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Prova Trenino

Nota disambigua per Trenino: Ops, forse cercavi un piccolo treno? Allora sei proprio rimbambito! Vai qui!
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Un divertente trenino.

Il trenino, detto anche trenino di Capodanno, è una tortura consistente nell'essere costretti a procedere in fila a ritmo di musica. Può essere piacevole se assume una connotazione sessuale, in genere gay.

Fenomenologia

Il trenino è una sequenza di persone che, ordinatamente in fila, compiono atti contro la pubblica decenza.

Oppure è un'orgia tra gay.

Nella prima, più diffusa, fattispecie, si tratta di persone che, disinibite per l'assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti, iniziano a ballare[citazione necessaria] in fila indiana, coinvolgendo nella pratica crudele e innaturale tutti i presenti alla

festa.

Solitamente, i trenini aumentano, con il loro tragico bilancio di sangue, nei periodi delle festività, in particolare Capodanno, durante il quale sono causa di stragi inenarrabili [1], ma anche Ferragosto o altre ricorrenze.

Purtroppo, ogni festa si trasforma in una scusa, utile a scafisti senza scrupoli e a dj improvvisati per imbastire i famigerati trenini della morte.

Un trenino meno divertente.

In particolare, l'habitat naturale del trenino è il Veglione di Capodanno, complici le basse temperature, che rendono difficile pensare autonomamente, e la lucidità annebbiata dall'abuso di spumante e di zuccheri, provenienti da pandoro e panettone.

L'assenza di binari fa il resto e i deragliamenti si contano a migliaia.

Anche quando non si arriva al peggio, però, la triste routine del trenino può sconvolgere vite, traumatizzare bambini e costringere a comportamenti disumani e degradanti.

Di solito, il segnale del disastro viene lanciato quando risuonano nella sala le spettrali note di Disco Samba, ma, in caso di necessità, anche altre canzoni possono essere utilizzate per lanciare il trenino.

Tragicamente, non si sa se né quando né chissàdove il trenino si arresterà. Si narra di spedizioni del soccorso alpino ancora alla ricerca di queste strane e inesperte cordate, che probabilmente si perdono nel Triangolo delle Bermuda.

Psicopatologia del trenino

La corretta destinazione di ogni trenino che si rispetti.

Immancabilmente, la persona che ci mette le mani sulle spalle sarà quella più sporca del locale o della casa, che si è appena recata alla latrina, senza essersi lavata le mani, che, a questo punto sono appicicaticce per l'impasto di urina e zucchero a velo del pandoro [2]. Immancabilmente, quando vi sarete accorti del problema, sarà troppo tardi: non potrete far altro che pensare a tutte le malattie che avrete appena contratto, mentre un brivido vi percorrerà la schiena.

Non va meglio con la persona davanti. Vi dirigete, infatti, verso la bionda o verso il bel ragazzo che corrisponde ai vostri gusti sessali, ma che non avete avuto finora il coraggio di approcciare. Sperate, infatti, che, per tacita convenzione sociale, sarà costretto a subire i vostri sgraditi palpeggiamenti. E magari sperate pure che da cosa nasca cosa e che ci scappi anche qualche scambio di parole [3] e una futura storia d'amore da film.

Ed ecco che la vittima delle vostre molestie sessali, anche se dotata di tacco 13, riesce ad effettuare un inaspettato scatto degno di un centometrista e vi ritrovate le vostre manone sulla schiena del ciccione o della cicciona che vanta il record mondiale di sudore sulla schiena.

Non vi resta che attingere a piene mani da quest'acquasantiera ambulante e iniziare a fingere di ballare e divertirvi. A questo punto, avrete le mani inzuppate di sudore maleodorante sulla schiena di chi vi precede. Sarete peraltro impossibilitati a fuggire, perché chi vi segue nel trenino vi cinge i fianchi o le spalle con mani sporche e collose che non si staccano più dai vostri vestiti, sui quali hanno ormai impresso impronte indelebili e disgustose di sporco e germi.

