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Il libro

Incipit (Edizione per la Garbatella, tradotta da Alvaro "Er Catena" per la Fabbri Editori, 1964)

« Era dopo la mezza[1], dentro all'aula de scóla i pischelli[2] stavano a sclerà de brutto[3] a forza de aspettà. Finarmente, dal "becco de Bunse", che c'ha quer nome perché l'inventore doveva esse 'n faggiano[4], uscette 'na fiammetta verde. Er professore c'aveva messo dentro quarcosa, ma nun aveva sfaciolato sur contenuto[5], probabbirmente voleva fa' er fenomeno[6]. I regazzini fecero tutti "Ooohh", tanto pe' daje soddisfazzione. A 'na certa[7], t'arriva da la finestra 'na musichetta che lì per lì pareva de fisarmonica, ma 'nvece era 'n organetto de quelli a manovella, robba da zingari. Comunque, se fecero tutti allegri. »
(Ferenc Molnár: I ragazzi della via Pal. )


I ragazzi della via Pál (in zingarese A Pál utcai fiúk, in inglisc The Ball Street Boys) è un romanzo per ragazzi dell'autore magiaro Ferenc Molnár.
Fu pubblicato per la prima volta nel 1906, a puntate sulla rivista Ablak nyitva (Finestra aperta), un settimanale che trattava di furto con scasso.
È uno dei libri ungheresi più venduti, secondo solo al Manuale delle giovani borseggiatrici, che però è un testo scolastico.
Fa parte dei grandi classici della letteratura per l'infanzia, al pari di Pinocchio, Cuore, Il piccolo principe e le istruzioni per le "combo" di Tekken 3.
In realtà, almeno nelle intenzioni dell'autore, era un libro destinato agli adulti come denuncia per la mancanza di luoghi riservati al gioco dei più giovani. Nella Budapest di inizio Novecento, ancora sotto il rigido Impero austro-ungarico, gli unici spazi previsti per le attività ludiche erano i centri di addestramento degli Ussari, ma pochi sopravvivevano.
Nel tempo, parte della critica rilevò anche spunti di riflessione antimilitarista: "i giovani protagonisti sono palesemente vittime psicologiche del "sistema guerra" degli adulti"; furono gli stessi che definirono Rambo un capolavoro, quindi parliamo di merceneri privi di competenza e dignità.

Trama

La storia è ambientata a Budapest, nella primavera del 1889. Descrive la "guerra" in atto tra due bande di ragazzini della scuola media: la prima conosciuta come "quella masnada di giovani teppistelli combinaguai che stanno in via Pál" (che per comodità viene chiamata Banda Pál), mentre l'altra è nota come Camicie rosse (meglio conosciuta per "quei piccoli bastardi buoni a nulla vestiti di rosso che vanno in giro facendo danni"). I primi si riuniscono nel loro quartier generale, una catasta di legname sita in un terreno custodito da un narcolettico e un cane più sveglio di lui; i secondi hanno invece la base nel giardino botanico, che dopo gli ultimi tagli del governo è diventato un luogo ostile all'insediamento umano, tanto che se ci fossero dei giaguari sarebbe identico alla Foresta amazzonica.

I due schieramenti

La Banda Pál

La Banda Pál

Partendo da destra.

  • János Boka: i suoi sottoposti lo definiscono un leader carismatico, lui li picchia perché ne ignora il significato. Proviene da una famiglia di origini militari, quindi sa prendere decisioni e organizzare piani di battaglia. Sua madre l'ha partorito mentre il padre era su un dragamine, da due anni. È un ragazzo particolarmente serio e maturo, a dispetto della faccia da allocco.
  • Dezső Geréb: vice comandante, figura in costante competizione con Boka per il ruolo di capo. Nel corso delle elezioni viene battuto per l'ennesima volta; gli altri lo ritengono diversamente intelligente, o meglio: "un australopiteco in grado di infilarsi i pantaloni da solo". Peraltro ci somiglia anche abbastanza. È il vero traditore dei ragazzi, ma poi si pentirà e si comporterà nobilmente, recuperando l'amicizia delle truppe e quel poco di stima di cui godeva.
  • Csónakos: ha il grado di tenente, pur essendo nullatenente. È un ragazzo di campagna, molto forte e abile nell'arrampicarsi sugli alberi, una via di mezzo tra un gibbone e Geréb. Riesce ad emette fischi potenti, ma sbaglia a farlo quando sono inseguiti dai nemici perché lo localizzano in un secondo.
  • Ferenc Weisz: tenente (pure lui) ed ex presidente della Società dello Stucco, una sotto-struttura della banda specializzata nella raccolta di ciarpame. Grazie al loro costante impegno, nel procurare oggetti presumibilmente utili al gruppo, la sede della banda somiglia alla discarica di Malagrotta e puzza poco meno.
  • Pál Kolnay: tenente (e tre), aiutante di campo, cassiere, armiere e factotum nel tempo che rimane. È ligio ai suoi doveri quanto una sorellastra di Cenerentola, affidargli un compito equivale a dimenticarsi di fare qualcosa. Al suo confronto la fata Smemorina è Pico della Mirandola.
  • Barabás
  • Ferenc Leszik
  • Ernő Nemecsek
  • Non visibile perché è lui a scattare la foto, Richter







Camicie rosse

Partendo da destra.

