Accattone (film): differenze tra le versioni
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Accattone (1961) è il primo film diretto da Pier Paolo Pasolini, ma sarebbe più indicato il termine "indirizzato". Come regista è ancora acerbo e si vede, alcuni primi piani dei gomiti dei personaggi potevano essere sicuramente evitati. D'altra parte, sono in molti a pensare che solo col trentesimo film Pasolini avrebbe raggiunto la completa maturazione, se fosse arrivato a farlo. È comunque una direzione distaccata ed asettica, asciutta, leggermente pastosa, con un tannino appena pronunciato e un leggero aroma di sandalo.
In questa pellicola insegue la sua idea di narrazione epica e tragica, nella quale i personaggi raggiungono quasi tutti una gloriosa fine del cazzo.
Da profondo conoscitore della periferia romana, il regista sceglie di far interpretare i ruoli ad attori non professionisti, perché secondo lui: "coatti ce se nasce, mica ce se diventa". Una scelta comunque coraggiosa, che potenzialmente potrebbe sconfinare nel comico involontario. Un principiante è facile che sorrida anche in una delle scene drammatiche, ma Pasolini ha pensato a come risolvere l'eventualità che ciò avvenga: prima di ogni "ciak", un suo incaricato affibbia un poderoso cazzotto alla bocca dello stomaco di ciascun attore, maschio o femmina che sia.
Per la stampa delle locandine Amedeo Paciocconi, direttore esecutivo della Tufello Production, si affida alla Centocelle Graphics & Tabellon, una ditta con pochissima esperienza, tanto che fino a quel momento aveva stampato solo alcuni necrologi e la pubblicità della Spuma Appia. Al proprietario il termine "accattone" suona come "troppo dialettale" e, per non fare brutta figura, lo cambia basandosi sulla fotografia.
Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare, ad oggi esiste una sola coppia di bobine con la pellicola originale per intero. Tutte le altre contengono solo il secondo tempo, perché durante l'intervallo il pubblico faceva irruzione nella sala di proiezione e dava regolarmente alle fiamme il rullo del primo.
Accattone | |
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Una delle locandine sbagliate andate affisse. | |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 1961 |
Dati tecnici | colore: Con gli occhiali 3D |
Genere | Dramma de borgata |
Regia | Pier Pablo Pisolini |
Sceneggiatura | Pier Poldo Pippolini |
Casa di produzione | Tufello Production™ |
Interpreti e personaggi | |
Attori non professionisti (no, non ci lavora Costantino Vitagliano) |
Trama illustrata
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La giornata di Cataldi Vittorio, detto Accattone, è una come le altre. L'ultimo 65 barrato salta la corsa, la sfiga invece è puntuale come al solito e si accanisce con una scarpa bucata sul povero Cristo, che dovrà tornare a casa a piedi. Dopo aver attraversato alcuni suggestivi scorci della periferia romana, luoghi evitati anche dalla mafia cinese, Vittorio arriva nel quartiere dove abita. Vive nei pressi del fosso della Maranella, affluente minore dell'Aniene, in molti affermano che da quelle parti la malaria è oramai un ricordo, ma probabilmente lo dicono solo per farsi coraggio.
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Vittorio vive di espedienti. Tira a campare grazie ad attività diversamente legali, che vanno dalla circonvenzione d'incapace allo sfruttamento del lavoro minorile. Ogni tanto partecipa a qualche furto con scasso nel vicino quartiere di Pietralata, in appartamenti abitati da gente talmente povera che i piccioni gli portano le briciole all'ora di pranzo.
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Riesce a sopravvivere sfruttando Maddalena, una dispensatrice di sesso a nolo "sottratta" a un napoletano momentaneamente in ferie forzate a Regina Coeli. Come pappone lascia a desiderare, il suo fisico è più vicino a quello di un sollevatore di polemiche che di un picchiatore professionista.
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Purtroppo per lui, anche Maddalena si prende una meritata vacanza di sei mesi senza condizionale. Rimasto senza la principale fonte di reddito Vittorio chiede lavoro a "Balilla", un pregiudicato coinvolto in affari più redditizi e pericolosi, nei quali beccarsi una pallottola è più facile che prendere l'influenza.
