Lago di Viverone

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Il lago di Viverone.
« È più facile che un cammello passi per la cruna dell'ago che un turista per la statale del lago. »
(Detto popolare di Viverone)

Il lago di Viverone è il lago più grande d'Italia, tra quelli che iniziano per "Viv". È anche il più profondo, poiché in relazione alle sue dimensioni settanta metri equivalgono, in proporzione, alla Fossa delle Marianne e fanno quindi di questo lago una specie di bicchiere da vodka naturale - cosa, per inciso, in cui si sta lentamente trasformando.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Lago di Viverone

Brutta fama

Viverone.

I giudizi negativi che purtroppo questo grazioso e ridente lago morenico senza vie d'uscita - perché non dispone né di emissari né di immmissari né di commissari, per cui si alimenta con le fogne e per avere un ricambio completo necessita di un periodo di almeno quarant'anni, il tempo che c'impiega l'acqua ad evaporare - continua ingiustamente a collezionare riguarderebbero una sua presunta macabra caratteristica: essere il lago della morte.

L'origine di questo appellativo andrebbe rintracciata addirittura in una leggenda del neolitico tramandata nei millenni per via anale, ovvero la storia di una comunità di palafittari insediatasi sulle rive del lago e scomparsa improvvisamente tra l'età del bronzo e quella del condono, forse a causa di un'ordinanza di demolizione.

Numero di morti: 47.

Storia confermata da un archeologo del XX secolo che, scoperti i resti di alcune palafitte neanderthaliane, le trovò in effetti disabitate.

Nel 350 d.C. invece San Martino[1] fondò il paese appunto di San Martino, dove adesso c'è il lago, dopo che a Ivrea i romani gli avevano giustamente chiuso la porta in faccia, quando aveva chiesto una sigaretta.

- San Martino: “Che, c'avete da fumà?”
- I romani di Ivrea: “Te ne devi annà!”
La Dama del lago.

Circa novecento anni dopo, Dio, già incazzato perché gli abitanti di San Martino erano diventati nel frattempo dissoluti e sodomiti, per vedere se si sarebbero comportati come quelli di Ivrea mandò un angelo che, sotto le mentite spoglie di un rom, si mise a chiedere agli abitanti della moneta. Ma i tirchi abitanti del paese del lago in tutta risposta si misero a ridacchiare e lo presero a calci nel culo sguinzagliandoli dietro pure i cani, per cui l'angelo rom disse ai buoni (il boia e il becchino) di andarsene al più presto, per salvarsi. Quindi Dio provocò uno tsunami e sprofondò il villaggio di catapecchie nelle acque limacciose e puzzolenti del lago. Purtroppo il boia volle poi girarsi per vedere cosa stava succedendo e fu seduta stante trasformato in una statua di toma - in effetti può sembrare di averla già sentita questa storia, a parte la toma. Comunque si dice che, quando tira vento - e tira sempre - le campane del campanile di San Martino si sentirebbero ancora adesso, anche se il suono è un po' annacquato.

Numero di morti: 665 (compreso il boia).

Beppe del lago.

MA NON SOLO! Essendo una certa Dama del lago, che di lavoro vendeva spade Excalibur ai tossici e di hobby giocava a dama (grandissima stronzata), fidanzata con un certo Beppe del lago, ed essendo costui riconosciuto da tutti come lo scemo del villaggio del lago, ragione per la quale all'arrivo dell'onda tsunamica si fece sorprendere chiuso a chiave nel cesso, morendo così in un lago di merda, dicevo, essendo morto questo stronzo di Beppe si dice che la Dama del lago lo abbia da allora incominciato a cercare e che lo stia cercando ancora adesso. Non proprio lei, ma il suo fantasma, per cui tutt'oggi, nelle notti di plenilunio, può succedere di vederla camminare sull'acqua e in mezzo ai passanti sul lungolago di Viverone. Io stesso l'ho vista personalmente, e devo dire che non è poi tutto questo gran vedere, avendo ormai la dama circa ottocento anni ed essendo quindi in putrefazione avanzata. Comunque, se volete vedere la Dama, il campanile sommerso, il cesso di Beppe e le palafitte demolite andate ad “Anzasco” e buttatevi in acqua. Se non vedete ancora niente, arrivati sul fondo incominciate a scavare.

Tarri torinesi con zarre biellesi all'Oasi di Viverone.

Ma queste sono leggende, fatte circolare apposta per spaventare la gente e impedire che il lago di Viverone si riempia di turisti dell'occulto, molto più fastidiosi e meno redditizi dei turisti della domenica, che affollano le piscine, le spiagge di pietre, i campeggi della “Masseria”, la pista di kart puzzolente di olio bruciato, le panchine e i posteggi (di notte) e soprattutto dei turisti sessuali, che affollano invece gli ottimi strip-bar del luogo. La realtà è che nel lago di Viverone si muore davvero, anche ultimamente. E questo perché, trattandosi di un lago morenico creato dall'erosione millenaria dei ghiacciai, è colmo di insidiosi vortici e mulinelli, anche se non si capisce ancora cosa cazzo c'entri. Per cui se stai facendo il bagno e vedi arrivare un mulinello, vedi di girargli al largo, altrimenti potresti essere risucchiato fino al centro della terra.

