Gaio Giulio Cesare

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Giulio Cesare veste la tonaca da dittatore.
« In politica la prima regola è guardarsi sempre le spalle. AAAAAAAAHHH!!! »
(Giulio Cesare, 15 marzo '44)
« Ha fatto fuori galli, calli, britanni, pontici, iberici, cilici, daci, cappadoci, lici, traci, froci, repubblicani, russi, mongoli, mongoloidi, germani, egiziani e marziani. Ma dopo sono io l'assassino! »
(Bruto su Gaio Giulio Cesare)
« Veni, vidi, veni! »
« Dividi et impera. »
(Cesare spiega l'importanza delle frazioni in politica)
« Alea iacta est. Meo turno est.  »
( Cesare mentre batte Gneo Pompeo a Dungeons & Dragons)

Gaio Giulio Cesare (in latino: Frocius Iulius Caesar, Roma, Idi di Marzo 101 a.C. - Roma, Idi di Merda 44 a.C.) è stato un militare, console, dittatore, scrittore, inventore di salse e di insalate romano. Fu dictator, il che vuol dire che era un pezzo grosso, più o meno quanto il presidente della repubblica o l'amministratore di condominio; da molti considerato il primo imperatore di Roma, fu il primo e purtroppo ultimo politico della storia ad essere ucciso per essersi presentato a lavoro.

Infanzia

Cesare nacque a cavallo tra il 100 e il 101 a.C., quindi appena fu sceso da cavallo partecipò ai festeggiamenti per la notte di capodanno. Proveniva da una nobile famiglia patrizia, la gens Iulia, che secondo la leggenda annoverava tra i suoi avi il primo re di Roma, ovvero Romolo, e il primo sacco di concime di Roma, Remo. A loro volta, questi sarebbero discesi da quel gran figlio di Troia di Enea, il che in teoria rendeva Cesare un uomo votato al successo. Nella pratica, però, nonostante le nobili origini, la famiglia di Cesare non era particolarmente ricca o influente ed erano anche tutti un po' cessi. Per di più, lo zio Gaio Mario aveva attirato su di loro l'odio dei nobili, dei poveri, degli schiavi e dei turisti; in pratica stava sul cazzo a tutti. Ciononostante Giulio fu molto influenzato dallo zio e, dopo che si riprese dall'influenza che lo zio gli aveva attaccato, iniziò a studiare come mentire e frodare la gente, prospettando quindi fin da piccolo una carriera politica.
Inoltre, in passato il padre era stato pretore e aveva conosciuto molti membri del senato e la madre, se non ne capiva molto di senato, aveva comunque visto molti membri. Giulio aveva due sorelle, Giulia maggiore e Giulia minore, una terza figlia fu cacciata perché non si sapeva come chiamarla. La sua famiglia viveva in una modesta casa in un quartiere malfamato e pieno di extracomunitari, in un periodo che vedeva contrapposte le fazioni degli optimates, favorevoli all'aristocrazia e che sostenevano il bisogno di portare le mutande sotto la tonaca, i populares, che erano democratici e dunque sostenevano che tutti, ricchi e poveri, avevano il sacrosanto diritto di sventolare il loro pendaglio al vento e, infine, le divinas che volevano Patty come imperatrice.
Cesare fu educato dal precettore Marco Mazzio Duro, che conobbe il giovane ragazzo molto a fondo, nello stesso modo in cui si conosce qualcuno dopo avergli fatto una rettoscopia, portando il giovane Cesare a camminare storto per buona parte della sua giovinezza. Nonostante le sue origini, Cesare si schierò fin dall'inizio con i populares, poiché gli optimates lo avevano sempre trattato male e non lo avevano mai invitato a prendere un gelato.

File:Benigni vestito da soldato romano.jpg
Pompeo cerca di riallacciare i rapporti con Cesare.

