Utente:GorillaK2/Sandbox: differenze tra le versioni

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{{Pasolini}}
{{Pasolini}}
{{Film
{{Film
|titolo= Amore e rabbia (episodio ''La sequenza del fiore di carta'')
|titolo=Appunti per un film sull'India
|immagine=[[File:film Appunti per un film sull'India locandina.jpg|250px]]
|immagine=[[File:film Amore e rabbia locandina.jpg|150px]]
|didascalia=Hai visto mai trovassi i soldi!
|didascalia=Dal Vangelo Secondo Pierpy
|paese=[[Italia]]
|paese=[[Italia]]
|regista=[[Pier Paolo Pasolini]]
|regista=[[Pier Paolo Pasolini]]
|casaproduttrice= Calcutta Production™
|casaproduttrice=Interflora Film
|sceneggiatura=[[Pier Paolo Pasolini|Pier Pablo Pisolão]]
|sceneggiatura=[[Pier Paolo Pasolini|Pier Pablo Pisolão]]
|anno=[[1968]]
|anno=[[1969]]
|genere=[[Documentario]]
|genere=[[Boh]]!
|colore=Maddeché?!
|colore=Pure troppo
|suono=Registratore Geloso
|suono=Abbastanza
|attori=[[Pier Paolo Pasolini|Paolo Pier Linipaso]]
|attori=[[Ninetto Davoli]], il [[Autobus|75 Barrato]]
}}
}}

'''Appunti per un film sull'India''' è un documentario italiano del 1968, diretto da Pier Paolo Pasolini. Il film venne realizzato per conto della rubrica ''Tv7'' del [[telegiornale]] di [[Rai Uno]], trasmessa astutamente subito dopo pranzo per conciliare la [[pennichella]]. Fu girato in [[India]], altrimenti si sarebbe dovuto chiamare ''Appunti per un film sull'India girato [[da qualche altra parte]]'', al ché sarebbero venuti meno i presupposti per gonfiare le note spese a dismisura. Furono scelte le città di Bombay e Nuova Delhi, negli [[Anni 1960|anni '60]] erano le uniche ragionevolmente al sicuro dal [[vaiolo]] (e dai [[cobra]]).<br /> Il documentario ha sicuramente alcuni pregi:
'''La sequenza del fiore di carta''' è l'episodio girato da Pasolini contenuto in '''Amore e rabbia''', un film collettivo
* dura appena 34 minuti;
italo/francese del 1969, composto da cinque episodi diretti da altrettanti registi.<br /> Il loro intento è quello di rappresentare
* dura poco più di mezz'ora;
una rilettura laica e contemporanea dei testi evangelici.
* dura meno di 40 minuti;

* non è lungo;
* ''L'indifferenza'', di Carlo Lizzani, tratto dalla parabola del buon Samaritano.
* è corto;
* ''Agonia'', di Bernardo Bertolucci, ispirato alla parabola del fico sterile.
* finisce presto.
* ''L'amore'', di Jean-Luc Godard, basato sulla parabola compiuta da una donna cadendo dalla finestra dopo aver discusso con il marito, uomo sbrigativo nei modi e totalmente contrario al [[divorzio]] (e alle [[corna]]).
Il film è basato su una storia mitologica indiana che si perde nella [[notte dei tempi]], senza una torcia.
* ''La sequenza del fiore di carta'', di Pier Paolo Pasolini, ispirato dalla parabola di un [[gabbiano]] sul lungomare di [[Ostia]], che aveva virato improvvisamente per cagare in testa al [[regista]].
{{cit2|Nel tempo dell'epoca Gupta, in cui il Grande Elefante Benefico™ titillava con la proboscide le palle di [[Shiva]], il Maharaja di Sukhothai incontrò in una landa desolata una [[tigre]], che stava morendo di fame con i suoi tigrotti. Il munifico signore, buon padre del suo popolo, decise subito di dare alle bestie il proprio corpo per sfamarle.|Mito della tigre affamata e del maharaja {{s|idio}} gentile.}}
* ''Discutiamo, discutiamo'', di Marco Bellocchio, basato sulla parabola che continuava a non funzionare e il [[ITIS|tecnico]] che voleva comunque i [[soldi]] della chiamata.
Il mito è chiaramente una [[Cazzata|storia priva di riscontri oggettivi]], inoltre evidenzia alcune illogicità:

# [[chiunque]] si trovi davanti una tigre si trasforma in una versione dopata di [[Usain Bolt]], talmente veloce che quando parte la pelliccia dell'[[animale]] viene risucchiata dallo spostamento d'aria;
Il film è stato presentato al [[Festival del cinema|Festival di Berlino]] nel 1969, con il titolo ''Vangelo '70'', riscuotendo
# una tigre affamata non aspetta che tu decida di offrirti a lei come spuntino, nel tempo che inizi a porti la domanda ti sta già digerendo;
l'unanime consenso dei due venditori di [[pop corn]] presenti in sala.<br /> I [[Critico|critici]] lo accolsero addirittura in
# anche ad [[uno]] iscritto da dieci anni a [[100% Animalisti]], l'idea di farsi sbranare resta a debita distanza dal [[cervello]], almeno quanto quella per [[Francesco Totti]] di giocare nella [[Juventus]].
un clima di rilassata cordialità:
Il mito ha comunque una valenza religiosa: il rispetto per il valore della [[vita]], sia essa degli umani che degli animali, che può giungere fino al sacrificio di se stessi. Ovviamente, l'eventuale disponibilità di un [[fucile a pompa]] avrebbe probabilmente minato il carattere risoluto del maharaja. Pasolini gira quindi l'India intervistando persone di tutti i ceti sociali, ponendo loro la domanda: ''"È giusto che chi ha molto debba dare a chi è meno fortunato?"'' Che equivale a chiedere in giro: ''"Se un [[Immigrato stupratore|rumeno stupra tua figlia]], è giusto almeno dirgli brutto cattivo?''<ref>Già, il [[Canone televisivo|Canone Rai]] veniva sperperato anche negli anni passati.</ref><br /> La pellicola fu presentata alla [[Festival del cinema|Mostra del Cinema di Venezia]] l'anno seguente, insieme al film [[Teorema]], ma la Mostra gli ha dato la [[Manuali:Stringere la mano|mano moscia]].
{{Dialogo2|Critico|Volevamo complimentarci per la brillante intuizione sulla scelta del personaggio principale.|Pasolini|Oramai non dovete più considerare Ninetto Davoli una scoperta!}}
{{Dialogo2|Critico|Ma noi stavamo parlando del papavero rosso di carta. [[AHAHAH!!!]] Ci casca sempre!|Pasolini|[[Stronzo|Stronzi]]!}}

Al botteghino la pellicola registrò invece un clamoroso fallimento, stando al parere degli esperti, per i seguenti motivi:
# il titolo dell'episodio iniziale, ''L'indifferenza'', non è che fosse proprio di buon auspicio;
# intitolare il secondo ''Agonia'' aveva peggiorato una situazione già di per sé compromessa;
# l'unico episodio che poteva risollevare il film, ''L'Amore'', era stato affidato al [[Francesi|francese]] Jean-Luc Godard, un individuo allegro come un [[funerale]] di un neonato sotto la [[pioggia]];
# erano gli [[1968|anni della contestazione studentesca]] e le parabole, ma più in generale la [[chiesa]], avevano decisamente rotto il [[cazzo]].


