Battaglia di Magenta: differenze tra le versioni

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{{Coord|45|22|2|N|10|33|59|E|type:landmark|region:IT|display=title}}
{{Torna a|Seconda guerra di indipendenza}}
{{Conflitto
{{Conflitto
|nome del conflitto=Battaglia di Magenta
|nome del conflitto = Battaglia di corso Magenta
|parte_di = parte della Seconda guerra di indipendenza <del>padana</del> italiana
|immagine=[[Immagine:Batmagenta.jpg|300 px]]|
|immagine = [[File:Fallout3 battaglia.jpg|280px]]
didascalia=La battaglia in una mappa militare del 1859|
|didascalia = ''Due soldati in lotta, ritratto del 1859''
parte_di=della [[Seconda guerra di indipendenza]]|
data=[[4 giugno]] [[1859]]|
|inizio = [[4 giugno]] [[1859]]
|fine = Qualche ora dopo, quando la [[mamma]] di [[Napoleone III]] lo richiama a casa perché era la giornata del [[bagno]]
luogo=[[Magenta]], ([[provincia di Milano|Milano]])|
|luogo = [[Milano]]
esito=vittoria franco-sabauda|
|esito = Vittoria di [[Piemonte]] e [[Francia]], che rubano tutte le biglie all'[[Austria]]
schieramento1=[[Immagine:Flag of France.svg|25px]] [[Secondo Impero francese|Impero francese]] <br/> [[Immagine:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|25px]] [[Regno di Sardegna]]|
|casus = Si annoiavano
schieramento2=[[Immagine:Flag of the Habsburg Monarchy.svg|25px]] [[Impero austriaco]]|
|mutamenti_territoriali = Annessione della Longobardia all'Italia
comandante1=[[Immagine:Flag of France.svg|25px]] [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]]<br/> [[Immagine:Flag of Italy (1861-1946) crowned.svg|25px]] [[Vittorio Emanuele II d'Italia|Vittorio Emanuele II]]|
|schieramento1 = [[File:Austria bandiera.png|30px]] [[Impero Austriaco]]
comandante2=[[Immagine:Flag of the Habsburg Monarchy.svg|25px]] [[Ferencz Gyulai]]|
|schieramento2 = [[File:Bandiera arcobaleno della pace.jpg|30px]][[Francia]]<br/><br/>[[File:Bandiera Italia con pizza.png|30px]][[Piemonte]] <br/><small>(passava di lì per caso)</small>
effettivi1=47.517|
|comandante1 = [[Tu]] e [[tua madre]]<br/>[[Stephen King]]
effettivi2=55.792|
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perdite1=657 morti<br/>3.223 feriti<br/>655 catturati o dispersi|
|armata1 = Esercito dei criceti spaziali
perdite2=1.368 morti <br/>4.358 feriti <br/>4.500 catturati o dispersi|
|armata2 = Quattro cavalli con la <br/>[[scabbia]], due [[Pecora|pecore]] <br/>corazzate e [[Lady Gaga]]
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}}
{{Campagnabox Seconda guerra di indipendenza italiana}}
La '''battaglia di Magenta''' è un episodio della [[seconda guerra di indipendenza italiana]]. Fu combattuta il [[4 giugno]] [[1859]] a [[Magenta (Italia)|Magenta]], fra 55.792 [[Impero Austro-Ungarico|austriaci]] e 47.517 [[Francia|franco]]-[[Regno di Sardegna|piemontesi]].


{{citazione|Sì, allora... la battaglia di Magenta... fu un'epica battaglia... che sì, ehm, si combatté a Magenta, in Europa appunto... e vide contrapporsi due eserciti nemici.|[[Studente]] poco studiante}}
==La battaglia==
===L'antefatto===
Nel luglio [[1858]] [[Camillo Benso Conte di Cavour|Cavour]] incontra segretamente [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] a [[Plombières-les-Bains]]: secondo gli accordi stipulati, la [[Francia]] aiuterà il [[Piemonte]] in caso di attacco austriaco e, a guerra vinta, l'Italia dovrà essere divisa in tre regni organizzati in una confederazione sotto la presidenza onoraria del [[Papa]] (progetto poi non attuato). La cessione di [[Nizza]] e della [[Savoia (dipartimento francese)|Savoia]] sarà il prezzo territoriale dell'aiuto francese. Il [[10 dicembre]] Francia e Piemonte stringono un formale trattato d'alleanza.


{{citazione|Dov'è Magenta? Accanto a Cyano|[[Pino La Lavatrice]] su Magenta}}
===I preparativi e le prime fasi della battaglia===
Il [[10 gennaio]] [[1859]] [[Vittorio Emanuele II]], nel discorso di apertura del parlamento piemontese (il cui testo viene concordato da Cavour e Napoleone III), afferma: {{quote|...Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'italia si leva verso di Noi...|Vittorio Emanuele II}} Le eco sono immense in tutta la penisola: i lombardi manifestano il loro entusiasmo, mentre i volontari passano il [[Ticino]] per unirsi ai piemontesi. Il [[23 aprile]] l'[[Austria]] invia un ultimatum al Piemonte intimandone il disarmo entro tre giorni: è l'occasione pazientemente attesa da Cavour per iniziare la guerra.


Scaduto il tempo previsto, gli austriaci invadono il Piemonte con l'intenzione di sconfiggere l'esercito sabaudo prima dell'arrivo dell'alleato francese. I piemontesi ostacolano l'avanzata del maresciallo [[Ferencz Gyulaj]] allagando le risaie della [[Lomellina]] e del vercellese; i francesi, attraverso il [[colle del Moncenisio]] e da [[Genova]] raggiungono rapidamente il campo di battaglia. Il [[20 maggio]] gli austriaci sono battuti a [[Battaglia di Montebello|Montebello]].
[[Immagine:Targacasagiacobbe.jpg|thumb|left|La targa commemorativa della battaglia sulla facciata di Casa Giacobbe. Si notino i fori di proiettile.]]
Mentre Gyulaj attende con il grosso delle truppe intorno a [[Piacenza]], Napoleone III lo trae in inganno oltrepassando il [[Po]] a [[Casale Monferrato]] e spostando velocemente l'armata francese dalla zona di [[Alessandria]] a quella di [[Novara]] per puntare verso [[Milano]]. Solo dopo le sconfitte subite il 30 e il [[31 maggio]] a [[Vinzaglio]] e a [[Palestro]], il comando austroungarico si accorge del tranello e ordina che il grosso dell'esercito sia spostato, attraverso [[Vigevano]] e [[Abbiategrasso]], dalla Lomellina a Magenta. Gli austriaci retrocedono stabilendo così una linea difensiva tra il [[Naviglio Grande]] ed il [[Ticino]]; facendo saltare il grande ponte napoleonico di [[Boffalora sopra Ticino]], tra Magenta e [[Trecate]], che però resiste ed in parte rimane transitabile.


