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==L'opinione sull'informazione==
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L'opinione di Gaber sui [[telegiornali]] e sui [[telegiornlista|telegiornalisti]] era inspiegabilmente molto negativa.
L'opinione di Gaber sui [[telegiornali]] e sui [[telegiornalista|telegiornalisti]] era inspiegabilmente molto negativa.
Egli era convinto, pensate un po', che i giornalisti fossero degli sciacalli che si buttano sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano, per soddisfare la fame di certi avidi sciacalli che da casa soddisfano la loro fame di miserie umane.
Egli era convinto, pensate un po', che i giornalisti fossero degli sciacalli che si buttano sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano, per soddisfare la fame di certi avidi sciacalli che da casa soddisfano la loro fame di miserie umane.



Versione delle 15:46, 30 mar 2010

« Molti filosofi, da Platone in poi, si sono chiesti "chi deve governare ?". Ma la domanda era sbagliata, avrebbero invece dovuto chiedersi "ma dove andremo a finire ?" »
(Karl Popper sulla Domanda Fondamentale)
« La filosofia dell'uomo ruota attorno a tre domande: "chi siamo ?", "dove andiamo ?", e soprattutto "ma dove andremo a finire ?" »


Ma dove andremo a finire ? è una domanda che l'uomo si pone da quando è stato inventato il linguaggio parlato. È una domanda così importante, ma così importante che ora ve la scrivo in un bel riquadro:

MA DOVE ANDREMO A FINIRE ?

Ecco.

La storia

  • matrimoni interraziali
  • ricerca nucleare
  • matrimoni gay

I Bei Tempi Passati

Gaber

Giorgio Gaber nacque il 25 gennaio 1939, e non si sa se i suoi abbiano ringraziato Dio o abbiano imprecato.

La famiglia

La sua famiglia aveva un audience altissimo. I suoi genitori, due vecchi intronati, una volta si sono insultati per mezz'ora a "C'eravamo tanto amati", al punto che suo zio Evaristo si nascose per la vergogna e fu segnalato a "Chi l'ha visto?". Ma l'esperienza televisiva della famiglia Gaber non finisce qui: suo fratello lavorava come morto alla trasmissione "Telefono giallo" dopo aver subito un trauma all'osso del collo, sua nonna Piera uccise l'amante con la lupara e si prese vent'anni a "Un giorno in pretura", lo zio Renzo che era analfabeta scrisse un romanzo è sempre da Maurizio Costanzo insieme a Moccia.

Ricordiamo infine "la Tamara" un trans di Viale Zara che pare abbia dato lezioni a Giuliano Ferrara, anticipando così di decenni Piero Marrazzo.

L'istruzione

Quando era piccolo non stava mica bene, era anche molto magro e aveva sempre qualche allucinazione. A scuola aveva un vecchio professore -bravissima persona- che parlava in latino ore e ore. A questo professore dedicarono addirittura una statua, con la scritta:

« Professor Malipiero, una vita per la scuola »
(La targa sulla statua di pietra del professore)

Nonostante il buon esempio di tale professore, Gaber aveva problemi con l'algebra.


Come tutti, gli capitava di fare degli sbaglietti, delle sviste, tipo scambiare un più con un meno. E poi se li portava dietro, e dopo qualche riga iniziava già a vedere degli strani numeri, e si diceva "vabbè, prima o poi si semplifica". Man mano che sviluppava l'equazione iniziavano ad apparire strani numeroni e apparivano cose del tipo:



E non riusciva a semplificare. In fondo, non aveva letto il manuale apposito.

L'opinione sull'informazione

L'opinione di Gaber sui telegiornali e sui telegiornalisti era inspiegabilmente molto negativa. Egli era convinto, pensate un po', che i giornalisti fossero degli sciacalli che si buttano sul disastro umano col gusto della lacrima in primo piano, per soddisfare la fame di certi avidi sciacalli che da casa soddisfano la loro fame di miserie umane.


Ma questo è falso, ovviamente.

Giorgio Gaber stesso, poi, comprava di tanto in tanto 15 giornali, tra cui L'Osservatore Romano, per sapere se i decreti fossero passati. E nonostante questo sosteneva che i giornali fossero dei bordelli di pensiero dove si espongono opinioni stravaganti.

Ma si sa, le opinioni sono come i coglioni: ognuno ha i suoi.

Morte e funerale

A un certo punto, il 1° gennaio del 2003, per la strada gli cadde un vaso di fiori sulla testa. Non morì, ma si spaventò e si disse

« Tu, Giorgio gaber, ricordati sempre che breve è la vita.Ormai cominci ad essere anziano, e quindi ricordati: i vecchi bisogna ammazzarli da bambini. »

Al momento attribuì questa defaiance a un precoce rincretinimento senile, poi però cambiò idea e, ricordandosi che doveva farlo, morì. Al suo funerale, tra un convivere civile e un abbraccio generale, ci fu chi pianse veramente.