== Trama illustrata ==
== Trama illustrata ==
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File:film La sequenza del fiore di carta scena 1.jpg|Riccetto, un giovane disoccupato di carattere allegro, percorre le strade della città canticchiando. Il mondo gli appare come il felice involucro nel quale si svolge la sua [[vita]], incurante dei mali che lo circondano. È senza donna, non ha un lavoro e nemmeno soldi, quindi è senza problemi. Incontra la sua amica Mafalda, che gira con un enorme papavero rosso fatto di carta. Sta pubblicizzando un nuovo prodotto della ''Du' scudi<ref>due scudi = 10 euro (vedi [[Roma|Sistema monetario romano]])</ref> de fumo srl'', attività che copre un losco traffico di [[Oppio|oppiacei]] importati dalla [[Cambogia]].
File:film Appunti per un film sull'India scena 1.jpg|La spedizione inizia nel peggiore dei modi, è in corso uno sciopero dei precari del [[Ferrovia|settore ferroviario]], che hanno fatto sapere (tramite i [[sindacati]]) che gradirebbero una diminuizione delle frustate. Trovare un [[autobus]] per Bombay è un [[incubo]]. Per fortuna l'APT locale è piuttosto efficiente, uno zio della direttrice fornisce la vitale informazione, per 10 dollari, cifra che gli consentirà di vivere per sei mesi senza lavorare nelle fogne.
File:film La sequenza del fiore di carta scena 2.jpg|Con la donna ha avuto una storia in passato, che gli ha lasciato un buon ricordo, quello in cui si era fatto lei e la madre contemporaneamente. Purtroppo le cose precipitarono in seguito, madre e figlia rimasero entrambe incinte. Prima di sparire, le ultime parole di Riccetto furono: ''"E che so' stato io?!"'' Il padre di lei non resse lo scandalo e, in un colpo solo, [[Suicidio|rese la prima vedova e la seconda orfana]]. Mafalda gli consegna il fiore e due bustine, a suo dire ''"di ottimo concime"'', nella speranza di far arrestare per spaccio il [[bastardo]].
File:film Appunti per un film sull'India scena 2.jpg|Il mezzo si rivela una trappola infernale, [[Manuali:100 e un modi per scoreggiare senza assumersene alcuna responsabilità|emettere venefici e fragorosi peti nella mischia]] non scoraggia [[nessuno]] dal dargli assalto. L'intervista di Pasolini si trasforma in un sondaggio sui mezzi pubblici da rivendere alle televisioni indiane, qualche soldo extra fa sempre comodo. La [[Gente da autobus|gente che scende dal bus]] è inferocita, per un attimo il regista si sente a casa, gli animi sono gli stessi della linea ''328 Corviale-Bufalotta''.
File:film La sequenza del fiore di carta scena 3.jpg|Il diabolico piano della donna è ben oltre le logiche elementari, le uniche alla portata di Riccetto, un individuo che deve impiegare tutto il sistema nervoso solo per sbattere le palpebre. Si rifugia in un dialogo interiore con [[Dio]], nella speranza di capirci qualcosa. Assorto nei suoi blasfemi pensieri non si avvede del passaggio di due [[Bianchina|Bianchine]], che rappresentano ben più di un monito. I [[Maya]] avevano predetto un così infausto evento, temuto più dell'allineamento delle galassie in fila per tre col resto di due.
File:film Appunti per un film sull'India scena 3.jpg|Pasolini inizia con i ''Dalit'', i cosiddetti "intoccabili", che nel sistema sociale e religioso induista occupano il gradino più basso, subito sotto i gerani. A questa categoria appartengono tutti coloro che svolgono lavori considerati "sporchi", tra i quali: ostetriche, dottori, macellai e svuotatori di latrine. La cosa ha [[peraltro]] senso, sia le prime che gli ultimi devono comunque svuotare [[qualcosa]]. Purtroppo i Dalit non sono molto disponibili al dialogo, causa vorticoso ma comprensibile giramento di palle.
File:film La sequenza del fiore di carta scena 4.jpg|Riccetto riprende il suo spensierato cammino, Dio lo richiama ancora una volta. Gli intima smetterla con il suo atteggiamento superficiale e incurante di ciò che lo circonda, l’innocenza è pericolosa se è cieca. In trasparenza Pasolini sovrappone immagini di bambini uccisi dagli atti di [[guerra]] mentre giocano, non si deve ignorare la parola di Dio, il male è dietro l'angolo. Come il 75 Barrato della linea ''Centocelle-Torre Maura'', che asfalta Riccetto e prosegue tranquillamente verso la quinta fermata.
File:film Appunti per un film sull'India scena 4.jpg|Con gli ''Shudra'', le persone che usano la forza fisica nel proprio lavoro, il [[regista]] non ottiene risultati migliori. Il livello scolastico che si possono permettere li mette in grado di conoscere i numeri, i colori e buona parte dell'alfabeto, restano comunque una via di mezzo tra un [[Renzo Bossi]] e un [[dingo]], in ordine crescente di [[intelligenza]]. I ''Vaiśya'' (commercianti e artigiani) sembrano più ricettivi, anche se leggermente diffidenti con gli stranieri.
File:film Appunti per un film sull'India scena 5.jpg|Per il parere dei ''Kshatriya'' (nobili e guerrieri) Pasolini ottiene di poter parlare addirittura con un maharaja e sua moglie. Il dialogo offre uno scenario [[Contraddizione|tanto inatteso che scontato]]: lo spirito di protezione dei deboli, che permeava anticamente tale casta, sembra aver fatto posto ad una visione prettamente occidentale, probabilmente assorbita in epoca coloniale. In altre parole, appare evidente che dei poveri a loro non gliene frega una minchia.
File:film Appunti per un film sull'India scena 6.jpg|Pasolini lascia per ultimi i ''Brahmani'', sacerdoti e intellettuali, certo che almeno da loro giungeranno parole di speranza. Il problema è che la maggior parte di loro hanno raggiunto lo stadio meditativo ''Ashamagītā'', che implica uno stato di serenità imperturbabile, in parte ottenuta ripetendo continuamente la sacra parola ''Stycāzzī''. Per il resto del tempo sono impegnati a raggiungere il ''saṃsāra'', ossia sono strafatti come uno [[sciamano]] messicano imbottito di [[peyote]].
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L’innocenza ha pagato il suo prezzo. Quelli sopra il bus no, ma questa è una storia vecchia.
Pasolini conclude il film con una frase emblematica inserita durante il montaggio:
{{cit2|Un occidentale che va in India ha tutto, ma in realtà non dà niente. L’India invece, che non ha nulla, in realtà dà tutto.}}
Dalle testimonianze dei suoi accompagnatori, sembra che durante le riprese sia stata:
{{cit2|[[Manuali:Rubare un portafoglio|Cazzo! Mi hanno fregato il portafoglio.]]}}