Gioventù

Quando Cesare aveva solo sedici anni, morì il padre Gaio Giulio Cesare il Vecchio, chiamato così perché uscì già settantenne dall'utero della madre. Questa rappresentò una grave perdita per il giovane Giulio, poiché il vecchio era morto senza dirgli dove aveva nascosto il suo gruzzolo di soldi segreto. Arrivato alla veneranda età di diciassette anni dovette pensare a cose serie, come contrarre matrimonio, entrare in politica, trovarsi un'amante.
Per prima cosa ripudiò la sua promessa sposa, Cossuzia, perché aveva un nome di merda e sfigurava sugli inviti nuziali, per sposare Cornelia Zinna Maggiore, e il solo nome spiega il perché della scelta. La ragazza era nipote di un populares e questo contribuì ad arrecargli problemi durante la dittatura di Silla, il quale era avverso ai populares e convinto sostenitore delle divinas, loro avversarie nel saggio canoro di fine anno del senato. Inoltre Silla era ricco da far paura e non poteva permettere che i poveri avanzassero richieste sindacali come salari più alti, pause caffè più frequenti e pause malattia per ogni volta che erano colpiti dalla peste.
Silla cercò, dunque, in tutti i modi di ostacolare l'ascesa di Cesare, fin dalle elezioni per eleggere il capoclasse alle elementari, che riuscì a fargli perdere nonostante studiasse a casa da solo. La situazione si aggravò ulteriormente quando gli fece perdere l'ambito compito di giudice nel celebre concorso di Miss tonaca bagnata, con sua grande delusione visto che quell'anno partecipò persino Poppea la Grande. Inoltre, Silla era avvezzo anche a pratiche di bullismo nei confronti del giovane: lo chiamava Gay Giulio Cesso, gli rubava i soldi del pranzo all'uscita del foro e gli ripeteva che sua madre era talmente populares che tutta Roma la conosceva molto bene.
La situazione precipitò definitivamente dopo che Silla riuscì a concentrare nelle sue mani il potere assoluto, diventando dittatore e unico giudice di Masterchef Roma, perché a questo punto ordinò a Cesare di divorziare da Cornelia, in quanto sua moglie non li vedeva bene insieme. Cesare si rifiutò, in quanto nessuno sapeva fare la carbonara come la moglie, e Silla meditò di ucciderlo.
Dovette però desistere quando tutte le sue sorelle, sua madre, sua moglie, la sua bisnonna e il cugino lo implorarono di non farlo. Fu così che Silla, persuaso e molto confuso, decise di lasciare in vita il giovane marpione. Ciononostante avvertì i sostenitori di Cesare dicendo:

« Ricordatevi che quello che oggi difendete, un giorno creerà problemi. E non solo perché ha messo incinta metá casa, compresi nonna Elderina e il cugino Ubaldo, ma perché in Cesare ci sono tanti Gaio Mario. »
Un'immagine di Cornelia che spiega perché Cesare ci tenesse a non separarsi.

Anche se molti storici hanno ritenuto che in realtà intendesse dire che dentro Cesare c'erano stati molti gai marinai. Cesare, temendo comunque che Silla si arrabbiasse dopo aver scoperto che gli aveva lasciato un regalino sulla scrivania del suo ufficio, lasciò Roma e si rifugiò in Sabina, famosa per le sue donne e per i padri coglioni, quindi la città perfetta per lui.
Poco dopo, poté finalmente partire per la guerra e fu spedito in Asia a raccogliere il riso. Peró insistette per combattere; cosicché, dopo anni in accademia come sacco di addestramento, poté dimostrare le sue doti in battaglia come scudo umano da usare in prima linea. In guerra si distinse per il suo coraggio, nascondendosi sotto i cadaveri dei compagni, poiché era comunque uno dei pochi che non erano scappati dal campo di battaglia imbrattandosi di urina.
Per questo ottenne una medaglia al valore, il che gli consentì di tornare a Roma da vincitore e di aspirare addirittura al Senato, o per lo meno ad un posto al ministero.

