De bello civili: differenze tra le versioni

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Versione delle 03:09, 25 ott 2011

Template:Incostruzione Il De Bello Civili (conosciuto anche come De Bello Gallico 2: La vendetta) è un'opera composta da Gaio Giulio Cesare in tre volumi: uno gli serviva come fermaporta, uno per pareggiare un tavolino che gli traballava, mentre il terzo veniva usato spesso per schiacciare le zanzare nelle lunghe notti estive. Oggi il suo principale utilizzo è quello di zavorra per le cartelle dei giovani liceali.

Il contenuto del libro parla di una violenta rissa avvenuta tra Cesare e Pompeo, noto fondatore della marca di intimo Pompea, con sede centrale a Pompei. Quest'ultimo aveva chiesto a Cesare di sciogliere l'esercito che aveva stanziato a Mirabilandia come premio per la conquista della Gallia. Pare infatti che Pompeo, recatosi a Ravenna con la famiglia, abbia trovato sempre tutto occupato dai soldati di Cesare. Secondo gli storici ad aumentare la tensione sarebbe stata una barzelletta di Cesare che storpiava il nome di Pompeo in pompino.

Libro primo

Scoppio della guerra

Cesare invia diverse lettere al Senato per risolvere pacificamente la questione. Non ricevendo risposte decide di mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno. Dopo aver ricevuto come risposta unicamente un vaffanculo da parte di Pompeo decide di marciare su Roma.

Il grosso dell'esercito di Pompeo segue il suo comandante in Albania.

Cesare quindi fa preparare una scorta di brodo da parte del cuoco (celebre la sua frase il dado è tratto, che diventerà lo slogan di punta del dado Star) e prende con i suoi legionari l'autostrada, sfondando il passaggio a livello del Rubicone. Per questo motivo Pompeo viene incaricato dal Senato di formare un esercito per fermare l'avanzata di Cesare e fargli pagare la multa prevista di 318 sesterrzi.

Pompeo manda quindi il pretore Cornelio Sfintere - chiamato così dopo un'abbondante cena a base di fagioli - contro Cesare, mentre lui decide di stanziare l'esercito a Brindisi per farsi un bicchierino prima della battaglia, come faceva sempre. Cesare attacca la città di Corfinio, che manda una richiesta d'aiuto a Pompeo; quest'ultimo, ubriaco fradicio, la usa per soffiarsi il naso, e la città cade, dalle scale, spezzandosi un malleolo.
Dopo aver fatto rifornimento e raccattato soldati tra i barboni, Cesare si avvia verso Brindisi per fare due chiacchiere con Pompeo, ma giunto a Bari quest'ultimo e la maggior parte dei senatori emigrano clandestinamente in Albania. Cesare si ricorda di essersi dimenticato di costruire una flotta prima di iniziare la guerra, perciò approfitta dell'assenza di Pompeo per costruirsela, andare a Roma, convocare il Senato e farsi un periodo di ferie a Marsiglia.

Cesare si da al cazzeggio tra Francia e Spagna

Cesare si accorge che l'esercito aveva finito la scorta di sapone per lavarsi, fatto che causò il decesso di 34 soldati per asfissia. Così decide di andare a comprare delle nuove scorte a Marsiglia. Si accorge che Marsiglia si era schierata dalla parte di Pompeo dopo l'acquisto da parte di quest'ultimo di una fornitura a vita di sapone liquido, e non voleva dargli il sapone. Cesare perciò si trova costretto ad assediare la città. Marsiglia era protetta per tre lati dal mare, mentre dal quarto si alzava una solida muraglia di saponette da cucina. Dopo mesi di assedio Cesare lascia i suoi generali a dirigere le operazioni mentre si dirige in Spagna, nella speranza di trovare le agognate saponette in qualche discount. Non trova niente, ma nel frattempo massacra pompeiani per 36 capitoli di fila e conquista la Spagna.

Libro Secondo

L'esercito di Cesare. La superiorità tecnica è evidente.