== Curiosità ==
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
{{Curiosità}}
* La profezia Maya che parla delle due Bianchine è la numero 75 e preannuncia l'avvento di un demone di II classe chiamato [[ATAC]].
* Per la scena del manutentore di fogne non è stata usata la computer grafica.
* Il fiore rosso di carta ha anche un alto significato simbolico, ma l'unica scala disponibile aveva tre pioli solamente, troppo pochi per scoprirlo.
* Nel corso della première, per aumentarne l'impatto emotivo, durante la stessa scena il regista ha scoreggiato tutto il tempo.


== Note ==
== Note ==
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== Voci correlate ==
== Voci correlate ==
*[[Manuali:Attraversare la strada]]
*[[Tigre]]
*[[Uomo Tigre]]
*[[Fiore]]
*[[Tigre dei Frosties]]
*[[Roberto Fiore]]
*[[Flos Duellatorum|Fiore dei Liberi]]
*[[Tigre dai denti a sciabola]]

Versione delle 10:27, 4 mar 2016

Template:Pasolini

GorillaK2/Sandbox
[[File:|frameless|center|260x300px]]Dal Vangelo Secondo Pierpy
Paese di produzioneItalia
GenereBoh!
RegiaPier Paolo Pasolini
Interpreti e personaggi
Ninetto Davoli, il 75 Barrato

La sequenza del fiore di carta è l'episodio girato da Pasolini contenuto in Amore e rabbia, un film collettivo italo/francese del 1969, composto da cinque episodi diretti da altrettanti registi.
Il loro intento è quello di rappresentare una rilettura laica e contemporanea dei testi evangelici.

  • L'indifferenza, di Carlo Lizzani, tratto dalla parabola del buon Samaritano.
  • Agonia, di Bernardo Bertolucci, ispirato alla parabola del fico sterile.
  • L'amore, di Jean-Luc Godard, basato sulla parabola compiuta da una donna cadendo dalla finestra dopo aver discusso con il marito, uomo sbrigativo nei modi e totalmente contrario al divorzio (e alle corna).
  • La sequenza del fiore di carta, di Pier Paolo Pasolini, ispirato dalla parabola di un gabbiano sul lungomare di Ostia, che aveva virato improvvisamente per cagare in testa al regista.
  • Discutiamo, discutiamo, di Marco Bellocchio, basato sulla parabola che continuava a non funzionare e il tecnico che voleva comunque i soldi della chiamata.

Il film è stato presentato al Festival di Berlino nel 1969, con il titolo Vangelo '70, riscuotendo l'unanime consenso dei due venditori di pop corn presenti in sala.
I critici lo accolsero addirittura in un clima di rilassata cordialità:

Critico : Volevamo complimentarci per la brillante intuizione sulla scelta del personaggio principale.
Pasolini : Oramai non dovete più considerare Ninetto Davoli una scoperta!
Critico : Ma noi stavamo parlando del papavero rosso di carta. AHAHAH!!! Ci casca sempre!
Pasolini : Stronzi!

Al botteghino la pellicola registrò invece un clamoroso fallimento, stando al parere degli esperti, per i seguenti motivi:

  1. il titolo dell'episodio iniziale, L'indifferenza, non è che fosse proprio di buon auspicio;
  2. intitolare il secondo Agonia aveva peggiorato una situazione già di per sé compromessa;
  3. l'unico episodio che poteva risollevare il film, L'Amore, era stato affidato al francese Jean-Luc Godard, un individuo allegro come un funerale di un neonato sotto la pioggia;
  4. erano gli anni della contestazione studentesca e le parabole, ma più in generale la chiesa, avevano decisamente rotto il cazzo.

Trama illustrata

L’innocenza ha pagato il suo prezzo. Quelli sopra il bus no, ma questa è una storia vecchia.

Curiosità

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  • La profezia Maya che parla delle due Bianchine è la numero 75 e preannuncia l'avvento di un demone di II classe chiamato ATAC.
  • Il fiore rosso di carta ha anche un alto significato simbolico, ma l'unica scala disponibile aveva tre pioli solamente, troppo pochi per scoprirlo.

Note

Template:Legginote

  1. ^ due scudi = 10 euro (vedi Sistema monetario romano)

Voci correlate