{{citazione|Questa è la battaglia di Magenta, tutti insieme i prodi cavalier!|Selvaggio grido di battaglia dell'esercito [[sabaudo]]}}
La notte tra il 2 ed il [[3 giugno]] il [[genio militare|genio]] francese, protetto dall'[[artiglieria]], getta un ponte di barche di 180 metri di fronte a [[Turbigo]]: inizia così il passaggio del II Corpo d'armata che sostiene i primi scontri a Turbigo e [[Robecchetto con Induno|Robecchetto]]. La mattina del 4 il generale [[Patrice de Mac-Mahon|Mac Mahon]] divide le sue truppe in due colonne dirigendo la Seconda Divisione guidata dal generale [[Charles Marie Espinasse|Espinasse]] verso [[Marcallo con Casone]] e la Prima Divisione di De La Moutterouge verso [[Boffalora sopra Ticino]]. Intanto le truppe austroungariche tardano ad arrivare ed il generale austriaco [[Eduard Clam-Gallas|Clam-Gallas]] dispone le sue forze a triangolo con i vertici a Magenta, Marcallo e Boffalora.
[[Immagine:Bersaglieri Magenta UI.jpg|thumb|right|Bersaglieri alla battaglia di Magenta.]]
Non appena [[Napoleone III]] sente tuonare il cannone, dal suo osservatorio nella torre di San Martino di [[Trecate]], convinto che l'attacco di Mac Mahon sia in atto, ordina alle truppe in attesa presso il Ticino di muoversi verso i ponti del Naviglio di Boffalora, Ponte Vecchio e Ponte Nuovo. Gli austriaci fanno saltare i primi due; il ponte della dogana con quello della ferrovia, poco più a valle, rimangono così l'unico passaggio per raggiungere la sponda sinistra del canale. Ma Mac Mahon è fermo in attesa di coordinare i movimenti delle sue colonne e il III° Corpo d'Armata francese tarda a giungere da [[Novara]] sul campo di battaglia.


{{citazione|L'inizio della fine.|[[Lega Nord|Leghista]] sulla battaglia di Magenta}}
Comincia, intanto, ad arrivare da [[Abbiategrasso]] il grosso delle truppe austriache il cui ingresso in linea rende la situazione critica per i francesi a tal punto che a [[Vienna]] viene inviato un telegramma che annuncia una schiacciante vittoria. Dopo accaniti combattimenti dall'esito incerto i francesi riescono a passare sul Ponte Nuovo solo quando gli austriaci, minacciati sul fianco destro da Mac Mahon, che ha risposto all'attacco a Boffalora, si ritirano attestandosi a Magenta. Nei combattimenti cade il generale francese [[Gustave Cler|Cler]].
La '''battaglia di Magenta''' fu un episodio della [[Seconda guerra di indipendenza|seconda guerra di indipendenza italiana]]. Fu combattuta il [[4 giugno]] [[1859]] a [[Milano]], in Corso Magenta, più precisamente tra il [[McDonald's]] e il negozio di [[Dolce&Gabbana]]. La sanguinosa battaglia vide fronteggiarsi gli [[Esercito|eserciti]] austriaci e franco-piemontesi e terminò con la gloriosa entrata in Milano di [[Vittorio Emanuele II]] e [[Napoleone III]], i quali, con le loro armate al seguito, andarono infine a "[[canna|prendersi un gelato]]" a [[parco Sempione]].

==Antefatto==
Dopo la sconfitta di [[Novara]] e l'abdicazione di [[Carlo Alberto di Savoia]] in favore del figlio [[Vittorio Emanuele II|Corso Vittorio Emanuele]], il [[Casa Savoia|regno di Sardegna]] si trovava ad un punto di svolta. Da una parte potevano scegliere di far finta di niente, lasciar perdere l'unificazione [[Italia|italiana]] e riprendere a giocare a tressette col morto assieme a [[Francia]] e [[Svervegia]], mentre dall'altra potevano proseguire nei piani di unificazione nazionale. Si scelse infine la seconda, ma non tanto per patriottismo, quanto più perché nel [[1850]] non avevano ancora inventato la PSP e quindi ci si annoiava a [[morte]].

[[Cavour|Camillo Benso conte di Cavour]] tenne un magnifico discorso al [[Parlamento]] in cui esortava la nascente [[Italia]] alle armi. Dieci minuti di applausi lo salutarono, una volta finito di parlare, e venne anche candidato a cinque premi [[Oscar]].

{{quote|Noi dovevamo rinunziare a chinare il capo dinnanzi a un fato avverso dopo i fatti di Novara, e prepararci a dar battaglia. Non vi è grande rivoluzione che possa compiersi nell'ordine materiale, se prima non si è compiuta nell'ordine delle idee. Ed è per questo, colleghi deputati, che io, sua Maestà Serenissima, e il generale [[Garibaldi]], abbiamo deciso di giocare per un po' su [[Gears of War]], studiare un po' di tattiche e poi metterlo in [[culo]] agli [[Austria|Austriaci]].}}

Subito pronta la risposta dei parlamentari, completamente persuasi da quel magnifico discorso, tanto addirittura da tirare fuori [[quella bottiglia là]]:

{{quote|Sii, bravoooo! Vai, fagli il culo! Armiamoci e partite!}}

Cavour, quindi, fece seguire alle parole i fatti. Nel luglio del [[1855]] si incontrò con Napoleone III a [[Parigi]] per perorare la causa piemontese, ma l'imperatore francese gli rispose picche, sostenendo che un intervento militare sarebbe stato troppo gravoso per le finanze dello stato, e inoltre doveva rimanere a casa a guardare l'ultima puntata di ''[[Desperate Housewives]]'', poiché il Regio [[Videoregistratore]] si era rotto e in tutta Francia non si trovava un [[elettricista]] disponibile. Ma Camillo Benso, conte di [[Eccetera|eccetera eccetera]] non si perse d'animo e chiese un consiglio politico a uno dei grandi vecchi della politica sabauda, il senatore [[Giulio Andreotti]]<ref>Andreotti frequentava il Parlamento piemontese già dagli albori della [[Casa Savoia|dinastia sabauda]], era stato otto volte [[Presidente del Consiglio]], sei volte [[Presidente del Senato]], due volte imperatore, tre volte re di Sardegna e, si diceva, anche svariate volte [[Papa]]</ref>. I due si incontrarono in una notte di plenilunio nel [[Inferno|luogo di residenza di Andreotti]] e, al termine dell'incontro, Cavour se ne uscì con la soluzone a tutti i suoi problemi. Nessuno, invece, vide più le tredici [[Verginità|vergini]] che l'avevano accompagnato alla dimora del Senatore.

