Giosuè

Da Nonciclopedia, l'enciclopedia gemellata con la Liberia.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giosuè in una foto d'epoca
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Giosuè (Bibbia)
« Ma chi? Carducci? »
« Con permesso... »
(Giosuè entra in Palestina, armi in pugno)
« Ci fermiamo un attimo, solo il tempo di bere un caffè, poi scappiamo ché abbiamo il gatto nella pentola a pressione. »
(Giosuè ai palestinesi)
« Ci rubano il lavoro! »

Giosuè (Alessandria 1556 a.C. - Canaan 1454 a.C.) è un personaggio biblico che successe a Mosè alla guida del popolo ebreo. Di mestiere era schiavo, ma aveva l'hobby della tromba, e suonava nel dopolavoro ferroviario di Luxor. È più celebre come alter ego di Gesù nelle bestemmie.

Infanzia e successione a Mosè

   La stessa cosa ma di più: Mosè.

Giosuè nacque in Egitto, con la carica sociale di schiavo addetto a farsi schiavizzare. Lì per lì la sua condizione non gli fu causa di disperazione, dato che era solito coltivare l'hobby di subire frustate alla schiena e di secernere sudore dalle ascelle. Una volta che ebbe capito, però, che la stessa consuetudine l'avrebbe accompagnato per il resto della vita, decise di svoltare. Due erano le possibilità che si presentavano davanti al giovane Giosuè: diventare il canarino del campo, spifferando agli egizi gli autori dei soliti furti di rami secchi[citazione necessaria] che disturbavano la tranquilla comunità ebraica, ovvero fuggire dall'Egitto insieme a Mosè.

Nonostante gli egizi non se lo calcolassero minimamente, Giosuè decise ugualmente di mettersi dalla parte del Faraone, rilevando le difficoltà di una fuga nel deserto di un popolo di decine di migliaia di persone. Si recò dunque a Palazzo Madama con l'intento di fare la spia non già sull'autore dei furti, ancora latitante, ma su Mosè e sulla sua idea di sottrargli gli schiavi al fine di farli propri. Il calcio sui denti che ricevette alla porta d'entrata del Palazzo gli ricordò che uno schiavo non poteva avvicinarsi al Faraone, né a Palazzo, né parlare con la bocca piena o vuota; decise pertanto di ritornare sui propri passi e accollarsi questo difficile compito: guidare il popolo ebraico nella lunga camminata verso la terra promessa, un mondo diverso dove poter continuare a coltivare i propri interessi.

La casa di Giosuè.

I primi giorni della grande fuga furono uno spasso. L'arsura bruciava le gole e permetteva un'ottima sudorazione. Si era poi fatto strada all'interno della comitiva, sfruttando l'ascensore sociale e scalando i vari gradi del cursus honorum che al momento consistevano sostanzialmente in:

Partendo da una carica di capra, ereditata dal padre Nun, della tribù dei Framerate, con un furbo quanto squallido intrigo riuscì a scavalcare i buoi dando loro la colpa dell'aumento del costo della benzina, i carretti bruciandoli, gli schiavi sputandoli, e giungendo così all'ambita carica di Vice-Mosè, che consisteva nell'accompagnare il capo annuendo ad ogni sua frase, ridere ad ogni sua battuta e sgomitare con gli altri Vice-Mosè: Fede, Efraim, Bondi.
Di lì in poi fu tutto in discesa, a parte la strada che lo portava verso la Terra Promessa, compresa quella per la cima del Monte Sinai. Lì accompagnò Mosè, rallegrandosi però sul fatto che gli altri non si sarebbero divertiti senza di lui.
In seguito si avvicinò sempre più a Mosè, soprattutto per fargli firmare il testamento, in cambio di qualche strigliata ai cavalli e alla moglie (di Giosuè da parte di Mosè). Il piano fatto di sotterfugi e umiliazioni al bar dell'accampamento - i buoi erano soliti chiamarlo affettuosamente cornuto e fargli il gesto dell'ombrello - ebbe però successo. Mosè infatti lo nominò capo spartivento del popolo, incoronandolo davanti a tutti e spirando poco dopo. I primi atti compiuti da capo popolo, furono:

  • uccidere i buoi;
  • salutare con disprezzo l'invenzione della ruota, definita <<Un'invenzione che lascia il tempo che trova. D'altronde i nostri carretti coi quadrati rotolano benissimo>>;
  • stampare quintali di nuova cartamoneta: <<Più soldi più richezza>>;
  • incominciare a far stampare la cartamoneta alle banche, facendosela poi dare a prestito con gli interessi;
  • revocare il Glass-Steagall Act che non permetteva l'unione tra banche commerciali e banche d'investimenti;
  • investire tutti i risparmi nella CrediEuroNord padana.
Un giovane Giosuè piange nel provare le ruote rotonde.

