Assedio

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Alle armi! Alle armi!
Non c'è tempo per cambiarsi le mutande o baciare il santino di San Gennaro, è iniziato l'assedio!
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Assedio
« Dai, arrendetevi! Abbiamo anche le focaccine alla marmellata! »
(Assedianti su metodi psicologici per costringere l'avversario alla resa)
« Dobbiamo resistere, amici! Non possiamo permettere che questo esercito invasore conquisti il nostro regno!
Certo, loro ci hanno offerto di arrenderci dignitosamente, e sotto il loro governo avremmo pace e prosperità, ma non possiamo accettare! Dobbiamo difendere il nostro re, che ci dissangua a forza di tasse e fa la bella vita a spese nostre! Sbarriamo il portone e impugniamo le armi! Lottiamo fino alla morte! E non importa quali orribili torture ci aspettano se verremo catturati vivi!
Siete con me, amici? »
(Castellano degli assediati mentre arringa i suoi soldati con un toccante discorso)
« Ci arrendiamo! Il castellano lo prendete voi o lo teniamo rinchiuso nelle segrete noi? »
(Soldati assediati mentre spalancano il portone al nemico due secondi dopo il toccante discorso)


L'assedio è una situazione bellica che per avverarsi ha bisogno di tre elementi fondamentali:

  • Una località fortificata.
  • Un gruppo di imbecilli con un sacco di tempo da perdere, detti assedianti, che circonda la fortezza con lo scopo di conquistarla e di costringere la popolazione alla resa.
  • Un secondo gruppo di imbecilli, detti difensori, il cui scopo è impedire che gli assedianti entrino nella fortificazione.

Questo simpatico gioco di società era molto in voga in epoca antica, ma oggi viene considerato obsoleto a causa dell'avvento di nuovi e più veloci modi di fare la guerra, tra cui il bombardamento a tappeto, l'attacco terroristico e lo sparticulo; tali innovazioni hanno fatto storcere il naso ai tradizionalisti più conservatori, che ancora sospirano di nostalgia ricordando lo sfrigolio dell'olio bollente, la setticemia causata dalle ferite di freccia e gli impalamenti che toccavano ai difensori codardi che tentavano la fuga.

Ora vi tedio con la storia dell'assedio [1]

Tipico castello fortificato medievale. Si noti il messaggio prepotentemente guerresco insito nel concetto architettonico, in particolare nelle torri.

Secondo le fonti storiche a nostre disposizione, si ritiene che il primo assedio della Storia sia nato come tentativo da parte delle popolazioni babilonesi di difendersi dall'invadenza dei Testimoni di Geova, che continuavano a suonare il campanello e a offrire opuscoli illustrativi sulla conversione: i babilonesi costruirono mura ciclopiche, sbarrarono le entrate e rimasero a spiare dal buco della serratura i Testimoni di Geova finché quei seccatori si stancarono e decisero di andare a convertire gli assiri.
Successivamente ci pensarono Greci e Romani a rivoluzionare il genere, cancellando l'idea dell'assedio visto come reclusione forzata dei difensori.
I greci in particolare inventarono le prime macchine da getto costruite per aprire varchi nelle fortificazioni avversarie: le baliste e le catapulte. Dopo molti miglioramenti tecnici scoprirono inoltre che, ai fini del risultato e per non aver grane da quelli dei diritti umani, era molto meglio usare come proiettili dei massi e non dei soldati.
Ai romani dobbiamo invece lo sviluppo delle strategie militari e i primi trattati sulla guerra d'assedio. Lo stesso Giulio Cesare scrisse nel De bello gallico di aver conquistato la città gallica di Alesia grazie all'abile travestimento dei suoi legionari, che camuffati da idraulici, si sarebbero fatti aprire il portone dai galli con la semplice frase:

« Signora, mi apre un attimo? Mi hanno chiamato per un tubo che perde! »

Nel Medioevo i castelli divennero davvero trendy, tanto che i nobili facevano a gara a chi ce l'aveva più grosso [2].

Un prode assaltatore esulta dopo aver raggiunto la sommità delle mura.
Non sa che di lì a qualche secondo verrà fatto a pezzi dagli inferociti difensori, che già lo aspettano dall'altra parte.


