Prigioniero politico

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Politico o no, un prigioniero resta un prigioniero.
« Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l'incudine delle azioni di massa ed il martello della lotta armata dobbiamo annientare l'apartheid! »
(Nelson Mandela - Prigioniero politico per 28 anni.)
« Il tricolore lo uso per pulirmi il culo! Abbiamo centomila bergamaschi pronti con i fucili a fare la secessione! »
(Umberto Bossi - "Onorevole" da 28 anni.)

Un prigioniero politico è qualcuno tenuto in prigione o agli arresti domiciliari, perché un Governo giudica le sue idee una sfida o una minaccia all'autorità dello Stato. Spiegare questo concetto ad un italiano è complicato, perché come si diceva poc'anzi: uno come Umberto Bossi, che fancula il governo, che incita all'indipendenza, a prendere le armi, a bruciare la bandiera e che organizza una guardia armata clandestina, in molti paesi del mondo sarebbe stato incarcerato, in altri fatto sparire e dato in pasto ai maiali, in altri ancora usato come combustibile per stufe. In Italia invece ha potuto organizzare un partito e addirittura arrivare a governare. Come si spiega?
È molto semplice: visto che di un prigioniero politico si giudicano le idee, affermare che l'organismo Bossi sia in grado di formulare concetti complessi (o addirittura avere un'idea) è impossibile scientificamente, quindi non può essere trattato o classificato come tale. Questo cavillo gli ha permesso di farla franca in tutti questi anni.
A meno di trovarsi nel Sudan, in Cina o in altri 7-8 paesi (in cui ti randellano allegramente ogni dì) essere un prigioniero politico è generalmente conveniente: tre pasti caldi, giornali, adsl illimitata, interviste e notorietà internazionale. Non è come ai tempi di Nelson Mandela che finivi a spaccare pietre tutto il giorno.

« Ma allora come si diventa prigioniero politico? »
(Uno che c'ha visto l'occasione della sua vita.)

Stiamo calmi! Non è che ti alzi una mattina e decidi di essere prigioniero politico, c'è tutta una lunga gavetta da fare.

Diventare un prigioniero politico

Sopra: qualcuno che ce l'ha fatta. Sotto: quelli che hanno mollato.

È bene chiarire da subito che diventare prigioniero politico non è facile! In molti si cimentano nell'impresa, ma i più alla fine desistono. Il cammino è lungo e richiede alcuni passi intermedi da fare necessariamente.

  1. Diventare dissidente politico. Sembra facile ma non lo è. Che un governo possa farti uscire dalla "grazia di Dio" è la cosa più normale del mondo. Pagare tasse esagerate, col sudore del proprio lavoro, e scoprire che finiscono nelle festicciole del "Fiorito" di turno, farebbe girare i coglioni anche a Gandhi. La Riduzione in schiavitù è un reato previsto dal codice penale, negli ultimi venti anni l'operato del Governo ci ha resi schiavi delle banche, grazie anche a un mondo del lavoro in cui: se riesci ad essere schiavizzato da qualcuno, hai avuto già un gran culo. Quindi di "incazzati" ce ne sono molti, però affinché tu possa essere considerato "dissidente" le strade sono due: o metti le bombe o protesti civilmente. Il requisito essenziale è che il governo se ne deve accorgere. Se vivi in Italia questo è praticamente impossibile, perché con la libertà di informazione che c'è dalle nostre parti, le bombe vengono imputate al fantasma di Osama bin Laden e la tua protesta civile arriva al massimo al bar.
  2. Diventare perseguitato politico. Questa è la parte più difficile. Facciamo finta, per un momento, che tu abbia a disposizione un mezzo per far sentire la tua voce e coinvolgere altra gente. Inizi a fare qualche manifestazione di protesta, se va bene i media si interessano della cosa, ma dalle nostre parti sono nelle mani della politica. Quindi le tue duecentomila persone diventano: "un centinaio di fancazzisti scalmanati, plagiati dall'opposizione e guardati con disprezzo dalla brava gente che lavora". Oppure, al posto della tua protesta, viene mandato in onda un servizio sulla merenda preferita da una principessina danese. Quindi, di norma ti ignorano. Nel caso tu riesca a replicare il successo della Lega Nord, ti fanno diventare un partito politico, a quel punto non puoi diventare prigioniero di te stesso e t'hanno fottuto. Se non ti fai comprare, torni a protestare, riesci a "beccare" qualche manganellata dalla polizia e ti fai arrestare, allora forse ce la puoi fare.
  3. Farti condannare per motivi politici. Mi rimangio quello detto poc'anzi, non ce la puoi fare!! Condannare una persona per motivi politici sarebbe la prova evidente che la forma di governo è una dittatura, si vedrebbe subito. Arrivare alla rivolta popolare sarebbe un attimo. "Mica so' scemi!!" Quello che ti può capitare è essere condannato per possesso di sostanze stupefacenti, schiamazzi notturni, incitamento al vaffanculo, danneggiamento di manganello e, se ti ribelli ancora e batti forte i piedi per terra, favoreggiamento di terremoto.