In tutto ciò dovrete anche sorridere, fingere di divertirvi e gradire quello schifo di musica, muovendovi a tempo. In caso contrario, le guardie armate presenti alla festa potrebbero risentirsi e fucilarvi sul posto.

Solo la morte naturale del dj o un calo di corrente possono riportare una breve fase di serenità.

La versione omosessuale

Nel secondo caso, si tratta invece della naturale prosecuzione del gioco del Buio ghei per omosessuali o soggetti affetti dalla Sindrome di Lapo.

Si balla anche in questo caso nudi e spesso si tengono ugualmente le mani sulle spalle dell'individuo che precede... ma questo non è l'unico contatto fisico, anzi.

Ma cosa lo racconto a fare a voi, che ne siete grandi esperti?

Voci correlate

Note

Template:Legginote

  1. ^ Le stragi dell'ultimo dell'anno
  2. ^ Sì, anche se è Ferragosto, la scarsa igiene personale del soggetto ha fatto conservare lo sporco delle mani fino all'estate
  3. ^ Allora non avete capito nulla!


Prova Atarassia

ARTICOLO RISERVATO AD UN PUBBLICO DI NICCHIA
Nel caso vi interessi l'argomento trattato sappiate che potreste rientrare in un'esclusiva cerchia di estimatori,
forse un paio.

Template:Antica Grecia

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Inopinato/Sandbox

L'atarassia in greco antico ἀταραξία, significa imperturbabilità, tranquillità, ma che ve lo dico a fare, dato che siete stati bocciati in seconda asilo.

Imperturbabilità è restare indifferenti se il presidente del tuo stato ha scelto un asciugamano come vestito per il discorso di insediamento. Le medaglie sul petto sono per quello

L'atarassia nella filosofia greca

L’atarassia è un concetto filosofico di tranquillità, inventato da Democrito per evitare di menare sua moglie:

« Democrito, stai calmo, Democrito conta fino a 10 prima di risponderle! »
(Democrito davanti allo specchio)

Fu nelle scuole post-aristoteliche stoica, epicurea e scettica che l'atarassia fu adoperata come metodo per ricercare la felicità, assieme alla cocaina, per raggiungere la perfetta pace dell'anima attraverso la liberazione dalle passioni terrene.

I filosofi post-aristotelici imbottigliati nel traffico.

In particolare, i filosofi post-aristotelici che avevano elaborato questa filosofia si riconoscevano perché la mattina, pur incolonnati nel traffico per raggiungere la Stoà, non bestemmiavano ma restavano calmi e imperturbabili, limitandosi a augurare una morte straziante all'automobilista che li precedeva ma solo col pensiero e a trombargli la moglie alla prima occasione.

- Cosa fa Aristotele nel traffico?: “”
- Training autogeno!: “”

Al di là delle diverse sfumature assunte nell'ellenismo e dell'affinità con termini quali apatia, aponia, adiaforia ed eutimia, la consolidazione del concetto di atarassia è opera della media e tarda Stoà e più precisamente ad opera di Crisippo, Panezio, Polibio, Cicerone, Plutarco, Epitteto, Seneca e da ultimo Marco Aurelio con la traduzione del termine dal greco ataraxia nel latino tranquillitas[3].

Per estensione, in medicina il termine può venir utilizzato per definire genericamente una condizione di imperturbabilità ed evidente mancanza di legami emotivi con l'ambiente e le persone che circondano il paziente, che si presenta in affezioni psichiatriche come la schizofrenia.

Nella filosofia greca

Il campo semantico del termine «atarassia», nella sua accezione di stato d'animo di benessere (eudaimonia), si contrappone a quello di «marasma», quale stato d'animo di consunzione già in uso nella tradizione tragica greca da Eschilo ad Euripide[4], quale riproduzione interiore del dualismo cosmogonico riconducibile al concetto di ordine, pieno, kosmòs (κόσμος) contrapposto a disordine, vuoto, Kaos (χάος) già presente in forma seminale nel mazdeismo e nella Teogonia esiodea[5].

