Teatro dell'assurdo

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« Questo è ciò che il popolo merita. E tu, Agiulfo, nel tuo splendore piumato, col tuo passo maestoso, mentre i melmosi si chetano fra le tamerici, ascolta anche tu la danza dell'uomo assente. »
( Prima battuta del capolavoro "Il barbagianni incantato".)
Per impedirgli di nuocere, al drammaturgo Raf Cutolien sono stati inflitti venti anni di carcere duro con divieto assoluto di uso della penna.
« Guarda l'allodola addolorata che svolazza. L'hai udita o grande Fuffo dalla capigliatura piena di forfora e dal leggero problema detto "gobba"? »
(Dal primo atto de "Il mio cane blu".)
« Ma che è stammerda, aòh?!?!? Annamosene a vede Christian De Sica che è tutto 'na ridarella, vah... »
( Capra che brucerà nell'inferno della sua ignoranza.)


Teatro dell'assurdo è la denominazione assurda di un particolare tipo di teatro. L'assurdità è chiamare teatro dell'assurdo un teatro dell'assurdo. Infatti secondo il matematico Godel e il suo staff di scienziati pazzi, se io definisco assurdo ciò che assurdo è, rischio di creare un vortice spazio-temporale capace di produrre un opera teatrale che stritolerà i maroni a 800 generazioni di studenti. Secondo la somma scuola teatrale scilipotiana il teatro dell'assurdo prende il nome dal fatto assurdo che vi sia gente che paga anche 50 dobloni d'oro per vederne un'opera.

Nascita del teatro dell'assurdo

Il termine è stato coniato dal critico italo-siciliano Alberdrigo Ciucciacapecci de Spaghettaux durante una battuta di caccia al negro svoltasi a Pescara nel 1948. Il critico ne fece il titolo di una sua famosa pubblicazione del 1961, "Sei un minghia!", alla quale seguì il long seller "Sei un minghia assurdo", arricchito da disegni esplicativi e da un buono sconto per entrare gratis al supermercato. Per il de Spaghettaux, in accordo con Vittorio Sgarbi, il lavoro di questi autori consiste in una articolazione artistica del concetto filosofico di assurdità, un concetto di cui si può solo tacere o, ancor meglio, non parlare.

Il teatro dell'assurdo si caratterizza per dialoghi senza senso, ripetitivi e serrati, infarciti di parole senza significato come "bighilè, bighilù" o "pipiru pipirè". Lo spettatore durante questi spettacoli deve restare assorto fingendo di aver capito il significato profondo dell'opera, che invece ovviamente non significa un cazzo. Durante la cena in sontuosi ristoranti, gli appassionati, al lume di candela, sotto lo sguardo attonito degli antichi nobili ritratti alle pareti, si scambieranno profonde meditazioni sulla pièce appena assaporata:

1° spettatore: "che spettacolo. Avete visto quando il protagonista ha sbattuto i piedi per trenta minuti. Che emozione! Era un chiaro riferimento alla shoah!
2° spettatore: "E quando l'eroina ha ridacchiato sbattendo la testa contro una trave di acciaio e poi ha detto: "100 e non più 100" con quella voce, che brividi. Si riferiva di sicura all'insicurezza dei tempi moderni e al contempo voleva tastare la solidità della trave.
3° spettatore: "Insuperabile quando l'antagonista ha preso la scatoletta di tonno e l'ha usata sulla testa del vecchio cercando di pettinarlo, che spettacolo. Il tonno come metafora del mondo moderno che tenta di educare il vecchio canuto, simbolo del male del mondo.
4° spettatore: "Già! Tutto l'olio del tonno che colava sulla camicia. Chissà la moglie cosa gli avrà detto."
Di solito dopo questo colloquio, sui commensali si stende un tetro velo di noia, una cappa pesante, un alito di denti cariati, un odore di stantio, un clima immobile e putrescente e una curiosa voglia di tornare indietro fino al teatro per picchiare a sangue gli attori.

Esponenti del teatro dell'Assurdo

All'uscita dal teatro è possibile acquistare questi copricapi, confezionati con merda defecata in diretta dagli spettatori.