Almeno in Italia, scordati quindi di fare il prigioniero politico, se proprio ne hai abbastanza, puoi sempre andartene e fare il rifugiato politico da qualche altra parte.

Il rifugiato politico

Non esiste una chiara legislazione comunitaria sui dissidenti politici, a volte rimedi una coperta, altre un vestito di legno.

Come già menzionato, ci sono posti nel mondo in cui il mestiere di prigioniero politico è nocivo per la salute. L'unica maniera per conservare la capacità di convertire l'ossigeno in biossido di carbonio è quella di darsela a gambe. Come sappiamo le nostre coste sono invase continuamente da barconi carichi di profughi. In mezzo a loro potrebbe trovarsi un rifugiato politico. La definizione organica del concetto giuridico di "rifugiato" è contenuta nella Convenzione firmata a Ginevra il 28 luglio 1951:

« Colui che, (...) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del proprio Paese (...) e che non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra. »
(Convenzione sullo status dei rifugiati, Cap. 1, Art. 1)

In base a questa convenzione, chi è riconosciuto come rifugiato può pretendere di essere trattato come gli altri cittadini del paese ospitante. Questo spiega perché in Italia, negli ultimi tempi, gli sbarchi sono calati del 70%. A questo punto la domanda è: "Come lo distinguo da tutti gli altri negri che vengono quà a portarci malattie e rubar chi non lo è?"
A tale proposito è stato redatto un questionario con domande "a trabocchetto", che l'agente di polizia pone al profugo.

  • Domanda 1: Sei venuto a rubare il lavoro agli italiani?
    • La risposta tipica sarebbe "Con tutto quello che posso rubare, ti pare che vengo a rubare il lavoro?", ma sono furbi e si guardano bene dal darla. Dicono subito "Chiedo asilo politico!". Hanno passato tutto il viaggio a ripetere nella mente le tre parole, non hanno la minima idea di cosa significa, ma sanno che se le dicono correttamente ci possono "svoltare".
  • Domanda 2: Da quale stato vieni?
    • Rispondono tutti "Dal Sudan". Oramai è uno dei pochi stati in cui esiste una mezza dittatura riconosciuta a livello internazionale. L'Italia ha fatto domanda anni fa e stiamo aspettando la risposta. Se ce la passano, possiamo finalmente rifugiarci in Svervegia e andare in culo ai politici.
  • Domanda 3: Di che religione sei?
    • Rispondono tutti "Cattolica". Sono inoltre pronti a giurarlo sulle 40 vergini dell'Eden e su Dio, che è grande e misericordioso.
  • Domanda 4: Ti piace il maiale?
    • Rispondono tutti "Hai voglia!!". Per dimostrarlo mangiano voracemente il panino con la porchetta ricevuto all'arrivo.

Quiz di verifica

Della foto, chi reputate un delinquente comune e non un prigioniero politico?

L'intruso è Antonio Gramsci, perché ha origini albanesi e quindi qualcosa di losco l'aveva fatto sicuramente. Qualche furtarello, uno stupretto, magari un paio di viaggi da scafista. Era in galera per uno di questi motivi.
L'intruso è Nelson Rolihlahla Mandela, perché il nome "Rolihlahla" significa letteralmente "colui che provoca guai". Infatti era un abituè del sole a scacchi: sabotaggi, furti, banda armata, viaggi illegali all'estero e incitamento allo sciopero (reato quasi inserito anche in Italia). Inoltre, si vocifera che abbia rubato il Nobel per la pace nel 1993. Quando è vizio...
L'intruso è Li Wangyang, secondo molti era "il rivoltoso sconosciuto" di Piazza Tiananmen. Era in carcere per Intralcio alla circolazione, reato che in Cina (con i suoi 22 anni di carcere) è punito in modo leggermente severo. In effetti il rimorso per quella bravata deve averlo macerato per anni, fino all'estremo gesto di impiccarsi con la stoffa del lenzuolo fissata a un metro e venti di altezza, stabilendo così il record mondiale di "Prima persona ad impiccarsi in ginocchio".
L'intruso è Franco Fiorito ma non è detto. Chi lo conosce bene afferma che Fiorito ha sempre criticato aspramente "l'uso del denaro pubblico alla sans façon" (conosciuto come magna-magna). Per queste idee sovversive è finito per inimicarsi gran parte del Governo. Quindi l'hanno sicuramente incastrato (operazione tra l'altro semplicissima, visto che stazza come la Costa Concordia).

Voci correlate