Cinque giornate di Milano

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Nonciclopedia si augura che tornino presto gli eroi del

Risorgimento

Banda di cialtroni! Avete lasciato a metà il lavoro.
Sbrigatevi a fare gli italiani che qua si sta riempendo di negri!

La notizia buona è che non si parla più di voler dividere l'Italia di nuovo,
quella cattiva è che i preti si sono ripreso tutto con gli interessi.

Cinque giornate di Milano

"VIENNA LADRONA!"
Luogo: Milano
Data:

18-22 marzo 1848

Esito:

I milanesi cacciano a pedate i crucchi.

Casus belli:

Nelle pasticcerie si trovavano solo torte alla panna con crauti.

Fazioni in guerra
Comandanti
Carlo Cattaneo, Gabrio Casati
Josef Radetzky, Commissario Rex
Perdite
600 tra uomini e donne
1000 uomini, 1 cane lupo

Le cinque giornate di Milano furono un'insurrezione, avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848, inizialmente programmata a Cinisello Balsamo, allora parte del Regno Lombardo-Veneto. I rivoltosi pensarono infatti di chiamarle "Le quattro giornate di Cinisello Balsamo", ma tale definizione era già stata usata per la Sagra del pancotto e comunque, si perse un giorno di tempo per ottenere i permessi dalla Questura, che peraltro non furono concessi. Fu deciso quindi di scrivere 5 e spostare l'evento a Milano.
L'episodio portò gli abitanti a liberarsi dalla puzza di crauti che infestava le vie della città, causata dal dominio austriaco. Fu uno dei momenti più significativi del risorgimento italiano, al pari della Breccia di Porta Pia e della memorabile cena a base di feijoada e churrasco cucinata da Anita a casa di Garibaldi.
In seguito alla ritirata dei crucchi, il re di Sardegna Carlo Alberto[1] dichiarò guerra all'Impero austriaco, dando il via alla prima guerra d'indipendenza e alla moda di salire sul carro dei vincitori, ancora oggi in voga.

Antefatti

Nel 1848 il Lombardo-Veneto era parte dell'Impero austriaco, come potrebbe esserlo oggi il Südtirol se solo non fosse pieno di calabresi.
A Milano il malcontento era diffuso da tempo, il crucco non è come il sarago: inizia a puzzare già dal primo giorno, specie se ha mangiato il gröstl con le cipolle. Inoltre, la nebbia padana era stata rafforzata dai vapori dei crauti messi a lessare, quindi ci si vedeva meno di prima e si doveva andare in Valtellina per respirare aria pulita.
Con l'elezione al soglio pontificio di Pio IX dilagò un comprensibile ottimismo, soprattutto dopo la sua decisione di consentire una maggiore libertà di stampa[2]. L'arrivo dei primi numeri dell'Osservatore Romano furono però una delusione: è vero, il giornale non era in linkua teteska, ma i milanesi erano messi parecchio male anche col latino. Per fortuna il 90% delle parole erano fidem, spem et caritatem, qualcosa si capiva.
La tensione si inasprì con la nomina del nuovo arcivescovo Carlo Bartolomeo Romilli, che sostituiva l'austriaco Karl Kajetan von Gaisruck. Durante la Messa solenne del suo insediamento, proprio nel Duomo di Milano, fece comparsa uno striscione con la scritta: "Romillo, levace dalle palle 'sti cazzi a spillo!"[3]. Gli animi si scaldarono. Josef Radetzky scartò l'iniziale "pista piemontese" e giunse alla conclusione che il marrano veniva probabilmente da Roma, quindi un sobillatore mandato dal Papa in persona. Le risate furono represse nel sangue, quando la polizia caricò la folla festante in piazza Fontana uccidendo un cittadino e ferendone altri.
Per protesta, i milanesi decisero di non fumare più, colpendo in tal modo le entrate erariali provenienti dalla tassa sul tabacco[4]. In risposta il comando austriaco ordinò ai soldati di andare per strada con dei sigari, forzando i passanti a fumarli e, in caso di rifiuto, facendoglieli assumere per via rettale.
Al terzo giorno di sciopero si contarono 6 morti e oltre 80 feriti tra la popolazione, la maggior parte dei quali imberviti[5] per il non potersi sedere. Quando è troppo, è troppo.

