Lotta per le investiture

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« Che culo, questi valgono 10 punti! »
(Papa Gregorio VII investendo due gemelli siamesi)

La lotta per le investiture fu una sfida tra papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV a chi investiva più pezzenti col proprio SUV.

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Lotta per le investiture

L'antefatto

Fu proprio Gregorio VII a lanciare la moda del preservativo al posto del cappello.

Le origini della sfida risalgono al 1075, quando un Gregorio VII probabilmente sbronzo emanò il Dictatus Papae, una raccolta di assiomi in cui decretava, tra le altre cose:

Enrico IV di Franconia, orgoglioso possessore di una Mercedes ML, si permise di dissentire sull'ultimo punto, e fece a Gregorio un elenco dettagliato di tutti gli optional di cui era dotato il suo modello.
Il pontefice, a cui i tedeschi stavano sul cazzo, rifiutò di tornare sui suoi passi, affermando che una persona che porta i calzini con i sandali non è affatto credibile. Enrico, ferito nell'orgoglio, replicò che almeno lui il pisello non lo usava solo per pisciare.
Gregorio urlò "TI APRO COME UNA VONGOLA!" e tentò di aggredire l'imperatore del Sacro Romano Impero con un ferro 12 (i due stavano giocando a golf), ma venne bloccato dagli uomini della sicurezza. Prima che la situazione degenerasse, un consigliere del papa propose di risolvere la questione con una gara.

"Una gara?" chiese Gregorio.
"Una gara?" chiese Enrico.
"Una gara?" ripetè Gregorio, che non voleva lasciare l'ultima parola al rivale.

La sfida

La sfida ideata dal consigliere era molto semplice: Enrico e Gregorio avevano due anni di tempo per investire con i loro bolidi il maggior numero di cani possibile. Al termine dei due anni, il perdente, oltre ad ammettere che la macchina dell'altro era migliore della sua, avrebbe dovuto indossare un saio, cospargersi il capo di cenere e baciare le chiappe al vincitore.
Nonostante la posta in palio fosse alta, Enrico e Gregorio accettarono la sfida.
Poi si resero conto che le associazioni animaliste avrebbero rotto i coglioni e decisero di sostituire i cani con i popolani.

Investire un villico con l'aratro: + 3 punti.

Come se non bastassero le carestie, la peste e lo ius primae noctis, per due anni il papa e l'imperatore seminarono il panico tra i villici di tutta Europa. Il tasso di mortalità delle classi meno abbienti aumentò del 280%: un popolano non faceva in tempo a mettere il naso fuori di casa che veniva falciato senza pietà dall'ML di Enrico o dal Qashqai di Gregorio.

Notte e giorno i due fanatici si aggiravano per le campagne alla ricerca di vittime. Quando investivano un pezzente, prendevano l'accendisigari e marchiavano il cadavere con una P (Papa) o una I (Imperatore), in modo che i giudici addetti al conteggio delle vittime sapessero a chi assegnare il punto.
L'assegnazione dei punti era rigidamente regolamentata:

  • normale villico: + 1 punto
  • villico storpio: + 2 punti
  • villico ciccione (molto raro a quei tempi): + 5 punti
  • coppia di gemelli siamesi villici: + 10 punti
  • famiglia di villici sterminata in un solo colpo: + 100 punti
  • nobile, sacerdote o appartenente alle classi sociali più alte investito per errore: - 50 punti

L'andamento della sfida veniva costantemente monitorato sul canale ESPN e occupava una rubrica nei principali telegiornali della sera.

« Ma passiamo adesso agli aggiornamenti sulla sfida tra papa e imperatore. Il Santo Padre ha aperto questa giornata in vantaggio, ma Enrico IV, attorno alle 18:00, ha speronato un carro carico di popolani su una strada della Renania. Sul posto è subito accorsa un'ambulanza del SUEM, che non ha potuto fare altro che constatare il decesso di tutti gli undici occupanti del veicolo. Enrico ha poi investito il personale del SUEM, portando il totale delle vittime a quindici. E adesso il meteo... »

La sfida ebbe pesanti ripercussioni politiche: Enrico era talmente preso dallo spalmare bifolchi sul parabrezza che non aveva più tempo per governare, e i principi tedeschi si stavano ormai contendendo il suo regno.
Gregorio, più saggiamente, affidò l'amministrazione dello Stato Pontificio alla sua colf Maria Concetta. Maria Concetta, secondo il giudizio unanime degli storici, si rivelò uno dei pontefici più illuminati di tutti i tempi.
L'unico che aveva motivo di sorridere era il benzinaio di fiducia di Enrico IV. Almeno fino a quando non fu investito mentre tornava dal lavoro.

