Prima guerra d'indipendenza

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   La stessa cosa ma di più: Guerra d'indipendenza.
Il titolo di questa pagina non è il titolo di questa pagina perché così ci tirava il culo. Il titolo corretto è Prima guerra d'indipendenza (L'impero colpisce ancora).
Un'immagine della guerra.

La prima guerra d'indipendenza (23 marzo 1848, ieri) fu combattuta da tutti i regni d'Italia contro la superpotenza del tempo, l'Impero Austro-Hamburger. La guerra fu promossa dal regno di Piemonte, contro il volere del re Carlo Alberto, che era un cacasotto.

Le cause della guerra

Nel '48 le popolazioni delle grandi città europee si sollevarono contri i politici e i regnanti per protestare contro l'affitto delle case e l'aumento dei prezzi. L'ondata rivoltosa colpì anche numerose città italiane, che si trovarono coinvolte in insurrezioni dove la gente si opponeva alla costruzione dei termovalorizzatori e degli impianti eolici. La rivolta si estese così anche alle città settentrionali, dove furono cacciati gli austriaci che volevano ivi costruire la TAV. Allora tutti i consiglieri di Carlo Alberto gli consigliarono di approfittare dell'occasione per invadere la Lombardia e il Veneto e annetterli, ma il re non era convinto poiché temeva:

Quell'idiota di Carlo Alberto.
  • l'intervento di altre potenze straniere
  • l'impreparazione dell'esercito
  • la mamma che lo avrebbe sgridato
  • non voleva perdersi le puntate di Un posto al sole
  • non voleva spettinarsi
  • infine era pigro e aveva la gonorrea, cose che non c'entrano niente ma che lui addusse comunque come scuse

Finalmente i suoi consiglieri Cavour, Topo Gigio e Gianni Agnelli lo convinsero a intervenire.

L'inizio delle ostilità

Dinanzi all'idea di cacciare finalmente quei rompiballe degli Austriaci, che mettevano i crauti anche nella marmellata ed erano scarsi a pallone, Carlo Alberto trovò l'appoggio di altri regni italiani che si unirono al Piemonte nelle battaglie. Tra essi ricordiamo:

Il potente regno del Principato di Cessapalombo.

Sull'onda dell'entusiasmo parteciparono alle battaglie anche numerosi volontari, tra cui un certo Giuseppe Garibaldi, un venditore ambulante di Hot dog che avrebbe fatto strada.

La principale arma a disposizione dei piemontesi.

Gli eserciti italici riuniti riuscirono a riportare alcune vittorie nei territori lombardo-veneti; gli Austriaci, resisi conto che gli scacciamosche non erano sufficienti a cacciare gli invasori, decisero di fare le cose sul serio, mandando il maresciallo Radetzky (autore della famosa marcia). Dopo una strenua resistenza a colpi di pomodori marci durante le 5 giornate della moda di Milano, gli Italiani vennero sconfitti dagli austriaci e tutti gli alleati del Piemonte si ritirarono:

  • alcuni fecero finta di niente e dinanzi all'esercito austriaco si girarono e si incamminarono fischiettando in un'altra direzione mischiandosi tra i passanti
  • alcuni passarono dalla parte del nemico perché i nemici di oggi sono gli amici di domani
  • altri addussero come scusa che venivano da un brutto periodo
  • ci fu anche chi sostenne: Ma non dovevamo invadere l'Isola d'Elba? Io avevo capito così. Vabbè, sarà per un'altra volta.
  • infine papa Pio IX dichiarò: Ma gli Austriaci sono Cattolici??? Sono stato frainteso, la solita stampa comunista. Ho cercato di convincere Carlo Alberto a non attaccare, ma non mi ha ascoltato.

La sconfitta

Dopo numerose ridicole sconfitte Carlo Alberto si arrese; gli Austriaci imposero la fine delle ostilità a queste condizioni:

  • Veneto, Lombardia, Trentino e Lugano di nuovo in mano agli Austriaci
  • crauti a colazione per tutti
  • il re doveva passare sotto un giogo vestito da pappagallo

Non pago della già pessima situazione, Carlo Alberto si fece abbindolare di nuovo dai suoi consiglieri, che avevano tutti quanti affari nell'industria bellica, e fu convinto a rompere l'armistizio e dichiarare di nuovo guerra all'Austria. Il risultato fu un fallimento totale: l'esercito piemontese fu sconfitto da un gruppo di Austriaci armati solo di scope, coadiuvati da una scolaresca di Vienna in gita a Novara.

Gli Austriaci, per umiliare ancor più i valorosi Piemontesi, costrinsero il re ad abdicare a favore del Commissario Rex. Successivamente il povero commissario morì ucciso a causa di una polpetta avvelenata e sul trono salì il figlio di Carlo Alberto, Vittorio Emanuele Fecondo.

Voci correlate