Questa gara di sfarzo coinvolse anche i condottieri e i capitani di ventura, i quali venivano considerati sfigati se non dichiaravano guerra ad almeno una città fortificata al mese. Di conseguenza si iniziò a curare molto la progettazione delle fortificazioni e i mezzi di difesa: i valenti architetti e ingegneri dell'epoca arricchirono i castelli con feritoie, torrette e tappetini sull'uscio con scritto Welcome.
Ci fu un miglioramento anche sotto il punto di vista del razionamento dei viveri, che molto spesso veniva commissionato alle aziende di catering.
Giunsero infine la storia moderna e contemporanea, col loro seguito di artiglieria e polvere da sparo. Queste innovazioni segnarono la fine per l'arte dell'assedio, e sarebbe da meravigliarsi del contrario: a cosa cacchio serviva faticare per costruire un muro, se con quattro cannonate i nemici te lo tiravano giù?
La guerra stessa si trasformò, divenendo sempre più mobile e meno sedentaria, e le fortificazioni col tempo divennero inutili e vennero trasformate in ricoveri per barboni e sbandati o in località dove girare film storici di quart'ordine.
L'ultimo assedio riconosciuto avvenne nel 1995 a Londra, quando una folla di donne rese euforiche dai saldi assaltò i Magazzini Harrods. I dipendenti riuscirono ad asserragliarsi dentro il reparto di biancheria intima e offrirono un'eroica resistenza per ventitré giorni. Sfiniti dall'impari lotta, alla fine si arresero e vennero linciati dalla folla femminile. La sorte più crudele toccò al caporeparto, che fu decapitato e appeso come monito su una gruccia.
Il bilancio finale dell'assedio fu di cinquantadue morti fra casalinghe e dipendenti, quindici feriti e settantamila mutande e reggiseni venduti.

L'assedio dal punto di vista degli assedianti

Disegno in scala di un trabucco del XIII secolo.

Rispetto al nemico l'esercito assediante aveva il vantaggio di trovarsi fuori dalla fortificazione. Certo, detto così non sembra granché come vantaggio dato che l'obiettivo di un assedio fatto come Dio comanda era entrare, ma se vi fermate un attimo a rifletterci sopra noterete che questa condizione di stallo permetteva agli assedianti di compiere azioni totalmente al di fuori delle possibilità dei difensori, tra cui:

  • Saccheggiare le campagne circostanti e accaparrarsi tutto il cibo possibile.
  • Fregare la posta agli assediati, tanto quelli col cazzo che uscivano a ritirarla.
  • Lavarsi.
  • Darsi il cambio durante i combattimenti in prima linea.
  • Dormire tranquillamente senza la paura di un'incursione notturna dei nemici.
  • Giocare a golf sotto le mura nemiche.

In determinate occasioni vi era anche la possibilità che l'assedio venisse attuato non per conquistare una città ma soltanto per bloccarla e per costringerla pacificamente alla resa; per favorire tale situazione solitamente il condottiero dell'esercito assediante metteva in atto tre sottili strategie:

  • Faceva distruggere dalle sue catapulte tutte le antenne della televisione e le parabole di Sky presenti nella città assediata, in modo da togliere ai cittadini rinchiusi ogni possibilità di svago.
  • Faceva allestire ricchi banchetti sotto le mura, e tramite grandi ventilatori diffondeva il profumino delle succulente pietanze in modo da far venire l'acquolina in bocca ai difensori.
  • Dava una granita siciliana a tutti i suoi soldati e ordinava loro di succhiarla il più rumorosamente possibile ed emettendo versi di piacere. Questa mossa era decisiva poiché fiaccava le resistenze dei difensori, i quali stravolti da fame e sete capitolavano.
Se siete assediati e le vostre mura vanno a fuoco, non sarebbe una cattiva idea spegnere l'incendio.

