamennone è che si era riempito la casa di noiosi poppanti con nomi uno più improbabile dell'altro[6], ma visto che non era stato lui a dover partorire alla fin fine non si poteva lamentare più di tanto. Per la cronaca, i figli si chiamavano Nathan Falco Briatore, Chanel Totti e Peaches Gedolf, e sta a voi dire chi di loro fosse maschio e chi femmina.
Sennonché, riprendendo il discorso di qualche riga innanzi, un bel giorno si presentò il supermalvagio che avrebbe turbato la quiete dei nostri eroi: egli apparve sotto le sembianze, sia vere che presunte, di Paride, il principe più vanesio, patetico, inutile, raccomandato, sciupafemmine, effeminato e sciupaeffeminati di tutto il Mediterraneo orientale, ovvero tutto il Mediterraneo conosciuto al tempo.
Cosa fece 'sto scarto delle sfilate di D&G? Mah, a dire il vero poco: semplicemente, si fece ospitare da Menelao e aspettò che quello si assentasse lasciandolo da solo a palazzo con la sua bellissima moglie[7]: nel breve lasso di tempo di venti minuti, Paride si trombò sua moglie, rubò tutta l'argenteria, si trombò sua moglie, calpestò le aiuole del parco reale, si trombò sua moglie, ruppe accidentalmente uno specchio preziosissimo, si trombò sua moglie, sfrisò il cocchio reale con le proprie chiavi, si trombò sua moglie e con quella se ne scappò allegramente a casa propria.

Immaginate il, come chiamarlo altirmenti?, disappunto del buon Menelao, che era uscito solo per rinnovare l'assicurazione e che non fu mitigato neppure dalla notizia che quella copriva anche i danni della sfrisatura del cocchio. Da uomo maturo e saggio, un vero re spartano, Menelao cominciò a pestare i piedi e a piangere, insultò in contumacia la moglie, dopodiché ce lo andò a dire al fratello. Tra i due si registrò 'sto dialogo:

- Menelao: “Agamennone, fratello carissimo!”
- Agamennone: “Che vuoi, sfigato?”
- Menelao: “Ho bisogno del tuo aiuto!”
- Agamennone: “Toh, ma che strano, chi l'avrebbe mai detto? Tu combini sempre un gran casino e poi IO, il più potente re di Grecia, il vendicatore di Atreo, devo riparare. Tu e le tue cazzate
- Menelao: “Allora, prima di tutto Atreo l'ho vendicato pure io, in secondo luogo poi questa volta IO non ho fatto niente!”
- Agamennone: “Non hai fatto niente? È che sei il solito fancazzista... va be', su, dimmi, dai!”
- Menelao: “Quella bagascia della mia moglie se n'è scappata con Paride di Troia, quella troia. Ehi, hai visto che gioco di parole ho fatto?”
- Agamennone: “Sì, guarda, fenomenale. Ah, quindi tua moglie t'ha piantato per uno più giovane, più bello e ricco? Cacchio era or... volevo dire, mi spiace, che ci posso fare? Non posso perdere tutta la giornata, sai?”
- Menelao: “Lo so bene, sono re anch'io, eh! Comunque niente, mi chiedevo se potevi darmi una mano per distruggere Troia e tutti i suoi abitanti per riportare indietro Elena. Ti va?”
- Agamennone: “Magari passa la settimana dei tre giovedì, ch'è meglio... MA CHE DOMANDE MI FAI? Ti è andato a troie anche il cervello? Ecco, questo era un bel gioco di parole, sfigato.”

Menelao, vedendosi a mal partito, giocò l'ultima carta:

- Menelao: “Rifiuti? Ma non pensi all'oro?”
- Agamennone: “Oro?”
- Menelao: “Sì, oro! Oro! Oro! Quanto oro ti darei! Non sai che Troia è una città ricchissima? Non lo leggi The Economist?”

Ora, all'argomento oro Agamennone non sapeva resistere, quindi non solo accettò, ma riuscì addirittura a convincere tutti i re di Grecia (che o erano indebitati con lui e quindi gli dovevano obbedienza o erano segretamente innamorati di Elena) a seguirlo in quest'impresa guerresca. Il che non è poco.

Un padre strepitoso

Allestito quindi un poderoso esercito, Agamennone disse alla moglie: "Ciao, cara, esco un attimo" e andò al porto di Aulide per andare a invadere un paese straniero per conto del fratello cornuto. L'indovino dell'esercito, Calcante, lo incalzò dicendo: "Agamennone, mica crederai che basti dire «Cià, vado...» e tutto si sistemi per il meglio, no? Non è il caso di consultare gli dei, prima?. Al che Agamennone rispose: No e partì con la flotta. Sbagliando rotta, ovviamente. Ma al contrario di Cristoforo Colombo, che pur sbagliando direzione trovò ricchezze e fortune, Agamennone trovò solo povertà e sfortune: lui e il suo esercito sbarcarono nella rinomata terra di Licia e per lo scorno presero a vandalizzare un po' gli stabilimenti balneari della costa. Calcante, incazzato per il rifiuto, tornò alla carica e, dopo aver speventato tutti col gioco di prestigio delle 10 uova e del serpente, disse:"Agà, non pensare che io abbia qualchesia risentimento nei tuoi confronti, ma gli dei dicono che devi uccidere la tua figlia minore, sai..." al che Agammennone, come ogni buon padre, andò dalla moglie e le disse che aveva bisogno di Ifigenia per una cosetta veloce giù al porto. Clitemnesta, che aveva ben capto il suo ruolo nella società acconsentì. Dieci minuti dopo la flotta greca partiva tranquilla coi venti a favore lasciandosi dietro uno spettacolo degno di uno splatter e un padre che si puliva dal sangue con lo scalpo.

