Viterbo: differenze tra le versioni

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{{Cit|Viterbo, città dalle mille rotatorie, uomini eunuchi e donne troie.|Moderno proverbio viterbese.}}
{{Cit|Viterbo, città dalle mille rotatorie, uomini eunuchi e donne troie.|Moderno proverbio viterbese.}}

{{Cit|Ma che sèè de Chia, Dio Carooo ???? .|Tipica esclamazione viterbese.}}

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== Storia ==
== Storia ==
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Prima ancora della Coppe esisteva la CIFAM di cui rimangono dei ruderi nei pressi dell'omonimo tabaccaio. Infatti qualunque viterbese DOC sa dirvi dov'è la Cifam nonostante questo posto non esista.
Prima ancora della Coppe esisteva la CIFAM di cui rimangono dei ruderi nei pressi dell'omonimo tabaccaio. Infatti qualunque viterbese DOC sa dirvi dov'è la Cifam nonostante questo posto non esista.


Altro luogo mitologico di cui è il cosidetto OKKEI, oggi divenuto OKKKKEY CENTER
Altro luogo mitologico di cui si è persa ogni traccia è il cosidetto OKKEI, oggi stabile inutilizzato.


== Curiosità ==
== Curiosità ==

Versione delle 12:28, 22 lug 2014

Un tipico truzzo della Viterbo dei ridenti anni '60, notate lo sguardo penetrante
« Viterbo, città dalle mille fontane, uomini zirri e donne puttane. »
(Antico proverbio viterbese.)
« Viterbo, città dalle mille rotatorie, uomini eunuchi e donne troie. »
(Moderno proverbio viterbese.)

Storia

La ridente (ma cosa avrà poi da ridere?) città di Viterbo sorge sull' Urcionio, piccola fogna a cielo aperto che i viterbesi si ostinano a chiamare fiume. Il piccolo borgo etrusco era inizialmente usato dalle popolazioni autoctone per scaricare in esilio i rifiuti della società e tenerli ben lontani dal mondo civile.

A questo si deve la rinomata inospitalità della popolazione e il forte senso di ribrezzo per tutto ciò che non concerne la beneamata città. In seguito arrivarono i romani che, schifati, buttarono parte della popolazione nelle pozze sulfuree del Bullicame e lasciarono morire così il 99% degli uomini fra atroci sofferenze. Le donne sopravvissero come concubine dei nuovi coloni che fecero una gettata di cemento sulla città e vi costruirono l'Ipercoop.

Giunsero poi i Longobardi, che diedero alla città l'attuale assetto urbanistico, portarono un po' di civiltà ai viterbesi che fino ad allora vivevano fra i cinghiali cibandosi di bacche e cibi surgelati. Venne costruito un castello che i francesi fecero radere al suolo perché era veramente brutto. Quando questi ultimi ridiscesero (stavolta decisi ad abbattere le mura della città e a sopprimerne gli abitanti per eliminarne il fetore che si sentiva fino a Nizza), i viterbesi offrirono in cambio della salvezza la verginità della bella Galliana, sorteggiata fra tutte le belle del posto (che erano 3, le altre erano dei cessi inverecondi tormentati dall'acne e dalla prostatite). I francesi accettarono ben volentieri e si passarono a turno la bella Galliana a cui la cosa non pareva dispiacere troppo.

Le truppe d'Oltralpe se ne andarono solo dopo che l'intera popolazione fece solenne giuramento di lavarsi a Pasqua e a Natale.

Arrivò poi il Papa, ma se ne andò dopo due anni, in quanto i viterbesi avevano deciso che il tetto del palazzo papale era uno sputo in un occhio e quindi scoperchiarono letteralmente l'edificio a suon di rutti. La tradizione (a differenza del tetto del Papa) è rimasta illesa e ogni 4 anni (il 16 settembre) la popolazione si riunisce e devasta parte della città ruttando.

Le tradizioni

A Viterbo è tradizione che i più possenti e scellerati membri della città trasportino la più alta torre campanaria sulle spalle lungo le strade del centro e su per la salita che porta a una vecchia chiesa. I facchini (così sono detti i coraggiosi idioti che si accollano la "macchina di Santa Rosa") devono rispondere a due principali caratteristiche:

  • devono essere abbastanza forti da trascinare 150 kg sulle spalle;
  • devono essere abbastanza idioti per farlo ogni anno, finché il primo requisito viene meno.