Il discorso tra i due, recuperato grazie a un'[[intercettazione]] ambientale ad opera di [[Patrizia D'Addario]] e in seguito pubblicata su [[La Repubblica|Repubblica]]<ref>Ovviamente, esistono buone possibilità che sia tutto una [[palla]]. Per dire, possibilità buone tante quante ne abbia [[Bill Kaulitz|un diciottenne androgino dalla dubbia identità sessuale]] di far salire l'ormone a una tredicenne.</ref> si è svolto più o meno come segue:

{{dialogo2|Andreotti|E va bene, va bene, conte, [[Vampiro|il suo dono mi ha soddisfatto]], parli pure.|Cavour|Eccellenza, io...}}{{dialogo2|Andreotti|Sì, in pratica lei vuole... ecco, [[Vaselina|ungere bene gli ingranaggi]] con Napoleone.|Cavour|Esatto, Eccellenza.}}{{dialogo2|Andreotti|Oh, con questi formalismi. Mi chiami semplicemente [[Modestia|Vostra Luminosa Magnificenza]]}}{{dialogo2|Cavour|Come desidera, Vostra Luminosa Magnificenza. E per quanto riguarda l'Imperatore?|Andreotti|Eh, l'Imperatore... Sa, Camillo, io ho certe [[Mafia|conoscenze]], potrei incaricarmi io stesso di far da tramite con la Francia.}}{{dialogo2|Cavour|Non le chiederei mai tanto, Vostra Luminosa Magnificenza.|Andreotti|Ecco, appunto. Sa com'è, alla mia veneranda età non ci si può più sballottare tanto... Ma lei ha provato a far leva su [[Pedofilia|altri interessi]] di Napoleone?}}{{dialogo2|Cavour|Non sono certo di capire...|Andreotti|Ma sì, [[c'è]] quella vostra cugina... come si chiama, la contessa di Castiglione. Ecco, lei potrebbe essere la persona giusta per convincere l'Imperatore a perorare la causa Piemontese.}}{{dialogo2|Cavour|Ma, Eccel... Vostra Luminosa Magnificenza! Tutto ciò è inaudito.|Andreotti|Non faccia il [[niubbo]], Camillo, è così che si fa [[politica]], oramai...}}{{dialogo2|Cavour|Mi rifiuto di pensare ad un'[[Italia]] in cui il potere finisca in mano a una persona che non esiti a servirsi di [[Sesso|rapporti libidinosi]] con [[Puttana|donne di malaffare]] come strumento politico. Nella mia Italia questo non accadrà mai!|Andreotti|Sì, sì, come vuole, Camillo, io quello che dovevo dire l'ho detto. Poi lei faccia come le pare. Ora mi scusi, ma sta sorgendo l'[[alba]], devo ritirarmi nella mia bara. Il mio [[Lurch|maggiordomo]] la accompagnerà all'uscita.}}
[[File:Vittorio Emanuele II-1.jpg|thumb|right|250px|[[Vittorio Emanuele II]]. Si dice che gli austriaci avessero un piano top secret per incarcerarlo e scoprire il segreto dei suoi bei [[Baffi|baffoni]] a manubrio.]]
Nonostante la contrarietà iniziale, infine Cavour cedette al diabolico piano ordito dal Senatore e fece partire sua [[Cugino|cugina]] Virginia, meglio nota come la [[contessa di Castiglione]], famosa in tutta [[Savoia]] per la sua abilità di tenere in bocca quattro [[mela|mele]] per volta, alla volta della corte di Napoleone III. Esattamente tre ore dopo, l'imperatore francese acconsentì a trattare con l'Italia.

==Gli accordi di Plombières==
Grazie agli [[Sesso anale|sforzi]] della contessa di Castiglione, Cavour e Napoleone III poterono finalmente incontrarsi nel ridente paesino di Plombières-les-Bains, per discutere degli accordi di guerra contro l'Austria, ma soprattutto perché la locale [[pasticceria]] preparava un [[tiramisù]] da leccarsi i [[baffi]].

Quello che emerse dall'incontro durato due giorni - oltre al fatto che Cavour riusciva a ingoiare due teglie di tiramisù senza quasi prendere fiato - fu un accordo in tre punti che sancisce quanto segue:
#La Francia accettava di sostenere la causa Italiana contro l'Austria solo se fosse stata l'Austria ad attaccare per prima.
#La Francia avrebbe aiutato l'Italia, ma solo se l'Italia le avesse lasciato vincere gli Europei di [[calcio]].
#L'italia si impegnava a non prendere più per il [[culo]] i francesi perché non usavano il [[bidet]].<ref>Su questo punto controverso vi fu un'accesa battaglia durata ben sette minuti. L'Italia, peraltro, non lo rispetterà mai.</ref>

Informato dell'accordo, Vittorio Emanuele disse di non essere per nulla soddisfatto, dichiarando: ''"Non sono per nulla soddisfatto"''. Ma, piccole polemiche a parte, i presupposti per la guerra c'erano tutti, e all'Italia non rimaneva che entrare in azione.

==La trappola==
Cavour sapeva che, per avere al suo fianco la Francia nella guerra contro l'Austria, avrebbe dovuto attendere che gli austriaci attaccassero per primi. Si trattò quindi di usare un po' d'ingegno. Nel febbraio del [[1859]] Cavour convocò in gran segreto a palazzo [[Giuseppe Garibaldi]]. Per dire, l'incontro fu talmente segreto che Cavour stesso non ne sapeva niente, e Garibaldi dovette attendere in anticamera per quattro lunghe ore. Una volta incontratisi, a Garibaldi furono affidati due incarichi di capitale importanza: formare una milizia di giovani lombardi e iniziare a diffondere pettegolezzi e malignità sull'imperatore austriaco.

Garibaldi tenne fede ai suoi impegni e, pochi mesi dopo, [[Francesco Giuseppe I]], imperatore austriaco, fu sconcertato nel leggere sul blog di [[Gossip Girl]] un'indiscrezione secondo cui sarebbe stato visto ad un festino di [[Flavio Briatore]] mentre [[Pippare gatti|pippava]] in compagnia di [[Adriano Leite Ribeiro|Adriano]] sulla schiena di [[Daniela Santanché]].

La risposta di Francesco Giuseppe all'affronto arrivò secca e decisa, tanto da suonare come un vero e proprio [[ultimatum]].

{{Quote|Non sono mai stato a quel festino, quelle foto devono essere un lavoro di [[Photoshop]]. E poi non pipperei mai dalla schiena di Danielona, perché ha i pori dilatati e la [[cocaina|coca]] ci finisce tutta dentro. Quindi mi appello al garante della [[privacy]] affinché queste oltraggiose calunnie sul mio conto cessino con effetto immediato, cribbio!}}

Ma Cavour non demordette e rispose con fermezza:

{{quote|Mi spiace per lei, ma non conosco alcun Signor Fotosciop, o come diamine si chiami: ritiri le sue calunnie e dimostri la sua innocenza coi fatti!}}

All'Austria dunque non rimase che dispiegare le truppe e prepararsi all'attacco.