Ritorno a Roma e cazzeggio

Tornò a Roma dopo aver ricevuto la notizia della morte di Silla e si presentò al suo funerale distribuendo inviti per il dopo-festa. A quel punto decise però di imbarcarsi per Rodi, visto che i posti per Gallipoli erano tutti occupati, meta dei rampolli delle famiglie nobili dell'epoca vogliosi di studiare la geometria euclidea e in particolare il triangolo al rovescio. Convinto di essersi imbarcato su una nave da crociera, contando di lavorare come animatore turistico, si accorse peró che in giro non c'erano vecchietti intenti a giocare a canasta e allora capí di trovarsi su una nave di pirati, dove ben presto divenne l'equivalente di una bambola gonfiabile.
Durante la permanenza con i pirati, si comportò in modo molto intelligente e scaltro: infatti componeva canzoni d'amore dedicate alla sua lavastoviglie che declamava urlando alla due di notte, quando nelle docce comuni a qualcuno cadeva la saponetta era sempre il primo a piegarsi per raccoglierla e ogni volta che apriva bocca prometteva ai pirati che dopo averlo liberato li avrebbe fatti uccidere tutti. Inoltre, quando gli venne chiesto di pagare venti talenti per la sua libertà, promise di pagarne cinquanta e senza chiedere la fattura, dimostrando un gran talento nel contrattare.
Attraccati nell'isola di Farmacussa, dei suoi amici gli pagarono il riscatto, che Cesare gli disse ammontare a cento talenti fregandosi il resto, e, poco dopo essere stato liberato, assunse il comando di una flotta con la quale in poco tempo catturò i pirati. Come aveva promesso, li uccise crocifiggendoli mentre erano costretti ad ascoltare musica neomelodica, cosicché se non fossero morti subito si sarebbero senza dubbio suicidati. Da ciò si capì che era meglio non rompere le palle a Cesare e nessuno si permise più di offenderlo o di disturbarlo mentre stava mangiando o mentre guardava la partita di coppa.
A quel punto tornò a Roma, dove fu letto questore e, l'anno dopo, fu Miss Italia 52 a.c.. In questo periodo si posizionano due eventi speciali della vita di Cesare. Il primo consiste in un sogno incestuoso, in cui Cesare sognò sua madre che lo sodomizzava con una banana (in sua difesa, non era l'unico a Roma a fare certi sogni su di lei). Piuttosto che preoccuparsi e andare da uno psicologo bravo, Cesare interpretò il sogno come un presagio di imminente dominio sul mondo e come un segno che doveva assumere piú potassio. Il secondo si ebbe quando, di fronte ad una statua di Alessandro Magno, Cesare scoppiò a piangere urlando che Alessandro alla sua età aveva già conquistato mezzo mondo, mentre lui doveva ancora dare l'esame di diritto romano. Inoltre, molti sostengono che la vista delle dimensioni del membro della statua lo deprimettero ancora di più.

La battaglia di Farsalo in tutta la sua crudezza.

Nel 65 a.c. Cesare aveva ormai acquistato grande prestigio tra la popolazione, finanziando una squadra di gladiatori per gli Hunger Games dell'epoca; ma la vera svolta si ebbe quando venne nominato pontefice massimo di ottavo livello, pagando una pesante somma e regalando una cesta di meloni a Licinio Crasso e, per di piú, offrendo prestazioni sessuali al resto della commissione, per poi scoprire che non era necessario e sarebbe bastato chiederglielo dicendo per favore.