Tenente austriaco : Herr Kommandant, afere sentiten foce che milanesi atakerannen kaserma!
Josef Radetzky : Nein afere paura, italianen folere solo mangiare pitza und sonare mandolinen!

La cronaca

Il generale Josef Radetzky e il suo luogotenente Rex. Il generale Josef Radetzky e il suo luogotenente Rex.
Il generale Josef Radetzky e il suo luogotenente Rex.
La roba inutile fu usata per le barricate.
  • 18 marzo - Al grido di "Dagli al crucco!" si apre la caccia agli austriaci. Indossare qualcosa che somigli ad una divisa è molto pericoloso, quasi come sedersi in curva sud con la sciarpa della S.S. Lazio durante un derby. Qualche soldato ha la doppia giberna incrociata sul petto e capisce subito, a sue spese, che avvantaggia i rivoltosi dotati di scarsa mira. La maggior parte di loro evita di sparare alla folla, ricaricare il fucile sarebbe impossibile, non avrebbero né il tempo né le braccia per farlo. Radetzky e i suoi uomini ripiegano nel Castello Sforzesco, all'epoca privato in gran parte delle mura a causa della demolizione voluta da Napoleone. Riesce comunque a chiamare i rinforzi, che si attestano fuori Milano isolando la città dall'esterno.
  • 19 marzo - Durante la notte gli abitanti hanno eretto barricate ovunque, si è creato quello che in gergo militare viene chiamato "assedio Matrioska": gli austriaci assediano i milanesi che assediano gli austriaci. Questi ultimi, convinti che agli altri manchino le armi, pensano che una carica di cavalleria possa ricondurli alla ragione. L'arte di arrangiarsi è però una delle principali doti dell'italiano medio, alla quale si aggiunge una paraculaggine saldamente ancorata al suo DNA. Le strade vengono dissestate e cosparse di ferri e vetri; i musei predati di qualsiasi arma, dalle spingarde medievali alle daghe romane. Alla prima carica della cavalleria sono subito chiare due cose: anche un semplice maleppeggio può diventare letale se buttato dal terzo piano; la grigliata di equino può dare delle belle soddisfazioni, se non sei il cavallo.
Un drammatico momento della rivolta.
  • 20 marzo - Per fiaccare gli insorti, Radetzky ha piazzato i suoi migliori Jäger in cima al Duomo, con l'ordine di sparare a chiunque capitasse nella loro area di tiro. Questo corpo speciale è assolutamente devoto agli ordini, tanto da accoppare anche un paio di austriaci che attraversano il piazzale correndo, inseguiti dalla gente. Carlo Cattaneo, uno dei rappresentanti del consiglio di guerra eletto dai cittadini, vuole assolutamente stanarli. Conquistare l'importante simbolo della città sarebbe un grosso smacco per i crucchi, senza contare l'effetto morale che avrebbe sugli insorti. Dopo aver scartato tutti i piani che prevedevano la frase "ci saranno perdite accettabili", ha lui stesso l'idea vincente: calare da un palazzo di fronte uno lenzuolo con sopra scritto "Se scendete subito non vi scuoiamo vivi". Dieci minuti dopo il tricolore sventola sulla guglia della Madonnina.
  • 21 marzo - I milanesi iniziano ad essere a corto di rifornimenti, ma si sono organizzati al meglio: ingegneri ed impiegati del catasto consigliano come muoversi per arrivare agli edifici strategici; gli astronomi sorvegliano il nemico da torri e campanili; i maghi fanno il malocchio a Radetzky; i barboni insegnano come sopravvivere con poco; le puttane la danno gratis. Si è creata una situazione di stallo e nessuno a voglia di forzare la mano. Nel frattempo, Carlo Alberto ha radunato il suo esercito a Novara, pronto a difendere gli ideali di libertà in cambio di un picc... certo tornaconto personale. I capi della rivolta discutono a lungo dell'eventuale alleanza col Re di Sardegna, che ha inviato un documento con le sue richieste. Alla fine prevale la linea dell'indipendenza, la proposta del sovrano viene declinata a firma di un certo Sticazzi. I milanesi tornano a combattere da soli.
  • 22 marzo - La voce della rivolta ha raggiunto le campagne, mobilitando migliaia di persone che accerchiano gli accerchiatori dei milanesi che assediano Radetzky. La situazione rischia di degenerare, spargersi a macchia d'olio e mandare in vacca il filo narrativo. Radetzky capisce che può fare "la fine del sorcio", bloccato tra milanesi e piemontesi. La caduta di Porta Tosa, in seguito chiamata Porta Vittoria per questo motivo, rischia di tagliarlo fuori dall'unica via di fuga verso le fortezze del Quadrilatero. Col favore delle tenebre la riconquista temporaneamente, giusto il tempo di darsela a gambe levate. Mentre i cittadini festeggiano la vittoria, il Governo provvisorio milanese si vende il loro culo firmando una petizione che richiede a Carlo Alberto di entrare in Lombardia.