==La battaglia==
La battaglia vera e propria si combatté il giorno [[4 giugno]] [[1859]]. Quando le truppe austro-ungheresi si trovarono per la prima volta di fronte il temibile esercito sabaudo, furono presi da un misto di stupore e riverenza. Il generale asburgico [[Nomi che nessuno vorrebbe mai avere|Ferencz Gyulai]] scrisse di tale evento nel suo [[diario segreto]]:


{{quote|Vi erano capre ovunque. E pecore. E anche qualche mucca. Ci si parava davanti la più grande armata animale della storia bellica europea. Mi parve di scorgere anche, tra ovini e bovini, qualche soldato Italico. I nostri due eserciti, l'un contro l'altro armati, erano pronti alla pugna il cui esito era tutt'altro che scontato. Solo una cosa era chiara: con tutta quella carne, alla fine, avremmo fatto una [[grigliata]] della [[Madonna]].}}
===L'ultimo attacco===
[[Immagine:Bataille de Magenta.jpg|thumb|Battaglia di Magenta - assalto alla Casa Giacobbe]]
La battaglia divampa anche attorno alla stazione ferroviaria di Magenta; gli austriaci si ritirano nelle abitazioni civili sperando di difendere il territorio metro a metro. Il generale Espinasse viene colpito nei pressi di Casa Giacobbe, ma la sua colonna e quella di Mac Mahon, con una manovra "a tenaglia", attaccano il nemico trincerato nella cittadina. Verso sera i bersaglieri della Divisione del generale [[Manfredo Fanti|Fanti]] giungono a coprire il lato sinistro degli alleati. Gyulaj decide di optare per la ritirata momentanea meditando su un contrattacco che non avverrà. Alla sera del [[4 giugno]], dopo la vittoriosa battaglia, l'imperatore [[Napoleone III]] nomina Mac Mahon [[Maresciallo di Francia]] e Duca di Magenta. L'[[8 giugno]] gli alleati con [[Vittorio Emanuele II]] e l'imperatore francese entrano vincitori in Milano, sfilando sotto l'Arco della Pace in corso Sempione.


===Cronologia della battaglia===
<gallery>
[[File:Piani battaglia.jpg|thumb|center|650px|I piani originali della battaglia in un disegno autografo di Cavour. Secondo molti storici si tratterebbe tuttavia di un falso. A dimostrazione di questa tesi c'è il fatto che la mappa è stata disegnata con [[Paint]].]]
Image:Battagliamagenta.antefatto.gif|Antefatto e disposizione delle truppe prima della Battaglia di Magenta
*'''Ore 8:00''' Cavour va a svegliare Napoleone III portandogli la colazione a letto. Napoleone risponde: ''"Non voglio andare a [[scuola]], posso dormire ancora cinque minuti?"''
Image:Battagliamagenta.5.gif|Ingresso delle truppe francesi a Magenta
*'''Ore 8:05''' Cavour torna a svegliare Napoleone, che lo scaccia con una manata e si gira dall'altra parte.
</gallery>
*'''Ore 8:15''' Vittorio Emanuele II comincia a pettinarsi i baffi.
*'''Ore 8:30''' Gli austriaci si preparano un'abbondante colazione a base di [[crauti]] e salsicciotti.
*'''Ore 8:45''' Vittorio Emanuele II si sta ancora pettinando i baffi.
*'''Ore 9.30''' Ancora...
*'''Ore 9.45''' Vittorio Emanuele II finisce di sistemarsi il mustacchio e libera il bagno, con somma gioia di Garibaldi che stava trattenendo la [[pipì]] da ore e aveva già finito di leggersi la [[Gazzetta dello sport|Gazza]].
*'''Ore 9:57''' Cavour tenta per l'ultima volta di svegliare Napoleone III, ma riceve in risposta solo un confuso borbottìo.
*'''Ore 9:58''' Le truppe sabaude si dispongono in formazione a ferro di cavallo a un paio di chilometri dal Naviglio Grande.[[File:Soldato baffone.jpg|thumb|right|210px|Il generale Gyulai. Le cronache dell'epoca ci tramandano che sconfisse più di trecento francesi solo usando il suo [[charme]].]]
*'''Ore 9.59''' Vittorio Emanuele richiede e ottiene che le truppe si dispongano a quadrifoglio, perché la trovava una forma più armonica con il paesaggio bucolico circostante.
*'''Ore 10:00''' [[Qualcuno]] dà l'ordine di attaccare.
*'''Ore 11.45''' I francesi, dopo alcune scaramucce, riescono a occupare la città. Di Boffalora. Accortosi dell'errore, il generale [[Patrice de Mac Mahon]] esclamò: ''"D'Oh!"''
*'''Ore 12:00''' Pausa pranzo alla Trattoria ''da Amelia''.
*'''Ore 15:00''' Le ostilità riprendono nei pressi di Magenta.
*'''Ore 16:15''' L'Austria passa in netto vantaggio grazie ad una rete dalla dubbia regolarità segnata dal 3° reggimento giannizzeri. L'[[arbitro]] dice che è tutto regolare. Urla di disapprovazione dagli spalti francesi.
*'''Ore 17:00''' Il generale Mac Mahon è in procinto di ordinare la ritirata, alla faccia degli accordi presi con l'Italia, ma la situazione cambia radicalmente quando, in soccorso del fiaccato esercito franco-sabaudo arriva la 1^ armata dei [[Texas Ranger]], che si trovava di stanza in [[Liguria]].
*'''Ore 17.05''' Grazie ai nuovi arrivi le truppe francesi riescono ad accerchiare con facilità gli austriaci, fino a spingerli a rintanarsi a Magenta, che, peraltro, avendo un solo hotel, non poteva garantire di ospitarli tutti per la notte. Da ciò si capì che le sorti della [[battaglia]] si sarebbero decise prima dell'alba.
*'''Ore 20:30''' Le truppe francesi riescono ad espugnare Magenta, costringendo gli austriaci a ripiegare verso sud-est. La battaglia è vinta.
*'''Ore 20:31''' Napoleone III si sveglia, si stropiccia gli occhi e chiede: ''"Che mi sono perso?"''


==Dopo Magenta==
===Casa Giacobbe:l'ultimo testimone della Battaglia di Magenta===
Una volta conclusa l'aspra battaglia, le truppe francesi entrarono vittoriose a Milano. Il grosso dell'esercito fu preceduto dalle truppe [[Algeria|algerine]] dei ''Turcos'', che sfilarono verso il [[Duomo di Milano|Duomo]] con grande stupore dei milanesi stessi, che non si erano mai trovati davanti a uomini [[nero|di colore]] prima di allora. La popolazione, spaventata, pensava che fossero venuti per rubare il lavoro e [[Stupro|stuprare]] le loro figlie, ma il susseguente arrivo di Mac Mahon a comando del resto dell'esercito chiarì ogni dubbio: l'Austria era sconfitta e la [[Lombardia]] poteva essere annessa all'[[Italia]].
[[Immagine:casagiacobbe.mag.jpg|thumb|left|500px|Casa Giacobbe prima del recente restauro conservativo]]
[[Immagine:Casagiacobbe2.jpg|thumb|right|300 px|Casa Giacobbe dopo i restauri]]


Il nuovo assetto politico del Nord Italia lasciava tuttavia qualche scontento che, al grido di ''"[[Torino]] ladrona, [[Bergamo|Bergamo Alta]] capitale!"'', propugnava un'improbabile secessione. In generale, però, si deve alla battaglia di Magenta e ai valorosi eroi che la combatterono la posa del seme da cui germogliò rigogliosa l'unità d'Italia, ma anche e soprattutto l'invenzione delle [[Rievocazione storica|rievocazioni storiche]] in costume.
Le prime notizie della villa risalgono al [[1664]] quando l'edificio, già di proprietà della famiglia Borri di [[Corbetta]], fu ipotecato a favore di Clara Pedra Borgazzi a garanzia dei numerosi debiti che Francesco Borri aveva contratto nei confronti della nobildonna milanese. Nel [[1690]] Maddalena Borri, erede di Francesco, cedeva definitivamente la proprietà a Carlo Domenico Borgazzi, figlio ed erede di Clara Petra, assieme ad altri beni al fine di estinguere il debito accumulato dal padre.