Nel contesto dell'Atomismo Democriteo la coppia antinomica ordine-disordine si trasforma nella dicotomia connessione-disconnessione. Gli atomi si uniscono, in un processo di creazione, per poi separarsi nuovamente, in un processo di distruzione, quale spiegazione ultima del divenire della materia[6]. La trasposizione del mondo fisico a specchio nell'ambito della psychè produce il giudizio etico dell'Atomismo secondo il quale un animo irrequieto (in movimento, marasmatico) tende alla consunzione mentre uno stato d'animo sano (in coesione) tende a mantenere un ordine interno stabile, non agitato, privo di perturbazioni ovvero a-tarassico[7].

Atarassia ed Aretè[modifica | modifica wikitesto] Dato conto dell'origine semantica del termine e del contesto filosofico pre-Socratico che l'ha partorito (la ricerca dell'Arché), l'Atarassia acquista il valore decisivo di Praxis[8] (πρᾶξις) solo dopo Socrate e segnatamente con riguardo alle varie declinazioni del concetto Socratico di Aretè[9] (ἀρετή) quale condizione intrinseca ed ultima dell'animo umano nella ricerca della Eudaimonìa (εὐδαιμονία) intesa come serenità spirituale[10].

Lo sviluppo definitivo del concetto di Atarassia, operato in epoca Romana da Seneca nel più ampio contesto della tarda Stoà[11][12], risulterebbe incomprensibile senza il passaggio nodale attraverso gli elementi interpretativi costituiti dal confronto dei vari caposcuola della tradizione Ellenistica con l'eredità Socratica[13].

Prendendo come pietra angolare l'Apologia di Socrate di Platone, e soprattutto le ultime parole del filosofo[14], si coglie agevolmente che il problema morale posto da Socrate si risolve nel rapporto fra ragione ed emotività (considerata indistintamente come parte irrazionale). Da questo assunto di fondo si dipanano e si chiariscono le posizioni dei vari filosofi:

La posizione di Democrito verrà ricondotta, in epoca Ellenistica, al termine Eutimia per distinguerla dall'Atarassia e risolversi nella cura dall'emozione considerata antitetica al coraggio (la paura). La posizione di Epicuro (serenità imperturbabile del sapiente) oltre al Tetrafarmaco di palese derivazione Democritea, si risolverà nella Aponia intesa come serenità d'animo nel sopportare i dolori fisici e morali[15] quale componente imprescindibile della decisa posizione materialista del filosofo. In questo senso la razionalità Socratica viene interpretata da Epicuro come controllo e dominio sull'emozione del dolore che in epoca moderna ispirerà Leopardi. La posizione di Pirrone si risolve in una felice indifferenza[16], Apatia, determinata dall'impossibilità ontologica di conoscenza delle cose nella loro intima natura. Pirrone risolve così il rapporto fra ragione ed emozione mettendo sotto parentesi (Epochè) l'esperienza sensibile non in quanto riducibile alla ragione ma come l'esatto contrario. Il mondo da cui provengono le emozioni risulta indifferente[17] poiché ingiudicabile in termini definitivi quale primo esempio di agnosticismo della storia della filosofia[18]. Antistene, discepolo di Socrate ed ostracizzato dagli ateniesi, propone una soluzione più radicale e solipsista al problema della conoscenza (nominalismo) riducendo il mondo a rappresentazione[19]. Ne segue un atteggiamento di indifferenza (Adiaphoria) verso le cose del mondo e uno strenuo impegno individuale nella pratica della Aretè[20] Zenone di Cizio propone una soluzione simile ad Antistene (di cui fu discepolo) ed alle posizioni spiritualiste della filosofia tedesca del XIX secolo[21]. Posto che tutti i fenomeni e gli accadimenti del mondo, i quali non sono altro che la manifestazione del Logos[22] (ragione), restano al di fuori del controllo individuale, le pulsioni emotive da questi determinate, qualunque azione sostengano, sono in sé e per sé immotivate e fuori dal terreno dell'Etica. Ecco che l’Atarassia si pone come liberazione dalle emozioni quali espressioni di irrazionalità impeditive di quella condizione di autocontrollo tanto cara ai futuri sviluppi della Stoà[23].