Il triumvirato

Eletto pretore e diventato ancora più fico, Cesare dovette affrontare la morte di Cornelia, che riuscì a superare con grande difficoltà sposando due giorni dopo Poppea, la nipote di Silla, cosicché non solo lo aveva fottuto da vivo, ma alla fine si scopava anche la nipote. Il matrimonio non durò a lungo, in quanto Cesare scoprì Publio Clodio Porco, introdottosi a casa sua travestito da ancella, che ci provava con la moglie. Molto offeso dal fatto che non ci avesse provato con lui, ripudiò Poppea e si promise che non avrebbe più amato nessuno, dopo la delusione che gli aveva dato Clodio.
Dopo aver ampliato i confini romani nella Spagna Ulteriore, che da allora fu ancora più ulteriore, gli vennero offerti il trionfo militare, un attestato di partecipazione, dei buoni regalo e cento punti esperienza, che però dovette rifiutare per entrare a Roma e diventare console; questo per colpa di quel vecchio rompipalle di Catone Uticense, che non vedeva di buon occhio un pazzo assetato di potere con un esercito a marciare su Roma.
Fu allora che Cesare capì che i tempi erano maturi e strinse un alleanza con i due più influenti personaggi dell'epoca. Riunitisi all'osteria del senato, per non dover pagare, stipularono il cosiddetto primo triumvirato, chiamato così perché stipulato da tre senza palle, l'accordo per spartirsi il potere e per decidere a chi sarebbe toccata l'ultima fetta di pizza. Egli lo strinse con Gneo Marameo Pompeo, che doveva il suo nome al fatto di avere le mani piene di calli pur non avendo mai lavorato in vita sua, e Marco Intestino Crasso, che passava lì per caso ed era convinto che stessero giocando a Risiko.
Crasso era l'uomo più ricco di Roma, Pompeo il più onorato militarmente e insieme avrebbero potuto tranquillamente pilotare la politica romana e la Serie A. Cesare rispetto a loro non era nessuno, ma fu lui a rappacificarli dopo una violenta lite su chi aveva il pene più lungo, e sfruttò i suoi due potenti amici per portare avanti la sua politica. Col loro appoggio, fece passare una legge con la quale venivano redistribuiti gli appezzamenti di terreno ai piú sfortunati, tra cui i veterani, i poveri e i laureati in lettere, ottenendo così l'appoggio dell'intera popolazione.
Nel qualcosa a.c. venne inviato nelle province della Gallia Cisalpina e della Gallinia Transalpina per l'operazione Duratura Libertas (Enduring Freedom, in antico druidico) allo scopo di spodestare Vercingeporridge, capo dei Galli, accusato di possedere armi di distruzione di massa nel suo pollaio. Inoltre, da questa impresa Cesare trasse ispirazione per il suo primo best seller De bello gallico, che, in base alla traduzione, può essere un libro di viaggi sulle bellezze della Gallia (Il bello della Gallia) o un libro di cucina (Il bello di cucinare i galli).
Dunque, da qui cominciò le sue memorabili campagne militari, che lo portarono fino in Tedeschia, in Britannia, in Mezzo Oriente e, dove nessuno aveva mai osato prima, nel quartiere Magliana; in poche parole dovunque ci fossero poveri innocenti da uccidere. In questi anni Cesare accumulò un successo dopo l'altro, fino a diventare il personaggio di spicco della politica e della televisione romana, il che lo portò a scontrarsi con i senatori e con vari ospiti dei talk show, oltre a dover combattere con le emorroidi, a furia di stare a cavallo.

La guerra civile e la dittatura

Concluse le campagne, Cesare cercò nuovamente di rientrare a Roma, ma il senato si rese conto che sarebbe stato troppo pericoloso: l'esercito di Cesare era troppo grande e il buffet non aveva abbastanza tartine. Per questo e si affidò all'appoggio di Pompeo, che era l'unico idiota disposto a farlo, pur di non dover stare a casa con quella rompipalle della moglie. Nel frattempo, Cesare chiedeva senza successo al senato di entrare a Roma con l'esercito, dandogli la sua parola di giovane marmotta che non li avrebbe trucidati.
I senatori invece proibirono a Cesare di superare l'uscita del casello Rubicone Sud. Allora Cesare, in segno di sfida e di bastardaggine, superò con le sue truppe il fiume, che segnava il confine del territorio romano, con grande dispiacere del suo esercito, che non vedeva acqua da mesi ed era stanco di lavarsi con l'urina di cavallo. Nel farlo Cesare pronunció la famosa frase: "Alea iacta est", che tradotto suona più meno:

« E mo'so cazzi vostri! »
"Vai al pigiama party del senato" hanno detto, "ti divertirai" hanno detto...

Inoltre si dice che mentre attraversava il fiume domandasse al cuoco:

Cesare : Che si mangia oggi?
Cuoco : Oggi brodino di dado, o Cesare!
Cesare : Ma fa schifo!
Cuoco : Oramai il dado è tratto, sennò vattene in trattoria che ti trattano meglio! Ma guarda questo come mi tratta.

Il cuoco fu condannato a morte da Cesare per indisponenza, tramite fucilazione.
Pompeo avrebbe dovuto combatterlo, ma erano anni che non si prendeva un po' di ferie e il quel momento si diede irreperibile. Dopo una veloce marcia dal Nord verso il Sud della penisola, facilitata dal fatto di essere in discesa, Cesare entrò a Roma e instaurò una dittatura. Allarmato, Pompeo raggiunse l'esercito ancora in canotta e ciabattine da mare, ma ormai era troppo tardi. Lo scontro si ebbe nella battaglia di Farsalo dove Cesare, secondo il gergo militare, prese a calci in culo Pompeo e il suo esercito. Pompeo fuggì in Egitto, ma lì fu ucciso da uno che aveva provato a superare al casello, per la fretta. Catone, alla notizia della sconfitta, si suicidò bevendo una bottiglia di Fanta calda e sfiatata. Cicerone non si suicidò, ma lasciò la politica e lanciò una linea di profumi e abbigliamento.
Nel 47 assunse il titolo di dictator che, di fatto, concentrava nelle sue mani tutto il potere, promettendo però di assumere il controllo solo nei casi di emergenza. Peccato che fosse proprio Cesare a decidere quali fossero le emergenze, cosicché se un gatto rimaneva incastrato su un albero o se veniva previsto caldo record per l'estate, veniva proclamato lo stato di allarme e Cesare tornava sul trono.