= Magenta nella cultura di massa =
La stima fatta dall'ingegnere collegiato di [[Milano]] Giuseppe Maria Ceriani, allegata all'atto notarile, contiene una lunga e minuziosa descrizione della villa. L'edificio si articolava su più corpi di fabbrica: un'antica parte della casa (non più esistente) si prospettava sull'attuale via [[4 giugno]] con un portone d'ingresso dal quale avevano accesso le carrozze. Disposta su due piani, la costruzione comprendeva una legnaia ed un fienile collocati a destra del portone; una scala conduceva ai piani superiori dove si trovavano alcune camere. Un secondo corpo di fabbrica (l'attuale Casa Giacobbe), era posto perpendicolarmente ai locali d'ingresso secondo uno schema ad "L", caratterizzato al piano terra da un portico sul quale si apriva il salone principale della villa, caratterizzato da un bellissimo camino in pietra scolpita raffigurante il mito di [[Orfeo]] e lo stemma della casata dei Borri.
Oggi Magenta è impressa come una battaglia memorabile, anche comici come [[Aldo Baglio]] fanno tributi a quest'epica battaglia. Oggi si ha il colore magenta poiché le mutande di Napoleone III erano di quel colore. Mentre c'è anche la famosissima danza:


"Questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con un piede con una mano, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con due piedi con due mani, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con due piedi con due mani senza testa, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con due piedi con due mani senza testa senza tronco, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier" (Ma senza tronco non si può fare, come fai?)
[[Immagine:Casagiacobbe-portico.jpg|thumb|right|200 px|Il porticato sul retro della villa]]
A sinistra di questo si trovavano due sale adibite a cucina e lavanderia. Il piano superiore era occupato dalle camere. Un terzo corpo di fabbrica oggi distrutto accoglieva invece un torchio con una torretta che fungeva da colombaia. Nel [[1723]], in occasione del catasto voluto da [[Carlo VI]], fu stesa la prima carta catastale di Magenta dove già risultava chiaramente la costruzione. Nel [[1768]] Giovanni Battista Borgazzi eredità la casa per poi passare qualche tempo dopo al ragioniere Filippo Viganò di [[Milano]], che nel maggio del [[1820]] vendette tutti i suoi beni a Magenta, a Giovanni Andrea De Andrea, anch'egli residente in [[Milano]]. All'atto di vendita è legata una permuta dei beni eseguita dall'ingegner Paolo Bianchi nel [[1818]]. Nel [[1833]] il proprietario morì lasciando i suoi beni in eredità alle figlie e ad alcuni suoi nipoti; nelle successive ripartizioni la villa andò alla figlia Agostina De Andrea, sposata con l'avvocato Giovanni Giacobbe (padre), a cui risulta intestata la casa nel [[1841]]. Al [[1854]] risale un nuovo rilevamento catastale che però non mostra significative variazioni rispetto alla struttura del Settecento.


(Esultanza di Napoleone III)
Personaggio di spicco che abitò la villa fu Donna Maria Porro Lambertenghi, moglie di Giovanni Giacobbe (padre), figlia del Marchese Giberto Porro Lambertenghi che ebbe come precettore [[Silvio Pellico]].


"Ma questo è deficiente"
[[Immagine:Giacobbe2.jpg|thumb|left|200 px|Il portico affrescato con scene allegoriche risorgimentali da [[Giacomo Campi]]: nell'immagine è visibile la vittoria francese che abbatte la bandiera austriaca, sovrastata da un busto di Cavour.]]
Quartier generale austriaco durante la battaglia del [[1859]] venne assaltata dai franco - piemontesi nel tentativo di scuotere il comando avversario. Mentre tutta la villa è stata recentemente ristrutturata, la facciata sul giardino, conserva infatti ancora oggi i fori dei proiettili e delle cannonate dello scontro. L'avvocato Giovanni Giacobbe incaricò il pittore [[Giacomo Campi]] di decorare il porticato della villa con un ciclo pittorico in cui si racconta la campagna militare del [[1859]]. L'opera venne terminata, come documenta la firma, nel [[1897]].


(MacDonald e MacMahon in simbiosi a Napoleone III)
Allo stesso artista si devono altri pregevoli lavori come il famoso "Brindisi della riconciliazione" tra un soldato austriaco ed uno francese, affrescato nel grande camino della villa, dipinto successivamente, nel [[1918]]. Anche per il museo patriottico ordinato dal figlio Gianfranco, Tenente di Cavalleria, la famiglia si avvalse dell'opera del Campi che decorò il frontone e la porta d'ingresso. Di queste ultime opere però non rimane nulla, in quanto sono andate distrutte con la ristrutturazione degli anni '70 del XX sec. Nel [[1921]], dopo la morte del figlio, Giovanni Giacobbe donò alla città di Magenta i cimeli della battaglia del [[1859]] e dieci anni più tardi, nel [[1931]] il Podestà di Magenta, Giuseppe Brocca, afidò le preziose memorie al museo del risorgimento di [[Milano]].


==Voci correlate==
Nel [[1935]] la villa fu acquistata da comune e nello stesso anno vennero abbattuti i corpi di fabbrica adiacenti alla via [[4 giugno]] e l'ala anticamente occupata dal torchio. Di quest'ultima fu risparmiata solo la bassa parete con l'ampia arcata attraverso la quale si accedeva ad una palestra coperta per i balilla, costruita dal [[1936]].
*[[Risorgimento]]
*[[Assedio]]
*[[Prima guerra d'indipendenza]]
*[[Seconda guerra d'indipendenza]]
*[[Terza guerra d'indipendenza]]
*[[Casa Savoia]]


==Note a pie' pagina==
La villa è attualmente sede delle associazioni storiche magentine, apprezzato centro e motore delle iniziative culturali della città.