Quando tutti i tentativi di trattativa fallivano, l'esercito assediante si vedeva costretto a prendere la fortezza con la forza.
Prima di giungere a questo punto però gli opposti schieramenti ci pensavano su un bel po', perché il fatto di sbudellarsi a vicenda aveva i suoi svantaggi: in primo luogo, c'era il rischio di farsi molto male, e poi secondo l'ordinamento giuridico medioevale conquistare una fortezza con la forza era differente dall'ottenerla per resa degli assediati.
Non a caso Guido da Albereto è rimasto celebre per l'ultimatum lanciato nel 1283 agli abitanti di una cittadella sotto assedio:

« Consegnatevi a noi e potrete andare incolumi, se invece non accettate e sarete presi con la forza vi impiccheremo tutti senza misericordia, ciuleremo le vostre mogli, righeremo le fiancate delle vostre auto e poseremo i nostri culi sui vostri divani. »

Ecco un elenco di metodi e armi più o meno efficaci per introdursi in una fortificazione nemica:

Il fuoco

Un assedio non poteva considerarsi tale se non veniva utilizzato il 'fuoco.
Solitamente gli assedianti appiccavano il fuoco nei punti più deboli della fortificazione oppure bombardavano il nemico di dardi incendiari.
In ogni caso i difensori rispondevano componendo il 115. Subito accorrevano i pompieri che spegnevano l'incendio e facevano una bella lavata di capo ai colpevoli: molti assedi in epoca medievale furono infatti interrotti perché i condottieri vennero arrestati con l'accusa di incendio doloso.
A ogni modo, anche quando riuscivano ad appiccare un incendio, non sempre gli assedianti riuscivano a conquistare una fortezza. Anzi, c'è da dire che il più delle volte il fuoco divorava tutto e l'esercito assediante, che aveva sputato sangue per mesi con la speranza di saccheggiare una città piena di ricchezze, restava con un pugno di mosche in mano e con la vaga impressione di averlo preso in culo.

L'ariete

Un ariete pronto a sfondare le entrate nemiche.
   La stessa cosa ma di più: ariete.

L'ariete non era altro che una grossa trave che veniva fatta cozzare contro le mura nemiche per aprire breccie o per rompere le palle alla gente che faceva il riposino pomeridiano. Deve il nome al segno zodiacale del suo inventore.
Per imprimere all'arma la forza sufficiente venivano impiegati numerosi soldati, che solitamente venivano scelti dal capo tramite il democratico criterio dell'"Adesso chiamo quello che mi sta più antipatico".
Questi derelitti avevano il compito di correre sorreggendo la trave e di schiantarsi assieme a essa contro il bersaglio predefinito. Ma il pericolo di giocarsi la dentatura o di lussarsi le spalle era il male minore: dagli spalti della fortezza c'erano anche frombolieri, arcieri e balestrieri che tiravano tutto quel che avevano sotto mano e non dovevano neanche far la fatica di mirare.
Insomma, si può proprio dire che i portatori dell'ariete erano i capri espiatori della situazione [3].
Se i difensori erano particolarmente furbi (o bastardi, decidete voi) mettevano in atto anche un simpatico scherzetto: quando vedevano che l'ariete aveva preso la rincorsa giusta e non si poteva fermare in tempo, aprivano di colpo il portone, col risultato che gli uomini dell'ariete ciccavano il colpo e caracollavano come pere marce all'interno della fortezza. A questo punto i difensori chiudevano lesti l'entrata e massacravano allegramente gli assedianti in trappola, senza dar loro neppure il tempo di capire di aver appena fatto un'abominevole figura di merda.

La scalata delle mura

Tra i tanti modi per conquistare una fortezza, la scalata delle mura era il metodo più semplice, diretto e stupido, e proprio per quest'ultimo motivo era il preferito di tutti i condottieri del medioevo.
Tale strategia prevedeva che gli assedianti riuscissero tramite delle scale o degli argani ad arrampicarsi sulle mura nemiche, a farsi largo a suon di mazzate tra le difese nemiche, a conquistare gli spalti della fortificazione e successivamente ad aprire le entrate al resto delle truppe.
In realtà, salire una scala brandendo spada e scudo schivando la fitta pioggia di frecce e pietre non era il massimo della semplicità. Inoltre anche se si era così fortunati da raggiungere la cima delle mura, rimanevano sempre da affrontare i difensori che, armati di lunghe picche, attendevano con ansia quel momento per rovesciare la scala o per infilzare come spiedini gli invasori.

