Legge Bossi-Fini

La legge Bossi-Fini, nota anche con il suo sottotitolo di e mo so’ cazzi vostri, è il cardine della legislazione italiana sull’immigrazione.
I principi guida
Scritta nel 2000 dai rispettivi criceti di Bossi e Gianfranco Fini, fu approvata nel 2002 dal Governo italiano congiuntamente al Decreto Legislativo Pacciani-Stevanin per la violenza sulle donne, che ne condivide appieno lo stile e la filosofia giuridica di fondo.
In sostanza, si tratta di un provvedimento finalizzato a scoraggiare il turismo “mordi e fuggi” nelle città d’arte del nostro Paese e a disincentivare la creazione di una lassista atmosfera multietnica da spot benettoniano nelle aziende di gommaplastica del vimercatese e nelle concerie venete.
Un'autorevole opinione
Come si legge in un editoriale dell’epoca pubblicato sull’imparziale quotidiano Libero, la legge Bossi-Fini è nata per scongiurare pericoli estremamente concreti:
Le norme per l'ingresso in Italia
Ispirata ideologicamente dal Gauleiter di Treviso Giancarlo Gentilini e dall’Omino Bianco, la Legge Bossi-Fini sottopone la concessione del Permesso di Soggiorno in Italia ad alcuni semplici requisiti. Lo straniero aspirante residente in Italia si deve recare in Questura munito dei seguenti documenti:
- Contratto di lavoro con retribuzione lorda di almeno 120.000 € annui
- Certificato d’idoneità d’alloggio. Per “alloggio idoneo” si intende un attico di almeno 130 mq nel centro storico della città prescelta o, in alternativa, una villa monofamiliare con ampio giardino alberato.
Poiché gli immigrati provenienti dall’Africa (e in particolare dal Congo) sono solitamente ricchissimi e in possesso di questi requisiti economici fin dal momento d’ingresso in Italia, il legislatore ha posto delle condizioni aggiuntive:
- Firma dell’Atto di sottomissione alla razza ariana e cessione di tutti i giacimenti di diamanti
- Abiura dei propri genitori, che l’han messo al mondo lontano dal Faro Mondiale della Civiltà. Per Faro Mondiale della Civiltà s’intende il bagno dell’abitazione di Roberto Calderoli
- Recita dell’”Atto di dolore” pentendosi del colore della propria pelle
- Autorizzazione all’espianto di organi da vivo (in particolare le “fette di culo”) in caso di necessità espressa da membri del Governo o da autorevoli esponenti del mondo imprenditoriale
Le norme per chi già vive in Italia
Oltre agli aspianti residenti, la legge si occupa naturalmente anche degli stranieri che già vivono in Italia per i quali sono previste periodiche campagne di sterminio denominate “regolarizzazione dei flussi”.
Durante questo periodo, gli stranieri devono mettersi in coda almeno per 4 giorni e 5 notti davanti al più vicino ufficio postale seguendo le istruzioni pronunciate al megafono da un funzionario ministeriale, il quale, con cadenza imprevista, lancia ordini quali “ora tutti su una gamba sola, la sinistra!” oppure “ora fate due saltelli sul posto”: chi esegue l’ordine in ritardo viene condotto in fondo alla fila dalle camice verdi che fungono da servizio d’ordine.
I superstiti (in media il 15%) che riescono a entrare in Posta al termine della campagna consegnano la loro domanda di regolarizzazione a un solerte impiegato che provvede immediatamente a cestinarla e a rispondere a eventuali obiezioni del candidato residente pronunciando invariabilmente la frase: “documenti? Quali documenti? Lei non mi ha consegnato niente, io non la conosco né l’ho mai vista, avanti il prossimo”.
I Permessi di Soggiorno vengono dunque concessi a stranieri estratti a sorte dalla sig.ra Marisa Lojacono, addetta alle pulizie serali del Viminale, e stampati con inchiostro simpatico, che rende illeggibile la data di scadenza due giorni dopo la concessione facilitando in questo modo il compito delle forze dell’ordine. I franchi tiratori in Parlamento sono finora riusciti a bloccare l’emendamento “2013-La Fortezza”, detto anche Himmler-Borghezio, che propone l’installazione in ogni immigrato di un microchip sottopelle che esplode alla scadenza del Permesso di Soggiorno.
Voci correlate
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