{{note|3}}
==Personalità di rilievo che presero parte alla Battaglia di Magenta==
===Austro-ungarici===
*[[Ferencz Gyulaj]], Feldmaresciallo, Comandante delle Armate austriache in Italia e Viceré del Regno Lombardo-Veneto
*[[Ludwig von Benedek]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Eduard Clam-Gallas]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Heinrich Hermann von Hess]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Franz von Kuhn und Kuhnenfeld]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Alexander von Mensdorff]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Guglielmo Alberto di Montenuovo]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Franz von Schlick]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Karl von Urban]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Ludwig von Wallmoden-Gimborn]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Franz von Wimpffen]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Friedrich Zobel]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Aloys Pállfy de Erdöd]], Generale già Governatore del Veneto
*[[Leopold Edelsheim]], Generale di fanteria
*[[Hermann Thour von Fernburg]], Capitano di fanteria
*[[Bruno Freiherr von Montluisant|Bruno von Montluisant]], Generale di fanteria
*[[Friedrich von Beck-Rzikowsky]], Generale di fanteria
*[[Ernst Hartung]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Wilhelm Ramming von Riedkirchen]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Ferdinand Poschacher von Poschach]], Generale di fanteria (cacciatori)
*[[Eugen von Albori]], Tenente di fanteria (cacciatori)
*[[Sigismund von Reischach]], Feldmaresciallo Luogotenente
*[[Ludwig Karl Wilhelm von Gablenz]], Feldmaresciallo Luogotenente


{{Risorgimento}}
===Francesi===
{{Portali|Risorgimento|Guerra|Storia}}
*[[Napoleone Giuseppe Carlo Paolo Bonaparte]], Comandante Generale del 5° Corpo d'Armata
{{Squallidità|giorno=06|mese=09|anno=2009|votifavorevoli=9|votitotali=18|argomento=storia}}
*[[Charles Denis Bourbaki]], Generale degli zuavi
*[[Gustave Cler]], Generale degli zuavi, morto nello scontro
*[[Jacques Camou]], Generale della guardia imperiale
*[[François Certain de Canrobert]], Generale e Maresciallo di Francia
*[[Esprit Charles Marie Espinasse]], Generale francese, morto nello scontro
*[[Patrice de Mac Mahon]], Generale, Maresciallo di Francia, Duca di Magenta, poi Presidente della Repubblica Francese
*[[Auguste Regnaud de Saint-Jean d'Angély]] Generale e Maresciallo di Francia
*[[Joseph-Édouard de La Motterouge]], Generale di Divisione
*[[Emmanuel Félix de Wimpffen]], Generale di fanteria
*[[Pierre Louis Charles de Failly]], Generale di fanteria
*[[Virgilio Estival]], Ufficiale degli zuavi
*[[Aimable Pélissier]], Generale di fanteria
*[[Adolphe Niel]], Generale e Maresciallo di Francia
*[[Antoine Eugène Alfred Chanzy]], Generale di cavalleria
*[[Philip Kearny]], Generale di cavalleria
*[[Élie Frédéric Forey]], Generale di fanteria
*[[Ange Auguste Martimprey]], Generale di fanteria
*[[François Achille Bazaine]], Generale di fanteria
*[[Martial Chazotte]], Capitano degli zuavi della Guardia Imperiale
*[[Joseph Hommebon Richaud]], Sottotenente degli zuavi
*[[Adrien Prévault]], Sottotenente del 2° reggimento zuavi
*[[Allel Bou Korso]], Sergente del 2° reggimento tiratori algerini
*[[Constantin Joseph Cornée]], Tenente del reggimento cacciatori a cavallo della Guardia Imperiale
*[[Ernest Chenu]], Sottotenente del 90° reggimento di fanteria in Algeria
*[[Adolphe Charles de Cauvigny]], Colonnello della Guardia Imperiale
*[[Marie Louis Henry de Granet-Lacroix de Chabrières]], Colonnello del 2° reggimento della Legione Straniera


[[Categoria:Storia]]
===Piemontesi===
[[Categoria:Risse Famose]]
*[[Enrico Cialdini]], Generale dei bersaglieri
[[Categoria:Scuse per ammazzare gente]]
*[[Giovanni Durando]], Generale
*[[Manfredo Fanti]], Generale dei bersaglieri
*[[Giuseppe Garibaldi]], Generale comandante dei "Cacciatori delle Alpi"
*[[Agostino Petitti Bagliani di Roreto]], Generale
*[[Giuseppe Govone]], Generale
*[[Gaspare Ordoño de Rosales]], patriota e volontario
*[[Teresio Bocca]], Capitano di Stato Maggiore
*[[Enrico Franchini]], Capitano dei bersaglieri

Versione attuale delle 16:54, 22 mag 2024

Battaglia di corso Magenta
Parte parte della Seconda guerra di indipendenza padana italiana

Due soldati in lotta, ritratto del 1859
Luogo: Milano
Inizio:

4 giugno 1859

Fine:

Qualche ora dopo, quando la mamma di Napoleone III lo richiama a casa perché era la giornata del bagno

Esito:

Vittoria di Piemonte e Francia, che rubano tutte le biglie all'Austria

Casus belli:

Si annoiavano

Modifiche territoriali:

Annessione della Longobardia all'Italia

Fazioni in guerra

Impero Austriaco

Francia

Piemonte
(passava di lì per caso)

Comandanti

Tu e tua madre
Stephen King

Napoleone III
Vittorio Emanuele II
John Locke

Forze in campo

Esercito dei criceti spaziali

Quattro cavalli con la
scabbia, due pecore
corazzate e Lady Gaga

« Sì, allora... la battaglia di Magenta... fu un'epica battaglia... che sì, ehm, si combatté a Magenta, in Europa appunto... e vide contrapporsi due eserciti nemici. »
(Studente poco studiante)
« Dov'è Magenta? Accanto a Cyano »
(Pino La Lavatrice su Magenta)


« Questa è la battaglia di Magenta, tutti insieme i prodi cavalier! »
(Selvaggio grido di battaglia dell'esercito sabaudo)
« L'inizio della fine. »
(Leghista sulla battaglia di Magenta)

La battaglia di Magenta fu un episodio della seconda guerra di indipendenza italiana. Fu combattuta il 4 giugno 1859 a Milano, in Corso Magenta, più precisamente tra il McDonald's e il negozio di Dolce&Gabbana. La sanguinosa battaglia vide fronteggiarsi gli eserciti austriaci e franco-piemontesi e terminò con la gloriosa entrata in Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, i quali, con le loro armate al seguito, andarono infine a "prendersi un gelato" a parco Sempione.

Antefatto

Dopo la sconfitta di Novara e l'abdicazione di Carlo Alberto di Savoia in favore del figlio Corso Vittorio Emanuele, il regno di Sardegna si trovava ad un punto di svolta. Da una parte potevano scegliere di far finta di niente, lasciar perdere l'unificazione italiana e riprendere a giocare a tressette col morto assieme a Francia e Svervegia, mentre dall'altra potevano proseguire nei piani di unificazione nazionale. Si scelse infine la seconda, ma non tanto per patriottismo, quanto più perché nel 1850 non avevano ancora inventato la PSP e quindi ci si annoiava a morte.

Camillo Benso conte di Cavour tenne un magnifico discorso al Parlamento in cui esortava la nascente Italia alle armi. Dieci minuti di applausi lo salutarono, una volta finito di parlare, e venne anche candidato a cinque premi Oscar.

