Cover band

D4 n0nCic10P3d1A, l'3ncIc10p3D14 L337
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
I Six feet Under, una tipica cover band di pre-adolescenti.
Nonquote contiene deliri e idiozie (forse) detti da o su Cover band.


« In confronto a questi qua, Mariottide è Luciano Pavarotti. »
(Qualcuno su una qualsiasi cover band)
« Una valida alternativa all'eutanasia. »
(Medico sulle cover band)

Una cover band è un generico gruppetto musicale che ha deciso di rovinare le canzoni dei grandi artisti. Solitamente è costituito da sedicenni che avrebbero un sacco di cose più importanti da fare, ma che tuttavia trascurano per dedicarsi al loro hobby: violare il copyright.

I primi passi di una cover band

Una cover band qualsiasi LIVE at Supermercato.

Tutto inizia quando dei bimbi di terza media cominciano ad apprendere i primi rudimenti riguardo agli strumenti musicali. Nel 787% dei casi ciò vuol dire che il chitarrista non sappia neanche quante corde abbia il suo strumento, che il batterista non sia capace di tenere in mano le bacchette, che il bassista non possieda alcuna nozione di "ritmo", che il tastierista non si faccia problemi a suonare un'armonica Bontempi e che il cantante starnazzi nel microfono come un'anatra. I motivi per fondare una cover band sono:

  • Fare gli alternativi.
  • Sentirsi più grandi.
  • Rimorchiare le ragazze.

O almeno, è quello che credono loro.

Le prove

Una cover band allo stadio terminale. Notare l'abbigliamento sobrio e l'atteggiamento composto.

Una cover band, per mettere a punto le canzoni deve riunirsi in un luogo per provare i pezzi ed esercitarsi. Usualmente, ciò consiste in una cantina infestata dai topi o in un garage fatiscente in mezzo a rifiuti tossici e altro materiale nocivo. A seconda delle disponibilità economiche dei componenti della band, si provvederà a investire qualche euro per l'insonorizzazione. Tanto ci sarà sempre e comunque qualche vecchietta che romperà i coglioni per il casino procurato. Non tanto per il "tentativo di musica" prodotto, quanto perché le prove (come statisticamente riportato da Mike Bongiorno in persona) consistono sempre in pomeriggi o serate dedite al culto della sacra "canna". Ciò spiega la totale imperizia della band.

Canzoni

Una cover band che tiene un concerto nello sgabuzzino di casa

Agli inizi, viste le limitate capacità, la cover band sarà costretta a eseguire pezzi facili ma che allo stesso tempo attirino un certo qual numero di persone alle loro improbabili esibizioni (successivamente parleremo più approfonditamente di questo argomento). Quindi verranno messi in scena pezzi di:

  • Luciano Ligabue è un cavallo di battaglia imprescindibile per qualsiasi gruppetto di pre-adolescenti. I pezzi più eseguiti del cantautore reggiano sono "Certe notti" e "Vivo o morto X".
  • Guns N' Roses, ci limitamo soltanto all'interpretazione di "Knockin' on heaven's door". Alzi la mano chi a un concerto di sedicenti cover band non abbia mai sentito questa canzone.
  • Grin Dei, per accontentare chi si sente troppo punk e alternativo, le cover band suonano sempre "Basket Case", un brano davvero aggressivo
  • Deep Purple, non può mancare la celeberrima "Smoke on the water" che ormai sta cominciando a essere sempre più odiata da tutti perché ogni singola cover band del globo la propone fino allo sfinimento.
  • Black Sabbath, ora che "Paranoid" è stata rifatta dai Megadeth, chiunque adesso si sente autorizzato a deturpare questa canzone. In alternativa, viene sovente coverizzata "Crazy Train".
  • Metallica, per i veri metallari, le cover band propongono sempre delle canzoni davvero cattive e blasfeme destinate a eterna memoria: "Nothing else matters", "Seek and Destroy", "For Whom the bell tolls", "Fade to black", "Enter Sandman" e "One". Ma in realtà, in seguito all'ascolto prolungato di queste canzoni, esse inducono le persone a un irrefrenabile voglia di tagliarsi le vene, dopo aver picchiato ogni persona che sostenesse che i Metallica sono dei fighi.
  • AC/DC, per venire incontro alle doti nulle della band, si suona sempre "Highway To Hell". Poco importa se la voce non sarà in grado di replicare lo stile del cantante originale, Bon Scott. Quello che conta è sembrare dei veri rockers.
  • Pink Floyd, naturalmente una cover band che si rispetti non poteva fare a meno di rendere omaggio al repertorio della geniale band inglese, e tra le numerose composizioni caratterizzate da complessissime architetture sonore, trovate sempre all'avanguardia, digressioni psichedeliche ispirate da trip causati da overdosi di peperoni imbottiti fritti nella sugna di elefante indiano o da visioni prolungate di Uomini e Donne, quale brano più rappresentativo da storpiare se non l'allucinante "Wish You Were Here" (da notare che molte cover band di estrazione thrash metal preferiscono chiamarla "Wish You Were Beer"), o come "Another Brick In The Wall", che tuttora viene suonata alle marce funebri dei muratori vittime di incidenti sul lavoro.
  • White Stripes, poo-po-po-po-po-pooo-pooo-poo-po-po-po-po-pooo-pooo-poo....
  • Nirvana, "Smells Like Teen Spirit", vedi sopra alla voce Deep Purple.
  • Led Zeppelin, "Stairway to Heaven".
  • Iron Maiden, immancabile la cover band che vuole suonare Fear of The Dark (male fra l'altro), cercando di fare impressione fra i loro amici poser.
  • Bon Jovi, ovviamente una cover band che si rispetti non suonerà mai e poi mai le canzoni dei primi album, ma esclusivamente le peggiori. Molto gettonate sia "Always" che "iz mai laaaaif itznauo nevaaaaa! Enaien'gonnaliv forevva!". Nella seconda, il gruppo tenterà di riprodurre il "Uao Uao" iniziale con le tastierine Bontempi, visto che non ha la minima idea di quale strumento sia.