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Un giorno incontra Stella, una ragazza che cerca di convincere a lavorare per lui. Le propone un impiego nel settore delle pulizie per auto, il suo compito sarà quello di contattare i potenziali clienti, accompagnarli in macchina in un luogo stabilito e infine, svuotare i posacenere e qualsiasi altra cosa possa essere svuotata a richiesta. Lei rifiuta e lui intanto se ne innamora.
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L'amore per la ragazza lo convince a cercare un lavoro onesto. Prova prima col riciclaggio del vetro, ma il mercato è già saldamente in mano agli zingari; tenta con il cartone e le lamiere, ma baraccati e barboni sanno come procurarsi il necessario da soli. Partecipa infine ad un concorso per dipendenti pubblici, dal quale viene scartato perché alla domanda: "Cos'è stato il Risorgimento?", lui ha risposto: "Quanno Cristo a fatto riarzà quello che era morto ma nun me viene come se chiamava".
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Vittorio si rende conto di essere utile come un culo senza buco. Preso dalla disperazione tenta di suicidarsi gettandosi nel Tevere. La tragedia si evita grazie al tempestivo intervento di alcuni disinteressati passanti, ma soprattutto per il fatto che Accattone è palesemente privo di palle.
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Torna a delinquere, l'unica cosa che gli riesce un minimo. La sfortuna torna però a perseguitarlo. Nel tentativo di sfuggire alla cattura della Polizia, ruba un potente motociclo cassonato e parte a tutto gas. Putroppo resta vittima di un mortale incidente, causato dall'elevata velocità e dal fatto che anche come centauro non vale una minchia.
Produzione
Il film doveva essere prodotto da Federico Fellini, che tuttavia si tirò indietro all'ultimo momento. Era preoccupato dall'imperizia di Pasolini come regista, ruolo a cui si avvicinava per la prima volta. I maligni affermano invece che Fellini temesse un ritorno negativo in termini d'immagine, l'altro stava al concetto di integrità morale come un portuale di Livorno a quello di raffinatezza.
Come aiuto-regista Pasolini avrebbe voluto Tinto Brass, apprezzato assistente di maestri del cinema del calibro di Roberto Rossellini. Tuttavia il milanese aveva iniziato a manifestare i primi sintomi della porcaggine rincretinente, patologia che lo ha trasformato ben presto nel regista che tutti conosciamo.
Distribuzione
Presentato alla 26ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il 31 agosto, il film ricevette dure contestazioni e critiche negative. Il solo plauso giunse dal CONVINTI (Comitato Omosessuali Non Vedenti Italiani Nemmeno Troppo Intelligenti).
Alla "prima" del film, presso il cinema Barberini a Roma, un gruppo di giovani neofascisti cercò di impedirne la proiezione tramite il lancio di bottiglie di inchiostro contro lo schermo, fialette puzzolenti, bombe carta e finocchi tra il pubblico, e non stiamo parlando degli ortaggi.
Il film sarà bloccato in sede di censura dal sottosegretario al Ministero del Turismo e Spettacolo Renzo Helfer, un essere quasi leggendario, capace di vietare a Raffaella Carrà di mandare indietro la testa alla sua maniera, perché riteneva il gesto troppo lascivo. Che poi sarebbe come impedire a Rocco Siffredi di tirare fuori l'attrezzo con cui si guadagna da vivere.
Nel 1962 il film viene presentato al Festival del cinema di Karlovy Vary (Cecoslovacchia) e vince il Primo premio per la regia. Per lo stesso import riconoscimento, molti anni più tardi, Steven Spielberg pensò seriamente al suicidio.
Curiosità
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- Franco Citti, deciso a sfruttare l'occasione e interpretare al meglio la parte, si è calato nel ruolo di Accattone dodici anni prima che Pasolini scrivesse la sceneggiatura.
- Le mignotte inquadrate in alcune scene sono vere, ma non hanno subito maltrattamenti durante la lavorazione del film (escludendo il loro pappone).
- Antonio Cassano afferma di aver visto il film e di averlo capito.
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