Filosofi mosconiti: differenze tra le versioni

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'''[[Machiavelli]]'''. Il filosofo rinascimentale fiorentino disse che il fine giustifica i mezzi, Mosconi è in disaccordo con questa affermazione dicendo che non il fine giustica i mezzi, bensì la gnocca. Qualora poi non si riuscirebbe ad arrivare alla gnocca la bestemmia di Mosconiana concezione è sempre un buon viatico per anestetizzare le sofferenze procurate dall'eventuale 2 di picche della pischella in questione.
'''[[Machiavelli]]'''. Il filosofo rinascimentale fiorentino disse che il fine giustifica i mezzi. Orbene, a parte l'obiezione mosconica "E perchè solo i mezzi e non gli interi?", Mosconi è in disaccordo con questa affermazione dicendo che non il fine giustica i mezzi, bensì la gnocca. Qualora poi non si riuscirebbe ad arrivare alla gnocca la bestemmia di Mosconiana concezione è sempre un buon viatico per anestetizzare le sofferenze procurate dall'eventuale 2 di picche della pischella in questione.


Per '''[[Cartesio]]''' l'autoaffermazione dell'uomo consiste nel pensiero: '''Cogito, ergo sum''' (penso, dunque sono). Il Mosconi traduce questo postulato a modo proprio; probabilmente per un refuso tipografico è saltata la '''g''' del ''co'''g'''ito'' cartesiano e Mosconi, non avvedendosene (o, anche, ritenendolo l'ennesimo errore dello stronzo che non mette i punti e le virgole), così declina: '''Coito, ergo sum''', e perciò contesta Cartesio in quanto il ''cogito'' ha per oggetto, sempre e per ogni caso pensabile, il ''coito'', cui è perennemente diretta ogni attività umana, in ultima '''ana'''lisi.
Per '''[[Cartesio]]''' l'autoaffermazione dell'uomo consiste nel pensiero: '''Cogito, ergo sum''' (penso, dunque sono). Il Mosconi traduce questo postulato a modo proprio; probabilmente per un refuso tipografico è saltata la '''g''' del ''co'''g'''ito'' cartesiano e Mosconi, non avvedendosene (o, anche, ritenendolo l'ennesimo errore dello stronzo che non mette i punti e le virgole), così declina: '''Coito, ergo sum''', e perciò contesta Cartesio in quanto il ''cogito'' ha per oggetto, sempre e per ogni caso pensabile, il ''coito'', cui è perennemente diretta ogni attività umana, in ultima '''ana'''lisi.

Versione delle 01:47, 10 dic 2007

L'impetuoso sviluppo teorico dell'Agnosticismo mosconiano ha generato una squola di singolari filosofi mosconiti, veri e propri innovatori del pensiero e del pensare umano.

La squola filosofica mosconita si può dividere in due periodi di durata più o meno mestruale:

A) Filosofi diretti discepoli del Mosconi (il Fregnante, il Mozzacoda, l'Allummato, il Pisciazzuolo, il Lanale, il Mariottide, ecc.)

B)Filosofi riconducibili al Mosconismo

  • i cosidetti cessaiuoli, teorici della cessazione: il Bondi, il Pera, il Fede, il Tajani, ecc.;
  • l'omologa squola dei cosiddetti latrinari.teorici della allatrazione (o latrinatura): il Pannella, il D'Alema, il Rutelli, il Bertinotti, il Boselli, ecc.;
  • alcune figure intermedie il cui pensiero si colloca tra latrinari e cessaiuoli: il Mastella, il Casini, il Dini, ecc.;
  • occupa infine una posiziione a sé il Bassolino, in ciò discepolo più del Berluscoidismo che del Mosconismo, anche se non poco del suo dire è certamente mosconico, sebbene detto con querulo accento afragolese.

Per comprendere l'evoluzione del mosconismo, da allora ad oggi all'una e mezza, in merito alle questioni fondamentali della filosofia, vale chiarire che la più potente forma di pensiero finora apparsa nella storia umana, il mosconismo, o Agnosticismo mosconiano, parte dalla distruzione di ogni precedente filosofia.

Distruzione della filosofia pre-mosconica

Leibnitz. In filosofia monismo è inteso come ogni sistema filosofico che ponga a fondamento di tutta la realtà un unico principio, spirituale o materiale. Per Leibnitz il principio in questione è la monade, cioè ognuna delle sostanze attive ed indivisibili che rispecchiano, ciascuna a modo suo, tutta la realtà; per Mosconi, invece il fondamento del monismo è il mona, che manifesta il suo essere sbattendo le porte. Questa differenza determina una opposizione irriducibile tra il due caposcuola. Orbene, tutti i filosofi citati propendono per l'interpetrazione mosconiana, anche perché Leibnitz non sanno neppure chi cazzo sia ed il suo nome ricorda troppo un dado da brodo. L'attività del mona si manifesta attraverso la distruzione di porte, maniglie, cardini, vetri, targhette e, secondo il Mosconi, questa è la prova definitiva dell'entropia che divora l'Universo e che può essere arrestata solo a colpi di bestemmie. Contro il disfacimento del cosmo Mosconi leva il suo grido di battaglia: "Ma che ohhhhhhhh!" e ciò, anche se non interrompe il processo entropico, almeno salva qualche porta, sebbene oramai già sgangherata.

