Polibio

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Nonquote contiene deliri e idiozie (forse) detti da o su Polibio.


Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Polibio
Polibio ad una festa in maschera travestito da se stesso senza naso[citazione necessaria].
« Solo? »
(Tito Livio sui 40 libri delle storie di Polibio.)
« Interessante »
(Solo Livio su Polibio.)
« Elabevenasdescastravan letrualemisusuare jenenenen crienlejeteren son merdè alanterior ye cusin wi dense lu parten falenedetetetusatraven erlrepartrere leferarapitè le voiagebodoleton? Via, je dome marselle... je danse le mia »
( Polibio si dichiara gay in francese arcaico... credo.)

Polibio (vero nome: Polivalente biosferico per gli amici poliabbiocco), da come lo descrive la tradizione antica, fortemente influenzata dalle opinioni critiche anti-laico-cattoliche di Aldo Biscardi, potrebbe sembrare dipinto giustamente come il solito patetico ubriacone che scrive cazzate a vanvera su tutto, su tutti e sul niente ma in realtà è così.

Vita

Polibio fu uno storico greco. Nacque a Città del Messico (nella Magna Grecia) da madre turca e padre ottomano. Il nome, che in greco significa molte vite, inizialmente venne cambiato dallo stesso Polibio in una vita ma buona, poi gli venne ben presto cambiato dai suoi compagni di classe prima in in fin di vita e dopo pochi secondi in senza vita. Quel che sappiamo di lui ci è tramandato da uno ancora più sconosciuto che forse non si riferiva neanche a lui. Vissuto prevalentemente a Roma scrivendo di Roma e vivendo con i romani, scrisse in greco[1]. Storico di rilievo, per vivere si occupava della pulizia e della pettinatura della cresta dell'elmo di Scipione l'Africano ed era anche un egregio caga cazzo. Testimonianze di questo se ne trovano ovunque nell'antichità:

« Basta cazzate! »
(Seneca su Polibio.)
« Hai rotto il gatto! »
(Annibale su Polibio probabilmente riferendosi ad un tipo di elefante.)
« Minchia fratelllo zio, ti spacco for laif, vieni qua a dirlo, uestsaid maderfacchher autlò scipionauz in de ghetto-bastard. Minchia ghengsta-mandrianuz da qui a lì, scemopagliaccio!  »
(Scipione fa brutto a Polibio.)
« La storia trova in Polibio il suo più completo, critico e affascinante narratore »
(Massimo Boldi ubriaco delira mentre insegue nudo un' ambulanza.)

L'unica opera dell'antichità in cui compare è nelle vite parallele di Plutarco in cui viene affiancato ad Enzo Iacchetti. Dell'opera rimangono 4 pagine tutte riguardanti la vita di Enzo Iachetti, della vita di Polibio rimangono solo 2 frammenti di frammenti che riportiamo qui:

  1. "...figlio di..."
  2. "...te possino..."

La morte di Polibio avvenuta secondo il biografo Plutarco intorno al non lo so e al non me ne frega un cazzo a.c. è da attribuire a circostanze misteriose e di cui non ce frega un cazzo.

Le opere più irrivelanti

La sua inutilità è ampiamente manifesta nella sua opera storiografica che porta il titolo creativo e originale di storie, conosciute anche con il nome di historiai (in greco), e di storie che parlano di blablabla e blablabla all'epoca di blablabla e perciò blablablablablabla... (in qualsiasi altra lingua). A parte questo il momento saliente della narrazione delle storie, e senza dubbio il più pertinente alla storia di Roma, è la sconfitta romana, quella che lo storico definisce 'na bella inculata, nella battaglia di Canne, passata alla storia anche coi nomi di battaglia delle Canne e battaglia a Canne mozze, disputatasi a Manchester (ovviamente) e vinta dai red devils per 7 a 1. Vi è poi la consolazione a Polibio di Seneca che però non è riferita a lui e in cui comunque gli viene rinfacciato continuamente per divertimento quanto sia inutile. Delle sue storie ci rimangono fortunatamente pochi libri (gli altri li ha mangiati Poldo) ma sfortunatamente per chi è costretto a leggerli quelli rimasti sono i più lunghi, i più inutili, i più pallosi e i più incomprensibili. L'apice della sua carriera lo raggiunse quando in occasione della visita a Roma del suo fidanzato nonché finanziatore Panezio poté far sfoggio della sua abilità retorica e Polibiotecnica citando a memoria tutte le capitali del mondo (che allora erano 3: Atene, Roma e Cartagine). A questo punto concluse la sua inutile carriera con un opera che in quanto a inutilità non teme confronti: La vita di Filopemene, di cui ci rimane giustamente solo il pezzo riguardante la morte (il resto l'ha mangiato indignato lo stesso Filopemene). Qualora vi stiate chiedendo chi fosse Filopemene ce lo spiega Sallustio in un celebre passo del bellum iughurtinum andato perduto e che comunque non c'entrava un cazzo. Se lo inventa invece di sana pianta Lucrezio che in un brano di un opera che non ha scritto lui che c'entra ancora meno e che forse non è mai esistito lo definisce lo zio del cugino del fratello del marito di Armando il calzolaio nipote del barone Cassano di Montezuma.

Un profoncissimo testo scritto[citazione necessaria] di Polibio.

Consigli per la lettura dei libri di Polibio

  1. Non leggerli.

Effetti collaterali dovuti alla lettura di Polibio

  • Sconosciute (non lo ha mai letto nessuno).
  • Evanescenza dell'etere che materialmente introduce elementi distinti ai fini dell'analisi psicocattedriale.
  • Indubbiamente gli effetti sono evidenti nel loro primordio ma non sufficienti per definire il quadro del focale.

Effetti collaterali dovuti al contatto con i libri di Polibio

  • Chiedetelo a Poldo.

Note

  1. ^ mi sembra giusto

2. No ma ascolta cioè se guardi bene non mi sembra proprio il caso. Cioè volevi 2 bombe e va bene, ma se te ne esci pure con i tubi no è... Cioè se hai problemi ok... ma se vuoi rissa... cioè non mi sembra proprio il caso.