Nonbooks:La satira

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Un'idea di satira. O forse no.
« Castigat ridendo mores! »
(Flavia Vento dal fruttivendolo.)
« Signo', le more stanno a 18 e 50 l'etto, nun c'è un cazzo da ride! »
(Il fruttivendolo.)
« Ma io so' bionda, che me frega de 'e more? Mi dia un chilo di pere! »
(Flavia Vento sospettosamente pragmatica.)
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. La satira

Tutti sanno cos'è la satira, infatti nessuno è capace di descriverla. O meglio: ognuno sa darne una personale interpretazione, ma non è mai quella corretta.
Anche gli utenti di Nonciclopedia hanno il loro personale concetto di satira, ma sbagliano anch'essi. Insomma, l'idea, anzi, le idee di satira attualmente in circolazione sono tutte una marea di cazzate. Come si può affermarlo con tanta certezza? Semplice: l'autore di questo articolo spara cazzate in continuazione. Sì, anche questa è una cazzata. Anche questa Anche questa...

E il bello è che ogni tanto qualcuno gli dà retta.

Aspetti sociologici

L'opinione pubblica intende per satira una forma di arte, più in generale di comunicazione, caratterizzata dall'attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento. Ne deriva che, per fare satira, occorre possedere conoscenze minuziose di tutto il circostante. Quindi, chi fa satira sottintende di essere colto, saggio, intelligente e, soprattutto, fichissimo. Ma dirlo così sfacciatamente è poco elegante, ecco quindi la creazione del concetto di satira, che non è altro che l'abile mascheramento di una personalità narcisista, egocentrica e superba. Di uno stronzo, in poche parole.

Aspetti storici

La satira deriva dal cameriere Ottavio Tilingrone, qui ritratto nell'espletamento delle sue mansioni.

Chiarita la reale natura di chi dice di fare satira, è opportuna un'esaustiva trattazione del fenomeno dal punto di vista storico.

Le origini della satira nella letteratura europea si confondono evidentemente con quelle della letteratura comica, il cui inizio è attribuito tradizionalmente a Omero...

« EBBASTA, CHEPPALLE LA STORIA!!! »
(Lettorato assetato di sangue e di satira)

Sta bene. La trattazione dal punto di vista storico sarà un po' meno esaustiva.

La vera codificazione della satira come genere letterario avviene nella letteratura latina. La satira nasce tra il III e il II secolo a.C. ad opera di Ennio...

« FANCULO LA STORIA, FANCULO IL LATINO, VOGLIAMO LA SATIRA!!! »
(Il lettorato sbava, ringhia, aspetta, spera)

Sta bene. Però almeno un'infarinatura storica ci stava bene per inquadrare il concetto di satira nel contesto più opportuno...

« INQUADRA 'STO CAZZO!!! DACCI LA SATIRA, STRONZO MALEDETTO!!! »
(Il lettorato si è rotto i coglioni: sarà bene assecondarlo)

A questo punto l'unica è tornare da capo.

La filosofia insita nella satira

Si torni da capo, dunque.

« Castigat ridendo mores »
(Castigheremo chi ci deride con la morte
Corregge i costumi col ridere)

Questa iscrizione, posta sul frontone di vari teatri, è dovuta al poeta latinista francese Jean de Santeuil, un tizio che era disposto ad imparare una lingua morta, pur di smettere di parlare con la bocca messa "a culo di gallina". La commedia e la satira, spargendo ironia e ridicolo sui vizi e i difetti umani, sono un apporto importante per la riforma dei costumi. Diventa essenziale nel caso di malcostume. Per questo, negli ultimi tempi, è diventata obbligatoria la prova-costume in vista dell'estate, anche se non impedisce completamente la comparsa di obbrobri stilistici e di altrettanti obbrobri che li indossano sulle spiagge. L'intento resta nobile, sebbene spesso fallimentare.

L'età dell'oro

File:Silvio Berlusconi durante un Bunga Bunga.jpg
Cosa sarebbe la satira senza di lui?

Durante il periodo berlusconiano, chiamato dagli addetti ai lavori "età dell'oro", non sono certo mancati gli spunti:

Al confronto di tale baccanale governativo, il serraglio di Selim III era un convento di suore.
Oggi ci troviamo di fronte ad una profonda crisi economica. Dopo la grande abbuffata, protrattasi oltre il punto di non ritorno, la "compagine renziana" si trova i piatti da lavare. Non che servisse, l'utilizzo della mollica di pane (per una "scarpetta" dell'ultima ora) è perfettamente inutile, di sugo non v'è traccia, il piatto sembra leccato da un alano a digiuno da una settimana. Si sono anche portati dietro gente come Angelino Alfano e Maurizio Lupi, tanto per avere a tavola qualcuno che raccontasse dei bei tempi di una volta. In questo contesto fare satira è molto difficile, da parte loro ce la mettono tutta e continuano a rubare, ma è come guardare un cinepanettone subito dopo Frankenstein Junior, non regge il confronto.