- Cesare: “Com'è la situazione là fuori?”
- Servo: “Tutto tranquillo.”
- Cesare: “Tutto tutto? Non c'è proprio niente che non va?”
- Servo: “No niente.”
- Cesare: “Ma dai qualcosa ci deve essere! Una vecchietta che deve attraversare la strada, una bambina a cui è caduto il gelato...”
- Servo: “No è tutto perfetto signore.”
- Cesare: “Ma da quando questa città è così perfetta? Prima c'erano tanti bei crimini, ti ammazzavano appena uscivi di casa e adesso... Dove andremo a finire?”
- Servo: “ Peccato solo che fuori sia un po'umido.”
- Cesare: “Oh mio Giove! Cosa aspettavi a dirmelo? Sciogli il senato! Siamo in stato di emergenza!”

Tenne comunque in vita in senato come un simpatico giocattolo, divertendosi a guardare e a lanciare noccioline ai senatori mentre questi discutevano, come se contassero qualcosa. Non ebbe rancore contro i suoi avversari sconfitti, come dimostrò condannandoli a morte per impalata anale; o almeno quelli che rimanevano, visto che la maggior parte o era scappata o si era nascosta sotto il letto.
Seppe come farsi amare dal popolo, elargendo denaro e organizzando giochi circensi, per lo più consistenti in emozionanti sfide di ex senatori contro leoni e tigri (per rendere lo scontro più equo ai senatori venivano legate le mani dietro la schiena). Fece erigere statue raffiguranti lui che sconfigge Pompeo, che scioglie i senatori nell'acido e che vince la finale di Champions.
Egli, infatti, cercava sempre di accontentare il popolo in ogni modo, tranne una volta: un giorno, mentre Cesare attraversava Roma sulla sua biga d'oro, un tribuno balbuziente gli chiedesse: "Cesare, il popolo chiede sesterzi"; e Cesare rispose: "No, vado dritto". Proseguì con le sue campagne militari, vincendo le battaglie di Tapso, Munda e Waterloo. In più era talmente megalomane che face rifare la battaglia Zama e la rivinse. Si spinse in Asia, dove però le suo conquiste furono bloccate dal popolo più fancazzista dell'epoca: i Party, il che bloccò le importazioni di riso e di tavoli da ping-pong.
Inoltre riorganizzò completamente l'amministrazione, l'economia e le legge romana. Ma si tratta di cose troppo noiose per parlarne qui e si correrebbe il rischio che il lettore chiuda la finestra per cominciare a smanettarsi su Youporn.

Il periodo in Egitto

Dopo tutto questo casino, Cesare si prese una vacanza in Egitto, dove intrattenne rapporti di Cleopatra, la regina ninfomane. Cleopatra infatti, regina d'Egitto, aveva una strana passione per serpenti, capitoni, mazze da baseball, pali telegrafici, e tutto ciò che aveva forma tubolare. Fu lietissima che in Egitto vi fossero tanti legionari "arrapati" (ossia, dal latino, desiderosi di mangiare rape) e trattenne Cesare in Egitto per tutto il tempo necessario a ripassarseli tutti, compresi cavalli, cavalieri, elefanti e cammelli catturati ai nemici.
Per la verità Cesare era innamorato di Frucione, un numida al servizio di Cleopatra, ma, per l'occhio del pubblico, finse di essersi innamorato di Cleopatra.

Congiura e uccisione

Una statua raffigurante Cesare negli ultimi istanti di vita.