« Noi dovevamo rinunziare a chinare il capo dinnanzi a un fato avverso dopo i fatti di Novara, e prepararci a dar battaglia. Non vi è grande rivoluzione che possa compiersi nell'ordine materiale, se prima non si è compiuta nell'ordine delle idee. Ed è per questo, colleghi deputati, che io, sua Maestà Serenissima, e il generale Garibaldi, abbiamo deciso di giocare per un po' su Gears of War, studiare un po' di tattiche e poi metterlo in culo agli Austriaci. »

Subito pronta la risposta dei parlamentari, completamente persuasi da quel magnifico discorso, tanto addirittura da tirare fuori quella bottiglia là:

« Sii, bravoooo! Vai, fagli il culo! Armiamoci e partite! »

Cavour, quindi, fece seguire alle parole i fatti. Nel luglio del 1855 si incontrò con Napoleone III a Parigi per perorare la causa piemontese, ma l'imperatore francese gli rispose picche, sostenendo che un intervento militare sarebbe stato troppo gravoso per le finanze dello stato, e inoltre doveva rimanere a casa a guardare l'ultima puntata di Desperate Housewives, poiché il Regio Videoregistratore si era rotto e in tutta Francia non si trovava un elettricista disponibile. Ma Camillo Benso, conte di eccetera eccetera non si perse d'animo e chiese un consiglio politico a uno dei grandi vecchi della politica sabauda, il senatore Giulio Andreotti[1]. I due si incontrarono in una notte di plenilunio nel luogo di residenza di Andreotti e, al termine dell'incontro, Cavour se ne uscì con la soluzone a tutti i suoi problemi. Nessuno, invece, vide più le tredici vergini che l'avevano accompagnato alla dimora del Senatore.

Il discorso tra i due, recuperato grazie a un'intercettazione ambientale ad opera di Patrizia D'Addario e in seguito pubblicata su Repubblica[2] si è svolto più o meno come segue:

Andreotti : E va bene, va bene, conte, il suo dono mi ha soddisfatto, parli pure.
Cavour : Eccellenza, io...
Andreotti : Sì, in pratica lei vuole... ecco, ungere bene gli ingranaggi con Napoleone.
Cavour : Esatto, Eccellenza.
Andreotti : Oh, con questi formalismi. Mi chiami semplicemente Vostra Luminosa Magnificenza

Cavour : Come desidera, Vostra Luminosa Magnificenza. E per quanto riguarda l'Imperatore?
Andreotti : Eh, l'Imperatore... Sa, Camillo, io ho certe conoscenze, potrei incaricarmi io stesso di far da tramite con la Francia.
Cavour : Non le chiederei mai tanto, Vostra Luminosa Magnificenza.
Andreotti : Ecco, appunto. Sa com'è, alla mia veneranda età non ci si può più sballottare tanto... Ma lei ha provato a far leva su altri interessi di Napoleone?
Cavour : Non sono certo di capire...
Andreotti : Ma sì, c'è quella vostra cugina... come si chiama, la contessa di Castiglione. Ecco, lei potrebbe essere la persona giusta per convincere l'Imperatore a perorare la causa Piemontese.
Cavour : Ma, Eccel... Vostra Luminosa Magnificenza! Tutto ciò è inaudito.
Andreotti : Non faccia il niubbo, Camillo, è così che si fa politica, oramai...
Cavour : Mi rifiuto di pensare ad un'Italia in cui il potere finisca in mano a una persona che non esiti a servirsi di rapporti libidinosi con donne di malaffare come strumento politico. Nella mia Italia questo non accadrà mai!
Andreotti : Sì, sì, come vuole, Camillo, io quello che dovevo dire l'ho detto. Poi lei faccia come le pare. Ora mi scusi, ma sta sorgendo l'alba, devo ritirarmi nella mia bara. Il mio maggiordomo la accompagnerà all'uscita.
Vittorio Emanuele II. Si dice che gli austriaci avessero un piano top secret per incarcerarlo e scoprire il segreto dei suoi bei baffoni a manubrio.

Nonostante la contrarietà iniziale, infine Cavour cedette al diabolico piano ordito dal Senatore e fece partire sua cugina Virginia, meglio nota come la contessa di Castiglione, famosa in tutta Savoia per la sua abilità di tenere in bocca quattro mele per volta, alla volta della corte di Napoleone III. Esattamente tre ore dopo, l'imperatore francese acconsentì a trattare con l'Italia.

Gli accordi di Plombières

Grazie agli sforzi della contessa di Castiglione, Cavour e Napoleone III poterono finalmente incontrarsi nel ridente paesino di Plombières-les-Bains, per discutere degli accordi di guerra contro l'Austria, ma soprattutto perché la locale pasticceria preparava un tiramisù da leccarsi i baffi.

Quello che emerse dall'incontro durato due giorni - oltre al fatto che Cavour riusciva a ingoiare due teglie di tiramisù senza quasi prendere fiato - fu un accordo in tre punti che sancisce quanto segue:

  1. La Francia accettava di sostenere la causa Italiana contro l'Austria solo se fosse stata l'Austria ad attaccare per prima.
  2. La Francia avrebbe aiutato l'Italia, ma solo se l'Italia le avesse lasciato vincere gli Europei di calcio.
  3. L'italia si impegnava a non prendere più per il culo i francesi perché non usavano il bidet.[3]

Informato dell'accordo, Vittorio Emanuele disse di non essere per nulla soddisfatto, dichiarando: "Non sono per nulla soddisfatto". Ma, piccole polemiche a parte, i presupposti per la guerra c'erano tutti, e all'Italia non rimaneva che entrare in azione.

La trappola

Cavour sapeva che, per avere al suo fianco la Francia nella guerra contro l'Austria, avrebbe dovuto attendere che gli austriaci attaccassero per primi. Si trattò quindi di usare un po' d'ingegno. Nel febbraio del 1859 Cavour convocò in gran segreto a palazzo Giuseppe Garibaldi. Per dire, l'incontro fu talmente segreto che Cavour stesso non ne sapeva niente, e Garibaldi dovette attendere in anticamera per quattro lunghe ore. Una volta incontratisi, a Garibaldi furono affidati due incarichi di capitale importanza: formare una milizia di giovani lombardi e iniziare a diffondere pettegolezzi e malignità sull'imperatore austriaco.

Garibaldi tenne fede ai suoi impegni e, pochi mesi dopo, Francesco Giuseppe I, imperatore austriaco, fu sconcertato nel leggere sul blog di Gossip Girl un'indiscrezione secondo cui sarebbe stato visto ad un festino di Flavio Briatore mentre pippava in compagnia di Adriano sulla schiena di Daniela Santanché.

La risposta di Francesco Giuseppe all'affronto arrivò secca e decisa, tanto da suonare come un vero e proprio ultimatum.

« Non sono mai stato a quel festino, quelle foto devono essere un lavoro di Photoshop. E poi non pipperei mai dalla schiena di Danielona, perché ha i pori dilatati e la coca ci finisce tutta dentro. Quindi mi appello al garante della privacy affinché queste oltraggiose calunnie sul mio conto cessino con effetto immediato, cribbio! »

Ma Cavour non demordette e rispose con fermezza:

« Mi spiace per lei, ma non conosco alcun Signor Fotosciop, o come diamine si chiami: ritiri le sue calunnie e dimostri la sua innocenza coi fatti! »

All'Austria dunque non rimase che dispiegare le truppe e prepararsi all'attacco.