Il fatto che ogni anno ci sia la prova per diventare facchino ci fa pensare che una buona parte della cittadinanza sia effettivamente abbastanza idiota.

Per quanto ogni anno accadano disgrazie, come la morte di un facchino e la distruzione di un balcone lungo il percorso della torre, comunque si ripete l'evento e ogni 3 settembre Viterbo si ferma in attesa del passaggio della macchina. La cosa più straziante è il Vescovo che prima della partenza della macchina da l'Estrema Unzione ai facchini e pronuncia un discorso che non dura mai meno di 3 ore e un petosecondo.

Caratteristico è anche l'inno di accompagnamento alla macchina di S.Rosa: "parapà parapà, parapàaaapa,parapà parapà, parapàaaapa, parapà parapà, parapàaaapa,parapà parapà, parapàaaapa,parapà parapà, parapàaaapa,parapà parapà, parapàaaapa,parapà parapà, parapàaaapa,parapà parapà, parapàaaapa...." da continuarsi fino allo sfinimento quando come i dervisci si cade a terra in trance.

E non è tutto! La tradizione può essere anche praticata dai bambini (futuri truzzi orgogliosi) con la minimacchina di Santa Rosa (che fantasia nei nomi). In che cosa consiste? Semplice! Una simpatica ammucchiata di bambini idioti che credono di essere dei gran fighi portando una ministatua di merda dell'amatissima santa protettrice della gaia cittadina. La cosa più idiota è che ogni bimbominchia della città crede di rimorchiare dimostrando la propria forza portando questa minorata costruzione del peso di 0.15 grammi, ma in realtà non sa che ogni viterbese presente all'evento gli riderà dietro fino alla fine della sua misera esistenza. A Viterbo hanno scambiato la devozione con il sollevamento pesi!

L'acqua cotta

Il viterbicolo vero, quello di Pianoscarano, da 10 generazioni residente a viterbo, è solito cibarsi annualmente dell'ottimo piatto chiamato acqua cotta, quella co l'ovo però, altrimenti il linciaggio è assicurato. Il rituale si deve celebrare sulle mura di viterbo, magari vicino alla chiesa di S. Rosa in modo tale da differenziarsi dal paesano (chi proviene dai paesi, ma pur sempre nella provincia di Viterbo) o dal viterbese (chi risiede legalmente in città, magari ci vive anche da 5 o 6 generazioni, ma nasconde origini straniere e culturalmente inaccettabili, ad esempio viene da Napoli o Rovigo). Tutti questi forestieri potrebbero ritenere disgustoso quel piatto, causando regolarmente la rabbia del viterbicolo che esclamerebbe in preda alla rabbia la notoria frase: "Ma che sèe gojo, Deo caro ???!!!"

Viterbo oggi

Viterbo oggi continua ad essere quella ridente cittadina a nord dell Lazio che non ha mai smesso di ridere dalla sua fondazione, con circa alcuni abitanti.

La popolazione è formata per il 20% da militari in servizio, per il 10% da militari in pensione, per un buon 60% da tesserati o tesserandi di AN e per la restante parte da membri di Rifondazione comunista. Tipica della stagione estiva la "Caccia all'uomo rosso" che consiste nel portare a casa quante più teste di alieni comunisti possibile. Nel periodo in cui non sono cacciati i comunisti, sono i truzzi a essere malmenati e pestati a sangue dai nazi, che fanno parte di AN solo perché il loro legittimo partito è guidato da una donna (Semiramide la Maiala), cosa ritenuta disdicevole e contraria ai loro principi. I truzzi viterbesi sono in realtà la brutta copia del truzzo medio...(già l'originale non è un Bijoux). Si radunano nella piazza del Comune o della Rocca, a mò di bovini al marchio e hanno come unico obiettivo nella vita quello di poter farsi notare, sfoggiando la macchina preferibilmente (MINI o BMW) soffiata al padre che doveva andarsi a fare una sveltina con l'amica della mamma. Fondamentale poi è la totale distruzione dei propri timpani e l'acquisto di vestiario di dubbio gusto, in Via Sannio. Questo atto è ritenuto molto "innnne" per due motivi:

  1. vai a Roma a comprare roba a basso prezzo;
  2. la roba che compri è probabilmente rubata, quindi in perfetto stile viterbese.