Numero di morti annegati fino ad oggi: 2011.

Pilota di Piper che cerca affannosamente di non precipitare e quindi affogare nel lago.

Altra caratteristica inquietante del lago è la sua specchiosità, che detta così sembrerebbe un bell'attributo, mentre è invece il terrore dei piloti, i quali, a bordo dei loro Piper e dei loro Cessna alzatisi in volo da Cerrione, sorvolando il lago hanno la strana sensazione di vederlo scomparire, per cui, non riuscendo a calcolare la giusta distanza dall'acqua, tendono a fraccarsi appunto sull'acqua e a inabissarsi in un paio di secondi, sempre grazie ai mulinelli, risultando poi impossibili da recuperare a causa della giungla di alghe subacquea e alimentando di conseguenza altre leggende, tipo quella di eliche che si sentono girare ogni 4 novembre e di spettri di aviatori innamorati che cercano le loro fidanzate al night. Di simili incidenti ne sono occorsi a ventine, tanto da far parlare di un triangolo maledetto, il “Triangolo di Viverone, Anzasco e Masseria”, dove Masseria è la ragazza di Anzasco.

Numero di morti per incidenti aerei: 747.

Ma nel lago non muoiono solo esseri umani. Nel 2003, annus tremendis, un rialzo improvviso della temperatura e un'ulteriore diminuzione dell'ossigeno nell'acqua stagnante provocò una strage di coregoni (tipico pesce di palude) che ricoprì la superficie di una orribile e nauseabonda distesa di pesci morti, tanto che ci si poteva camminare sopra. L'evento fu sempre ricordato come la “moltiplicazione dei pesci e soprattutto delle mosche”.

Numero di coregoni morti: dai quattro ai sei milioni.

Le rive e le attrazioni del lago sono inoltre popolate da schiere di zama torinesi e biellesi, ragione per cui gli incidenti in acqua diventano inevitabili, tipo quello avvenuto nel 1994, quando due famiglie intere senza casco riuscirono a scontrarsi facendo un frontale con due acquascooter.

Numero di truzzi morti: 18.

Ultimamente invece è stato ritrovato nel pavimento di terra battuta di un bistrò di Viverone un teschio senza mandibola di origine incerta ma retrodatabile, grazie al radiocarbonio, almeno al 1984. Gli investigatori della scientifica di Ivrea e della polizia criminale di Anzasco stanno tentando di risalire all'identità del padrone del teschio e tutte le piste sembrano portare ad un'unica soluzione: il teschio apparterrebbe a Beppe del lago, o meglio al suo ultimo spettro segnalato, al quale mancherebbe la mandibola a causa dell'ultimo disperato tentativo di Beppe di uscire dal cesso strappandosi appunto la mandibola e sbattendola furiosamente contro il chiavistello, essendo scemo.

Numero di morti: 1 (anche se potrebbe rientrare nel computo dei 665 del XIII secolo).

Lago schizofrenico

La sponda nord del lago.

Il lago di Viverone è forse l'unico lago al mondo a possedere una doppia personalità. La sponda nord infatti, dove stanno Viverone, Anzasco, le spiagge, i bagni diurni e la vita notturna ha l'aspetto invitante della Costa Azzurra mentre la sponda sud, dove stanno canne, acquitrini, boscaglie intricate, paludi maleodoranti e spettri ha l'aspetto della Transilvania.

La sponda sud del lago.

La zona è assolutamente impervia e selvaggia, popolata, oltre che dai romeni, da pericolosi imboscati, taglialegna psicopatici, cacciatori di frodo, cacciatori di taglie, latitanti e lupi mannari. Questa è l'anima nera del lago, l'angoscia che assedia il suo volto sereno e la parte oscura della sua psiche, ed è meglio non avvicinarsi, anche perché si corre il rischio di essere presi a fucilate da qualche contadino, scambiati magari per un licantropo o un romeno.

Curiosità

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  • Trattandosi, come accennato, di un sito molto frequentato dai tamarri di Torino, sulle sue rive sono stati girati alcuni esterni della fiction “L'onore, ma soprattutto il rispeeetto”, per sfruttare gratuitamente la presenza di comparse.
  • Il lago di Viverone è detto anche il "Mare dei torinesi", e questo la dice lunga sui torinesi, e sul lago.

Note

  1. ^ un tizio che regalava mantelli.

Filmini


Canadair ubriaco perde quota precipitando nel lago (notare i due piemontesi che commentano: “De', t'è vist? Ma basta là”


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