L'uomo di satira

Chi si nasconde dietro la satira?

Per tentare di tracciare un identikit dell'uomo di satira dobbiamo rifarci a Pasquino, la più famosa delle "statue parlanti di Roma". Nella seconda metà del '500 contestare il governo, e quindi il Papa, andava fatto nell'assoluto anonimato, altrimenti era più pericoloso che surfare in Australia sporco di sangue di cernia. Sulla statua del Pasquino venivano affissi componimenti anonimi (detti appunto pasquinate) che dileggiavano uomini di potere della città papalina, non di rado lo stesso Pontefice. Secondo la leggenda, l'autore sarebbe stato un sarto, o forse un barbiere, della zona. A logica si dovrebbe andare sul secondo, ai nostri giorni l'ANSA ottiene le news proprio da uno di loro. Un'ipotesi recente sostiene invece che, considerando i numerosi versi in latino, doveva trattarsi di una persona molto colta, forse un docente di grammatica latina di una vicina scuola, per i bene informati un antenato della Gelmini prima che i geni andassero a farsi fottere. In realtà, per fare satira non serve un titolo di studio ben preciso, anzi, è più efficace proprio quando il linguaggio è comprensibile da tutti. Non è però un mestiere adatto agli svogliati, bisogna interessarsi di argomenti pallosi come la politica e la religione, trovare il modo intelligente di dire la "cattiveria" (evitando la denuncia) e, non ultimo, essere divertenti. Quando il colpo "va a segno" il pubblico se la ride di gusto, l'autore accampa un sorrisetto sardonico e si gode il momento, poiché è indubbio che l'uomo di satira...

« ...s' 'a tira! »
(parecchio)

Corso breve di satira in 5 punti

Un breve videocorso sulla Satira, tenuto da qualcuno che assomiglia molto a Matteo Renzi (ma che ovviamente non può essere lui, perchè sua mamma moglie non vuole)

In linea di principio (ma anche come fine ultimo), utilizzando la risata come vettore (quindi lasciando parcheggiata la Smart), chi fa satira dovrebbe:

  1. Veicolare la verità: questo è molto importante, forse il punto cardine. Ad affermare che una persona di potere sia collusa con la mafia, senza prove certe, si rischiano querele e condanne pesanti, allora non ci si può fermare alle prime impressioni. Se la domenica va a messa con la coppola e i baffi posticci non vuol dire niente, se bacia le mani ad un noto boss può essere un caso, se va a cena tre volte a settimana col consigliere di una cosca non è mica vietato. La satira non è per sfaticati, bisogna documentarsi a dovere per pararsi il culo, solo così si eviteranno le denunce. Per i colpi di lupara invece consigliamo un robusto giubbotto antiproiettile.
  2. Seminare dubbi: anche e soprattuto quando si sente dire "l'ha detto il telegiornale". Che l'informazione sia manipolata a piacere dalla politica è cosa certa, perché finiscono sempre per fare a coltellate quando si rinnova il Cda della Rai, e non si spiegherebbe altrimenti Augusto Minzolini. Se i politici parlano di fare una legge anti-corruzione il dubbio deve essere naturale, sarebbe come se il figlio di Guglielmo Tell si mettesse volutamente in testa una ciliegia.
  3. Smascherare le ipocrisie: un tempo si diceva "fai quello che il prete dice, non quello che il prete fa". La Chiesa ha sempre condannato i rapporti omosessuali, quindi sputtanare un prete che approfitta di un chierichetto è un dovere morale, oltre che divertente. Ma il vero sogno di ogni uomo di satira, quello per cui darebbe anche un rene o due, sarebbe quello di scoprire che Carlo Giovanardi, nel tempo libero, ama drogarsi pesantemente mentre un trans brasiliano gli allarga... i punti di vista.
  4. Attaccare i pregiudizi: la politica sfrutta molto il posizionarsi a favore o sfavore di un gruppo di persone, di una categoria. Una volta sono i gay, una volta gli immigrati clandestini, oppure gli zingari... vabbè, sugli zingari siamo tutti d'accordo per il napalm, ma era per dire che si sfruttano i pregiudizi per manipolare le persone, ed ottenere alla fine il loro voto. Per poi scoprire che Maroni concedeva 30 milioni di euro, mica bruscolini, ad Alemanno per costruire campi nomadi in tutta Italia. Quindi "va via negher", ma non prima di averci fatto "svoltare" qualche euro.
  5. Mettere in discussione le convinzioni: la fede assoluta in qualcosa. Il bene è il dubbio, una persona che ha dei dubbi è tollerante e disposta al dialogo con gli altri, che poi è l'essenza della democrazia. Quelli che hanno le certezze sono sempre pericolosi, la fede incrollabile è violenza, anche se non mette le bombe.

kp:Satire