Lingua locale

Una delle particolarità da segnalare del viterbese è senz'altro il singolare modo di esprimersi che contraddistingue gli occupanti più o meno abusivi del simpatico borgo medioevale. La grammatica, la fonetica e la sintassi è del tutto simile infatti al latino, tanto che gli autoctoni sostengono che in realtà è l'italiano che deriva dal viterbese. Per verosimile o meno che possa essere questa tesi è senz'altro affascinante lo studio dei versi di senso compiuto che tra un rutto e l'altro questi producono. Il discorso viene in genere inaugurato con una sonora raschiata di gola alla (di norma fruttuosa) ricerca di catarro da sputare. Il gesto, seguito dall'immancabile giallone di dimensioni ragguardevoli, viene sottolineato subito dalla frase "Deo caro" o "Deo carino, Deo" nel migliore dei casi. Tutto il rituale funge da saluto, presentazione, captatio benevolentiae e richiesta di attenzione. Esclusivamente dopo anni e anni di duro allenamento e di attenta imitazione dei purosangue un forestiero può aspirare a riuscire a imitare decentemente tutta la complessa ed elaborata sequenza di mosse. In alcuni casi il tutto serve anche come elemento distintivo, funzionale al riconoscimento del grado sociale dell'individuo che esplica le proprie intenzioni. Qualora venisse saltato un passo o venga mal eseguita una mossa, il discorso perde di interesse e gli interlocutori prendono a ignorare ogni singolo verbo segua il saluto. Tra i modi di dire più frequentemente utilizzati sono particolarmente rilevanti:

  • "non cocemo l'ovo sullo spito!", chiaro invito a non complicarsi la vita eseguendo in maniera elaborata azioni altrimenti semplici
  • "ma chi t'ha covo, l'billo?". ovvero "il tuo modo di fare mi ricorda un gallinaceo"
  • "poco bello"
  • ho dda guerná le bestie: devo dar da mangiare agli animali
  • "venivo giù da celleno....ho beccato un cignale e l'ho sderenato, dio bello si n'era grosso!"
  • "avoja"
  • "è regolare"
  • "deo caro"
  • "deo caro deo"
  • "la tu mà"
  • "manco le goje!". Sarebbe a dire "neanche un folle"
  • "l'hai empio 'l gricile?". in altri termini "sei sazio?"
  • "col tempo e co' la paja, se matura la sufaia". In altre parole:"con il tempo tutto si aggiusta"
  • "attent'Antò n't ontà..." in altre parole:" Attento Antonio, non ti sporcare con l'olio..."
  • "seeeee, te do' mal buco!... e foco a le capelle" in altri termini:" Accidenti, col cavolo che ti aiuto..."
  • "O ma 'ndo vai?- -sto andà giuppel corso che ppoi nnamo da giggi 'l trojone a pijacce mpezzo de pizza...che fa vene?- -nono io sto andà al festival a fà la cajenna co quarkeduna-" traduzione: "ehi vieni con me a cena? no non posso"
  • " ciao adesso..."
  • "me sto a sbudellà". Sto ridendo a crepapelle!
  • "a lillo, sen te rode l'culo dillo!". Se sei infastidito, dillo!
  • "ammazza che freddo, tira na gianna!". Che freddo che fa, tira un vento!
  • "che te possano baciatte freddo!". Che tu possa morire!
  • "ma che sei guercio?!?". Sei cieco?
  • "ha capito come ???"
  • "ma che see gojo tè... gojo" : ma che sei scemo?
  • "sa chimmincùla!" : non mi importa molto
  • "che te dicooo??! che te dicoo sbajooo : cosa ti dico? quello che ti dico sbaglio"
  • "leee! : fermati"
  • "poche scene : poche storie"
  • "hanno pijato n'accollata!". La macchina di Santa Rosa ha scaricato tutto il suo peso sulle spalle dei Facchini.
  • "ma che see, de Chia?!?!. Sei duro di comprendonio.
  • "'ndo cojo cojo: dove prendo prendo"
  • AH sorca, smutannete che t'anguerro!
  • " Ma che see de crognolo?"(battendo il pugno sul palmo della mano aperta)Sei molto duro a capire questo concetto ovvio e scontato.
  • " Namo a pià un pezzo de pizza dallo zozzo che c'ho fame! Dio caro l'è bona!
  • " Sai 'n cazzo tu quanti giri fa' 'na boccia!!!" Come a dire, ma che ne sai tu!?

