La ricotta (episodio di Ro.Go.Pa.G.)

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La ricotta (Episodio di Ro.Go.Pa.G.)
Quattro registi per quattro storie.
(Sponsor: Quattro salti in padella Findus)
Paese di produzioneItalia
Anno1963
Dati tecnicicolore: In qualche scena
GenerePerculata religiosa
RegiaPier Pablo Pisolini
SceneggiaturaPier Paolo Facciotuttoio
Casa di produzioneCentocelle Production™
Interpreti e personaggi
Orson Welles (il regista), Mario Cipriani (Giovanni Stracci), altri (comparse)
« Quando sarai nel regno dei cieli, ricordami al padre tuo. »
(Unica battuta di Mario Cipriani, che interpreta l'attore Giovanni Stracci, che interpreta il ladro crocifisso a sinistra di Cristo.)
« Sì, nun te preoccupà, se me slegano me lo segno! »
(Battuta eliminata da Pasolini a seguito dell'incomprensibile condanna (a 4 mesi) per vilipendio alla religione.)

La ricotta è l'episodio girato da Pasolini contenuto in Ro.Go.Pa.G., un film del 1963 il cui titolo è una sigla che identifica i registi dei quattro segmenti: Rossellini, Godard, Pasolini e il pupazzo Gnappo.
È un film che parla di un film che parla della Passione.
Ossia è un film che descrive la lavorazione di un film che descrive come i romani si siano lavorati Gesù Cristo.
In altre parole, Pasolini dirige un finto regista che dirige il cast che lavora al film della Passione.
In effetti è il regista che sta girando un film sulla Passione, però a girarlo è un altro regista effettivamente.
Chiarito questo punto[citazione necessaria] (e aspettato che vada via il mal di testa) cerchiamo di capire il perché si debba parlare di questa opera.
In primo luogo per la presenza di Orson Welles nella parte del regista, un attore di caratura internazionale che restò molto sorpreso di dover lavorare con Pier Paolo Pasolini, la firma sull'assegno era illeggibile e credeva che si chiamasse Pier Poldo Pistolini. Tramite la figura del regista, Pasolini sfrutta un passaggio del film per esprimere la sua opinione su alcuni argomenti. Durante la scena un giornalista intervista dunque il regista, cioè il finto regista Orson Welles, non Pasolini, ma è come se fosse il vero regista a rispondere e non il personaggio del regista.[1]

Giornalista : Cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?
Il regista : Il mio intimo profondo arcaico cattolicesimo.
Giornalista : E che cosa ne pensa della società italiana?
Il regista : Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d’Europa.
Giornalista : E che ne pensa della morte?
Il regista : Come marxista è un fatto che non prendo in considerazione.
Giornalista : Qual è la sua opinione sul nostro grande regista Federico Fellini?
Il regista : Egli danza.
Giornalista : Esiste una possibilità che lei risponda in modo comprensibile?
Il regista : Fuck you!

È anche la storia di Giuseppe Stracci, detto "er Tenia", un poveraccio assunto per interpretare la parte del ladrone buono che verrà crocifisso a fianco di Cristo. Il tizio è affetto da una fame insaziabile e passa ogni istante a cercare di mangiare qualcosa, puntualmente interrotto dalle riprese. Alla fine si rimpinza comunque, talmente tanto che muore di indigestione sulla croce.

Trama illustrata

« Padre, perché m'hai accannato? »
(Bartolomeo Santopadre alla battuta conclusiva.)
« STOOOPP!! Che Dio te furmini! Questa 'a rifamo! »
(Pasolini leggermente alterato.)

La condanna per vilipendio

La scena a colori del film.

Pasolini subì una condanna a 4 mesi di carcere per vilipendio alla religione. La scena incriminata era anche l'unica a colori del film. Il regista realizza due quadri viventi con gli attori, partendo dalla Deposizione di Jacopo da Pontormo (1525) e da quella di Rosso Fiorentino (1521), che fissano il tragico momento in cui Gesù viene tirato giù dalla croce (senza l'utilizzo di bestemmie).
Durante la lavorazione, mentre sono intenti ad assumere le corrette posizioni per "ricreare" i dipinti, gli attori si abbandonano a scurrilità e battutacce, da cui emerge la loro assoluta estraneità rispetto a quanto rappresentato, sottolineata dai commenti del regista all'altoparlante, fuori campo.

« Statte zitto, che te scomunico! »
(L'attore che interpreta San Giovanni rivolto ad un altro che faceva casino.)
« Sonia, ricordati che sei ai piedi di Cristo! Non pensare al cagnolino! »
(Il regista alla tizia che guarda dov'è finito il suo cane.)
« Amorosi, la smetta di scaccolarsi! »
(Il regista all'attore impegnato in un trasloco nasale.)
« Ahò, senti che tanfo! O questo è morto davvero, o qualcuno l'ha mollata! »
(La goccia che fa traboccare il vaso della censura.)

Anche il sonoro è poco in linea con la drammaticità della scena. Prima di azzeccare una solenne composizione vengono riprodotti: St.Tropez twist di Peppino di Capri, Mille orsacchiotti dello Zecchino d'Oro e 24.000 baci di Celentano; accompagnati ogni volta dai commenti sdegnati del regista.

« A Repubblicani! ... Blasfemi! ... Mica stamo a Sanremo, il disco nun è questo. Trovateme Scarlatti! »
(Il regista in preda allo scoramento.)

Curiosità

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Note

  1. ^ Mentre leggete l'intervista, l'autore di questo articolo si prende un attimo di pausa per riconsiderare l'idea di andare avanti.
  2. ^ davvero molto

Voci correlate