Il giorno dopo le truppe piemontesi passano il Ticino, dando così inizio alla prima guerra d'indipendenza.

La controffensiva austriaca

Bersaglieri impegnati nel coito a Goito.

L'esercito piemontese si muove però con estrema lentezza, dando modo agli austriaci di ritirarsi senza grosse perdite e aspettare i rinforzi a Verona, allenandosi al Bentegodi. Gli scontri si susseguono nell'arco di quattro mesi.

Data Battaglia Risultato Note
9 aprile Ponte di Goito Real Carbonia 1-0 Brisgovia FC Risolta grazie ad un colpo di testa di un biddaio schierato dai sardo-piemontesi.
30 aprile Pastrengo Atletico Pinerolo 2-0 Olympique Carinzia Risultato sbloccato dal "piattone" di un bersagliere. Raddoppio su pasticcio della difesa crucca.
25 maggio Curtatone e Montanara S.S. Sassari 1-2 Werder Slesia Iniziale vantaggio dei padroni di casa, ribaltato poi con due cannonate da fuori area.
10 giugno Vicenza Dinamo Langhe 0-1 Steaua Galizia Mischia nel centro storico e autogol di un volontario toscano.
26 luglio Custoza AC Oristano 0-2 Borussia Südtirol Partita risolta da due micidiali ripartenze dei soldati in calzoncini e bretelle.
5 agosto Milano Torino FC 0-3 Austria Wien Partita vinta a tavolino per abbandono.

Il giorno prima Carlo Alberto aveva ricevuto una lettera da Radetzky, contenente i termini della resa. Si affacciò dal suo balcone e lo comunicò ai milanesi che si erano radunati.

Carlo Alberto : Gli austriaci ci chiedono di arrenderci!
Milanesi inferociti : Buuuuh! ... Crucchi di merda! ... Fanculooo!
Carlo Alberto : Prometto solennemente di battermi alla vostra testa, sino all'ultimo sangue!
Milanesi che si fidano fino ad un certo punto : Se è così, strappate la capitolazione!
Carlo Alberto : Ecco! (strappando un pezzo di carta che aveva in tasca)
Milanesi convinti : Viva il Re! ... Bravooooo! ... Sei un grande!

In serata i bersaglieri scortarono Carlo Alberto fuori dalla città, il vero foglio con la resa firmata era già in viaggio, il re aveva strappato in pubblico la lista della spesa di sua moglie.
La mattina del 6 agosto gli austriaci si riprendono Milano, aboliscono la cassoeula e dichiarano illegale il riso Carnaroli, perché era stato usato al posto dei pallini nelle spingarde.

Gli schieramenti

Note

  1. ^ chiamato bonariamente Re Tentenna per la sua indole diversamente impulsiva
  2. ^ la sua
  3. ^ scarsamente dotati sessualmente, penosi omuncoli
  4. ^ sarebbe carino farlo ora, anche con i gratta e vinci, sai che chioppo il governo?!
  5. ^ pervasi da furia animale

Voci correlate