Le Camicie rosse
  • Feri Áts: (in primo piano) capo indiscusso della ghenga. È un ragazzo prestante, audace e molto fiero, che apprezza il coraggio degli avversari almeno quanto dargli calci nelle gengive.
  • Dietro Áts troviamo i fratelli Flórián e László Pásztor, temuti picchiatori specializzati nelle incursioni notturne. Sono dei veri figli di puttana, da parte di madre nigeriana.
  • Krisztián Fekete: detto "Ricciotto", braccio destro del capo. Può essere considerato lo stratega della banda, titolo che ha guadagnato col suo tema su Napoleone, col quale si è aggiudicato un sorprendente sei meno meno in storia.
  • Balázs Bojtár: chiamato ironicamente "Carezza", irascibile energumeno di ragguardevole stazza. I suoi pugni sono decisamente pesanti, l'ultimo tizio che ne ha incassato uno ha parlato in cinese Mandarino per due settimane, pur essendo totalmente ignorante in fatto di agrumi.
  • Szebenics: capo arsenale della banda, fedele ma scemo come il suo cappello. Dopo aver ricevuto l'incarico ha iniziato a fare esperimenti con gli esplosivi, finendo per sparare suo nonno (assieme alla tazza del cesso) in un'altra provincia.
  • Wendauer: detto "Fratta", trombettiere della banda. È il più piccolo del gruppo, ha un fisico talmente ridicolo che la sua capacità polmonare gli permette di suonare solo due note: Pèèèè Pèèèèèèè. Che poi sono l'inno.
  • Szelnyk: soldato semplice. Sua madre, che gli vuole un gran bene, non esita a definirlo "un completo cretino con gravi turbe comportamentali". Ha pronunciato la prima parola a 6 anni, grazie all'incantesimo di un mago polacco, era "spranga". Il suo logopedista si è suicidato alla terza seduta.

Il libro

Ho diviso idealmente la storia, chiunque volesse scrivere può seguire la traccia. Scrivete ad inizio capitolo il nome per prenotarlo.

Capitolo 1: Il furto della bandiera

Zurpone
Promemoria: inserire due righe sull'einstand ("fermo") effettuato dai fratelli Pasztor.

«Dici che dovremmo rubargli le palline?!»
«Certo, i bulli siamo noi!»

Nemecseck era arrivato per primo al campo: tra le incombenze dell'unico soldato semplice della compagnia vi era quella di preparare il caffè per la truppa, svuotare i posacenere, spazzare il terreno e tenere lontani i Testimoni di Geova. Non fece niente di tutto ciò perché assistette al furto della bandiera da parte di Feri Ats. L'incontro tra i due si caratterizza per l'elevato pathos che traspare dalla drammaticità dei dialoghi:

Nemecseck : Gu... Gulp!
Feri Ats : Uè, pischello, la bandiera viene via con me!
Nemecseck : Ga... Gasp!
Feri Ats : Beh, parla! Di' qualcosa, cazzo!
Nemecseck : ...
Feri Ats : Figa, zio, sei di uno sfigato... Beh, ti saluto!

Sulla fortezza n° 3 la gloriosa bandiera rosso-verde

aveva smesso di sventolare. Molto più in basso, i pantaloni di Nemecseck si erano misteriosamente tinti di marrone. Il campo era stato violato dal nemico, nonostante la sua strenua resistenza.

Capitolo 2: Le elezioni (Viene rieletto Boka e Geréb ci rosica)

Zurpone

Capitolo 3: Il piano di conquista (Riprendiamoci la bandiera)

Il messaggio lasciato nel quartier generale delle Camicie Rosse.




















Capitolo 4: Va tutto alle ortiche (Nemecsek e lo stagno)

Capitolo 5: Qualcuno ha tradito (Tra di noi c'è un "soffia")

Capitolo 6: Il capro espiatorio (Non è colpa mia!)

Capitolo 7: Nemecsek e l'onore (Nemecsek si tuffa di nuovo)

Capitolo 8: La guerra è inevitabile (Stavolta non facciamo cazzate!)

Capitolo 9: Il traditore si pente (Geréb getta la maschera)

Capitolo 10: La battaglia (Ahó, questi menano come fabbri!)

Capitolo 11: L'eroe inaspettato (Nemecsek, che cazzo ci fai fuori dal letto?!)

Capitolo 12: La morte dell'eroe (Uno starnuto di troppo)

Capitolo 13: Per cosa abbiamo lottato?! (Il palazzinaro)

Note

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  1. ^ le 12:30 circa
  2. ^ ragazzini delle medie
  3. ^ sclerare: dar di matto, scapoccià
  4. ^ uno stolto
  5. ^ teneva il segreto per sé
  6. ^ atteggiarsi a grande mago
  7. ^ all'improvviso

Voci correlate