Tra i maggiori esponenti del teatro dell'assurdo (che potrebbe annoverare come "padre" letterario Leone il cane fifone prima della sua virata verso il teatro totalitario, e come madre la Pimpa prima maniera) vanno ricordati Samuel Beckett, Jean Tardieu, Eugène Ionesco, Arthur Adamov e Sanpei il pescatore folle. Una seconda generazione ha avuto come protagonisti Harold Pinter, Robert Pinget, Boris Vian e Mister Muscolo. Anche Jean Genet, autore di "Le serve", era stato inizialmente inserito nel gruppo originario, poi dopo un diverbio ha abbandonato la corrente ed ha preferito essere ricordato come un valido esponente della "bocciofila" di Nizza.
Fra gli autori italiani fu spesso accostato al teatro dell'assurdo Achille Campanile, che tuttavia respinse con fermezza tale accostamento, e precisò che "preferiva di gran lunga essere accomunato alle zecche nere del Vietnam che far parte di quella congrega".

Il capolavoro: "Aspettando l'autobus n. 19"

L'opera più famosa del teatro dell'assurdo è sicuramente "Aspettando l'autobus n. 19", scritto e sceneggiato da Samuele Becchetto Parodi, un ex autista dell'AMT di Genova, esodato anzitempo e che ha trovato una seconda carriera lavorativa scrivendo cazzate.
In questa epica opera si narra la vicenda di alcuni utenti dell'autobus n. 19 che, come noto, va a Sampierdarena passando da via Cantore invece che da via Buranello. Alla fermata ci sono un palestrato truzzo, un vecchio rompicoglioni, una massaia con due braccia come dei tronchi di baobab, un drogato e due quindicenni che ridono in continuazione facendosi dei gesti come delle sordomute.
La trama è incentrata sull'attesa di questo autobus che non arriva e di come gli utenti iniziano ad incazzarsi dicendo tutta una serie di bestemmie colorite mai udite neppure a Savona. Nel corso dell'attesa una delle quindicenni si innamora del truzzo palestrato, la massaia trova lavoro come badante del vecchio rompicoglioni, il drogato si disintossica ma poi cade nel vizio della sigaretta elettronica.
Al termine dell'opera tutti i protagonisti prendono il 18 e si rassegnano di passare per via della Cella per giungere in via Cantore.
Tutta l'opera è scritta all'incontrario in lettone arcaico, con caratteri microscopici scritti a mano utilizzando la macchina da scrivere dei servizi segreti nazisti, Enigma.

Gli anni della sperimentazione

Il teatro dell'assurdo è famoso per le sperimentazioni linguistiche, grammaticali, gastronomiche ed erotiche. Fra le più note sperimentazioni ricordiamo quella de "Gli spett-attori", opera durante la quale gli attori prendono il posto degli spettatori e spingono questi ultimi sul palco. In seguito prendono noccioline, pop corn e gelati, si dileguano e fanno pagare il conto agli spettatori che ridono felici della trovata. Un altro famoso spettacolo, "La Sedia", si incentrava sulla osservazione per due ore di una sedia di legno. Dopo le due ore entrava un facchino che portava via la sedia e calava il sipario. Questo spettacolo è stato rappresentato solo due volte, poiché la seconda volta, un certo Dick Cheney di Chicago è salito sul palco ed ha accoltellato mortalmente il facchino. In seguito il drammaturgo de "La Sedia" ha scritto il sequel: "La sedia elettrica".
L'opera più spettacolare è stata senz'altro "Tutti a casa". In sostanza subito dopo che gli spettatori si erano seduti entrava un attore vestito da Teletubbie, che con voce cavernosa ordinava: "tutti a casa!". Dopo un tentativo di risa, comprendendo che lo spettacolo era davvero finito prima ancora di cominciare, gli spettatori si avviavano verso l'uscita interdetti ma deliziati da quella kermesse così sofisticata. "Che spettacolo, ragazzi, andateci, non ve ne pentirete!" dicevano tutti all'uscita.

Zizza, famosa attrice del teatro dell'assurdo, ripresa durante l'Opera "La scimmia fumatrice".

Declino e fine

Dopo gli anni della fama sono arrivati gli anni della fame. Gli spettatori hanno compreso di essere stati presi in giro per decenni e sono tornati a vedere gli spettacoli del Moulin Rouge, Colorado Cafè e il Pippo Franco Show.

Voci correlate