Cesare nominò console sé stesso e Marco Antonio e designó come assistente il suo cane Dudú. Invece Bruto e Cassio vennero impegnati nel suo gabinetto imperiale, nel senso che dovevano pulire i cessi di casa.
Forse per questo Bruto inizió a nutrire risentimento nei confronti del padre adottivo. In realtá non aveva mai amato Cesare, fin da quando lo aveva preso al negozio di animali quando aveva ormai quarant'anni, anche perché piuttosto che dargli un nome normale, gli aveva affibiato un nome da personaggio dei cartoni animati.
Allo stesso tempo Cassio era rimasto molto deluso da Cesare per non averlo portato con sé in Egitto per il puttan-tour di fine guerra civile. Allora galvanizzò il senato e lo aizzò contro Cesare. A questo punto le attenzioni di tutti puntarono verso Bruto, amante della repubblica e aderente alla filosofia dello stoicismo e alla pratica del bastardismo.
Secondo la tradizione Cesare ebbe molti segni premonitori della sua imminente fine.
In quei giorni molti uccelli volavano attorno al foro cagando sempre addosso a Cesare, i cavalli dell'imperatore scoppiarono a piangere, anche perché li faceva pascolare in un campo di cipolle, e ogni indovino, mago, svitato e anche qualche lavavetri dell'impero avvertiva che Cesare sarebbe stato ucciso. Alcuni andarono direttamente da Cesare per avvisarlo del pericolo, ma lui li liquidò credendo che fossero testimoni di geova.
Nello stesso periodo fu scoperta un'antica tomba etrusca, che fece slittare di nuovo i lavori per l'ampliamento della metro, su cui c'era scritto che l'imperatore sarebbe stato ucciso, ma probabilmente Cesare sperava che la profezia parlasse di Adriano.
Persino la moglie, che solitamente se ne fregava altamente di quello che faceva il marito purché continuasse a portare i soldi a casa, venne colta da un brutto presentimento. Infatti, la sera prima aveva fatto uno strano sogno, in cui tutti i legionari facevano il "trenino" mentre Cesare era la "locomotiva". Raccontò il sogno a Cesare supplicandolo di non andare in Senato; ma il marito, indignato, replicò che lui era sempre alla testa dei legionari, soprattutto nel "trenino".

- Moglie di Cesare: “Cesare, attento alle idi di Marzo!”
- Cesare: “Ma siamo ancora a gennaio.”
- Moglie: “Vabbè tu stai comunque attento.”
- Cesare: “La solita rompipalle.”
- Moglie: “E parla un po' con Bruto, lo vedo strano. E poi sta sempre in camera a bisbigliare con quel suo amico, Cassio.”
- Cesare: “Ma lasciali masturbare in pace.”

Avrebbe dovuto insospettirlo anche l'atteggiamento di Bruto, poiché in quei giorni non faceva altro che sfogliare riviste di bare, aveva prenotato un nuovo set di coltelli stranamente dello stesso numero di quanti erani i senatori e non smetteva mai di chiedergli se preferiva essere seppellito al sole o all'ombra.
Dopo tutti questi indizi fu un po' da stronzi presentarsi, ma ancora più stronzo è il fatto che di tutti i senatori assenteisti di oggi nessuno venga pugnalato.
Arrivato in senato, si sedette al suo seggio fatto di ossa di nobili, quando i senatori lo attorniarono con la scusa di volergli chiedere l'autografo. Mentre un senatore teneva occupato Marco Antonio fuori parlando di fica, per evitare che prestasse soccorso o che chiamasse il CXVIII, i senatori si scagliarono contro Cesare inferendogli pugnalate. Cesare tentò di resistere, ma quando vide che persino suo figlio, a cui giusto il giorno prima aveva comprato la biga nuova di zecca, era tra i congiurati, si arrese e si accasciò a terra, pestando una cacca. Scoprire che il suo stesso figlio lo aveva tradito fu per Cesare una vera pugnalata alle spalle, che andò ad aggiungersi alle altre trentasette.
Pare, inoltre, che Cesare morì esattamente ai piedi della statua di Pompeo, cosicché morì come aveva vissuto: in ginocchio ai piedi di un bel maschione.

Curiosità

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  • Si dice che nessuna delle pugnalate inferte a Cesare fu mortale, infatti lui morì di infarto appena si accorse di essere uscito di casa lasciando l'arrosto nel forno acceso.
  • Bruto scrisse una sceneggiatura per un film basato sulla sua vita "Come ammazzare il padre e vivere felici", che non ebbe il successo sperato poiché all'epoca il cinema non esisteva.
  • Si dice che Cesare abbia inventato il parto cesareo quando uscì dal ventre materno tagliando in due la madre con una spada.

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