Intellettuale

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« No ma in fondo io odio i soldi, odio la gnocca, odio i viaggi alle Maldive e le macchine di lusso. »
(Intellettuale che affronta con ottimismo la propria disoccupazione)
« Semo i mejo! »
(Intellettuale sulla categoria degli intellettuali)
« Ah è vero, non conosci il giapponese... »
(Intellettuale alla fidanzata)
« Sai com'è... Io sono cresciuto in una babele linguistica. »
(Intellettuale che approccia una donna)
Un intellettuale sfoggia la sua intellettualità.
« Che situazione kafkiana! »
(Intellettuale donna riferita a qualunque situazione della vita quotidiana, dal fare la spesa, all'elogio funebre del nonno)
« L'ultimo film di Cicciolina è una parabola metacinematografica che denuncia la sparizione della significanza entro il sistema delle schematizzazioni postmoderne. Il moralismo guerrafondaio dei nostri tempi non può non prendere atto di questa visione ampiamente decategorizzata della cosiddetta società civile. Il messaggio è chiaro: il mondo abbisogna di nuovi paradigmi costitutivi ed epistemici capaci di reificare ciò che prima era solo un simbolo di vano piacere sessuale. »
(Intellettuale malinconicamente confuso)


L'intellettuale è uno stato psicologico umano classificato dal DSM IV - Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali - fra le patologie border line della personalità.

L'intellettuale è solitamente una persona dall'aspetto sgradevole, affetta da inestetismi di vario genere come obesità, denti storti, brufoli, semicecità, erre moscia o elefantiasi, che giunge all'età dell'adolescenza con la consapevolezza di non poter fare nulla per risolvere i suoi problemi. Decide, allora, di dedicare la sua esistenza a inutili sforzi per divenire una persona colta, a suo modo fascinosa, impegnata politicamente, e in definitiva rompere i coglioni a tutti quelli che non hanno decifrato il significato simbolico della Masseria delle Allodole oppure non hanno partecipato alla conferenza sulla "Dieta Macrobiotica degli Aztechi all'epoca della Guerra del Golfo", tenutasi in veste privata fra le montagne dell'appennino tosco-emiliano dal 7 al 24 dicembre, ogni sera a partire dalle ore 21.

Abbigliamento

Per dimostrare al mondo il proprio sprezzante disinteresse verso tutto ciò che è frivolo, materiale, lollosamente divertente, l'intellettuale sceglie il proprio vestiario fra le opzioni più mortificanti che, unite al suo sembiante per nulla apprezzabile, eliminano in lui la pur minima possibilità di essere attraente per il pubblico, facendo paradossalmente e masochisticamente aumentare la sua autostima ogni qualvolta egli si trova a paragonarsi con un non intellettuale.

Un vero intellettuale riesce sempre a distinguersi per il proprio abbigliamento sobrio ed elegante.

Per evidenziare il proprio impegno sociale e politico, l'intellettuale ama indossare capi d'abbigliamento notoriamente simbolici: sandali monacali sia d'inverno che, soprattutto, d'estate, diffondendo nell'aria il lezzo dei suoi piedi, reduci della marcia per la pace Stoccolma-Pechino; pantaloni di juta intrecciati in Burundi da un'associazione no profit di lattonieri indigeni, per dimostrare il suo sostegno al mercato equo e solidale; a volte indossa felpe informi e sbiadite, spesso ricoperte di slogan che reclamano la pace universale; più spesso veste magliette monocromatiche declamanti un brano dalle opere inedite di un qualche scrittore settecentesco ginevrino e progressista.

Raramente l'intellettuale porta gioielli, si applica cosmetici, si sottopone a interventi di chirurgia plastica capaci di rendere il suo aspetto più gradevole, a meno che non corrisponda a un chiaro bisogno di ostentazione d'intellettualità specifica, come, per esempio, un ciondolo in lega di stronzio raffigurante la divinità maya dei piselli del Mato Grosso. La società massificata spesso ignora l'intellettuale, lasciandolo vegetare per proprio conto. Sovente si formano delle pittoresche nicchie biologiche ove l'intellettuale prolifica al pari degli animali del sottobosco e dei parassiti commensali dell'intestino umano.

Habitat

Il luogo emblematico dove l'intellettuale può sfogare il suo odio verso la società ingiusta, il consumismo e la massificazione dei prodotti ittici e farmaceutici è il centro sociale, entro il quale si radunano anche altre categorie umane: i punk, i tossici, gli psicopatici conclamati e i sedicenti artisti.

Gli intellettuali sono da sempre molto selettivi nella scelta delle proprie frequentazioni.

Altri luoghi amati dall'intellettuale sono le biblioteche antiche, in cui si reca per dimostrare agli altri individui del branco il suo interesse verso testi sconosciuti, dato che ha già letto tutto quello che il mercato letterario è capace di proporre; i luoghi naturali, da sempre molto amati dall'intellettuale (che si tratti di una palude fangosa e malarica o delle cime innevate del Monte Bianco ha poca importanza), rappresentano per lui l'archetipo ricongiungimento con l'Eterna Immanenza del Tutto; nei cinema, ma solamente per i solitari appuntamenti in cui vengono proiettati film d'autore ignoto, l'intellettuale ritrova la propria vena poetica e si crogiola alla visione di immagini incomprensibili a cui egli solo s'illude di aver trovato un significato.