I concerti

Un'altra cover band. Notare l'intenso assolo di mandolino.

La nostra cover-band non si limiterà a suonare nella sua spelonca che è la sua sala prove. No! Verrà anche a scassare le palle alla cittadinanza con performance quanto mai imbarazzanti. Elenchiamo ora le caratteristiche dei concerti delle cover band.

  • Il palco consiste spesso in una pedana sopraelevata dall' estensione di uno zerbino o di un box-doccia quando va bene.
  • L'impianto audio è formato da due amplificatori di cartone da mezzo watt. Misteriosamente sono in grado di produrre un casino che non ha nulla da invidiare a un jet in fase di decollo. Ciò spiega le frequenti interruzioni di concerti causate da polizia e seguaci del Centro Culturale San Giorgio.
Un uomo reduce da un concerto di una cover band.
  • Il pubblico è formato da parenti (stretti, anzi, strettissimi) e amici (intimi, anzi, intimissimi) che sono venuti al concerto solo per fare piacere al "musicista" presente sul palco. Infatti, il pubblico di questi concerti, oltre a non superare mai il numero di 15 persone, è sempre armato di tappi per le orecchie. Inoltre, è abituato ad applaudire a casaccio, solo per fare finta di essere un minimo coinvolto dall'esibizione.
  • Le feste di paese, le sagre parrocchiali e i circoli arci hanno la predilezione di ospitare questo delitto ai danni dei timpani.

L'evoluzione delle cover band

Le cover band possono seguire diversi percorsi evolutivi.

  • Il primo naturale sbocco è lo scioglimento del gruppo, il quale può però avere cause differenti: uno studio Italo-Messicano riporta che nel 33,3% dei casi lo scioglimento è dovuto a una rissa fra i componenti del gruppo, nel 66.6% dei casi al fatto che uno o più componenti lascia la band per i cazzi suoi, solitamente perché la figa di turno si vergogna di avere un ragazzo così. Nello 0.1% dei casi, per colpa di atti di reciproco cannibalismo (questo fenomeno è maggiormente diffuso nei gruppi black metal). La morte definitva del gruppo avviene perché nessun essere sano di mente accetterebbe mai di suonare con gente così scarsa.
  • Un secondo sbocco evolutivo è la professionalizzazione del gruppo: i musicisti sanno fare qualcosa e non si abbassano più a suonare i pezzi conosciuti da tutti. Nei live vengono proposti a ripetizione brani dei Dream Theater, di Steve Vai e di altri artisti perfettamente sconosciuti. Le conseguenze di questa scelta sono solitamente che i pochi amici e parenti che frequentavano i concerti si rompono le scatole. I musicisti diventano esseri solitari che si suicidano.
  • Il terzo e ultimo percorso è probabilmente il più devastante: la cover band si evolve in tribute band e scasserà la minchia al pubblico obbligandolo a sentire per 2 ore i brani dello stesso artista. Le uniche tribute band al mondo che hanno un seguito sono quelle di Vasco Rossi e di Ligabue. Attualmente esistono 1.423.542.123 tribute band di questi due artisti per chilometro quadrato di territorio nazionale. Questo fatto ha suggerito a numerosi studiosi l'ipotesi che l'ascoltatore italiano medio di musica sia un perfetto deficiente.