L'inflazione paventata dagli economisti pessimisti non toccò minimamente il popolo; d'altronde la CrediEuroNord era fallita, e tutti i risparmi del popolo erano volati in Mozambico, passando proprio per l'Egitto. Il televisore mostrato dal direttore della banca dall'aereo in volo era visibile ad occhio nudo anche da Giosuè, il quale facendo spallucce e osservando una cartina disse:

« Il Mozambico è qui dietro, facciamoci un salto. D'altronde l'Africa è tutta in discesa. »
(Giosuè)


Fu definito da alcuni un capo illuminato, per l'acume nelle scelte, il suo polso fermo e per quel bagliore che emanava quando il suo popolo decise di dargli fuoco.
Scampato il pericolo, fu salvato dalla campanella e dall'arrivo alla Terra promessa.

L'attraversamento del Giordano e la Terra promessa

Giosuè, dopo un viaggio di quarant'anni, giunge pertanto presso le sponde del Giordano, col suo popolo che, festante, trascinava l'arca dell'alleanza; questa inizialmente era stata pensata per contenere i testi dei dieci comandamenti, ma Giosuè, per un misunderstanding, l'aveva voluta piena di coppie di animali di tutte le specie esistenti. Farli entrare in una sorta di scatola 2x1x1 fu per il capo impresa ardua, ma risolta con inventiva, tenacia ed un grosso frullatore. Giosuè era quindi pronto per la conquista della sua terra e per un eventuale diluvio.

L'arca dell'alleanza secondo il progetto di Giosuè, diarrea su tela.

L'attraversamento del Giordano fu un gioco da ragazzi con Giosuè sull'arca galleggiante <<Vedete che a qualcosa serviva?>>, disse, mentre il resto del popolo ne approfittava per imparare il doppio carpiato con bestemmia ritornata.
Giosuè fece dunque circoncidere tutti gli uomini ebrei nati nel deserto, e fece ricirconcidere quelli già circoncisi, anche perché non sapeva in cosa consistesse la circoncisione, né se ne interessava. Giunti però alla Terra promessa, questa si rivelò diversa da quanto immaginato dal popolo. Secondo quanto aveva detto Mosè, il popolo si aspettava di trovare nella Terra Promessa (TP) fiumi di latte e miele. Invece trovò sassi, ortiche e borgiacche, e poi la Palestrina era una palestra troppo piccola per entrarci tutti. Ed il popolo chiese a Giosuè di mantenere la promessa fatta da Dio a Mosè e dargli fiumi di latte e miele. Giosuè, che non aveva sentito la promessa, né riteneva fossero possibili fiumi di latte, né credeva in Dio, sentenziò:

« Manca ancora poco, svoltiamo quell'angolo e ci siamo. Sento già il ronzio delle api. »
(Giosuè)


La nuova casa di Giosuè presso la Terra promessa.

Il ronzio era quello delle armi messe ad affilare del popolo abitante di Gerico, comandati da Sandrino il Mazzulatore, grande condottiero del deserto e vincitore dell'ultimo torneo cisgiordano di "gara a chi sputa più lontano controvento seduto su un cavallo in corsa". Questo non tollerava i latticini, ma soprattutto gli extracomunitari e al grido di <<Ci rubano il lavoro>> si lanciò contro il popolo invasore e igienicamente carente.

Gerico

Le trattative prima della battaglia furono serrate, degne dei nobili condottieri ottocenteschi.

« Torna a casa, barbone. »
( Sandrino il Mazzulatore.)
« Mungimi un coglione! »
( Giosuè.)


Gerico era una potente città che si trovava nella Terra Promessa. Aveva mura formidabili, un esercito poderoso, armi, catapulte, fionde, pistole ad acqua, mitragliatrici, mortaretti, castagnole e ogni sorta di mezzo di difesa.
L'esercito di Giosuè era un'accozzaglia sconnessa di disperati, il cui fetore (quarant'anni senza doccia si sentono) provocava una fastidiosa lacrimazione. L'esercito era fornito di bastoni, lacci, catafionde, arpe, bastoni, danari, paracelli e sassi. Quest'ultimi erano in verità pochissimi.

La catafionda.

La battaglia fu lunga e sanguinosa. I due capi si affrontarono a viso aperto, Sandrino nella sua lucente canottiera, pezzata qua e là di paurose macchie rosso rubino, ricordo delle precedenti mangiate a "La Gallina che fuma", Giosuè intento a sudare all'interno della sua tenda protetto dalla moltitudine dei suoi uomini, i quali, ben più numerosi degli avversari, li sopraffecero con la pura forza numerica e con l'insensato menefreghismo di Giosuè per la vita umana in generale, e dei suoi uomini in particolare.
La città venne perciò conquistata e Giosuè portato in trionfo tra lanci di fiori, schiaffi e sputi. Nonostante le fatiche della battaglia, il condottiero non perse tempo e si apprestò a compiere la tanto voluta riforma del grano. Il grano in realtà non c'entrava un emerito, ma era una buona scusa per ricevere aiuti dall'Europa e coprire di cemento la verdeggiante Gerico, secondo il detto <<Mattone è sempre affarone>>. In pochi mesi progettò la costruzione di:

Quest'ultimo venne poi convertito in un orfanotrofio per raccogliere i tanti orfani degli operai defunti nelle Grandi opere. Di tutte le nuove costruzioni la più grande fu senz'altro il Nuovo Palazzo della Regione di Gerico, sede del governo e dimora di Giosuè. Venne costruito con mattoni di paglia pressata uniti con sputo e cacaspruzz, e con l'utilizzo della tecnica dell'arco dritto. Venne poi accatastato come autorimessa, e distinto al Catasto Fabbricati di Gerico (TP) come segue:
Foglio 1 - Particella 1 - Cl C/6 - mq 18.000 - Rendita Catastale 7,6 euri
Rimane scolpito nella storia il discorso per l'inaugurazione del Palazzo, pronunciato dal balcone dello stesso:

« Quando tornate a casa, date una carezza ai vostri bambini... Ma cos'è questo odore di merda? »
(Giosuè)


La casa di Giosuè presso Gerico.

Nonostante l'impegno e i fiumi di alcol bevuti, l'aumento del PIL previsto da Giosuè non si concretizzò; decise pertanto di dare una scossa all'economia con le seguenti iniziative:

La strategia non andò in porto. Giosuè decise pertanto di lasciare Gerico, ormai decadente, per andare a conquistare qualche altra città. Gerico venne rasa al suolo ed una maledizione venne pronunciata contro tutti i suoi abitanti:

« Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizzo contro il malocchio. E con il peperoncino e un po' d'insaléta ti protegge la Madonna dell'Incoronéta; con l'olio, il sale, e l'aceto ti protegge la Madonna dello Sterpeto; corrrrrno di bue, latte screméto, proteggi questa chésa dall'innominéto. »
(Giosuè (forse).)


Installazione delle Tribù

Giosuè ripartì per un nuovo avventuroso viaggio, portando con sé i prodotti della terra e quel poco di manna che gli rimaneva, oltre ad un po' di pane azzimo, frumento abbrustolito e mini-würstel piccanti. Tutto ciò risultava sicuramente più sostanzioso rispetto alla dieta del popolo, costituita principalmente di sabbia.
Di lì in poi fu un assalto continuo alle città fortificate cananee. La tecnica d'assalto era costituita dall'utilizzo di grandi torri d'assedio formate esclusivamente da uomini posti l'uno sopra l'altro, a sfidare forza di gravità e frecce nemiche, nonché teste d'ariete per lo spuntino. Dopo la conquista della quasi totalità del paese di Canaan, Giosuè amministrò l'insediamento delle tribù e la divisione del territorio. Iniziò dalle tribù di Giuda e di Manasse, cui sottrasse la terra invitandoli ad un pic-nic fuori porta, insediandosi di soppiatto nelle loro città e mettendo i piedi sul tavolo. La tribù di Caleb ottenne un calcio in culo. L'Arca dell'Alleanza fu trasportata da Guilgal, dove si trovava dopo il passaggio del Giordano, al silos di Silo. Il profumo di carogna si apprezzava da chilometri. Giosuè ormai vecchio si insedia a Timnath-quelcheserah, stabilendo la sua dimora sotto la panchina di Piazza della Carovana, e concedendosi nelle sue lunghe giornate oziose brevi giochi d'odalische, regalo del re della Libia.

L'ultima dimora di Giosuè.

Morirà all'età di centodieci anni solo e con l'unico e vano conforto dei suoi miliardi, di giovani donzelle e della compagnia del Fido Fede.

Curiosità

  • Giosuè aveva 6 dita della mano destra; appartenevano ad un suo schiavo.
  • Giosuè ruttava in alfabeto morse.
  • Era solito pulirsi lo spazio in mezzo alle dita dei piedi con le dita delle mani, per poi odorarsele.
  • Il suo serpente poteva trasformarsi in bastone.
  • Era solito rubare i rami secchi.
  • A Gerico impose l'utilizzo del casco ai camionisti.
  • La sua frase più famosa, che l'avvicina a Maria Antonietta d'Austria, fu: "Se non avete il pane andatevene a Fanculo".
  • Giosuè lascia inoltre ai posteri una grande eredità:
  1. un'opera teatrale in 3 atti, chiamata "Il bello di lavarsi il sedere con l'acquaragia" opera che nasconde un'aspra critica per il malcostume generalizzato tra il popolo consistente nell'utilizzo del sapone a fini igienici, pratica ripudiata da Giosuè e definita <<Roba da checche>>.
  2. Una lunga scia di sangue.
  3. Una formula matematica x=c²*y¼, che solo nel XXI secolo si è scoperto essere del tutto inutile.
  4. Un utile orologio d'epoca.
  5. Un testo chiamato "Rose al vento", in cui l'autore non disdegna commenti sessisti gratuiti verso la sua vicina di casa.
  6. Alcuni utili consigli su come arrotare per bene le forbici.

Voci correlate