Giosuè

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« Carducci? »

Giosuè (Alessandria 1606 a.c. - Canaan 1504 a.c.) è un personaggio biblico che successe a Mosè alla guida del popolo ebreo. Di mestiere era muratore, ma aveva l'hobby della tromba, e suonava nel Dopolavoro Ferroviario di Luxor. È più celebre come alter ego di Gesù nelle bestemmie.

Infanzia, e successione a Mosè

Giosuè nacque in Egitto, con la carica sociale di "schiavo addetto a farsi schiavizzare". Lì per lì la sua condizione non gli fu causa di disperazione, dato che era solito coltivare l'hobby di subire frustate alla schiena e di secernere sudore dalle ascelle. Una volta che ebbe capito, però, che la stessa consuetudine l'avrebbe accompagnato per il resto della vita, decise di svoltare. Due erano le possibilità che si presentavano davanti al giovane Giosuè: diventare il canarino del campo, spifferando agli egizi gli autori dei soliti furti di rami secchi che disturbavano la tranquilla comunità ebraica, ovvero fuggire dall'Egitto insieme a Mosè. Nonostante gli egizi non se lo calcolassero minimamente, Giosuè decise ugualmente di mettersi dalla parte del Faraone, rilevando l'inconsistenza di una fuga nel deserto da parte di un popolo di decina di migliaia di persone; si recò dunque a Palazzo Madama con l'intento di fare la spia non già sull'autore dei furti, ancora latitante, ma su Mosè e sulla sua idea di sottrargli gli schiavi al fine di farli propri. Il calcio sui denti che ricevette alla porta d'entrata del Palazzo gli ricordò che uno schiavo non poteva avvicinarsi al Faraone, nè a Palazzo, nè parlare con la bocca piena o vuota; decise pertanto di ritornare sui propri passi e accollarsi questo difficile compito: guidare il popolo ebraico nella lunga camminata verso la Terra promessa, un mondo diverso dove continuare a coltivare i propri interessi non più costretto.

La casa di josuè

I primi giorni della grande fuga furono uno spasso. L'arsura bruciava le gole e permetteva un'ottima sudorazione. Si era poi fatto strada all'interno della comitiva, sfruttando l'ascensore sociale e scalando i vari gradi del cursus honorum che al momento consistevano sostanzialmente in:

  • Capra;
  • Bove che tira i carretti;
  • Carretti;
  • Schiavo liberato;
  • Vice-Mosè;
  • Mosè;
  • Mosè ubriaco;

Partendo da una carica di capra, ereditata dal padre Nun, della tribù dei Framerate, con un furbo quanto squallido intrigo riuscì a scavalcare i buoi dando loro la colpa dell'aumento del costo della benzina, i carretti svitando loro i quadrati, gli schiavi sputando loro, e giungendo così all'ambita carica di Vice-Mosè, che consisteva nell'accompagnare il capo annunedo ad ogni sua frase, ridere ad ogni sua battuta e sgomitare con gli altri Vice-Mosè: Fede, Efraim, Bondi.
Di lì in poi fu tutto in discesa, a parte la strada che lo portava verso la Terra Promessa, compresa quella per la cima del Monte Sinai. Lì accompagnò Mosè, rallegrandosi però sul fatto che gli altri non si sarebbero divertiti senza di lui.
In seguito si avvicinò sempre più a Mosè, soprattutto per fargli firmare il testamento, in cambio di qualche strigliata ai cavalli e alla moglie (di Giosuè da parte di Mosè). Il piano fatto di sotterfugi e umiliazioni al bar dell'accampamento - i buoi erano soliti chiamarlo affettuosamente cornuto e fargli il gesto dell'ombrello - ebbe però successo. Mosè infatti lo nominò capo spartivento del popolo, incoronandolo davanti a tutti e spirando poco dopo. I primi atti compiuti da capo popolo, furono:

  • uccidere i buoi;
  • impalare Aspen, il suo compagno di banco che da piccolo lo prendeva in giro;
  • salutare con disprezzo l'invenzione della ruota, definita <<Un'invenzione che lascia il tempo che trova. D'altronde i nostri carretti coi quadrati rotolano benissimo>>;
  • stampare quintali di nuova cartamoneta: <<Più soldi più richezza>>;
  • incominciare a far stampare la cartamoneta alle banche, facendosela poi dare a prestito con gli interessi;
  • revocare il Glass-Steagall Act che non permetteva l'unione tra banche commerciali e banche d'investimenti;
  • investire tutti i risparmi nella CrediEuroNord padana.

L'inflazione paventanta dagli economisti pessimisti non toccò minimamente il popolo; d'altronde la CrediEuroNord era fallita, e tutti i risparmi del popolo erano volati in Mozambico, passando proprio per l'Egitto. Il televisore mostrato dal direttore della banca dall'aereo in volo era visibile ad occhio nudo anche da Giosuè, il quale facendo spallucce e osservando una cartina disse:

« Il Mozambico è qui dietro, facciamoci un salto. D'altronde l'Africa è tutta in discesa  »
( Giosuè)


Fu definito da alcuni un capo illuminato, per l'acume nelle scelte, il suo polso fermo e per quel bagliore che emanava quando il suo popolo decise di dargli fuoco.
Scampato il pericolo, fu salvato dalla campanella e dall'arrivo alla Terra promessa.