La battaglia

La battaglia vera e propria si combatté il giorno 4 giugno 1859. Quando le truppe austro-ungheresi si trovarono per la prima volta di fronte il temibile esercito sabaudo, furono presi da un misto di stupore e riverenza. Il generale asburgico Ferencz Gyulai scrisse di tale evento nel suo diario segreto:

« Vi erano capre ovunque. E pecore. E anche qualche mucca. Ci si parava davanti la più grande armata animale della storia bellica europea. Mi parve di scorgere anche, tra ovini e bovini, qualche soldato Italico. I nostri due eserciti, l'un contro l'altro armati, erano pronti alla pugna il cui esito era tutt'altro che scontato. Solo una cosa era chiara: con tutta quella carne, alla fine, avremmo fatto una grigliata della Madonna. »

Cronologia della battaglia

I piani originali della battaglia in un disegno autografo di Cavour. Secondo molti storici si tratterebbe tuttavia di un falso. A dimostrazione di questa tesi c'è il fatto che la mappa è stata disegnata con Paint.
  • Ore 8:00 Cavour va a svegliare Napoleone III portandogli la colazione a letto. Napoleone risponde: "Non voglio andare a scuola, posso dormire ancora cinque minuti?"
  • Ore 8:05 Cavour torna a svegliare Napoleone, che lo scaccia con una manata e si gira dall'altra parte.
  • Ore 8:15 Vittorio Emanuele II comincia a pettinarsi i baffi.
  • Ore 8:30 Gli austriaci si preparano un'abbondante colazione a base di crauti e salsicciotti.
  • Ore 8:45 Vittorio Emanuele II si sta ancora pettinando i baffi.
  • Ore 9.30 Ancora...
  • Ore 9.45 Vittorio Emanuele II finisce di sistemarsi il mustacchio e libera il bagno, con somma gioia di Garibaldi che stava trattenendo la pipì da ore e aveva già finito di leggersi la Gazza.
  • Ore 9:57 Cavour tenta per l'ultima volta di svegliare Napoleone III, ma riceve in risposta solo un confuso borbottìo.
  • Ore 9:58 Le truppe sabaude si dispongono in formazione a ferro di cavallo a un paio di chilometri dal Naviglio Grande.
    Il generale Gyulai. Le cronache dell'epoca ci tramandano che sconfisse più di trecento francesi solo usando il suo charme.
  • Ore 9.59 Vittorio Emanuele richiede e ottiene che le truppe si dispongano a quadrifoglio, perché la trovava una forma più armonica con il paesaggio bucolico circostante.
  • Ore 10:00 Qualcuno dà l'ordine di attaccare.
  • Ore 11.45 I francesi, dopo alcune scaramucce, riescono a occupare la città. Di Boffalora. Accortosi dell'errore, il generale Patrice de Mac Mahon esclamò: "D'Oh!"
  • Ore 12:00 Pausa pranzo alla Trattoria da Amelia.
  • Ore 15:00 Le ostilità riprendono nei pressi di Magenta.
  • Ore 16:15 L'Austria passa in netto vantaggio grazie ad una rete dalla dubbia regolarità segnata dal 3° reggimento giannizzeri. L'arbitro dice che è tutto regolare. Urla di disapprovazione dagli spalti francesi.
  • Ore 17:00 Il generale Mac Mahon è in procinto di ordinare la ritirata, alla faccia degli accordi presi con l'Italia, ma la situazione cambia radicalmente quando, in soccorso del fiaccato esercito franco-sabaudo arriva la 1^ armata dei Texas Ranger, che si trovava di stanza in Liguria.
  • Ore 17.05 Grazie ai nuovi arrivi le truppe francesi riescono ad accerchiare con facilità gli austriaci, fino a spingerli a rintanarsi a Magenta, che, peraltro, avendo un solo hotel, non poteva garantire di ospitarli tutti per la notte. Da ciò si capì che le sorti della battaglia si sarebbero decise prima dell'alba.
  • Ore 20:30 Le truppe francesi riescono ad espugnare Magenta, costringendo gli austriaci a ripiegare verso sud-est. La battaglia è vinta.
  • Ore 20:31 Napoleone III si sveglia, si stropiccia gli occhi e chiede: "Che mi sono perso?"

Dopo Magenta

Una volta conclusa l'aspra battaglia, le truppe francesi entrarono vittoriose a Milano. Il grosso dell'esercito fu preceduto dalle truppe algerine dei Turcos, che sfilarono verso il Duomo con grande stupore dei milanesi stessi, che non si erano mai trovati davanti a uomini di colore prima di allora. La popolazione, spaventata, pensava che fossero venuti per rubare il lavoro e stuprare le loro figlie, ma il susseguente arrivo di Mac Mahon a comando del resto dell'esercito chiarì ogni dubbio: l'Austria era sconfitta e la Lombardia poteva essere annessa all'Italia.

Il nuovo assetto politico del Nord Italia lasciava tuttavia qualche scontento che, al grido di "Torino ladrona, Bergamo Alta capitale!", propugnava un'improbabile secessione. In generale, però, si deve alla battaglia di Magenta e ai valorosi eroi che la combatterono la posa del seme da cui germogliò rigogliosa l'unità d'Italia, ma anche e soprattutto l'invenzione delle rievocazioni storiche in costume.

Magenta nella cultura di massa

Oggi Magenta è impressa come una battaglia memorabile, anche comici come Aldo Baglio fanno tributi a quest'epica battaglia. Oggi si ha il colore magenta poiché le mutande di Napoleone III erano di quel colore. Mentre c'è anche la famosissima danza:

"Questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con un piede con una mano, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con due piedi con due mani, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con due piedi con due mani senza testa, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier, con due piedi con due mani senza testa senza tronco, questa è la battaglia la battaglia di Magenta tutti i prodi i prodi cavalier" (Ma senza tronco non si può fare, come fai?)

(Esultanza di Napoleone III)

"Ma questo è deficiente"

(MacDonald e MacMahon in simbiosi a Napoleone III)

Voci correlate

Note a pie' pagina

  1. ^ Andreotti frequentava il Parlamento piemontese già dagli albori della dinastia sabauda, era stato otto volte Presidente del Consiglio, sei volte Presidente del Senato, due volte imperatore, tre volte re di Sardegna e, si diceva, anche svariate volte Papa
  2. ^ Ovviamente, esistono buone possibilità che sia tutto una palla. Per dire, possibilità buone tante quante ne abbia un diciottenne androgino dalla dubbia identità sessuale di far salire l'ormone a una tredicenne.
  3. ^ Su questo punto controverso vi fu un'accesa battaglia durata ben sette minuti. L'Italia, peraltro, non lo rispetterà mai.
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 6 settembre 2009 col 50% di voti (su 18).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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