Il secondo libro comincia con la descrizione dell'assedio di Marsiglia. I generali di Cesare cercano di conquistare la città: costruiscono macchine da guerra, fanno partite a battaglia navale, tentano di scavare un tunnel sotterraneo con un cucchiaino e regalano ai marsigliesi un cavallo di legno, senza successo. La situazione non è buona per i romani, ormai senza sapone da mesi: l'accampamento viene dichiarato zona di rischio biologico e non è consentito entrare senza la maschera antigas. I marsigliesi tentano un attacco a sorpresa, ma si ritirano subito tappandosi il naso e lasciando decine di caduti. Dopo un'altra decina di capitoli arriva Cesare dal nulla a bordo di un camion dei pompieri, prende la lancia antincendio e svuota il serbatoio dell'acqua sulle mura di sapone di Marsiglia, sciogliendole, conquistando la città e saccheggiando tutte le scorte di sapone. Le truppe si lavano al fiume vicino, rendendolo così inquinato che a confronto le piogge acide sono acqua distillata.
Dopo aver reso impraticabile il fiume per i prossimi 200 anni Cesare torna a Roma e si fa nominare dittatore.

La seconda parte del libro parla di un certo Curione che si diverte a cazzeggiare con il suo esercito per l'Africa finché non viene trucidato dal re Giuba I, a cui aveva pestato un piede. Cosa c'entri Curione con utta la storia ancora non è noto, ma a dire il vero non se ne frega niente nessuno.

Libro Terzo

Cesare cerca di tenere buono il popolo con due o tre riforme a casaccio, poi rinforza il suo esercito spargendo la voce che Pompeo volesse trasformare Roma in una monarchia di stampo. Sapeva che i romani non avrebbero mai sopportato di vedere ogni giorno Pompeo vestito come quel ricchione di Serse. Con il suo esercito di ultras super incazzati passa l'Adriatico e attacca Durazzo a colpi di fumogeni. Pompeo, avendo sentito la notizia raccoglie intorno a se un esercito di albanesi.
I due eserciti si incontrano sulle rive del fiume Apso, dove per diversi mesi Romani e Albanesi si insultano e si lanciano mattoni, finché Cesare parte per la Tessaglia, dove un capo ultrà lo aspetta con un carico di spranghe e sedie di metallo. Pompeo decide di precederlo e, arrivato a Farsalo, decide di far servire le scorte di abbacchio alla cacciatora per tutte le truppe: infatti Cesare ci avrebbe messo giorni ad arrivare, perché non aveva i soldi per pagare il pedaggio dell'autostrada ed era dovuto passare per le strade di campagna. Due giorni dopo Cesare e Pompeo si incontrano di nuovo e cominciano a pestarsi di brutto.

L'esercito romano in assetto da battaglia.

Negli undici capitoli successivi viene descritta la battaglia:

« L'abbacchio aveva provocato diversi problemi di digestione ai cavalieri, che a forza di dondolare sui cavalli dovettero ritirarsi per andare a vomitare. Crastino si lanciò con tutta la sua coorte in mezzo ai nemici per arraffare qualche avanzo di abbacchio. Morirà di indigestione poco dopo. Per tutto il campo si lanciavano torme selvagge di Black bloc usciti da chissadove. Dopo l'intervento della polizia con i lacrimogeni era ormai visibile la sconfitta di Pompeo. »
(Cesare, de Bello Civili, capitolo boh?.)

Quindi Pompeo, dopo la mazziata subita a Farsalo decide di scappare con i due Albanesi rimasti verso l'Egitto, per chiedere asilo al re Tolomeo XIV. Quest'ultimo infatti lo manda nel migliore asilo nido del regno, dove morirà decapitato per errore dal suo compagno Potino con un paio di forbici dalla punta arrotondata. La notizia causò l'ira di Cesare, che voleva catturare Pompeo vivo per averlo come schiavo addetto a spalare escrementi nelle stalle imperiali. Cesare quindi depone Tolomeo a calci in culo e si ciula sua moglie Cleopatra per consolazione.

Gli ultimi capitoli descrivono tutte le 127 le posizioni del Kamasutra provate con Cleopatra e le ultime parole di questo mattone sono dedicate alla punizione di Potino: "Penetratus cum arena fuit" "Fu inculato con la sabbia"

Voci correlate