L'attraversamento del Giordano e la Terra promessa

Giosuè, dopo un viaggio di quarant'anni, giunge pertanto presso le Sponde del giordano, col suo popolo che, festante, trascinava l'arca dell'alleanza; questa inzialmente era stata pensata per contenere i testi dei dieci comandamenti, ma Giosuè, per un misunderstanding, l'aveva voluta piena di coppie di animali di tutte le specie esistenti. Farli entrare in una sorta di di scatola 2x1x1 fu per il capo impresa ardua, ma risolta con inventiva, tenacia ed un grosso frullatore. Giosuè era quindi pronto per la conquista della sua terra e per un eventuale diluvio.

L'arca dell'alleanza secondo il progetto di Giosuè, diarrea su tela

L'attraversamento del Giordano fu un gioco da ragazzi con Giosuè sull'arca galleggiante <<Vedete che a qualcosa seriva?>>, disse, mentre il resto del popolo ne approfittava per imparare il doppio carpiato con bestemmia ritornata.
Giosuè fece dunque circoncidere tutti gli uomini ebrei nati nel deserto, e fece ricirconcidere quelli già circoncisi, anche perchè non sapeva in cosa consistesse la circoncisione, nè se ne interessava. Giunti però alla Terra promessa, questa si rivelò diversa da quanto immaginato dal popolo. Secondo quanto aveva detto Mosè, il popolo, si aspettava di trovare nella Terra Promessa (TP) fiumi di latte e miele. Invece trovò sassi, ortiche e borgiacche , e poi la Palestrina era una palestra troppo piccola per entrarci tutti. Ed il popolo chiese a Giosuè di mantenere la promessa fatta da Dio a Mosè e dargli fiumi di latte e miele. Giosuè che non aveva sentito la promessa, nè riteneva fossero possibili fiumi di latte, nè credeva in Dio, sentenziò:

« Manca ancora poco, svoltiamo quell'angolo e ci siamo. Sento già il ronzio delle api.  »
( Giosuè)


La nuova casa di Josuè presso la Terra promessa

Il ronzio era quello delle armi ad affilare del popolo abitante di Gerico, comandati da Sandrino il Mazzulatore, grande condottiero del deserto e vincitore dell'ultimo torneo cisgiordano di "gara a chi sputa più lontano controvento seduto su un cavallo in corsa". Questo non tollerava i latticini, ma soprattutto gli extracomunitari e al grido di <<Ci rubano il lavoro>> si lanciò contro il popolo invasore e igienicamente carente.

Gerico

Le trattative prima della battaglia furono serrate. Sandrino disse a Giosuè:

« Torna a casa, barbone  »
( Sandrino il Mazzulatore)


Gosuè rispose:

« Mungimi un coglione  »
( Giosuè)


Gerico era una potente città che si trovava nella Terra Promessa. Aveva mura formidabili, un esercito poderoso, armi, catapulte, fionde, pistole ad acqua, mitragliatrici, bazooka, mortaretti, castagnole e ogni sorta di mezzo di difesa.
L'esercito di Giosuè era un'accozzaglia sconnessa di disperati dal tono vagamente zingaresco, ed il cui fetore provocava una fastidiosa lacrimazione. L'esercito era fornito di bastoni, lacci, catafionde, arpe, bastoni, danari, paracelli e sassi. Quest'ultimi erano in verità pochissimi.
La battaglia fu lunga e sanguinosa. I due capi si affrontarono a viso aperto, Sandrino nella sua lucente canottiera, pezzata qua e là di paurose macchie rosso rubino, ricordo delle precedenti mangiate alla "Fagiolata di Gerico", Giosuè intento a sudare all'interno della sua tenda protetto dalla moltitudine dei suoi uomini, i quali, ben più numerosi degli avversari, li sopraffarono con la pura forza numerica e con l'insensato menefreghismo di Giosuè per la vita umana in generale, e dei suoi uomini in particolare.
La città venne perciò conquistata e Giosuè portato in trionfo tra lanci di fiori, schiaffi e sputi. Nonostante le fatiche della battaglia, il condottiero non perse tempo e si apprestò a compiere la tanto voluta riforma del grano. Il grano in realtà non c'entrava un emerito, ma era una buona scusa per ricevere aiuti dall'Europa e coprire di cemento la verdeggiante Gerico, secondo il detto <<Mattone è sempre affarone>>. In pochi mesi progettò la costruzione di:

  • una piramide;
  • una statua di un'animale con corpo leonino e testa giosuèonina, cui diede il nome di sfinge;
  • un'altra piramide più grande;
  • un ponte sul Mar Rosso;
  • un'asilo;

Quest'ultimo venne poi convertito in un'orfanotrofio per raccogliere i tanti orfani degli operai defunti nelle Grandi opere. L'aumento del PIL previsto da Giosuè non avvenne; decise pertanto di dare una scossa all'economia con le seguenti iniziative:

  • insegnare il dialetto nelle scuole;
  • spendere metà del prodotto in corsi di formazione per i suoi ministri tenuti da sua moglie;
  • costituire corsi di formazione per insegnare a costituire corsi di formazione;
  • dare la colpa a Mosè;
  • ruttare e fare battute a sfondo erotico;
  • investire nel mattone;

La strategia non andò in porto. Giosuè decise pertanto di lasciare Gerico, ormai decadente, per andare a conquistare qualche altra città. Gerico viene rasa al suolo ed una maledizione viene pronunciata contro tutti i suoi abitanti:

« Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizzo contro il malocchio. E con il peperoncino e un po' d' insaléta ti protegge la Madonna dell 'Incoronéta; con l'olio, il sale, e l'aceto ti protegge la Madonna dello Sterpeto; corrrrrno di bue, latte screméto, proteggi questa chésa dall' innominéto. »
( Giosuè)


Giosuè morirà poco dopo.


Voci correlate