Molto apprezzati dall'intellettuale, contrariamente alle apparenze, sono i luoghi di ritrovo di truzzi e tamarri, in quanto ivi l'intellettuale può mettere in gioco la sua superiorità umana esordendo con frasi del tipo:

  • «Come?! Non hai mai partecipato a una corsa notturna in favore delle ragazze madri della Danimacchia?»
  • «Non so chi sia Maria De Filippi, poiché non ho la televisione, ho soltanto il portatile per ricevere quotidianamente le news dell'Ansa sugli ultimi sviluppi della guerra civile in Alaska».

Comportamento

L'attività preferita dall'intellettuale è annoiarsi con snobismo, sottoponendosi alle più fantasiose torture autopunitive, come partecipare a conferenze sul maltrattamento delle formiche durante le disinfestazioni, o sulle conseguenze della prima guerra mondiale sull'approvvigionamento della carta carbone da parte dei pigmei africani. Queste dolorose esperienze sono, tuttavia, necessarie all'intellettuale per poter testare sulla propria pelle le sofferenze di questo mondo in crisi, così da poterle propinare agli amici moralmente insensibili.

La principale caratteristica dell'intellettuale è l'astio incontenibile verso il capitalismo sfrenato, il consumismo e lo sfruttamento delle risorse naturali. Egli odia cordialmente le multinazionali e lo spreco, ma ama intraprendere lunghi viaggi verso mete culturalmente e socialmente accattivanti, come i paesi del terzo mondo, ove si diletta a studiare ogni dettaglio delle scelte politico amministrative del solito dittatore di turno. In seguito allieterà i suoi amici (che, invece, saranno andati a Rimini per una settimana in ostello) accusandoli di insensibilità verso i destini delle popolazioni più sciagurate.
In termini di istruzione istituzionalizzata, all'intellettuale è fatto obbligo di frequentare l'università. Le facoltà preferite sono filosofia, lettere, scienze politiche e, a volte, scienze sociali. Molto in voga la scelta di un dottorato di ricerca nel ramo della Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo e per le Politiche Agricole nei Paesi Sottosviluppati.

Religiosità

Il vero intellettuale odia la chiesa cattolica ma si dedica a culti esoterici, pagani, mistici e primitivi, mescolando tutte le fedi religiose più disparate, purché non siano d'ispirazione cristiana - anche se Cristo a volte e solo per le occasioni speciali, viene messo nel gran calderone della sua religiosità assieme a Buddha, al Grande Spirito, a Pacha Mama, a Siddartha e alle vacche indù.

Tratti salienti di un intellettuale standard

Un intellettuale intento ad autocompiacersi, tipica attività intellettualosa.
  • Coltivare, allevare e macellare (con metodi indolori e naturali) tutto ciò che è destinato alla propria alimentazione.
  • Vestirsi di colori sbiaditi, a parte il rosso e il verde.
  • Partecipare a tutte le manifestazioni pacifiste e ambientaliste.
  • Disprezzare la Chiesa Cattolica e i preti.
  • Odiare visceralmente le aziende, le industrie, le agenzie, gli uffici pubblici, le banche, le poste, le ferrovie dello stato, i poliziotti, i pompieri, i netturbini, i controllori e gli uscieri invalidi civili.
  • Criticare tutto ciò che è considerato frivolo: la televisione, le modelle, le veline, la musica commerciale.
  • Ascoltare solo musica noiosa come quella composta da Ludovico Einaudi o da Giovanni Allevi.
  • Leggere un libro di autore straniero per poi dire che la traduzione non era all'altezza.
  • Guardare solo film noiosi, di cineasti sconosciuti dai nomi intrascrivibili.
  • Rompere i coglioni agli amici, considerati ignoranti, e alle amiche etichettate come retrograde perché portatrici di reggiseno. Bisogna riconoscere che, almeno su quest'ultimo punto, l'intellettuale ha perfettamente ragione.
  • Passare le giornate sui forum per rispondere a ogni domanda con prolisse esternazioni impreziosite di concetti cavillosissimi e citazioni filosofiche.
  • Crogiolarsi e godersi l'effetto della parola che ha appena pronunciato in un discorso, che risulta, alle sue orecchie, aulica, ricercata e mastodonticamente intellettualosa, quale ad esempio: "Transeunte" "Metempsicosi" o "Ipoacusia". Ovviamente lui crederà di aver fatto bella figura, ma il suo interlocutore, solitamente non intellettuale, non avrà capito un corbezzolo.
  • Essere i primi a non credere in quel che si dice, ma continuare a dirlo perché si pensa faccia tanto figo.

Voci intellettualmente prodighe di spunti riflessivi di pregnanza non secondaria rispetto alla vigente consuetudine veterocattolichina di guardare i pornazzi