Gli orizzonti della Atarassia in epoca Ellenistica mutano progressivamente in ragione di 4 eventi fondamentali:

La crisi della polis quale orizzonte della speculazione filosofica precedente che quindi subisce una profonda rielaborazione. La diffusione della Koinè (Κοινὴ) con la conseguente contaminazioni fra le varie dottrine precedenti (ad esempio l'Epicureismo verrà spesso confuso con la tradizione Cirenaica come dimostra l'interpolazione dell'Edonismo dalla seconda verso la prima) e la polarizzazione di posizioni filosoficamente prossime in termini sovrapponibili (ad esempio l'utilizzo di ataraxia tanto nello Stoicismo che nell'Epicureismo e nello Scetticismo). Il clima di generale insicurezza che caratterizza questa età di sconvolgimenti politici, sociali e culturali, determina una filosofia in ripiegamento verso il privato. L'attenzione degli intellettuali si rivolge all'Etica ed all'analisi interiore piuttosto che ad una indagine filosofica capace di produrre sistemi interpretativi generali quali il Platonismo o l'Aristotelismo. I vari sistemi filosofici del periodo considerato, pur con le loro intrinseche differenze, focalizzano le loro speculazioni sui problemi dell'uomo che ricerca e riscopre se stesso come individuo, piuttosto che sulla riflessione politica sulla società[24]. La centralità dell'Etica Aristotelica (Etica Eudemia, Etica Nicomachea, Grande Etica) quale struttura di riferimento e/o di confronto per tutte le scuole dell'Ellenismo. Con la grande tradizione Aristotelica il problema Etico si sposta dal territorio della ragionevole convivenza degli individui nella polis[25] a quello del rapporto fra Felicità e Virtù. Tre scuole Ellenistiche proporranno l’Atarassia quale buona prassi per il Sapiente (ricco di dottrina e di saggezza), seppur con dei consistenti distinguo:

L’Epicureismo si muove in un orizzonte materialista e meccanicista, che vede nella sensibilità e nel desiderio la fonte di ogni dolore. L'ideale dell'atarassia è quindi concepito sulla base dell'osservazione della natura umana: se ogni desiderio, in quanto tensione verso ciò che manca, è dolore, allora non sarà il piacere associato al soddisfacimento del desiderio a procurare quella felicità perfetta, immutabile, capace di allontanare le angosce profonde dell'animo umano. Seguendo Epicuro gli Epicurei sostennero che la felicità può essere garantita solo dal piacere stabile (catastematico), che non deriva da un desiderio soddisfatto (piacere in movimento) ma da un dolore risparmiato: dunque, da un desiderio non perseguito ("il culmine del piacere è la pura e semplice distruzione del dolore"). Lo Scetticismo approda ad un atteggiamento atarassico in ragione dell'idecidibilità prodotta dalla consapevolezza che nessuna retta conoscenza è possibile e che ogni presunta verità non è dimostrabile con assoluta certezza. Così anche le cause delle nostre emozioni, ciò che ci rende felici o angosciati, rientrano, come tutto, in questa zona d'ombra che rende tutto trascurabile perché potenzialmente illusorio. L'invito dello scettico è di fare epoché, di rivalutare (e ridimensionare) ogni aspetto della vita in base alla riflessione sulla limitatezza della mente umana, e raggiungere così una condizione di felicità perché sottratta all'errore e all'incertezza che derivano dall'accettare acriticamente la realtà. Lo Stoicismo, entro il quale si produrrà la sintesi di epoca Romana, associa l’Atarassia al controllo della pulsione. Crisippo, in due celebri frammenti, dice che la Virtù è una abilità (tecnè) che ha a che fare con la vita[27] e che l'uomo è l'artefice delle pulsioni[28], per cui, al fine di condurre una vita virtuosa e quindi felice, la ragione deve plasmare i nostri impulsi e guidare la loro espressione. La chiave di volta per comprendere la fondamentale intuizione della media Stoà è la saldatura fra pulsione ed azione[29] (di cui farà tesoro Freud che non dissertava di filosofia). In Crisippo le pulsioni provengono tanto dal corpo quanto dall'Anima Socratica riproducendo uno schema del tutto simile al mito dell'auriga contenuto nel Fedro di Platone ma teleologizzato (finalizzato) alla felicità terrena (Eudaimonia) e non all'iperuranio.