L'Ipercoppe

Dicesi Ipercoppe il monumento più importante e prestigioso della città, progettato da Renzo Piano e Mano Veloce è uno dei centro commerciali più prestigiosi al mondo e meta di turismo di massa. Questa avveneristica struttura circondanta da, manco a farlo apposta, rotatorie, è particolarmente amata dai paesani dei centri limitrofi i quali accompagnano come ogni sabato la famigliola per visite turistiche in questo luogo di culto.

La tradizione dei centri commericiali di Viterbo è di lunga data:

Le origini di questo luogo mitologico si perdono nella notte dei tempi, prima di essa esisteva la cosidetta "Coppe" situtata ancora oggi nei pressi del famigerato CCM Murialdo, ora adibita a pascolo per anziani e dopo-lavoro per ex-carcerati.

Prima ancora della Coppe esisteva la CIFAM di cui rimangono dei ruderi nei pressi dell'omonimo tabaccaio. Infatti qualunque viterbese DOC sa dirvi dov'è la Cifam nonostante questo posto non esista.

Altro luogo mitologico di cui si è persa ogni traccia è il cosidetto OKKEI, oggi stabile inutilizzato.

Curiosità

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  • Il maschio del viterbese in amore è pericolosissmo e in continua lotta per il territorio che fa suo affiliandosi a un gruppo e lottando per la sovranità di esso nella zona. Agguerrite le lotte fra i guppi del centro che, numerosi, si contendono un territorio abbastanza piccolo (circa 10 metri cubi di nulla). L'esemplare dominante del gruppo di viterbesi vomita, piscia, caga o scaracchia sui confini del proprio territorio di modo che ogni altro maschio sappia chi comanda. Le femmine sono ben accette in ogni gruppo e vanno in quello che detiene più potere perché affascinate dalla virilità dei maschi che con la lotta hanno conquistato la più ampia fetta di territorio (il nulla di prima).
  • Tipico saluto viterbese è il grugnito o lo sputo in mezzo agli occhi, atto di grande stima riservato ai viterbesi d.o.c. da almeno 3 generazioni. Chi non fosse viterbese non può sperare ne di dare ne di ricevere cotanto onore.
  • Alcuni viterbesi, che frequentano il quartiere del murialdo, usano gridare il " POEEEEE! " ovvero un urlo di battaglia inventato per sbaglio da un viterbese, durante un esultanza per un gol fatto alla squadra avversaria. Perciò se un giorno state camminando tranquillamente per la vostra città, e sentite un matto che grida " POEEEEE! " quello è sicuramente un viterbese o una persona che ha frequentato alcuni quartieri della città di viterbo.

Il " POEEEEE " ha numerose variazioni, come lo " SPOEEEEE " o lo " SFOEEEEE " o anche "SPOEEEEERCO D*O". Quest'ultimo inventato da un metallaro che, volendo esultare bestemmiando, ma non volendo tradire il suo tanto amato urlo di battaglia, ha fuso le due cose insieme. Ma in fondo a nessuno importa.

  • Data la scarsità di rumeni e comunisti (non in fiamme o sotto un metro di letame), il Re Gabbianelli (eletto sindaco a vita) ha predisposto la realizzazione di un aereoporto (interamente costruito da suo cugino con panzee e altre piantine inutili) per l'importazione dal pianeta Soviet di biocomunisti da utilizzare come torceumane per l'illuminazione cittadina.

Imporante da ricordare è che a Viterbo la caccia al comunista è vietata nei periodi di riproduzione della specie, cioè durante la sesta domenica di ogni mese.

Voci correlate