La guerra di Troia

   La stessa cosa ma di più: Guerra di Troia.

Agamennone non c'è più

Agamennone fu ucciso dalla moglie in bagno mentre stava cagando[8]: degna morte di cotanto eroe! C'è altro da aggiungere?

In effetti sì: bisogna dire che se l'era cercata. Il suo assassinio era stato annunciato da Cassandra, profetessa per svago, figlia di Priamo e inascoltata per colpa di due lettere dette alla persona sbagliata, e rimarcato da un tappeto rosso all'entrata della reggia, cosa che avrebbe dovuto metterlo in allarme, ma Agamennone era un idiota.[9]

Post-mortem verrà la vendetta che, in sintonia col clima familiare, comprenderà un paio di morti, porterà ad un processo liberal in sede ateniese con giudice Atena e assoluzione per parità di voti finale[citazione necessaria].

Fonti storiografiche

Al giorno d'oggi possiamo affermare contro ogni ragionevole e irragionevole dubbio che le fonti storiche da cui possiamo attingere notizie attendibili riguardo Agamennone sono varie e molteplici. Nello specifico:

  • L'Iliade: Omero sceglie di raccontare la guerra di Troia parlando dei trenta/quaranta giorni più di merda di tutto del conflitto. Ne viene spontaneo che anche tutti i protagonisti ne vengon fuori dipinti nel loro aspetto peggiore: Achille come un piagnone viziato, Nestore come un vecchio barbogio, Diomede come un folle deicida, Ettore come uno tutto casa e guerra. Cioè, l'unico che viene risparmiato è Tersite, di cui in effetti era ben difficile dire qualcosa di peggiore della realtà effettiva. Agamennone appare quindi nella maggior parte del poema come un uomo prepotente, leggermente stupido e parecchio vile: Gasparri, praticamente. Le antologie scolastiche tendono poi ad accentuare questo suo lato e dirne su peste e corna, tralasciando più o meno volutamente tutte le parti in cui si fa un culo tanto in battaglia e quelle in cui lui ed Achille ritornano amiconi per la pelle. Una congiura mediatica bella e buona, credete a me.
  • La tragedia Agamennone di Eschilo: benché in questa tragedia Agamennone sia la vittima, ucciso dalla propria moglie bugiarda e infedele e dallo spietato amante di lei, il nostro Atride riesce comunque a farci una discreta figura di infame arrogante presuntuoso e pieno di sé. Il che fa sicuramente pensare di brutto.
  • La tragedia Ifigenia in Aulide di Euripide: fate un po' voi, Agamennone accoppa la propria figlia innocente per ragion di Stato...
  • Age of Mythology: in questo pregevole gioco, di una veridicità storica al di fuori del comune, Agamennone assorbe il ruolo anche di Menelao, di Achille e di Giacomo Leopardi. Si distingue nella campagna del gioco perché ha un elmo con le corna[10] e perché pronuncia la frase: "Maledetta Troia e maledetti i suoi abitanti, ovvero i troioni!".
  • Troy
  • Questo articolo: ebbene sì.

Documenti storici

Di seguito, l'incredibile ritrovamento della carta d'identità di Agamennone.


Atride
Agamennone
1214 a.C. circa
1
II
A
Micene
Argo
Achea
Acropoli di Micene
Porta dei leoni
Cornuto
Re
1,67 cm
Cresta fucsia
biondi
Una cazzimma esagerata
Atride Agamennone
Micene
5 marzo 1197 a.C.
Agamennone


Note

  1. ^ Sì, quello del tridente. Non oso pensare al dolore che ha patito il Nostro
  2. ^ partorito a Trieste, pensate un po' che roba
  3. ^ Anche Grillini, dopo aver sperimentato il tridente, diventerebbe uno strenuo persecutore di checche, ritengo. E poi si dice che gli dei non fanno magie...
  4. ^ Già che c'era maledisse pure uno straccivendolo, tre barbagianni, mezzo monaco taoista cinese e settanta termiti.
  5. ^ E te credo, non era sicuramente un padre modello uno che non fa niente quando gli servono i figli da mangiare e anzi poi stupra l'unica sopravvissuta...
  6. ^ Sì, ancora peggio del suo, pensate un po' che roba...
  7. ^ Ovviamente se fosse stato un po' più furbo non si sarebbe chiamato Menelao, ma Ulisse!
  8. ^ Davvero!
  9. ^ ma come fai a non capire? Tu le ammazzi la figlia e la lasci sola per dieci anni e non ti aspetti un ringraziamento opportuno?
  10. ^ Ecco perché dico che è come Menelao...

Voci correlate