Nel 1077, finalmente, la sfida ebbe termine. I popolani tirarono un respiro di sollievo e si rilassarono. Ma solo per un attimo, che c'era una nuova epidemia di tifo a cui pensare.

Il colpo di scena

I morti per le strade erano così tanti che per radunarli tutti fu necessario impiegare una squadra di camion spazzaneve. Dopo un mese di conteggi, arrivò il giorno della verità. I contendenti si diedero appuntamento a Canossa per conoscere l'esito della sfida. Enrico IV, che gli exit poll davano in leggero vantaggio, sorrideva pregustando la vittoria. Gregorio VII aveva sul viso quell'espressione da costipato che solo gli alti prelati sanno avere.
Mentre tutto il mondo teneva il fiato sospeso, uno speaker si avvicinò con aria solenne al microfono e disse:

« Pezzenti uccisi da Gregorio VII: 1.586.432.
Pezzenti uccisi da Enrico IV: 1.586.431.
Vince Gregorio VII! »

Il nuovo colpo di scena

"Dannati exit poll," gemette Enrico IV, "mai una volta che ci azzecchino!"
Il papa, ridendo sguaiatamente, si stava già alzando la veste per farsi baciare le chiappe.
Fu allora che un vassallo dell'imperatore lanciò un urlo che raggelò l'ambiente:

« Guardate! Quel bifolco è ancora vivo! »
La tremenda penitenza di Enrico IV.

Effettivamente, dalla pila di cadaveri accatastati alla rinfusa, stava fuoriuscendo un popolano pesto, sanguinante, ma inequivocabilmente ancora vivo! Subito tutti accorsero attorno a lui per sapere cosa fosse successo.
"Ah, non lo so proprio!" si lamentò il miserabile, "ero là tranquillo che zappavo il mio campo e SBAM!, un Nissan Qashqai targato Città del Vaticano mi ha tirato sotto!"
"Quest'uomo è stato investito ma non ucciso!" rettificò un giudice, "Quindi il Santo Padre torna a 1.586.431."
"Perfetta parità!" tuonò Enrico IV, "Si va al ballottaggio!"

Il nuovissimo colpo di scena (mobbasta però!)

"Col cazzo!" esclamò Gregorio VII, "Io sono il papa e come tale dispongo dell'infallibilità papale. Ne consegue che questo bifolco deve per forza essere morto. Io torno in vantaggio e tu mi baci le chiappe!"
I giudici, regolamento alla mano, dovettero ammettere che il ragionamento di Gregorio VII filava e gli assegnarono la vittoria.
"È un complotto! Pretendo che vengano ricontati i cadaveri!" urlò Enrico IV, ma alla fine anche lui dovette accettare il verdetto e baciare le chiappe di Gregorio VII. Che quel giorno, per inciso, aveva pure mangiato pesante.

Conclusione

Enrico IV non si riprese mai da quella che divenne tristemente famosa col nome di Umiliazione di Canossa. Morì pazzo, nel 1106, dopo aver passato gli ultimi trent'anni a credersi una caffettiera.
A Gregorio VII piacque così tanto farsi baciare le chiappe che aggiunse al Dictatus Papae un nuovo assioma in cui stabiliva che d'ora in poi il pontefice doveva sempre venir salutato così.

Nonostante l'esito della lotta alle investiture abbia sorriso alla Nissan Qashqai, nel corso dei secoli si è continuato a discutere sul fatto che essa sia effettivamente una macchina migliore della Mercedes ML.
Quel che è certo è che la Toyota Prius fa schifo a tutti.

Voci correlate

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