L'Atarassia di Seneca

È in epoca Romana e più propriamente all'interno della tarda Stoà che il concetto di Atarassia si chiarisce come ricetta comportamentale (praxis) finalizzata al conseguimento della felicità intesa come imperturbabilità (correttamente tradotto col Latino Tranquillitate) dell'animo Virtuoso (sapiente in quanto razionale) al cospetto del Mondo[30][31][32]. La sintesi definitiva ed articolata del concetto è ascrivibile ad autori quali Epitteto, Marco Aurelio e soprattutto Seneca[33] senza negare il nesso fra questi ultimi e la trasposizione della filosofia Ellenistica operata dal Circolo degli Scipioni[34] prima ancora che dalla letteratura latina (Lucrezio[35], Orazio, ed altri).

Il testo fondamentale dove reperire il senso della ricetta atarassica di Seneca ed il suo contributo di originalità filosofica è il De Tranquillitate Animi. Seneca non scrive come un filosofo che crea o espone una teoria filosofica da zero: l'esatto contrario. Nel De Tranquillitate tanto quanto nel De vita beata o nel De brevitate vitae Seneca cuce elementi Democritei, Scettici, Epicurei e Platonici sul tessuto Stoico dando vita ad aporie ed incoerenze nei confronti della prima (Zenone di Cizio) e media Stoà (Crisippo) con apparente superficialità. Ovviamente non è così. Lo spostamento e l'intuizione fondamentale di Seneca è la visione della filosofia come cura[39] al di là di una stretta coerenza sistemica (concetti atarassici senecani di negotia, officia e oblectamenta). Così facendo, con la tarda Stoà si realizza compiutamente, e per la prima volta nella storia del pensiero, l'emancipazione dell'Etica dalla Fisica, dalla Gnoseologia e dalla Metafisica realizzando l'indipendenza del pensiero e dell'attività dei singoli individui.

Più in generale, la tarda Stoà cattura gli elementi fondamentali dello Stoicismo (Individualismo, Solipsismo, Virtù come Conoscenza, Eudaimonia come fine teleologico, educabilità dell'Anima, Potere come auto-controllo, Libertà come volontaria deliberazione, indeterminatezza del Futuro, Materialismo Dialettico, Laicismo, etc.) adattandovi qualunque altro aforisma o precetto purché funzionale, in termini terapeutici, alla conservazione dell'uomo in quanto tale. Per questo l’Atarassia risulta come la massima espressione del potere Hêgemonikon[43] (egemonico) su sé stessi e sulle proprie pulsioni (tradotto nella massima Imperare sibi maximum imperium est) come unica forma legittima di controllo sul Mondo e di cura dell'uomo dai propri mali.

L'atarassia ai giorni nostri

Restare indifferenti davanti a una modella strafiga a volte è atarassia, altre volte essere gay.