Utente:Retorico/sandbox/1
Antefatto
Casa dei Re Magi la sera di Natale dell'anno 0
- Gaspare : Ha chiamato Giuseppe, dice che è nato suo figlio.
- Baldassarre visibilmente ubriaco : Frega un caxxo.
- Melchiorre : Non fare il coglione, Baldassarre. Come l'hanno chiamato?
- Gaspare : Gesù Cristo Redentore Salvatore
- Baldassarre : Tore non bastava, eh?
- Melchiorre : La modestia non è mai stata il forte di Giuseppe.
- Gaspare : Dice se per la Befana andiamo a casa sua.
- Baldassarre : Casa? Ha avuto il coraggio di chiamarla casa?
- Melchiorre : La modestia non è mai stata il forte di Giuseppe.
- Baldassarre : Sai che palle passare la Befana da quelli là
- Melchiorre :
La modestia non è mai stata il forte di GiuseppeGià, la preghiera prima di mangiare e tutto il resto... - Baldassarre : Senza contare che ci sarà da portare dei regalini al bambino.
I Re Magi in cammino
- Baldassarre : Minchia, proprio a Betlemme dovevano andare ad abitare?
- Melchiorre : Puttana Eva, è a casa di Dio!
- Gaspare : Certo che come regali potevate scegliere meglio, che so, un trenino, un pupazzetto....
- Baldassarre : Io ho portato oro, mica merda
- Melchiorre : Cos'è quella cosa luminosa nel cielo?
- Baldassarre : Un aereo non può essere. Che sia un UFO?
- Gaspare : È una cometa, ibecilli! È lei che ci sta guidando a casa di Giuseppe.
- Baldassarre : Cosa ti sei fumato, Gaspare?
I Re Magi al cospetto del Bambinello il 6 gennaio dell'anno 1
- Re Magi : Toc toc
- Giuseppe (a Maria) : Deve essere Giovanni Rana.
- Re Magi (bussando più forte) : Toc toc
- Giuseppe : Momento che mi sto scrollando, chi è?
- Re Magi : I Re Magi.
- Giuseppe (aprendo la porta) : Ah, ma che bella sorpresa! Cosa avete portato?
- Gaspare : Io oro.
- Baldassarre : Io incenso.
- Giuseppe : Ah, bene. E da bere niente?
- Melchiorre : Io ho portato la mirra, ma a quest'ora sarà calda.
La cena e il dopocena
Dopo aver fatto cucci cucci a Gesù bambino, essersi complimentati con Giuseppe e Maria per la bella casa, e aver ruttato in coro[1], si sedettero a tavola. Mangiarono pane e incenso e bevettero mirra a volontà[2].Poi cantarono canzoni da osteria.
Osteria Samaritano
“Osteria Samaritano
paraponziponzipò
il mio cazzo nel tuo ano
paraponziponzipò
qui Giuseppe ben ci accoglie
e noi si fotte la su' moglieee
dammela a me biondina
dammela a me biondà“
Osteria del re Erode
“Osteria del re Erode
paraponziponzipò
senza figa non si gode
paraponziponzipò
da Giuseppe ci si diverte
con sua moglie a gambe aperte
dammela a me biondina
dammela a me biondà“
Dopo una partitina a strip poker decisero che si era fatta ora di andare via.
- Gaspare (alzandosi) : Beh, allora noi ce ne andiamo.
- Giuseppe (alzandosi anch'egli e spingendoli verso la porta) : Ma no, è ancora presto, trattenetevi pure.
Sfiniti per il viaggio, con pochi euro in tasca, morti di fame e arrapati come mandrilli, andarono a puttane.
Simbologia dei Re Magi nella storia Cristiana
Quando Marco, Matteo, Luca e Giovanni presentarono le tesine al professore, questi parve contrariato.
Fu così che Matteo fece di un episodio familiare abbastanza insignificante un simbolo per la cristianità.
L'adorazione dei Re Magi[3] simboleggiava il riconoscimento dell'inferiorità del Potere Temporale rispetto a quello Spirituale[l'ha detto mio cugino]; i doni erano rappresentazione della regalità (l'oro), della sacralità (l'incenso) e dell'ubriachezza (la mirra). In particolare quest'ultimo dono, gradito per la confezione da ventiquattro lattine e per la comoda apertura a strappo,
Note
Voci correlate