Tribute band: il punto di vista psichiatrico

Tribute band dei Pooh.

La degenerazione di una cover band in una tribute band è una malattia mentale virale riconducibile al campo dei disturbi della personalità e, più in particolare, della personalità multipla unita alla tentata mutazione fisica. La patologia, altresì nota in ambito accademico come “sindrome del coglione che crede di essere Ritchie Blackmore”, è stata diagnosticata per la prima volta nel 1986 nel famoso chitarrista Yngwie J. Malmsteen dal dott. prof. rag. Joe L. Turner (figlio disconosciuto della più famosa Tina e autore del Metodo infallibile per rovinare i gruppi famosi in cui canti). Il rag. Turner ne ha individuato la classica prosecuzione per stadi, qui di seguito descritti.

  • il paziente sedicente musicista/cantante comincia a suonare in una cover band; il paziente si sente una divinità ogni volta che suona/canta la nota giusta, aumentando con rapida gradualità la propria soddisfazione – questo stadio è conosciuto come “masturbazione mental-musicale del Finley” o, come altri studiosi sostengono, “Xfactorite petecchiale compulsiva del Castoldi”;
  • il paziente va in visibilio di fronte ai 14 esseri viventi (piante e aracnidi inclusi) che assistono al primo concerto del suo gruppo. È questo il momento in cui il virus si insinua in modo stabile tra le sinapsi dei pochi neuroni funzionanti del paziente. L’agente patogeno fa sì che il paziente si convinca in breve tempo di essere in preda a una mutazione epifanica che lo porterà a diventare il fratello gemello omozigote/omosessuale del proprio idolo di riferimento e, cancellando le poche idee non insulse presenti nel cervello del malato, lo spinge verso la terza fase della malattia: il cambio di look;
  • il paziente comincia a vestirsi e ad acconciarsi (o conciarsi) come il proprio idolo anche quando non si esibisce di fronte al suo non numeroso pubblico; alcuni esempi pratici: non si separa mai dai finti Rayban con le lenti al piscio se fa cover di Antonello Venditti; comincia a infarcire di “Eeeeeeeeeeee” ogni frase minima (es.: soggetto, predicato verbale, Eeeeeeeeeeeeee) e a tingersi i capelli color gatto rosso se è un estimatore di Fiasco Rossi, etc etc etc. Nel breve volgere di poche settimane, la degenerazione inesorabile spinge il malato al quarto stadio del morbo: il cambio di tutto il resto (mutande escluse);
  • in questa fase dell’affezione, detta “della copia-carbone” o più correttamente “della copia-coglione”, il paziente è ormai precipitato nella spirale dell’idiozia più difficile da invertire: studia in modo maniacale su cassette VHS tutte le movenze del proprio idolo e cerca di riprodurle, dal vivo ma anche nella vita di tutti i giorni. La perniciosa quanto frequente presenza di bimbiminkia ai concerti di tali pazienti ne aggrava il quadro clinico, giacché incoraggia i malati a immedesimarsi sempre di più nel proprio idolo, del quale spesso adottano il parrucchiere, il costumista, la mimica e la parlata – caso, quest’ultimo, particolarmente grave quando l’idolo prescelto è anglofono e l’infermo è un castrone ignorante che non sa esprimersi nemmeno in italiano corrente;
  • l’ultima fase della malattia è quella in cui, nel cervello devastato del malato (lessico scientifico: cerebrus capitis mentulae o cerebrus Malmsteeni), la coscienza del proprio Io, prima giustamente frustrata in quanto specchio del nulla più abissale, si identifica totalmente con l’immagine dell’idolo eletto. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti in occasione di un qualsiasi concerto di tribute band - prima, durante e dopo l’esibizione.

Prima di gettare la spugna e dichiarare inguaribile la “sindrome del coglione che crede di essere Ritchie Blackmore”, il mondo scientifico si è a lungo interrogato sulle possibilità di risanamento e sulle eventuali capacità di recupero degli ammorbati. Il caso disperato del Malmsteen (che a cinquant’anni suonati crede ancora di essere un clone più panzone del chitarrista Blackmore, creato da questi per partenogenesi svedese) e quello ancor più eclatante del chitarrista giapponese Norifumi Shima (che crede di essere Malmsteen, che a sua volta è convinto di essere Blackmore, che a sua volta è convinto di essere il giullare di Pipino il Breve), hanno seminato tra gli psichiatri un diffuso pessimismo, che ha portato alla sospensione a divinis delle ricerche.

Voci correlate

Collegamenti esterni