Con Hegel il Mosconi procede alla distruzione della dialettica. Hegel afferma: Tutto ciò che è reale, è razionale, e Mosconi replica; Tutto ciò che è reale è monarchico.


Machiavelli. Il filosofo rinascimentale fiorentino disse che il fine giustifica i mezzi. Orbene, a parte l'obiezione mosconica "E perchè solo i mezzi e non gli interi?", Mosconi è in disaccordo con questa affermazione dicendo che non il fine giustica i mezzi, bensì la gnocca. Qualora poi non si riuscirebbe ad arrivare alla gnocca la bestemmia di Mosconiana concezione è sempre un buon viatico per anestetizzare le sofferenze procurate dall'eventuale 2 di picche della pischella in questione.

Per Cartesio l'autoaffermazione dell'uomo consiste nel pensiero: Cogito, ergo sum (penso, dunque sono). Il Mosconi traduce questo postulato a modo proprio; probabilmente per un refuso tipografico è saltata la g del cogito cartesiano e Mosconi, non avvedendosene (o, anche, ritenendolo l'ennesimo errore dello stronzo che non mette i punti e le virgole), così declina: Coito, ergo sum, e perciò contesta Cartesio in quanto il cogito ha per oggetto, sempre e per ogni caso pensabile, il coito, cui è perennemente diretta ogni attività umana, in ultima analisi.

Parmenide afferma: Ciò che esiste è e ciò che non esiste non è, al che Mosconi commenta con almeno 18 punti interrogativi (??????????????????) e replica: Ciò che è esiste, e ciò che non è non esiste completando così il rovesciamento della filosofia eleatica. Spesso al profano sfugge il contenuto esistenziale di queste affermazioni, cioè la differenza, tutta parmenidea, tra essere ed esistere. Mosconi la porta all'estrema conseguenza, ma sembra avere ragione perché, secondo Parmenide, per esempio, se sei una lota, allora esisti, ma secondo Mosconi no, se esisti, allora e solo allora, puoi essere una lota.

Infine Mosconi, con una semplice osservazione, distrugge anche la filosofia di Zenone, il maggiore allievo di Parmenide. A proposito del teorema della freccia, che secondo Zenone non si muove, Mosconi osserva che le freccie stradali sono inchiodate al palo di sostegno, perciò non si muovono.

Protagora affermava: l'uomo è la misura di tutte le cose. Affermazione categorica, come si vede, che però Mosconi contesta e rovescia in senso finalistico in quanto, a suo dire, il centro del pensiero dell'uomo non è se stesso bensì la passera o anche qualche altra parte anatomica, a seconda. In questo secondo caso è certamente vero, ammette Mosconi, che è importante la misura, perché se piccola lascia insazi e se grande lascia emorroidi. L'affermazione di Protagora dunque è restittiva, applicabile solo a gay, trans e soggetti femminili etero, pertanto non generalizzabile.

Anche il postulato eraclideo viene contestato e distrutto dal Mosconi; innanzittutto per la deformazione del termine clitorideo in eraclideo. Più ancora Mosconi contesta il Panta rei (tutto scorre) di Eraclito, sostenendo che ciò è vero in due soli casi: un recipiente con buchi e le malattie veneree.

Mosconi affronta, in ultimo, ma non per ultimo, il postulato di Kant la ragione prescrive alla natura le sue leggi. Qui il livello dello scontro filosofico diviene epico. Mosconi domanda: ma la natura è in grado di leggere la ricetta? Evidentemente, no! ma una prescrizione che non può essere letta è come il manifesto di una donna nuda, usabile solo per riti onanistici. Ma la natura onanizza? a ciò Mosconi non risponde.

Ultimo duello Mosconi lo impegna con Ernst Mach, dimostrando che, in seguito ad un errore di battuta, il suo testo Analisi delle sensazioni, in realtà è stato frainteso, in quanto l'originale era Anolisi delle sensazioni e trattava del piacere anale.

Mosconismo e scienze naturali; gli epigoni

(la visione estetico-epistemologica del Vate nelle interpetrazioni dei suoi allievi)

L'impulso ricevuto dal mosconismo dalle scienze positive è pressocchè incalcolabile. Basti a ciò considerare che, con l'affermazione dell'Agnosticismo mosconiano, la stessa parola scienza risulta destituita di fondamento. Riportiamo quì solo i postulati fondanti delle successive elaborazioni filosofiche da parte degli epistemologi che si richiamano al suo pensiero:

« Chi poppa le poppe poi si fa una pippa »
(Karl Raimund Popper)