Il tunnel

Un tunnel.

Quando le condizioni del terreno lo permettevano e i soldati non avevano paura di rovinarsi le unghie con la terra, l'esercito assediante ricorreva alla costruzione di tunnel. Questi cunicoli venivano riempiti di mentos e coca cola per far saltare le fondamenta della fortezza.
Altre volte gli assedianti grazie ai tunnel riuscivano a introdursi nel sistema fognario nemico e ne approfittavano per intasare tutti i cessi: di solito questa mossa si rivelava vincente perché i difensori, costretti a convivere con i miasmi dei loro scarti intestinali, preferivano arrendersi e rischiare di venir impiccati che respirare ancora il fragrante olezzo.

Le torri mobili

Le torri mobili erano macchine da guerra costruite dagli ingegneri in modo da essere più alte delle mura della città assediata.
Venire a conoscenza delle dimensioni delle mura era un particolare importantissimo, per cui gli assedianti inviavano in avanscoperta dei soldati, solitamente novelli geometri in periodo di praticantato, armati di righello e bloc-notes. Inutile aggiungere che questi disgraziati venivano falciati senza pietà dalle frecce dei difensori, e che toccava inviare nuovi soldati: questo spiega inoltre come mai il mestiere di geometra sia ancor oggi uno dei più infidi e odiati.
Per la legge dei grandi numeri, prima o poi uno degli esploratori riusciva a tornare all'accampamento con l'altezza esatta delle mura: a questo punto veniva costruita in fretta e furia una torre mobile di legno così squadrata e massiccia che al confronto la Fiat Duna sembra una bella auto.
L'unico svantaggio delle torri era che essendo così ingombranti non trovavano mai posto per il parcheggio, e così gli ingegneri erano costretti a metterle in seconda fila: Roberto il Guiscardo fu multato per questo motivo nel 1071 mentre assediava la città di Palermo.

L'assedio dal punto di vista dei difensori

L'artiglieria poteva causare ingenti danni anche alle fortificazioni più robuste.

I difensori erano guidati da un castellano o comunque da un uomo di esperienza che dirigeva le operazioni di resistenza. Un castellano coi fiocchi doveva sempre:

  • Convocare i migliori progettisti di fortificazioni e costringerli a rinforzare le barricate. Dopo che avevano finito il lavoro, il castellano doveva ucciderli affinché non spifferassero in giro i punti deboli della fortezza. Inoltre con questa soluzione non c'era neppure bisogno di pagarli.
  • Controllare le condizioni di palizzate e mura. Se erano danneggiate doveva subito far "tappare" la breccia con mezzi d'emergenza e telefonare alla compagnia di assicurazione nella speranza di ottenere un indennizzo.
  • Assicurarsi di avere una dispensa e un'armeria rifornite e un pozzo in buone condizioni. Se i viveri scarseggiavano, doveva convincere con l'inganno i contadini locali a entrare portando con loro cibo e prodotti da vendere. Una volta depredati dei loro averi, i contadini venivano spediti fuori a calci in culo perché la fortezza non poteva permettersi di sfamare anche delle persone che non combattevano [4].
  • Infondere fiducia e voglia di combattere nella popolazione e nella truppa.
    Un vero castellano ripeteva sempre: "Vedrete che i rinforzi arriveranno a giorni, noi dobbiamo solo resistere e poi potremo mangiare quanto ci pare!" anche se la città era assediata da quindici anni, i rinforzi non erano neanche stati chiamati e i viveri erano così pochi che ormai l'unica cosa rimasta da mangiare erano i lacci delle scarpe.
  • Se la fame era insopportabile, autorizzare i cittadini sfiancati a cibarsi dei cadaveri. Ci sono tuttavia delle eccezioni: nel 1400 a Vicenza le condizioni di emergenza spinsero la folla a divorare gatti, mentre durante l'Assedio di Stalingrado del 1942 i russi asserragliati nella città imbandirono un banchetto a base di bambini [5].
  • Punire in modo esemplare quei difensori che si erano lasciati corrompere dagli assedianti e avevano tentato di aprirgli le porte. Nel Medioevo i traditori venivano lasciati legati in balia delle capre, che liofilizzavano il malcapitato a forza di leccargli i piedi.
  • Pregare Dio che l'artiglieria dell'esercito assediante non colpisse un edificio essenziale ai fini della resistenza; tale edificio poteva essere la cisterna dell'acqua, la tabaccheria, il salone del barbiere o il bordello.

Ecco di seguito elencate alcune contromisure adottate dai difensori durante gli assedi:

Il fossato

Una sentinella bersagliata con pomodori e arance per indurla alla resa.

In alcuni casi le città fortificate erano circondate da un 'fossato, che aveva il duplice scopo di rallentare l'avanzata degli invasori e di far schiattare d'invidia le fortezze confinanti che ne erano prive.
A seconda del livello di sadismo dei difensori, il fossato poteva contenere acqua, tagliole nascoste, paletti acuminati, acido muriatico, cibo avanzato dall'ultima puntata della Prova del cuoco, piante orticanti, colla vinilica, coccodrilli, mine, siringhe infette, sabbie mobili e lava.
C'era da temere anche quando si presentava sgombro e inoffensivo, perché era molto probabile che quelle carogne degli assediati avessero cosparso il fondo del fossato di sostanze infiammabili e aspettassero solo che si riempisse di soldati nemici per appiccare il fuoco con i mozziconi delle sigarette, trasformando così la tentata scalata in un suggestivo e affascinante falò umano.

L'olio bollente

Che arma terribile!

Quei burloni degli assediati si dilettavano talvolta a bollire grandi quantità di olio in un pentolone e, una volta che questo raggiungeva una temperatura piacevolmente tiepida, lanciavano il liquido sugli assaltatori intenti a scalare le mura.
Il gentile omaggio rendeva gli assedianti colmi di gratitudine, e infatti chi veniva colpito dall'olio rovente manifestava la sua gratitudine con urla strazianti e rantoli di agonia preghiere e risate.
In epoca medievale l'olio era però considerato un lusso da centellinare con parsimonia, e pertanto era frequente che le massaie e i critici gastronomici rompicoglioni impedissero il suo uso in chiave bellica: in questi casi i soldati lanciavano dagli spalti acqua bollente, sabbia bollente, escrementi, carbone, pece, pannolini usati, cd di Gigi D'Alessio e altre sostanze che provocavano ustioni, dolore e giramento di balle.

La fuga

Quando ormai non c'era più speranza di resistere all'assedio, ai difensori non restava che tentare la fuga.
Neppure la resa infatti garantiva agli assediati di aver salva la vita, visto che molto spesso l'esercito invasore voleva giustamente rifarsi delle perdite subite: ad esempio, i turchi che nel 1571 conquistarono Famagosta dopo una sanguinosa e spossante resistenza premiarono il comandante nemico Marcantonio Bragadin tagliandogli naso, orecchie e sopracciglia, fregandogli la carta di credito e scuoiandolo vivo.
Per evitare spiacevoli inconvenienti del genere i castellani tagliavano la corda calandosi dalle mura di notte, costruendo dei tunnel e affiggendo sul portone dei messaggi depistanti del tipo Chiuso per ferie e Torno subito.
C'erano anche casi in cui gli assedianti vittoriosi promettevano di risparmiare le truppe e di voler esclusivamente la testa del comandante della fortezza. Se il castellano era furbo correva ai ripari convincendo il soldato più gonzo della guarnigione a scambiarsi i vestiti con lui, dopodiché lo tramortiva alle spalle, lo imbavagliava e lo consegnava al nemico spacciandolo per il vero comandante.

Assedi di cui non frega niente a nessuno

Voci correlate

Note

  1. ^ Che rima!
  2. ^ Il castello
  3. ^ Freddura
  4. ^ Tsè! 'Sti debosciati!
  5. ^ Del resto cosa si può pretendere da dei comunisti?
Questa è una voce in latrina, sgamata come una delle voci meno pallose evacuate dalla comunità.
È stata punita come tale il giorno 7 giugno 2009 con 100% di voti (su 15).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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